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Autore: Luine    07/11/2009    1 recensioni
Quando mi hanno regalato questo diario per il mio dodicesimo compleanno, non credevo che mi sarebbe stato tanto utile. Credevo che sarebbe rimasto intonso come quando l'ho scartato. E, invece, eccomi qui a scrivervi sopra e a raccontare la mia (strana) vita.
Mi chiamo Ken Iccijojji, vivo a Tokyo con i miei genitori, Videl e Gohan, e con mia sorella maggiore, Pan.

Kenny ha dodici anni, una sorella maggiore alquanto turbolenta e una situazione familiare decisamente movimentata. A causa del terrore di sua madre di vederlo diventare come Pan, si ritrova iscritto in una scuola speciale per ragazzini problematici che già da subito si rivela essere una vera e propria caserma militare.
Tra paure, insegnanti molto duri, amici fidati e misteriosi, incomprensioni, equivoci e risate, si snodano le vicende di Kenny che come valvola di sfogo ha il suo diario, sul quale annota le sue più intime paure e i fatti di vita quotidiani, cercando di convincere se stesso che, forse, poteva andare peggio.
[ Dragon Ball, Digimon 02, Gundam Wing, What a mess Slump e Arale, e altri ]
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Le lezioni al primo anno

Quando tuo marito va a comprare le sigarette


9 Novembre


«Sanc Kingdom?» la domanda di Alex ha risuonato sinistra per i corridoi ormai quasi deserti. Ancora lui e Arale non sanno molto dei miei propositi: ho preferito tenere per me questi e le parole di Zack. Credo che i miei amici farebbero fatica a capire e, sinceramente, non mi va che Arale metta su un altro dei suoi comizi sulla durezza dei metodi della caserma. Frank è l'unico che sa qualcosa, ed è l'unico che non fa mai troppe domande; forse è per questo che mi sono confidato con lui. Il fatto è che non sono neanche tanto sicuro che mi sia stato a sentire... mi aveva detto che avremmo parlato del Sanc Kingdom il giorno dopo, ma poi se ne deve essere dimenticato e io, sinceramente, non ho voluto insistere e fare la parte della persona petulante.

Mentre scendevamo all'alzabandiera, stamattina, però non ho potuto più mantenere il segreto. L'argomento Sanc Kingdom mi faceva arrovellare il cervello da troppi giorni, ormai, e speravo che uno dei miei amici sapesse qualcosa su questo regno e il principe Peacekraft. «Che roba è?»

«Era un piccolo stato tra Polonia e Germania.» ha spiegato Frank, mentre scendevamo in fretta e furia le scale. «Ma fu distrutto durante l'ultima guerra coloniale. Ma come ti è venuto in mente, Kenny?»

Non avevo ancora voglia di parlare di Marquise e dell'hangar 14, così ho inventato sul momento che l'avevo letto casualmente su uno dei libri della biblioteca.

«E come si chiamava il testo?» ha insistito Frank, mentre uscivamo all'aria gelida del mattino. Era ancora molto scuro e nel cielo si potevano vedere grossi nuvoloni grigi che mandavano odore di pioggia.

«Non mi ricordo...» ho risposto, evasivo.

«Beh, glielo chiediamo a Hopkins, stasera, dopo le lezioni.» ha tagliato corto Arale, infilandosi in terza fila, quella dedicata agli alunni del corso B. In lontananza, vedevo Marquise al fianco della Une, nelle retrovie. Ho pensato che quella sua maschera, alla luce artificiale del cortile, era ancora più inquietante che in pieno pomeriggio, col sole alto.

Cantava, sì, ma le sue labbra si muovevano appena ed erano curvate verso il basso e la sua faccia sembrava alquanto triste. Se potessi, direi che è la stessa espressione che aveva il giorno in cui mi raccontava di quel misterioso principe Miliardo. Nome strano per una persona, Miliardo, ma forse per un principe non tanto...

Ci ho rimuginato un bel po' sopra, ma ho dovuto interrompermi, quando sono cominciate le lezioni. Oggi è successo un fatto davvero inquietante: la Noin ha cominciato ad interrogare. Farsi interrogare da lei non equivale a farsi venire o un orecchio grosso come un pitone, oppure un mal di testa coi fiocchi, come invece credevo. Sarà che devi stare accanto a lei...

