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Autore: Lizie    08/11/2009    4 recensioni
Questa fanfiction è dedicata a Meissa, per il suo compleanno. E' l'unica situazione in cui umanamente immagino Sirius e Lily insieme. Ambientata durante il matrimonio di Lily e James. Immorale? No.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte era impossibile dormire. Il giorno dopo Lily Evans sarebbe diventata Lily Potter.
Era normale essere nervosa, pensava la ragazza mentre fissava con occhi vuoti le lancette della sua sveglia, illuminata da un pallido raggio di luce lunare. Dopotutto aveva solo diciotto anni, era ancora una bambina, come non avevano mancato di farle notare i suoi genitori quando, tornando da Hogwarts alla fine dell'anno scolastico, aveva annunciato di volersi sposare con James Potter.
Loro non potevano capire, erano Babbani.
Anche se Lily raccontava sempre quello che succedeva nel mondo magico, i suoi genitori non avrebbero mai compreso a fondo il terrore che provavano maghi e streghe al solo pensiero di Voldemort, il mago oscuro che lentamente stava prendendo possesso del loro mondo, con l'intento di eliminare tutti coloro che non avevano il “sangue puro”.
In effetti Lily aveva più ragione di altri di temerlo, dal momento che veniva da una famiglia di Babbani, e aveva provato a spiegare ai suoi genitori che se avesse aspettato a creare una nuova famiglia con l'uomo che amava, allora forse sarebbe stato troppo tardi. Alla fine avevano acconsentito, a malincuore, e la data delle nozze era stata fissata, tutto era stato organizzato, i parenti più stretti e qualche amico invitati. Sembrava che il tempo fosse volato durante quei mesi, per fermarsi quella notte.
Era la cosa giusta sposare James? Sì, si rispose senza esitare -ma chiederselo era già un'esitazione, diceva una parte di lei- lo amava.


Severus Piton era come al solito seduto in prima fila nell'aula di Pozioni. Ciononostante, nessuno sembrava mai notarlo. Con la sua solita espressione arcigna pesava gli ingredienti e li gettava nel calderone con precisione. Era il primo della classe in quella materia, cosa che non gli costava neanche un po' d'impegno. L'unica cosa che lo preoccupava era quella Evans, che era quasi al suo livello. Si girò fugacemente per guardare a che punto fosse la ragazza, ma fu distratto da un improvvisa fitta al braccio. Non si rese conto che lei lo stava già scrutando da un po'.
“Ho visto come lo guardi.”, era la sua amica Cornelia, che, non avendo il suo stesso intuito per le pozioni, tentava di ricavare qualcosa di buono dall'orribile intruglio nel suo calderone.
Lily si girò di scatto, facendola quasi spaventare: “Non posso farci nulla, eravamo amici un tempo, finché non ha iniziato a comportarsi in quel modo stupido e a chiamarmi tu-sai-come. Come si può essere così idioti...”
“Su, ragazze!- Esclamò il professor Lumacorno passando tra i banchi e stringendo nella mano un orologio da taschino -Manca poco tempo alla fine della lezione, non perdetevi in chiacchiere!”. Nonostante il rimprovero, rivolse un sorriso bonario alla rossa, da sempre la sua allieva prediletta.
Cornelia aspettò che il professore se ne andasse per sussurrarle: “Non parlo di Piton. Mi hai ascoltata negli ultimi dieci minuti? Sto parlando di Black. E' il più carino del nostro anno, credi che non mi sia accorta che lo mangi con gli occhi?”
Lily alzò lo sguardo e la fissò sbalordita.



