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Autore: coco2    06/11/2009    2 recensioni
Edward non poteva farlo. Io non ero morta tuffandomi da quello scoglio. C'era stato un equivoco. Uno stupidissimo equivoco. Alice mi aveva vista tuffarmi. Ma non riaffiorare in superficie. Edward mi credeva morta. La sua vita non aveva più un senso senza di me. Voleva farsi uccidere dai Volturi, mostrandosi prima alla luce del sole dove avrebbe rivelato al mondo la sua sembianza da vampiro. Edward voleva morire... E se Bella Swan non riuscisse a salvare Edward? ......
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Volterra

 

The Skin Of A Killer

 

 

Edward non poteva farlo.

Io non ero morta tuffandomi da quello scoglio.

C’era stato un equivoco. Uno stupidissimo equivoco. Alice mi aveva vista tuffarmi. Ma non riaffiorare in superficie.

Edward mi credeva  morta.

Ora voleva  farsi uccidere dai Volturi, mostrandosi prima alla luce del sole dove avrebbe rivelato a tutto il mondo la sua esistenza e sembianza da vampiro.

Edward voleva morire…

 

 

Erano queste le parole che mi rimbombavano in testa, come una lenta e fastidiosa cantilena.

Avevo mal di testa. Ma non ci badavo. Non potevo badarci. Dovevo salvare Edward prima che fosse stato troppo tardi.

Alice stava guidando la Porsche gialla che aveva rubato all’entrata di Volterra.

La guida di Alice mi terrorizzava. Andava a 210 Km h e la velocità mi spaventava a morte. Ma io ero molto più preoccupata ed agitata per la sorte di Edward.

Ogni volta sentivo crescere dentro di me l’agitazione quando dal finestrino della macchina scorgevo all’orizzonte delle guglie e mura di città.

Queste si facevano sempre più vicine.

“Allora Bella abbiamo a disposizione solo 3 minuti per salvare Edward. Devi stare molto attenta e… mi raccomando…non devi inciampare o cadere. Non c’è tempo per queste cose.” Mi ripeté ancora Alice, con la stessa serietà di quando me lo aveva detto la prima volta.

Io abbozzai un sorriso forzato. Mi conoscevo fin troppo bene. Cercare di non cadere sarebbe stata un’impresa alquanto faticosa per me.

Fui travolta ancora da un’ondata di terrore.

“Ok Alice… ci proverò…” e mi misi a rosicchiare le unghie nervosamente, fino a quasi farmi uscire il sangue. Ma mettermi a sanguinare proprio in quel momento non sarebbe stata una grande idea.

Alice aumentò la velocità.

“Siamo arrivati??” chiesi spazientita guardando intorno a me il centro di Volterra.

“Sì… siamo entrate nel centro… più avanti c’è il Palazzo dei Priori…è là che i Volturi abitano da sempre… ed è anche là che Edward vuole mostrarsi alla luce del sole. E lo farà ai piedi della torre, sul lato settentrionale della piazza” Mi spiegò frettolosamente Alice, che aveva appena avuto una visione di Edward sotto la torre.

Io annuii silenziosamente. Avevo memorizzato tutte le informazioni.

La Porsche entrò dentro un viale buio e stretto che pullulava di persone incappucciate con lunghi mantelli rossi.

Non ci feci caso ai loro cappucci rossi. Magari è una moda di questa città pensai.

Ma quando la Porsche uscì da quel vialetto lugubre e si diresse verso un’altra strada più vicina al Palazzo, allora notai perfettamente che tutti gli abitanti portavano gli stessi cappucci e mantelle rosse. La folla occupava l’intera strada, tanto che Alice fu costretta a guidare a singhiozzi e frenate repentine.

I passanti allora si sbracciavano e ci urlavano dietro parolacce che ero lieta di non capire.

“Stiamo quasi per arrivare…” mi informò soddisfatta Alice.