Ha chiamato me e Pan, almeno è quello che è riuscito a capire Trowa, dalla prima fila.

«Sei sicuro che abbia chiamato proprio tutti e due?» ha voluto sapere Arale, sotto mia richiesta, dato che io, con Trowa, non ho tutto questo gran rapporto e ho quasi sempre paura di vedergli arricciare il naso pieno di disgusto, come fa quando incrocio il suo sguardo.

«Ho sentito Iccijojji due volte.» è stata la laconica risposta del nostro compagno. Arale non ha ribattuto e si è stretta nelle spalle. Io mi sono alzato, ma mia sorella no, anche perché non sapeva di essere stata chiamata. Il motivo? Non segue geografia.

«Ehm... tenente?» l'ho chiamata, titubante. Mi tremavano le gambe e non so dire come mai sono riuscito a rimanere in piedi. E non so nemmeno perché fossi così nervoso, dato che si trattava solo della Noin, la donna più placida che conosca, che non si arrabbia mai e, solo qualche volta, scappa via piangendo, quando vede che nessuno la segue o che la guardiamo tutti smarriti e annoiati. Lei ha alzato gli occhi su di me. Le brillavano speranzosi, forse era per questo che stavo sulle spine: mi stava caricando di un grosso peso. Ma io dovevo solo dirle che Pan non era in classe. Lei ha sgranato gli occhi, quando ci sono riuscito. Avevano perso un po' del loro luccichio e, adesso, sembravano terrorizzati. Ha mosso le labbra.

«Chiede dov'è.» ha tradotto Trowa, annoiato.

«Oh, beh... non lo so.» ed effettivamente era vero.

«Chiede ora come si fa.»

Lo chiedeva lei a me? Non sapevo effettivamente cosa dire, né cosa consigliarle. Alla fine è stata la Noin a decidere per tutti: mi ha fatto cenno di avvicinarmi alla cattedra e non ha più parlato di Pan.

Non me lo sono fatto ripetere due volte e tutta la classe aveva lo sguardo puntato su di me. Lo potevo capire: ero l'animale sacrificale. Ho visto Arale, non appena mi sono girato verso la classe, sventolare bandierine immaginarie per farmi coraggio. Non che non avessi studiato (con Arale, Frank e Alex frequentiamo spesso la biblioteca e, con un po' di fortuna, siamo riusciti a trovare libri di geografia terrestre, scritti proprio dalla Noin), ma essere il primo è sempre una prova in più.

Da così vicino, però, la voce piccola della Noin si sente abbastanza bene. Mi ha chiesto di parlarle un po' della conformazione del territorio Giapponese, confrontarlo con quello Cinese e con quello Americano, vantaggi e svantaggi di ognuno. Ho dovuto lavorare molto di memoria, nel senso che ho dovuto solo ripetere a pappagallo quello che c'era scritto nel libro che abbiamo trovato. Per vantaggi e svantaggi è stato peggio, perché il libro non ne descriveva molti. Alla fine ho deciso di parlare di coltivazioni, metodi di irrigazione e cose che lei ha scritto sul libro. Alla fine, mi ha dato un nove pieno. Arale ha ricominciato a sventolare bandierine.

«Sei un mostro, Kenny!» mi ha detto Alex, a cena, impressionato. «Non ho mai visto un nove uscire dalla penna di nessuno dei professori.»

«E' stato tutta una gran botta di culo!» ha esclamato mia sorella, disprezzando così il mio voto. Ma nessuno, in quel momento, sarebbe riuscito a togliermi il buonumore: neanche Heero o le motivazioni che mi mancano.

«Io starei zitta, Iccijojji.» ha borbottato Trowa, addentando un pezzo della sua ala di pollo. «La Noin ti ha dato una nota perché non eri in classe!»

«Non c'era manco Ramazza!» ha ringhiato lei.

«Sì, ma non se n'è accorta.» ha ribattuto Frank.

«E comunque farsi dare una nota dalla Noin vuol dire proprio fare schifo!» ha esclamato Alex.

