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Autore: eliala    06/11/2009    2 recensioni
una piccola raccolta di one-shot che tratteranno di un po' tutti i personaggi, collegate tra loro dal semplice fatto che si tratta di pairing assurdi, (nati da una mente malata come la mia e quella di una mia amica)e dal fatto che si svolgeranno tutti in seguito ad una battaglia... quasi... in realtà alcune non c'entrano proprio nulla =__=
prima o poi, in un modo o in un altro, appariranno tutti i personaggi del manga, sempre che la mia mente rimanga su questo stato di idiozia ^__^"
#01- Yu Kanda/ Tyki Mikk
#02- Lenalee Lee/ Reever Wenham
#03- Komui Lee/ Yu Kanda
#04- Lavi/Lenalee Lee
#05- Lavi/ Yuu Kanda
#06- Kanda/Allen
#07- Aleister/Miranda
#08- Cross Marian/Tyki Mikk
alcune sembrano coppie assurde? ma nooooo... comunque ditemi che ve ne pare ^__^ è tutto bene accetto ^____^
l'avvertimento Shonen-ai NON riguarda tutti i capitoli, ma l'ho inserito comunque per prevenzione ^__^ ho inserito l'ooc più o meno per lo stesso motivo, soprattutto perchè sistemando personaggi tanto diversi inseme rischiano seriamente di sfuggirmi di mano. ultima cosa, ancora una volta il titolo è messo a caso. non avevo alcna idea su come intitolare questa raccolta ç___ç
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In un’AU in cui Kanda convive con Allen sorge un piccolo problema… per quale motivo l’occhio del nostro piccolo albino dovrebbe avere i guai che ha?









―Over Your Shoulder―







Il suono, secco, nitido, concreto, della chiave che gira e della porta che si apre, concedendomi per un momento la piena visione di quello che succede sul pianerottolo davanti al nostro appartamento, l’occhiata che quella ragazza gli rivolge, come se volesse mangiarselo con gli occhi, i borbottii sconnessi di qualcuno che vorrebbe insultarlo per la sua noncuranza di tutti quelli che lo circondano ma che non ha il coraggio di farlo se non quando lui gli ha già voltato le spalle, gli sguardi estasiati di quella signora che non fa che guardarlo ogni volta che può.
Forse è un po’ tirato il mio sorriso, ma lui nemmeno se ne accorge, dato che dopo aver gettato malamente il cappotto lungo su una sedia si avvia subito in bagno, senza neppure degnarmi di un’occhiata veloce.
Lo so che non mi vuole affrontare, che ancora non vuole farlo.
Non faccio altro che stringermi di più nella mia coperta rannicchiandomi in posizione fetale fingendo di provare interesse per quelle figure forzate che si muovono dentro la tv.
Sento il rumore dell’acqua, sento lo scroscio della doccia e capisco che non verrà da me.
Quanto ho bisogno di lui in questo momento… quanto vorrei semplicemente che venisse da me, stringendomi forte in uno di quei suoi rarissimi abbracci…
Mi alzo, lentamente, con un gran sorriso sulle labbra, ed entro in quello stesso bagno, aspettandolo lì, dove non potrà più scappare.
Qualche minuto e la doccia viene chiusa, e colui che vi si trovava dentro esce dopo aver afferrato l’asciugamano che avevo preparato per lui.
«Com’è andata oggi Yu?» Chiedo mentre continuo ad osservarlo nella sua perfezione.
Si friziona i capelli e ancora non mi guarda «Come al solito. Che cosa credi possa fare di diverso?» esclama quasi stizzito.
Ritorna il silenzio, e la sua incapacità di guardarmi mi stringe il cuore in una morsa tremenda.
«E tu non mi chiedi com’è andata?» Provo a chiedere a bassa voce.
Lui non da segno di avermi sentito, ma so che non è così.
Non riesco mai a capire il suo atteggiamento, non riesco a capire i suoi sbalzi d’umore o tutta quella freddezza che tal volta si ostina a mostrare anche a me.
«Sono andato a ritirare i risultati delle analisi Yu. Ho anche provato a rifare gli esami, ma alla fine pare che la risposta sia sempre la stessa, al di la del medico che interpello…» continuo. Non riesco a capire se gli importi davvero… non riesco più a capire se sono solo io che mi ostino a voler mantenere in piedi quest’assurda farsa nel tentativo di avere qualcosa a cui aggrapparmi.
Lui continua a ignorarmi mentre si riveste, ma l’ho visto, l’ho visto quel brivido che gli ha attraversato la schiena quando ha sentito le mie parole.
Perché lui sa a cosa mi riferisco, ha capito perfettamente che non sto scherzando, che a questo punto c’è una sola via d’uscita.
«…Quindi?» mormora pianissimo, mentre ancora mi volta le spalle dopo un silenzio lungo e interminabile.
Sospiro. «Il medico ha detto che la cosa migliore è operare il prima possibile… sai bene cosa significa» dico abbassando lo sguardo con un sorriso mesto sul viso.
Lo sento sussultare, stavolta non è stato capace di trattenersi.
Mi si fa vicino, si siede accanto a me senza parlare.
Azzardo uno sguardo nella sua direzione: ha la testa china, i capelli neri gli coprono in parte il volto, ma la sua espressione è impossibile da confondere.
Improvvisamente mi sento colpevole di tutto quel caos di emozioni che lo sta sconvolgendo, al punto che non è più in grado di nasconderlo.
«Hei… sapevamo che sarebbe andata così… non speravo davvero in un parere differente…» provo a dire mentre con una mano cerco di scostargli i capelli per accarezzargli una guancia.
«Non preoccuparti, andrà tutto bene―» non mi fa finire la frase, mi scosta bruscamente la mano e si alza in fretta.
L’odore del suo shampoo si spande per tutta la stanza, e un’improvvisa malinconia mi colpisce; per la prima volta la possibilità di perderlo si fa davvero concreta, e comincia a vivere di vita propria all’interno di me.
«Ma che― Che cosa stai facendo?! Non ti rendi conto di quello che dici?» chiede, improvvisamente in preda ad una rabbia che stento a comprendere.
Si gira di nuovo, non mi guarda mentre parla.
«Parli come se fosse tutto facile, parli come se avessi bisogno di essere consolato! Va a farti un giro per favore, non la voglio la tua pietà! E per cosa poi? Me lo spieghi Moyashi? Mi spieghi per quale motivo ti faccio tanta pena?!» chiede sibilando.
Ed io mi ritraggo e tremo, quasi, di fronte a quella sua improvvisa esplosione.
Abbasso gli occhi e mi mordo un labbro per non farmi prendere dall’ansia, per non cedere alle lacrime che si sono accumulate dietro le palpebre.
«È una situazione… scusa, non so come gestirla. Solo… solo vorrei non farti preoccupare. E perdonami se ti sono sembrato uno sciocco ma davvero io…» balbetto in modo incoerente, senza rendermi conto che si è inginocchiato davanti a me se non quando sento le sue mani sulle mie, strette convulsamente ai pantaloni.
Chiude gli occhi, non vuole incontrare i miei, e poggia la testa sulle mie gambe lasciandomi tanto stupito che quasi non mi ricordo di respirare.
«Co― che ti ha detto il dottore?» domanda con voce spezzata, senza essere più capace a dissimulare quello che prova.
È cambiato tanto da quando stiamo insieme, è cambiato davvero, fino a qualche tempo fa non si sarebbe mai esposto così…
Mi viene di nuovo da piangere se penso che sono solo un peso in più sulle sue spalle, se penso che non sono altro che un ulteriore fastidio nella sua vita già fin troppo dolorosa.
Socchiudo gli occhi anche io, per la prima volta davvero consapevole di quello che sto vivendo «In tutto questo pare siamo stati fortunati… il tumore è operabile… è circoscritto alla retina sinistra anche se è― basterà asportare l’occhio non… non sono previste complicazioni» dico, iniziando ad accarezzare i suoi capelli bagnati.
Ho paura, ma come posso dirglielo? Come gli dico che appena me lo hanno riferito, appena non mi hanno detto che non avevo scampo lo avrei voluto avere lì, per potermi appoggiare ancora a lui?
Oh no, non sarebbe da me fare qualcosa del genere, non sarebbe da me chiedergli una cosa simile.
«Perderai l’occhio…» sussurra sulle mie gambe.
Sorrido appena «Se è per questo dopo ci sarà anche la chemioterapia, perderò anche i capelli. Mi chiedo se a quel punto non ti chiederai se per caso non ti sei messo con una specie di mostro» provo a scherzare, ma solleva il volto di scatto e mi guarda con occhi severi.
Lo so che non dovrei scherzare su una cosa così, ma cosa devrei fare?
Tiro su le mani in segno di resa, senza togliermi dalle labbra un sorrisino timido.
«Queste cazzate lasciale a Lavi per favore» dice di rimando prima che io annuisca lentamente.
Poi si alza e mi prende per mano, inducendomi a fare lo stesso.
«Per il momento, però, possiamo anche non pensarci»