Io fissavo in silenzio quegli alti palazzi che ci circondavano e ci riparavano dal sole. Erano molti i pensieri che mi tormentavano.

Notai che anche sopra alle guglie dei palazzi vi era una bandiera rossa.

“Immagino che vorrai sapere perché tutti gli abitanti sono vestiti così?...” mi domandò all’improvviso vedendo il mio volto perplesso.

La fissai nei suoi angosciati occhi dorati.

“Beh… sì… non capisco…” borbottai

Alice allora iniziò a spiegarmi per chiarire tutti i miei pensieri confusi.

“Oggi è San Marco. Si festeggia in onore del vescovo cristiano Marco, il quale sarebbe il Volturo Marcus. Secondo la leggenda scacciò proprio lui i vampiri da Volterra molti secoli fa. Si narra che morì martire in Romania mentre tentava di liberare dai vampiri anche quella terra. Ma questo è tutto falso. Marcus non ha mai abbandonato la città. Sono stupide superstizioni. Ma lui ha svolto bene il suo dovere, perché adesso nessun vampiro si avvicina più a Volterra…

Fece una pausa di riflessione.

Io iniziai a capire. Strani questi Volturi… Edward l’aveva detto…

“Immagino che vedersi rovinare la festa da Edward non gli farà affatto piacere…” scosse la testa, demoralizzata.

Io rabbrividii.

“… Ma noi ce la faremo…” dissi sforzandomi di essere convincente.

 

 

 

Alice intraprese finalmente la strada che portava dritta al lato meridionale della piazza.

La folla si faceva sempre più fitta.

“Ci siamo Bella… non mi è concesso entrare più avanti…” mi disse Alice agitandosi.

“Devi attraversare l’intera piazza fino alla torre campanaria… io ti aspetterò all’imbocco della strada a Est del Palazzo…Mi raccomando, sai quel che devi fare…”

Io la fissai impietrita e mi sentii improvvisamente il cuore in gola.

Ce la posso fare… ce la posso fare…

 

 

“Forza Bella hai solo…” Alice si interruppe di colpo guardando il suo orologio che aveva stretto al polso.

“… un minuto!!!!! Corri Bella, corri!!!” gridò facendo scendermi dall’auto.

Io iniziai a correre.

Scansai un paio di persone dando forti gomitate e mi feci un minimo di spazio tra la folla.

Un minuto Bella… solo un minuto… continuavo a ripetermi nella testa sperando che questo mi avrebbe aiutato ad aumentare la mia velocità.

Ero troppo lenta. Troppo goffa. E in mezzo a quella folla dovevo fare a botte per passare.

Allora mi misi ad urlare il suo nome, sperando che lui mi potesse sentire.

“Edward!!! Edward!!!” gridai con tutta la voce che avevo.

Ma era inutile.

La mia voce non si sentiva in mezzo a quel vociare della folla.

Non mi diedi per vinta e continuai ad urlare.

“Edward!!! Sono qui!!!! Edward!!!!”

Il campanile era a 40 metri da me.

Senza perdermi d’animo corsi fino allo svenimento. Inciampai sul piede di qualcuno, ma mi rialzai di colpo rimettendomi a correre.

Mi ero leggermente sbucciata il ginocchio.

Non è niente… non è niente. Pensai.

All’improvviso caddi su qualcosa di più duro. Non era un piede di una persona. Neanche terra.

Era marmo.

Solo allora realizzai che davanti a me c’era una grossa fontana circolare. Io la attraversai bagnandomi fino ai fianchi.

“Edward!!!”

Guardai l’orologio lontano sopra il portico del Palazzo.

Mancavano solo 30 secondi.

Il rintocco cupo e pesante di una campana risuonò per tutta la piazza, facendomi tremare.

“Merda!!” gridai arrabbiata.

Non ce la farò mai… Edward…

Corsi verso il campanile.

Mancavano ancora un paio di metri.