Pan, per tutta risposta, ha picchiato forte sul tavolo con il pugno, facendo tremare tutte le stoviglie e tutti i brodini nei piatti. «CHE CAZZO VORRESTI DIRE, EH?» ha gridato. «Perché non gliel'avete detto, brutti bastardi, che non c'era manco questo pezzo di merda?»

«Perché non ci piace essere chiamati bastardi!» ha sbottato Mimi, da due posti da lei. «E comunque non siamo spie!»

«Ma andate a fanculo!» Pan ha rimarcato il concetto facendo anche un gesto inequivocabile con il braccio, prima di alzarsi e di andarsene dalla sala mensa. Arale ha scosso la testa, ma non ha detto niente. Solo la sua faccia era molto indignata. Insomma, felice per i miei risultati scolastici, una volta tornati in camerata, stavo per scrivere alla mamma per darle la lieta novella. Il mio proposito, però, è andato a farsi friggere, quando Alex è piombato in camera per dire che, finalmente, aveva trovato un lettore DVD degno di questo nome, per poter, “finalmente” vedere i suoi filmini porno.

«Davvero?» Arale sembrava entusiasta.

«E... e se ci beccano?» ho chiesto, immaginandomi la Une che ci becca a vedere un film. Non sarebbe stata una festa: sicuramente ci avrebbe chiesto se avessimo creduto di essere al cinema, o cose del genere. Lei adora frasi d'effetto simili.

«Kenny, che palle!» ha sbuffato Alex che, per rendere il discorso un po' più enfatico, si è aiutato anche con le mani, scuotendole su e giù. «Dai, Anthony Stevens è uno a posto e non ci faremo manco beccare! Ha un portatile che è una forza. Frankie, vieni anche tu a vederlo?»

Ha sbirciato dentro la camera, mentre Frank era impegnato con gli appunti di Storia. Quando ha sentito qualcuno che lo chiamava, ha alzato gli occhi dal quaderno e ha guardato Alex, annoiato. «Che cosa?»

Alex ha scosso la scatola del DVD e io ho sbirciato il titolo. C'era una donnina completamente nuda e tra le sue gambe ci stava scritto a chiare lettere rosse: “Quando tuo marito scende a comprare le sigarette”. Ho preso il DVD e ho guardato il retro, dove c'era un abbozzo di trama, una cosa del tipo: “Cornelio scende a comprare le sigarette, intanto la mogliettina fa salire il suo amante. Riuscirà a finire il suo appagante lavoro prima che Cornelio ritorni?”. Aveva un che di interessante. Sotto di essa, c'era solo qualche altra immagine un po'... un po' così, ecco, immagini che, nel film, comunque, non ci sono state.

Ci ho pensato su e ho concluso che il titolo era inverosimile: quanto ci mette una persona a far salire l'amante, farci quello che ci deve fare e poi farlo sparire, prima che il marito torni col suo pacchetto di sigarette? C'è un problema di tempistica e ho cercato di farlo notare ad Alex.

«Ma dai, Kenny!» ha sbuffato lui. «Solo tu puoi pensare a queste stronzate stilistiche, parlando di film porno!»

«E che vuol dire?» ho insistito.

«E' un titolo come un altro!» ha risposto lui, leggermente spazientito. «Nei film porno si sa che si fa una cosa sola!»

«Cioè?»

«Eh, se ci muoviamo, lo vedi!»

Frank, intanto, ha declinato l'invito.

«Preferisco studiare.» ha detto, sollevando il quaderno come se avessimo avuto bisogno di vederlo meglio. Tanto il mio quaderno degli appunti mi aspetta minaccioso per il lunedì. Poteva ben aspettare qualche ora!

