Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
Segui la storia  |      
Autore: adrienne riordan    08/11/2009    1 recensioni
Dedicata a coloro che hanno seguito e apprezzato la mia fanfiction Turn Back Time: uno sguardo a quel che è successo "dopo"... Un piccolo epilogo per chi non ha avuto "orrore" a veder legato Yuui non a Kurogane, bensì a....
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Fay D. Flourite
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1

Quando, nella quiete notturna, il ramo di un albero si lascia pigramente dondolare dal vento, talvolta i bimbi, riluttanti ad addormentarsi, o magari col sonno leggero, se ne accorgono. Gli adulti non ci fanno caso, ma i bambini, osservando timorosi le ombre e i leggeri movimenti danzanti della natura tutt’altro che addormentata al di là delle finestre della loro cameretta, possono scorgere inquietanti creature attraverso l’altro occhio, quello della fantasia. E il flessibile ramoscello che batte sulla finestra si trasforma in un braccio scheletrico che indugia ad entrare per avvicinarsi ai bambini spaventati, pronto ad attuare la sua minaccia di strapparli al calore e al rifugio delle persone a cui vogliono più bene.

Ed ecco allora che i bambini cominciano a piangere, invocando l’abbraccio e la consolazione della mamma o del papà, o meglio ancora di entrambi i genitori. Altri bambini, più coraggiosamente, abbandonano il lettino, per affrontare il breve ma intenso percorso che li avrebbe condotti alla loro isola felice, il lettone di mamma e papà; vedendoli così angosciati, quale genitore, seppur stanco morto per la lunga giornata precedente, non avrebbe accolto tra le sue calde braccia i propri piccoli?

Qualche raro bambino resiste invece con stoicismo alla tentazione di disturbare il sonno dei genitori. L’orgoglioso desiderio di dimostrarsi coraggiosi, magari affidandosi ad un qualche oggetto prezioso come fosse un talismano (un pupazzo, una copertina, oppure un dono regalato dalla persona più cara) che relega le minacce al di là della parete, come fosse respinto da un kekkai, induce il bambino a restare nel proprio lettino, consolandosi al pensiero che, il mattino dopo, correrà dal padre, rivelandogli la sua grande impresa e aspettandosi le lodi su che bravo ometto era  stato.

Tasuki poteva essere tranquillamente inserito nella categoria dei bravi bambini coraggiosi. Il suo scopo nella vita era diventare come il suo papà, forte e coraggioso! Quanto al talismano, non avrebbe mai ammesso di possederne uno, nossignore! Eppure ce l’aveva. Insospettabile. Dormiva in un piccolo futon a pochi metri da quello in cui dormiva lui. La sua sorellina di un anno appena più piccola di lui, Shoryuki. Altra cosa rara che lo contraddistingueva dagli altri bambini era la totale assenza di gelosia per la nascita della sorellina.

Come avrebbe potuto essere geloso? Certo, i suoi genitori avevano riservato alla bimba una dose considerevole di cure, ma mai, nemmeno una volta, avevano fatto in modo che Tasuki si sentisse trascurato, o messo in secondo piano. Il bambino era troppo piccolo per formulare delle riflessioni in modo cosciente, ma non per questo non era capace di essere consapevole di due cose importanti. Anzitutto, lui era l’unico maschietto, e il padre, orgoglioso, era tutto intenzionato ad allevarlo come aveva fatto prima di lui il nonno che non aveva mai conosciuto. L’aspettativa nei suoi confronti non lo intimoriva, anzi era orgoglioso e ansioso di apprendere tutto ciò che il suo papà era disposto ad insegnarli. Insegnargli ad essere forte, affinché un giorno fosse in grado di proteggere le persone che amava.

Questo era strettamente collegato alla seconda cosa per lui importante. Shoryuki, col suo carattere, era adorabile! Non poteva minacciarlo di rubargli la “posizione” che lui occupava in famiglia, ed era più piccola. Essere la più piccola implicava necessariamente essere bisognosa di protezione. E Tasuki avrebbe sempre difeso la sorellina, cominciando fin da subito ad essere ciò che desiderava diventare. Per lei doveva essere forte e coraggioso.

Shoryuki era ben diversa dal fratello, almeno per quanto riguardava le “fantasie notturne”. Fosse dipeso da lei, sarebbe scappata tutte le notti nel lettone dei genitori! Ma non l’aveva mai fatto. O meglio, scappava quasi tutte le notti nel futon di qualcun altro, ma non in quello dei genitori. Si avvicinava invece quatta quatta al futon del fratello, fissandolo finché il bambino, percependo (sì, nel sonno) di essere osservato, si svegliava. Allora quest’ultimo le faceva spazio, e l’abbracciava, tranquillizzando così la sorella. Forse Tasuki non lo aveva mai capito, ma Shoryuki, stretta a lui nella notte, si tranquillizzava soprattutto perché poteva usare, inconsciamente, il suo potere. La testolina appoggiata al cuore del fratello, e i sentimenti dell’uno si riversavano nell’animo dell’altra. Una culla ben più protettiva di qualunque altra al mondo!