 

 

All’improvviso apparve lui. Bello come non mai.

Teneva gli occhi chiusi. Ma era abbastanza rilassato.

Aveva il petto scoperto. La camicia di seta blu l’aveva fatta cadere a terra.

Avanzò in avanti.

“Edward sono qui!!! Mi senti??? Edward!!” gridai esasperata.

Lui sembrò ascoltare la mia voce lontana, perché sorrise.

“Lo faccio per te Bella… Ti Amo…” sussurrò

“Edward NOOO!!!!” corsi ancora più veloce.

La campana suonò di nuovo.

Lui fece un lungo passo in avanti verso la luce.

La sua pelle brillava come tanti piccoli diamanti.

Edward aprì gli occhi.

La folla si fermò. Urla di terrore e voci si propagarono rumorosi in tutta la piazza.

“Sei un mostro!!” gridò ad Edward una donna anziana.

“Chi sei? Vattene via!!!” urlarono dei bambini spaventati in braccio alle loro madri.

Altre persone invece rimasero stupite e incantate da lui, reazione che ebbi anche io la prima volta che lo vidi alla luce del  sole.

“Edward!!! Non farlooo!!! Ti prego no!!!” ma ormai era inutile gridare.

Tutta la folla aveva gli occhi solo per Edward e la sua pelle luccicante.

Cercai di raggiungerlo, ma le persone stavano scappando e in piazza si creò il panico e il caos più totale.

Mi diedero gomitate nello stomaco, mi spinsero e inciampai ben 3 volte.

Ma io dovevo raggiungerlo.

“Sì… sono un mostro! Questa è la pelle di un assassino!” ringhiò lui.

Mi faceva quasi paura. Non lo avevo mai visto così arrabbiato.

“Edward!! Non sono morta!!! Sono qui!!! Ritorna all’ombra! Presto!”

Ero a 5 metri da lui. Stavo correndo e zoppicando allo stesso tempo perché inciampata precedentemente su una stanga di ferro, slogandomi probabilmente una caviglia.

“Scappate!!! È pazzo!” urlò la folla.

“… Brilla?!?”

“è un mostro!!”

“No!!! Lui non è un mostro!!!” cercai di ribattere, ma non c’era tempo. Le lacrime mi rigavano il viso.

Non potevano dire queste cose sul suo conto. Lui era un vampiro. Un vampiro buono. Il mio Edward.

Non lo conoscevano affatto.

“Bella… sto arrivando…” sussurrò Edward con la testa bassa e le braccia aperte.

“NO! Edward!!! Aspetta!” mancavano soli pochi metri per raggiungerlo.

“Sento la tua voce… sono già all’Inferno?...” chiese debolmente.

“No! Non siamo all’Inferno! No!Edward sono qu…” ma non riuscii  a finire la frase che caddi a terra dolorante e non riuscì più a rialzarmi. Le altre persone mi travolsero.

“Edward…Edward…” farfugliai a bassa voce. Mi girava la testa. Non capii più niente.

“ Non…non… farlo. T…ti… amo…” e chiusi definitivamente gli occhi, perdendo tutti i sensi.

 

 

Edward non mi aveva minimamente notata. Pensò che la mia voce fosse frutto della sua immaginazione.

Rientrò disperato dentro il Palazzo dei Priori e aspettò l’arrivo della potente Voltura Jane per farsi uccidere.

La piazza divenne nel giro di pochi secondi vuota. C’ero solo io a terra svenuta, vicino a quella lugubre scalinata che conduceva al campanile.

La fontana smise di funzionare tutto d’un tratto.

La campana non suonò più.

Il vocio straziante della folla scomparve e fu sostituito da un fastidioso silenzio.

Il cielo improvvisamente si oscurì.

Tutto sembrò spegnersi.

Non ce l’avevo fatta.

Il destino di Edward Cullen ormai era segnato.

 

 

 

 

******

 

 

 

 

 

 

  
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