Alex ha fatto una faccia strana, quasi disgustata. «Contento te...» ha borbottato. Io e Arale l'abbiamo seguito fin nella camerata di questo Anthony Stevens, un tipo del primo anno corso A, figlio di un ministro delle colonie spaziali “col culo foderato di quattrini”, come ha detto Alex, presentandocelo. Stevens non se l'è presa, anzi, si è messo a ridere. È stato anche molto gentile nell'invitare Heero che ci ha permesso di rimanere in camera fin dopo mezzanotte, a patto che lo aspettassimo per fargli godere lo spettacolo. Dopo il suo giro di ronda, eravamo tutti pronti, tutti appollaiati sul letto o seduti a gambe incrociate a terra. Arale era sulle spalle di Alex (tanto è piccola e leggera), mentre io ero a terra, vicino ad un ragazzino dall'aria decisamente poco sveglia di nome Timothy e ad una ragazza di nome Marine, che viene da una colonia russa, come Yuri Ivanov, seduto all'altro suo lato. Yuri è un campione di non so che sport (me l'ha detto Arale) ed ha costantemente un'aria snob stampata in faccia.

Quando è arrivato Heero, erano appena le dieci.

«Siamo tutti pronti?» ha chiesto, buttandosi accanto ad Alex. «Oh, Kushrenada non è dei nostri?»

«No...» ha risposto Alex, con una lieve nota di esasperazione. «Preferisce studiare, il pazzo!»

Heero ha riso. «Dovevo aspettarmelo.»

Non ho chiesto cosa, perché Anthony ha chiesto un po' di silenzio e d'attenzione. Voleva cominciare a fare un discorsetto d'inizio, ma gli è bastato mettersi impettito e schiarirsi la voce perché tutti cominciassero a gridare stizziti: «Metti il film, coglione!»

Insomma, non capivo tutta quell'ostilità: se voleva fare un'introduzione al film, che ben venisse. Mi ricordo che nel “progetto Cinema” della scuola elementare, i professori chiamavano sempre un critico che spiegava un po' il film e quello che avremmo dovuto vedere e poi ci faceva dare le nostre impressioni, una volta finito. Mi ricordo che l'unico che Pan ha visto con un certo interesse è stato “l'Esorcista”, per il quale non ho dormito diverse notti, senza contare che lei voleva esorcizzarmi ogni due per tre e farmi vomitare verde, e che è stata la mamma a farla smettere, minacciandola di metterla a mangiare panna montata finché non avesse avuto la diarrea. E si sa che Pan odia la panna montata, più della diarrea.

Ma, dopo tutte queste proteste, Anthony non ha potuto fare il suo discorso introduttivo e noi ci siamo ritrovati a guardare la stessa foto della copertina del DVD e il titolo che è rimasto sullo schermo per un secondo, dopo che è scomparsa l'immagine. Poi una telecamera ha cominciato ad inquadrare un letto sfatto – e sporco – e una donna in grembiule e un paio di tacchi rossi come lo smalto alle unghie e alle labbra troppo gonfie. Era intenta a lavare i piatti. In sottofondo una musichetta da film dell'orrore.

«Cara, esco a prendere le sigarette!» la prima battuta, detta da un uomo che non si è manco visto. «Torno subito!»

«Sì, ciao Cornelio!» ha risposto lei, prima di sentire lo scatto di una porta che si chiude. «Oh, finalmente!» ha esclamato ancora lei, esibendo un sorriso falso come quello delle pubblicità dei dentifrici.

«Ma che coglioni!» ha sbottato Alex, infastidito, mentre guardavamo tutti lei che si asciugava le mani e si andava ad affacciare alla finestra.

«Quali?» ha subito risposto Arale, da sopra la sua testa. «Ancora non si è vista una mazza!»

«E nel vero senso della parola!» ha rincarato la dose il ragazzo che era accanto a me. Se proprio devo essere sincero, non ho capito di che stessero parlando e perché avrebbero dovuto vedere delle mazze, quando qui si parlava di un film di tutt'altro tipo, che non c'entrava niente con lo sport. Altrimenti si sarebbe chiamato “film sportivo”, non “porno”. Comunque la donna si è tolta il grembiule e, in un secondo, si è ritrovata completamente nuda. Ero un po' perplesso. Dagli altri, invece, si è alzato un boato, come se un calciatore avesse fatto goal. Non ci deve essere molta differenza tra sport e porno, mi ricordo di aver pensato.

«Siete dei maiali!» ha esclamato Arale. «Ha le tette in culo.»

