The Skin Of A Killer
Edward non poteva farlo.
Io non ero morta
tuffandomi da quello scoglio.
C’era stato un
equivoco. Uno stupidissimo equivoco. Alice mi aveva vista tuffarmi. Ma non
riaffiorare in superficie.
Edward mi
credeva morta.
Ora voleva farsi uccidere dai Volturi, mostrandosi prima
alla luce del sole dove avrebbe rivelato a tutto il mondo la sua esistenza e
sembianza da vampiro.
Edward voleva morire…
Erano
queste le parole che mi rimbombavano in testa, come una lenta e fastidiosa
cantilena.
Avevo
mal di testa. Ma non ci badavo. Non potevo badarci. Dovevo salvare Edward prima
che fosse stato troppo tardi.
Alice
stava guidando la Porsche gialla che aveva rubato all’entrata di Volterra.
La
guida di Alice mi terrorizzava. Andava a
Ogni
volta sentivo crescere dentro di me l’agitazione quando dal finestrino della
macchina scorgevo all’orizzonte delle guglie e mura di città.
Queste
si facevano sempre più vicine.
“Allora
Bella abbiamo a disposizione solo 3 minuti per salvare Edward. Devi stare molto
attenta e… mi raccomando…non devi inciampare o cadere. Non c’è tempo per queste
cose.” Mi ripeté ancora Alice, con la stessa serietà di quando me lo aveva
detto la prima volta.
Io
abbozzai un sorriso forzato. Mi conoscevo fin troppo bene. Cercare di non
cadere sarebbe stata un’impresa alquanto faticosa per me.
Fui
travolta ancora da un’ondata di terrore.
“Ok
Alice… ci proverò…” e mi misi a rosicchiare le unghie nervosamente, fino a
quasi farmi uscire il sangue. Ma mettermi a sanguinare proprio in quel momento
non sarebbe stata una grande idea.
Alice
aumentò la velocità.
“Siamo
arrivati??” chiesi spazientita guardando intorno a me il centro di Volterra.
“Sì…
siamo entrate nel centro… più avanti c’è il Palazzo dei Priori…è là che i
Volturi abitano da sempre… ed è anche là che Edward vuole mostrarsi alla luce
del sole. E lo farà ai piedi della torre, sul lato settentrionale della piazza”
Mi spiegò frettolosamente Alice, che aveva appena avuto una visione di Edward
sotto la torre.
Io
annuii silenziosamente. Avevo memorizzato tutte le informazioni.
La
Porsche entrò dentro un viale buio e stretto che pullulava di persone
incappucciate con lunghi mantelli rossi.
Non
ci feci caso ai loro cappucci rossi. Magari
è una moda di questa città pensai.
Ma
quando la Porsche uscì da quel vialetto lugubre e si diresse verso un’altra
strada più vicina al Palazzo, allora notai perfettamente che tutti gli abitanti
portavano gli stessi cappucci e mantelle rosse. La folla occupava l’intera
strada, tanto che Alice fu costretta a guidare a singhiozzi e frenate
repentine.
I
passanti allora si sbracciavano e ci urlavano dietro parolacce che ero lieta di
non capire.
“Stiamo
quasi per arrivare…” mi informò soddisfatta Alice.
Io
fissavo in silenzio quegli alti palazzi che ci circondavano e ci riparavano dal
sole. Erano molti i pensieri che mi tormentavano.
Notai
che anche sopra alle guglie dei palazzi vi era una bandiera rossa.
“Immagino
che vorrai sapere perché tutti gli abitanti sono vestiti così?...”
mi domandò all’improvviso vedendo il mio volto perplesso.
La
fissai nei suoi angosciati occhi dorati.
“Beh…
sì… non capisco…” borbottai
Alice
allora iniziò a spiegarmi per chiarire tutti i miei pensieri confusi.
“Oggi
è San Marco. Si festeggia in onore del vescovo cristiano Marco, il quale
sarebbe il Volturo Marcus. Secondo la leggenda scacciò proprio lui i vampiri da
Volterra molti secoli fa. Si narra che morì martire in Romania mentre tentava
di liberare dai vampiri anche quella terra. Ma questo è tutto falso. Marcus non
ha mai abbandonato la città. Sono stupide superstizioni. Ma lui ha svolto bene
il suo dovere, perché adesso nessun vampiro si avvicina più a Volterra…”
Fece
una pausa di riflessione.
Io
iniziai a capire. Strani questi Volturi…
Edward l’aveva detto…
“Immagino
che vedersi rovinare la festa da Edward non gli farà affatto piacere…” scosse
la testa, demoralizzata.
Io
rabbrividii.
“…
Ma noi ce la faremo…” dissi sforzandomi di essere convincente.
Alice
intraprese finalmente la strada che portava dritta al lato meridionale della
piazza.
La
folla si faceva sempre più fitta.
“Ci
siamo Bella… non mi è concesso entrare più avanti…” mi disse Alice agitandosi.
“Devi
attraversare l’intera piazza fino alla torre campanaria… io ti aspetterò
all’imbocco della strada a Est del Palazzo…Mi raccomando, sai quel che devi
fare…”
Io
la fissai impietrita e mi sentii improvvisamente il cuore in gola.
Ce la posso fare… ce
la posso fare…
“Forza
Bella hai solo…” Alice si interruppe di colpo guardando il suo orologio che
aveva stretto al polso.
“… un minuto!!!!! Corri Bella, corri!!!” gridò facendo
scendermi dall’auto.
Io
iniziai a correre.