Alla fine era riuscita a dormire. Era stato un sonno agitato, di certo non aiutato dalla sveglia che aveva suonato a un'ora indecente la mattina, accompagnata dalle chiacchiere di tutti i membri femminili della sua famiglia e alcune sue amiche. Mancava solo Petunia, pensò triste Lily, ma non era una novità, dal momento che la sorella da diversi anni non voleva avere niente a che fare con lei e con “il suo mondo popolato da strani esseri”, come Petunia lo chiamava. Il fatto che tutto l'astio nei suoi confronti derivasse dall'invidia la faceva soffrire ancora di più, anche se il suo orgoglio le impediva di darlo a vedere.
Dopo molti minuti di confusione nella stanza della povera ragazza, la madre aveva provveduto a mandare fuori tutte, tranne un paio di sue amiche che l'avrebbero aiutata con la magia.
Proprio mentre Cornelia la aiutava con il trucco, Alice spalancò la porta e si tuffò nella stanza. Lily intravide un ragazzo moro dai lineamenti nobili, prima che la porta si richiudesse e la sua amica annunciasse, tutta eccitata: “E' arrivato il testimone, voleva assicurarsi che la sposa non lasciasse all'altare il suo migliore amico!”
“Ma che sciocchezza- borbottò la signora Evans -perché mai Lily dovrebbe...”
“Credo che stesse scherzando, mamma. Lo sai che James e i suoi amici si divertono così.”
“Ferma con quella bocca, o rovinerai il rossetto!”


Lily Evans era una delle studentesse migliori della scuola, reputata molto intelligente dai professori, quasi un genio dai compagni di classe. Eppure non poteva fare a meno di darsi della stupida tutte le volte che ci pensava.
Prima che Cornelia glielo facesse notare non l'aveva mai realizzato, ma ora si rendeva conto che si comportava come una sciocca ogni volta che Sirius Black era nei paraggi. Non riusciva a concentrarsi su quello che stava facendo quando sentiva il suo odore nell'aria, aveva un piccolo sussulto quando sentiva la sua voce. E così si ritrovava a dire cose stupide, a perdere il filo del discorso e molto spesso ad essere scossa dalle amiche come da un lungo sonno.
Quella sera stava leggendo un libro in Sala Comune, come faceva spesso quando non le andava di parlare. Dire che leggeva è forse esagerato, dal momento che i suoi occhi erano fissi sulla stessa pagina da circa mezz'ora e la sua testa era decisamente altrove.
Improvvisamente il ritratto della Signora Grassa scattò come per far passare qualcuno, anche se nessuno entrò in Sala Comune. A Lily parve di sentire dei sussurri e dei movimenti, finché non vide una scarpa spuntare dal nulla. La ragazza allungò una mano. Non vedeva niente, ma riusciva a toccare qualcosa di sottile, leggero e fresco. Improvvisamente diede uno strattone e comparvero di fronte a lei due ragazzi in preda alle risa con in mano alcune bottiglie di Burrobirra. James si affrettò a nascondere quello che sembrava un pezzo di pergamena piegata in tasca e ad arruffarsi i capelli, mentre Sirius salutava noncurante la ragazza e le parlava del tempo.
Non era la prima volta che si trovava in una situazione tanto strana con quei due, soprattutto quando erano insieme ai loro inseparabili amici Remus e Peter. Sembravano trovare molto divertente sgattaiolare fuori dal dormitorio agli orari più strani, nonostante uno di loro fosse un Prefetto.
Dal momento che anche Lily lo era, i due ragazzi si guardarono allarmati e si affrettarono a salire nella loro camera.
Prima di seguire a ruota il suo amico però, Sirius si voltò verso la rossa: “Non hai visto niente.”
Ecco che la sua voce aveva il solito effetto su di lei, cosa che la fece infuriare ancora di più: “Questo lo dici tu, Black!”, ma non doveva essere stata molto convincente, perché lui le sorrise, le diede la buonanotte e se ne andò.
Ma chi voleva prendere in giro? Non l'avrebbe detto a nessuno.