«No, ce l'ha davanti!» ho risposto, cosa che ha suscitato l'ilarità di molti. Diciamo che quel film cominciava a non piacermi: non ho mai apprezzato vedere certe scene di nudo integrali. Mi imbarazzano, ecco. Ma la signora del film se n'è fregata: è addirittura andata alla finestra (che dava sulla strada!) e l'ha aperta. Da lì, è entrato un tizio, anche lui tutto nudo – al che i ragazzi hanno commentato le dimensioni del suo aggeggio e le ragazze ridacchiavano, pure Arale – pieno di muscoli, come i culturisti, solo molto più sudato e abbronzato. Avrei volentieri chiesto di mandare queste scene così indelicate un po' avanti, a quando sarebbero stati tutti e due un po' più vestiti, ma ho avuto paura delle conseguenze che le mie richieste avrebbero portato negli altri, che avevano tutti uno sguardo febbrile rivolto allo schermo del portatile.

L'uomo nudo ha detto un gravissimo: «Ciao» e il film si è concluso. Schermo nero.

Questo ha prodotto le più disparate reazioni: c'era chi urlava parolacce, Alex in particolare lanciava bestemmie a volume supersonico; Heero rideva, tenendosi le mani sul viso. Non sono sicuro se stesse ridendo o piangendo, se devo essere sincero, perché quando si è tolto le mani dagli occhi, ce li aveva rossi e lucidi. Arale scuoteva la testa, incredula, ma non riusciva a staccare gli occhi dallo schermo.

«Ma che cazzo di porno era?» ha gridato Timothy, lanciando lontano una ciabatta. «Ma vaffanculo!»

«Non puoi vedere se è rotto il lettore?»

«No, mi avrebbe dato errore!»

«Controlla il DVD!»

Ma prima che Anthony avesse il tempo di toglierlo, il film è ripreso: la donna stava al lavello, di nuovo col grembiule addosso, e il marito era tornato. Ancora una volta, si è sentita solo la sua voce. «Sono tornato.» ha detto. E sono partiti i titoli di coda.

Un silenzio di tomba è calato sulla stanza e tutti avevano la stessa espressione: occhi sgranati e bocca aperta. «Ehm... un po' ermetico come film, eh?» ho detto, per cercare di stimolarli a riprendere un po' di vita. Sembravano essere stati pietrificati. Mi è tornato in mente The Ring, solo che poi ho pensato che lì c'era una bambina che diceva “tra sette giorni”... non è che loro l'avevano vista e io ero stato l'unico a non aver sentire niente?

«Ermetico?» ha soffiato il ragazzo poco sveglio, indignato, guardandomi come se io gli avessi detto che doveva morire davvero, tra sette giorni. «Ermetico? Non c'era un cazzo!»

«No, ne abbiamo visto uno di sfuggita!» gli ha fatto notare Anthony, prendendo il DVD dal lettore e lanciandolo ad Alex. «Dai, dacci quello vero!» ha chiesto, con un sorriso che somigliava di più ad una smorfia.

«Ma...» Alex era quello che ci stava capendo meno di tutti, pure meno di me, se proprio devo essere sincero. «Era questo quello vero!»

Hanno riso un po' tutti, pure Arale, ancora arrampicata sulle sue spalle. «Dai, non fare il buffone!» lo hanno pregato. Lui cercava di spiegare ancora che non aveva un altro DVD e che, forse, il tipo che gliel'aveva procurato lo aveva fregato, ma tutti continuavano a credere che ci fosse del marcio in quella storia.

A fugare ogni dubbio, è stato Heero, che ha preso la scatola del DVD ed ha cominciato a spulciarla, come se avesse pensato a qualcosa a cui nessun altro sarebbe mai potuto arrivare. Aveva un'aria circospetta, quasi la scatola potesse esplodere e lo sguardo concentrato di chi cerchi una bomba. E l'ha trovata. Non proprio una bomba, ma un unico fogliettino, scritto a mano, tra la custodia e la locandina.

«Ehi, Alex, chi è Martin?»

«Perché?» ha chiesto di rimando Alex, corrugando la fronte e osservando Heero come se avesse osato dirgli che aveva ucciso il Generale.

