Sono
tornato, si, per la seconda volta. Stavolta però non c'entro
nulla. Mi hanno riportato in vita dei seguaci, e devo ammettere che
hanno fatto un lavoro anche migliore del mio. Mi hanno ridato un
volto umano, ho il mio naso, i miei capelli, i miei occhi. Ho
l'aspetto che avrei avuto attorno ai quaranta, se non avessi spezzato
la mia anima per farne Horcrux. Hanno esumato il mio cadavere dal
cimitero dov'ero stato sepolto, vicino a mio padre, ironia del
destino. Hanno tirato fuori quello che rimaneva di me, dopo 5 anni
dalla battaglia finale di Hogwarts, ed inizialmente mi hanno
trasformato in un Infero. Hanno rimpolpato le mie ossa, con calma,
dedizione, pazienza, e quando il mio corpo era stato restaurato
abbastanza hanno evocato la mia anima. Mi sono “risvegliato”
su un altare, nudo, gridando di dolore, mentre un paio di maghi e di
streghe brandivano i frammenti dei miei Horcrux e cantilenavano
incantesimi... mi sono sentito invadere dal dolore e dal piacere,
mentre rientravo nel mio corpo, e poi sono svenuto per giorni. Mi
sono ripreso solo per la fame, praticamente, e mi sono trovato
circondato in un istante da volti adoranti, pronti a soddisfare ogni
mia esigenza... ma ricordo pochissimo di quei primi giorni, se non le
cure della gente che mi circondava, mormorando un nome che ricordavo
a mala pena. Quello che ricordo era il dolore che sentivo. Non
fisico, no, piuttosto una terribile sensazione di nostalgia. Era come
se mi avessero portato via da casa, per catapultarmi in un luogo
lontano e pieno di dolore. Credo di aver pianto come mai prima di
allora, in quelle prime notti, senza nessuno che ascoltava le mie
lacrime, senza nessuno a battermi su una spalla. All'orfanotrofio
c'era un ragazzino che mi consolava sempre, quando piangevo. Si
chiamava Harry, che coincidenza. Se lo portò via la tisi,
quando avevamo otto anni. La stessa estate cominciai ad usare i miei
poteri per far male, tre mesi dopo che avevo perso il solo amico che
ho mai avuto in vita mia. E quelle notti lo ricordai, per la prima
volta da decenni, e lo piansi, come se fosse appena morto.
Lentamente cominciai a recuperare tutti i miei ricordi, ed
anche una sensazione di tristezza che non avevo mai provato in vita
mia... Credo che abbiano davvero fatto un lavoro anche migliore del
mio, per la mia seconda resurrezione, ma non posso dire di esserne
contento. Credo che abbiano recuperato la mia anima, nella sua
integrità. Con tutto quello che ciò comporta, in
termini di coscienza e consapevolezza. Un conto è essere un
assassino senza che questo comporti grandi rimorsi. Un altro è
esserlo con la piena consapevolezza del male compiuto, in tutti i
dettagli. È da allora che non sono più sicuro di ciò
che sto facendo, che vogliono che io compia. Ora che sono tornato, i
miei seguaci sembrano anche più determinati di prima ad
aiutarmi a riconquistare il potere, ma sono io a non esser più
sicuro di volerlo. Mi è stata data un'altra occasione e non
sono sicuro di voler ripercorrere la medesima strada. Ma se loro si
accorgono dei miei dubbi, che mi faranno? Nessuno è più
in pericolo di un comandante dubbioso davanti ad un esercito di
fanatici...
Sono passate settimane, prima di scoprire quanti
erano a conoscenza del mio ritorno. Poco più di mezza dozzina.
Li ho uccisi tutti, senza alcuno scrupolo, come un tempo. Non volevo
che ci fossero altri a conoscenza del mio ritorno, colmi di
aspettativa su quello che avrei dovuto fare, secondo loro. Non voglio
più tornare ad esser quello che ero prima. Il sogno è
spezzato, l'ambizione è morta con la mia vita precedente.
Ho
fatto un test. Sono stato a Diagon Alley, ho camminato tra i maghi
che mi temevano. Nessuno mi ha riconosciuto. Sono tornato anonimo,
con il mio vero volto. Mi sono scoperto persino attraente, a
giudicare dalle occhiate ammirate delle streghe che incrociavano il
mio sguardo, che cercavano il mio sorriso.
Ho anche pranzato a due
passi dal mio nemico di un tempo, Potter, già. Mi ha guardato
senza riconoscermi. Mi ha chiesto il posacenere, posato sul mio
tavolo e lo ha preso dalle mie mani, mi ha guardato, senza immaginare
nemmeno lontanamente chi aveva davanti. Avrei potuto ucciderlo in
quell'istante, ma non aveva più alcun senso. Non mi importa
più se vive o muore, l'ho compreso guardandolo. Mi ha persino
fatto pena: lo guardavano tutti, sorridendogli, facendo complimenti,
tutti che si ricordano che cosa ha fatto. E lui che si vergognava di
tanta celebrità. Poveretto. Da bravo orfano non sa accettare
di esser amato. Non riesce a far pace con il fatto di suscitare
amore, gli sembra sempre superfluo, immeritato. Mi ha fatto pena, ed
ho capito che stavo provando pena per il riflesso di me stesso nei
suoi occhi. È stato più di quanto potessi sopportare,
me ne sono andato. Lontano.
Ho attraversato l'oceano per trovarmi
un posto nuovo, una vita nuova, un luogo dove il mio nome non avesse
alcun significato.
Curioso. Ho cercato di farmi un nome
temibile, al punto che nessuno osava più pronunciarlo. Ho
cercato di dimenticare il mio nome vero. Ed ora voglio un nome che
non dica più nulla a nessuno. Ho cercato l'amore, ed ho
trovato il desiderio. Ho cercato di imparare ad amare, per vedere se
aveva davvero un senso, ed ho scoperto dolori più grandi
dell'incapacità di amare. Mi hanno battuto perché
sapevano soffrire? O perché trovavano un senso nel soffrire
per amore? Io non lo so. So solo che cercare la pace di fronte al
mare del mio faro, mi sta dando un senso più profondo di
quello che ho mai trovato nell'ambizione di potere che mi ha divorato
per tanti anni. Cerco la pace. Aspetto che questa nuova vita che mi è
stata data mi insegni a star bene con me stesso, più di quanto
sia riuscita l'ambizione della mia vita precedente.
Che gli
dei mi aiutino, visto che maghi ed uomini non sanno farlo.
Di
fronte al mare in tempesta che cerca di abbattere il faro in cui
abito, sull'altra sponda dell'oceano, mi ritrovo uguale a me stesso,
eppure diverso. So che la mia strada è sgombra dalle
aspettative di un tempo, ma non ho ancora scoperto cosa sto cercando.
Aspetto che il mare plachi la tempesta che sento dentro, per trovare
la risposta celata in piena vista, il bisogno che mi dica, ecco,
questo è quello che voglio.
Lord Voldemort è
morto e sepolto. Tom Orvoloson Riddle è dimenticato. Non sono
più colui che non può esser nominato. Sono colui che
ancora non ha nome, come una pietra, un albero, esisto. E questo
basta, per ora. Forse.