Tasuki era così felice di poter proteggere il sonno della sorellina, che mai avrebbe potuto cedere ai “mostri” al di là della finestra. Aveva Shoryuki. Doveva proteggere lei per proteggere anche se stesso.

Ogni mattina la mamma li ritrovava così: stretti assieme nello stesso futon, in modo da poter essere tenuti al caldo con la stessa coperta. Una scena che faceva davvero tenerezza! Finché avevano tre e quattro anni, potevano permettersi di comportarsi ancora così, aveva pensato Souma con indulgenza, e nemmeno Kurogane aveva avuto nulla da ridire alla decisione della moglie di non dividere i bambini. Non era difficile per lui capire perché separare dei fratelli ancora piccoli, anche solo per metterli in due camerette vicine, gli provocasse una punta di fastidio.

Vedere Yuui, lo “zietto”, osservare incantato (e vagamente malinconico) i due bambini che dormivano tranquilli nello stesso letto forse faceva parte della spiegazione della decisione di Kurogane.

Come mamma Souma aveva previsto, col tempo le incursioni notturne di Shoryuki nel letto del fratello si facevano sempre più rare, fino a scomparire del tutto all’età di cinque anni – con sollievo di Tasuki, che, a sei anni, cominciava a sentirsi un po’ ridicolo, anche se non lo avrebbe mai ammesso.

 

 

Era una bella giornata di sole, eppure Shoryuki si sentiva molto strana.

Aveva da pochi giorni compiuto otto anni, e ancora sentiva in corpo l’entusiasmo per la bella festa di compleanno che le avevano organizzato, per i giochi fatti con gli amichetti, per le luci colorate e gli “effetti speciali” creati appositamente per lei da uno Yuui più esuberante del solito, per il dono  (un kimono confezionato proprio dalla hime in persona!) che aveva ricevuto da Tomoyo e per gli auguri imbarazzati ricevuti dal figlio degli Imperatori, il principe ereditario Kujaku, per il quale “aveva” una piccola cottarella. Beh, non è che fosse proprio lei ad averla. Potrebbe essere definita piuttosto una cottarella “per procura”, se proprio doveva essere onesta con se stessa. Il tenero sentimento che la bimba provava per Kujaku altro non era che il riflesso del sentimento che il bambino, di poco più grande di Tasuki, provava per lei, ma che era ben poco incline a confessare. Bah, a soli otto anni, era lì a chiedersi perché i maschi fossero così poco inclini a mostrare i propri sentimenti, come se fosse una cosa disdicevole, da “femminucce”. E perché mai le emozioni e i sentimenti dovevano essere appannaggio esclusivo delle femmine?

Eppure, quel giorno, sentiva addosso una strana inquietudine, come un presentimento. Approfittando della bella giornata, la bambina aveva deciso che forse, passeggiando per i cortili del castello Shirasagi, avrebbe potuto mettere ordine nel suo cuore. Ma era stato inutile. Passeggiava meccanicamente, in solitudine, senza badare a dove i suoi piedi la stavano portando. Non riusciva a dare immagini a quelle sensazioni, non un appiglio per trovare la causa del suo malessere emotivo. Un malessere che esplose, inavvertitamente, in un attimo di puro panico, quando realizzò dove si trovava in quel momento. Era un cortile appartato e lontano dalle mura del castello, famoso per essere il luogo ideale in cui, nelle sere in cui il cielo era sereno, gli innamorati andavano a scambiarsi coccole ed effusioni, certi che nessun occhio indiscreto avrebbe turbato la loro intimità. Un luogo che, oggi, per la prima volta, la bimba vedeva con occhi diversi. Era il luogo del male. Girò i tacchi e corse velocemente verso l’alloggio di Tomoyo-Hime. Non sapeva perché, ma sapeva che, per quel male, nessuno avrebbe potuto aiutarla se non lei.

 

Il sonno di Shoryuki quella notte fu tormentato oltre ogni limite. Dolore, paura, disperazione sembravano pervadere il suo essere senza che nessuna immagine potesse spiegare i motivo di tanta angoscia. Qualcosa, da fuori, la stava attirando, e la bambina vi si aggrappò con decisione.Si svegliò di soprassalto. Accanto al suo futon la stava guardando preoccupato il fratello, deciso a strapparla dal sonno ma anticipato nell’azione dal risveglio brusco di Shoryuki. I sentimenti del fratello l’avevano raggiunta nel sonno, e avevano interferito con l’angoscia, mostrandole la via per condurla fuori dall’incubo.