Heero ha ghignato, alzando di poco il fogliettino, così che potessimo vederlo tutti. «Perché è proprio un tipo simpatico!»

Ora Alex sembrava proprio disorientato, mentre tutti noi eravamo con lo sguardo puntato sull'uno e sull'altro, aspettando il verdetto: cosa c'era scritto su quel biglietto scritto da quel tipo così simpatico di nome Martin? Mi chiedo se solo io ho notato l'espressione omicida di Alex, mentre prendeva il foglietto dalle mani di Heero e lo leggeva.

Arale è scesa da sola dalle sue spalle e gli si è messa davanti e lo guardava con la bocca spalancata, mentre lui fissava con sguardo inceneritore il fogliettino.

«Che coglione!» ha detto, semplicemente, accartocciandolo.

«Che c'era scritto?» ha voluto sapere Arale.

«Che Alex è troppo piccolo per vedere certe immagini e che gli ha copiato il DVD in quel modo di proposito, così impara e non fa pensieri e atti impuri.» Heero ha riso con tutto se stesso.

«Eh, bravo, ridi!» ha sbuffato Alex, improvvisamente spento, quasi quel Martin, con il suo biglietto, fosse riuscito a trovargli il tasto d'accensione.

«E' troppo divertente!» si è giustificato Heero, senza riuscire a smettere di sghignazzare. Alex non ha apprezzato, ma neanche molti altri che, facendo schioccare la lingua, si sono alzati e sono tornati alle loro occupazioni, senza degnare né il DVD, né il computer, né qualsiasi altra cosa appartenente a Anthony Stevens o a noi, di uno sguardo. Le ragazze erano tornate nella loro camera e qualcuno si era anche infilato a letto.

«Che pensieri e atti impuri?» ho chiesto, sempre più confuso, quando ormai, sul letto di Stevens non c'eravamo rimasti che io, Alex, Arale e Stevens stesso. Lui era intento a nascondere il computer, mentre noi stavamo lì, seduti e in silenzio, con Alex che aveva un umore pessimo. Nessuno mi ha risposto.

«Va beh, dai... ci rifaremo la prossima volta!» così ci ha congedato Anthony, dando una pacca sulla spalla ad Alex, in segno di incoraggiamento.

«Eh...» ha borbottato il nostro amico che si è alzato senza protestare, scuotendo la testa. «Mi dispiace. Mi aspettavo una bella serata. Ho combinato un casino!»

Si vedeva che gli dispiaceva da impazzire e a me dispiaceva per lui, perché era la prima volta dopo mesi che lo vedevo in quelle condizioni, così triste, quando lui è il guru della vivacità, un po' come Arale, solo molto più spiritoso e meno petulante, per certi versi.

Heero era l'unico che ancora rideva sotto i baffi, seguito da lei. Io non riuscivo a capire perché quel Martin avesse dovuto tagliare tutta la parte centrale del film. Non è che recitavano nudi tutto il tempo? Vai a sapere... l'ho chiesto ad Arale, ma, di nuovo, ho ricevuto solo un silenzio indifferente.

Siamo tornati in camerata, con Alex che continuava ad essere di pessimo umore ed io che continuavo a non capire.

E, in fin dei conti, mi sono anche dimenticato di Hopkins e del Sanc Kingdom.


*****


Non sono quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho aggiornato, ma fa lo stesso. XD

Questo è un capitolo “di passaggio” (e anche demenziale, almeno secondo me, più di quanto fosse nei miei intendimenti, ma quando mi è venuta l'idea non ho resistito), nel senso che ho voluto inserirlo principalmente per smorzare la tensione dei precedenti, sperando di non aver toppato in pieno. La storia è lunga e i propositi di Kenny non si possono realizzare in tre, quattro capitoli. ^^


Prof: davvero è stato così emozionante?! Non posso fare a meno di provare un pizzico di orgoglio di fronte a tanti complimenti. XD Ora è un po' tardi e sono completamente andata, quindi, pigrizia (e memoria!) permettendo, se mi viene in mente qualcosa da aggiungere, lo farò nel prossimo capitolo. ^^ Come al solito, spero che vorrai darmi le tue impressioni su questo. Alla prossima.



  
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