Scansai
un paio di persone dando forti gomitate e mi feci un minimo di spazio tra la
folla.
Un minuto Bella… solo
un minuto… continuavo a ripetermi nella testa sperando che questo mi avrebbe
aiutato ad aumentare la mia velocità.
Ero
troppo lenta. Troppo goffa. E in mezzo a quella folla dovevo fare a botte per
passare.
Allora
mi misi ad urlare il suo nome, sperando che lui mi potesse sentire.
“Edward!!!
Edward!!!” gridai con tutta la voce che avevo.
Ma
era inutile.
La
mia voce non si sentiva in mezzo a quel vociare della folla.
Non
mi diedi per vinta e continuai ad urlare.
“Edward!!!
Sono qui!!!! Edward!!!!”
Il
campanile era a
Senza
perdermi d’animo corsi fino allo svenimento. Inciampai sul piede di qualcuno,
ma mi rialzai di colpo rimettendomi a correre.
Mi
ero leggermente sbucciata il ginocchio.
Non è niente… non è
niente. Pensai.
All’improvviso
caddi su qualcosa di più duro. Non era un piede di una persona. Neanche terra.
Era
marmo.
Solo
allora realizzai che davanti a me c’era una grossa fontana circolare. Io la
attraversai bagnandomi fino ai fianchi.
“Edward!!!”
Guardai
l’orologio lontano sopra il portico del Palazzo.
Mancavano
solo 30 secondi.
Il
rintocco cupo e pesante di una campana risuonò per tutta la piazza, facendomi
tremare.
“Merda!!”
gridai arrabbiata.
Non ce la farò mai…
Edward…
Corsi
verso il campanile.
Mancavano
ancora un paio di metri.
All’improvviso
apparve lui. Bello come non mai.
Teneva
gli occhi chiusi. Ma era abbastanza rilassato.
Aveva
il petto scoperto. La camicia di seta blu l’aveva fatta cadere a terra.
Avanzò
in avanti.
“Edward
sono qui!!! Mi senti??? Edward!!” gridai esasperata.
Lui
sembrò ascoltare la mia voce lontana, perché sorrise.
“Lo
faccio per te Bella… Ti Amo…” sussurrò
“Edward
NOOO!!!!” corsi ancora più veloce.
La
campana suonò di nuovo.
Lui
fece un lungo passo in avanti verso la luce.
La
sua pelle brillava come tanti piccoli diamanti.
Edward
aprì gli occhi.
La
folla si fermò. Urla di terrore e voci si propagarono rumorosi in tutta la
piazza.
“Sei
un mostro!!” gridò ad Edward una donna anziana.
“Chi
sei? Vattene via!!!” urlarono dei bambini spaventati in braccio alle loro
madri.
Altre
persone invece rimasero stupite e incantate da lui, reazione che ebbi anche io
la prima volta che lo vidi alla luce del sole.
“Edward!!!
Non farlooo!!! Ti prego no!!!” ma ormai era inutile gridare.
Tutta
la folla aveva gli occhi solo per Edward e la sua pelle luccicante.
Cercai
di raggiungerlo, ma le persone stavano scappando e in piazza si creò il panico
e il caos più totale.
Mi
diedero gomitate nello stomaco, mi spinsero e inciampai ben 3 volte.
Ma
io dovevo raggiungerlo.
“Sì…
sono un mostro! Questa è la pelle di un assassino!” ringhiò
lui.
Mi
faceva quasi paura. Non lo avevo mai visto così arrabbiato.
“Edward!!
Non sono morta!!! Sono qui!!! Ritorna all’ombra! Presto!”
Ero
a
“Scappate!!!
È pazzo!” urlò la folla.
“…
Brilla?!?”
“è
un mostro!!”
“No!!!
Lui non è un mostro!!!” cercai di ribattere, ma non c’era tempo. Le lacrime mi
rigavano il viso.
Non
potevano dire queste cose sul suo conto. Lui era un vampiro. Un vampiro buono.
Il mio Edward.
Non
lo conoscevano affatto.
“Bella…
sto arrivando…” sussurrò Edward con la testa bassa e le braccia aperte.
“NO!
Edward!!! Aspetta!” mancavano soli pochi metri per
raggiungerlo.
“Sento
la tua voce… sono già all’Inferno?...” chiese
debolmente.
“No! Non siamo all’Inferno! No!Edward sono qu…” ma non riuscii
a finire la frase che caddi a terra dolorante e non riuscì più a
rialzarmi. Le altre persone mi travolsero.
“Edward…Edward…”
farfugliai a bassa voce. Mi girava la testa. Non capii più niente.
“ Non…non… farlo. T…ti… amo…” e
chiusi definitivamente gli occhi, perdendo tutti i sensi.
Edward
non mi aveva minimamente notata. Pensò che la mia voce fosse frutto della sua
immaginazione.
Rientrò
disperato dentro il Palazzo dei Priori e aspettò l’arrivo della potente Voltura
Jane per farsi uccidere.
La
piazza divenne nel giro di pochi secondi vuota. C’ero solo io a terra svenuta,
vicino a quella lugubre scalinata che conduceva al campanile.
La
fontana smise di funzionare tutto d’un tratto.
La
campana non suonò più.
Il
vocio straziante della folla scomparve e fu sostituito da un fastidioso
silenzio.
Il
cielo improvvisamente si oscurì.
Tutto
sembrò spegnersi.
Non
ce l’avevo fatta.
Il
destino di Edward Cullen ormai era segnato.
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