“Cosa c’è che non va Shoryuki?  Hai male da qualche parte?” chiese teso il fratello.

“Ho avuto un incubo…” mormorò la bambina.

“Vuoi raccontarmelo? Magari dopo ti sentirai meglio!” si offrì subito Tasuki, desideroso di alleviare l’angoscia della sorellina.

“Non posso. Non c’erano immagini… non so che cosa è successo!”

Tasuki rimase in silenzio qualche secondo, prima di riprendere a parlare. “Vuoi che vada a chiamare la mamma? Oppure vuoi che ti faccia compagnia io?”. Shoryuki aveva capito cosa intendeva dire il fratello. Tasuki si era appena offerto di mettere da parte il suo orgoglio e di coccolarla nel suo letto, come ai vecchi tempi.

“Ti ringrazio, ma non credo sarà sufficiente stavolta. I mostri non sono là fuori questa volta” portò la manina verso il suo cuore. “Sono qui”.

“C’è qualcosa che posso fare comunque per te?” insistette il bambino.

“No, voglio che tu vada a dormire. Domani hai un allenamento duro da fare! È sufficiente sapere che mi sei vicino, e ti ringrazio.”. Era vero. Una volta svegliata, si era liberata dalla presa dell’incubo. E poi, anche se il sogno era senza immagini, appena prima di svegliarsi, le era parso di udire la voce della principessa Tomoyo…

Tasuki, sia pure con riluttanza, accettò di tornare a dormire, non appena vide che il viso della sorella si era disteso, tornando ad un’espressione tranquilla. In effetti, il padre aveva annunciato che l’indomani avrebbero cominciato l’allenamento all’alba, e per quel motivo era andato a dormire presto quella sera.

Non appena fu sicura che il fratello era tornato tra le braccia di Morfeo, Shoryuki si alzò dal letto, e muovendosi piano per non far rumore, uscì dalla stanza, decisa a seguire il consiglio che la voce le aveva dato nel sonno: andare dalla persona che più di tutti avrebbe voluto vedere appena si fosse svegliata….

 

Yuui non aveva mai avuto il sonno molto pesante, eccetto quando, sotto lo sguardo contrariato di Kuropon, che pure beveva tanto quanto lui e spesso anche di più, alzava un po’ troppo il gomito ed eccedeva con lo squisito sakè prodotto nel regno di Nihon.

Quella sera, il suo sonno fu volutamente più leggero del solito. Non ci mise molto a svegliarsi, appena avvertì accanto a sé due occhioni cremisi che lo fissavano, in silenziosa attesa. Non rimase nemmeno troppo sorpreso di vedere Shoryuki accanto al suo futon. Gli si strinse il cuore alla vista del suo faccino triste!

Subito si mise a sedere, ogni traccia di sonno era sparita.

“Piccola, che succede, non riesci a dormire?” gli chiese il biondo. Aveva la stessa età di Kurogane, eppure i segni del tempo sembravano posarsi sul suo volto con estrema lentezza rispetto a suo padre, aveva spesso osservato Shoryuki con occhio attento. Ora Kurogane, pur avendo un fisico prestante, ricompensa dello stile di vita sano condotto da un vero guerriero giapponese, dimostrava tutti i suoi trent’anni, mentre si poteva facilmente scambiare Yuui per un venticinquenne, non un anno di più.

Sentendo la voce dolce di Yuui, Shoryuki si sciolse in un pianto dirotto, seppur regolato in modo da non svegliare mezzo castello. Era una voce che la bambina, irrazionalmente, aveva temuto di non sentire mai più.

“Ehi ehi ehi non piangere! Non succede niente! Non hai motivo di piangere!” si affrettò ad aggiungere con tenerezza Yuui. Allungò le mani verso quel faccino triste, appoggiandole sulle guance rosse, e fece scorrere i pollici sotto i suoi occhi per togliere dal viso le sue lacrime.

Sapeva che sarebbe venuta da lui. Anzi, lo sperava: se non lo avesse fatto lei, sarebbe intervenuto lui per primo.

Nel pomeriggio era stato convocato da Tomoyo.

“Chi ha il potere di Vedere con occhi diversi da questi” aveva esordito la principessa accennando con la mano ai propri occhi “può accorgersi di aspetti della realtà preclusi alle altre persone. Sai che il tempo di Nihon è stato riavvolto. Ebbene, talvolta ho come l’impressione di vedere le cose in due modi diversi: come erano prima del riavvolgimento temporale, e come sono adesso. Se lo posso fare io, è possibile che altre miko lo sappiano fare”. L’espressione di Tomoyo si era fatto più grave, mentre continuava il suo discorso.