E quella sera Yu continuò a baciare senza sosta il viso del suo Allen come non si era mai concesso di fare, continuò a vezzeggiarlo e a coccolarlo in una maniera a lui del tutto estranea, dovuta, forse, all’idea di poterlo davvero perdere senza avergli fatto capire ogni cosa.
Quella notte Yu continuò ad amarlo senza sosta, continuò a stringerlo a se senza dirgli una sola parola, senza inquinare quel silenzio riempito solo di loro due.
Quando Allen si addormentò rimase a vegliarlo, accarezzando appena i capelli bianchi e soffici del compagno.
«Tsk, stupido Moyashi… lo so cha andrà tutto bene. Ma tra noi due, almeno tu, non nascondermi la tua paura… non devi sopportare tutto da solo» sussurrò prima di sprofondare anche lui nel sonno, senza chiedersi perché riuscisse a dire quelle cose solo quando il compagno non poteva sentirlo.






*angolino dell’autrice*
Ebbene, rieccomi ù.ù
Ci tengo a sottolineare che so perfettamente che questi personaggi sono ooc all’inverosimile, però mi sono usciti da soli… innanzitutto ci volevo mettere Lavi al posto di Allen, ma qualcuno me lo ha impedito tassativamente, così… ecco la prima comparsa di Allen in questa raccolta!!
Perfetto, ora passiamo alle cose serie: sono molto contenta che “La Fiamma E La Falena” sia piaciuta ^^ ci tenevo a ringraziare nello specifico NemuChan , Ermellino e AlinorRed , vi ringrazio immensamente per i complimenti, mi fa piacere che qualcuno abbia apprezzato la fic -^^-
Detto questo aggiungo solo un paio di cose: innanzitutto la storia del cancro alla retina mi è venuta in mente quando ho saputo che l’ha avuto una ragazza a scuola da me… e lei ha dovuto fare l’operazione e mettere l’occhio di vetro, e poi, nella mia mente malata questa cosa va a finire bene, anche se in modo un po’ malsano forse… comunque, che cosa rispondereste a Kanda?? È una persona complicata lui… povero caro…


  
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