“Oggi Shoryuki mi ha dato per la prima volta la conferma che anche a lei può succedere la stessa cosa. Ha detto che un’ondata di disperazione l’aveva assalita senza motivo mentre si trovava in un certo cortile del castello. Mentre parlava, mi sei subito venuto in mente tu, Yuui. Penso che tu possa sapere di che natura è la disperazione che prova quella bambina. Personalmente non posso fare nulla per lei. Dovrai fare qualcosa tu.”.

Doveva fare qualcosa e l’avrebbe fatto, pensò Yuui, stringendo a sé la bambina ora abbandonata tra le sue braccia, che ancora non smetteva di piangere.

Era uscito sbigottito dalla stanza di Tomoyo, ma aveva fatto presto a capire a cosa si fosse riferita la principessa. Cosa era successo a Shoryuki, quando il tempo non era stato riavvolto, un giorno qualsiasi del suo ottavo anno di vita? Era stata testimone del suo suicidio. Lei non poteva saperlo, adesso: era in grado di vedere soltanto le emozioni. Adesso lui era vivo, e Kurosama non aveva provato l’angoscia per aver assistito alla sua morte e che aveva passato, involontariamente, alla sua figlia minore. Eppure Shoryuki aveva percepito la realtà sottostante a quella riavvolta, ed essendo le sue percezioni di natura soltanto empatica, aveva riassorbito solo le emozioni vissute quel giorno, non le visioni.

La Shoryuki del tempo passato aveva avuto un sacco di problemi per quella storia, e Yuui non avrebbe permesso che i fantasmi di un qualcosa che non si è ripresentato la tormentassero ancora.

“Yuui…” cominciò la bambina, senza scostarsi dal ragazzo. “T-ti prego… pr- promettimi che non te ne andrai… mai… via… che non ti succederà nulla di b-brutto..!”.

“Shoryuki-chan” rispose Yuui scostandosi quel tanto da poter guardare la bambina negli occhi, senza però smettere di cingerla con le sue braccia. La sua voce continuò ad essere dolce, ma vi si era aggiunta una nota di serietà che gli conferiva un tono solenne.

“Ti giuro su quanto ho di più prezioso in questa vita che farò tutto quello che è in mio potere per esserti vicino sempre. Desidero che tu sia felice. Io vivo per vederti felice, piccola” e la strinse forte, per dare più credibilità a quello che aveva appena detto.

Shoryuki assorbì dentro dì sé quelle parole una per una, e l’angoscia presto si sciolse sotto l’effetto di quella voce, e del calore delle sue braccia, nelle quali si trovava così bene. Dopo qualche secondo, dalla sua bocca uscì una frase che risultò a Yuui del tutto inaspettata.

“Posso dormire qui con te stanotte?” mormorò, timorosa di ricevere un rifiuto. Aveva smesso di dormire nel letto del fratello per rifugiarsi in quello di qualcun altro? Forse la strada della maturità era ancora lunga, per lei…

“Ma come, Shoryuki? Non preferisci dormire con Tasuki?”.

Ecco, come si aspettava, il rifiuto era arrivato.

“Va bene” disse desolata, mentre si scostava da Yuui. “Scusa”. Ma il ragazzo sorrise mentre si scostava, alzando appena le coltri.

“Per una volta, non succede niente di male. Ma che non diventi un’abitudine, Shoryuki chan!” esclamò, abbandonando il tono serio.

Shoryuki, felice, vi si rifugiò subito sotto, abbracciando lo “zio” come fosse stato il suo orsacchiotto preferito.

“Buonanotte, Yuui”.

“Buonanotte, Shoryuki chan” mormorò a sua volta il ragazzo, contemplando il respiro della bambina farsi più regolare, segno dell’imminente sopraggiungere del sonno, mentre il sorriso non accennava ad abbandonare il suo viso. Yuui non aveva mentito. Nulla lo avrebbe distolto dal suo obiettivo: vedere crescere quella bambina, vederla trasformarsi nella donna forte e splendida come sapeva che sarebbe diventata. Voleva vegliare su di lei, per assicurarsi che sarebbe stata felice per sempre.

 

Prima di cadere nelle braccia di Morfeo, Shoryuki scoprì una cosa molto, molto importante. Aveva la netta impressione che la sua felicità sarebbe stata indissolubilmente legata al biondo ragazzo che stava abbracciando. Yuui aveva appena compiuto un giuramento su quanto aveva di più prezioso in questa vita. Con l’intuito del suo potere empatico, aveva capito perfettamente che la cosa più preziosa alla quale Yuui si era riferito altri non era che lei stessa.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC / Vai alla pagina dell'autore: adrienne riordan