La cerimonia era stata più facile di quello che Lily si sarebbe aspettata: alle parole “Vi dichiaro marito e moglie” la ragazza tirò un sospiro di sollievo che si trasformò in una risatina e si alzò sulle punte per baciare James, il suo compagno di vita, quel ragazzo tanto stupido con gli amici quanto rassicurante quando l'abbracciava e la prendeva per mano.
Dopo aver aperto le danze e aver ballato per un tempo che sembrava interminabile, i due si sedettero a un tavolo, osservando le altre coppie scatenarsi sulla pista, probabilmente dopo qualche bicchiere di troppo. Ogni tanto un fotografo faceva degli scatti dei due e gli amici si fermavano a fare loro gli auguri. Quando ebbero un attimo di tregua James prese la mano di Lily e la guardò dritta negli occhi. Aveva quello sguardo dolce che rivolgeva solo a lei, mentre la sua espressione era un po' seria, quasi non si addiceva al suo carattere. Sembrava che stesse per dire qualcosa di importante, quando una voce allegra, un po' roca, giunse dall'altra parte del tavolo: “Ehi, ho interrotto qualcosa?” era Sirius, che si era appena seduto in modo scomposto, si dondolava su due gambe della sedia e rideva. Lui e James presero a commentare gli invitati, sembrava che nulla fosse cambiato da quando erano a Hogwarts, quando nell'aria si diffusero le note di un lento.
“Posso prendere in prestito la tua dama?” domandò Sirius falsamente formale.
“Fai pure, ti sfiderò a duello più tardi.” rispose l'amico ridendo, per poi dirigersi verso Remus, seduto da solo, il viso molto pallido.
Lily si voltò verso il ragazzo che ora le aveva preso la mano e la trascinava dolcemente sulla pista: “Cosa stai facendo?” gli domandò sconvolta, con il viso probabilmente di un rosso acceso.
“Ballo con te!- le rispose semplicemente lui, ma vista l'occhiataccia che gli lanciava lei aggiunse con un sorriso triste -è solo un ballo.”
Ma come poteva credere che fosse solo un ballo, pensò lei mentre lui la stringeva tra le braccia e le puntava addosso i suoi occhi scuri, come se il tempo non fosse passato da quando avevano sedici anni e si erano accorti di amarsi?


Erano mesi che Lily lo inseguiva e lui scappava. Metaforicamente, ovvio. Era così chiaro che anche lui provava qualcosa, glielo si leggeva negli occhi quando la guardava, lo si sentiva nella voce quando le parlava. Quello che la ragazza non riusciva ad afferrare era perché Sirius da un po' di tempo a questa parte la evitasse e tentasse in tutti i modi di non trovarsi mai da solo con lei.
Allora che razza di Grifondoro era se aveva paura delle emozioni?
Quel pomeriggio la lezione di Erbologia era stata sospesa per via del clima gelido, che però non aveva scoraggiato uno scatenato James ad allenarsi a Quidditch e un adorante Peter a guardarlo e acclamarlo dalla tribuna. La Sala Comune era vuota: tutti gli altri studenti erano a lezione o in giro per la scuola. Solo Lily e Remus erano davanti al camino a parlare del più e del meno, quando Sirius entrò in Sala Comune: “Buonasera. E' il club dei Prefetti? Parlate di come punire noi indisciplinati?” disse lanciando un'occhiata molto eloquente a Remus.
La rossa ebbe un sussulto quando quest'ultimo si alzò, borbottando qualcosa su un libro che aveva dimenticato in dormitorio. Senza dubbio l'aveva fatto apposta, anche se né Lily né Sirius gli avevano detto niente di quello che succedeva: erano entrambi troppo orgogliosi.
Rimasti soli, la ragazza prese fiato per parlare, ma all'ultimo non seppe cosa dire. Fu lui a fare il primo passo, avvicinandosi a lei e spostandole una ciocca di capelli. Il suo sguardo era a un tempo triste e innamorato, come se non la potesse avere. Ma lei era lì, sembrava che il cuore le dovesse scoppiare ed avrebbe dato tutto per lui.
Quando sembrava essere passata un'eternità, Sirius la baciò a fior di labbra, come se fosse di vetro, e si ritrasse quando la mano di lei si posò sulla sua schiena, tirandolo debolmente verso di lei: “Non te ne andare.” fu solo un sussurro, chiarissimo per lui, così vicino.
“Devo. James è mio fratello. E ti ama.”
Forse non l'avrebbe mai perdonato, ma avrebbe dato tutto per lui.



Come paragonare James a Sirius? Non poteva fare a meno di amare il secondo, ma aveva riposto quei sentimenti in un angolo remoto del suo cuore, per lasciare spazio a quelli nuovi per quel ragazzo che sicuramente le avrebbe dato la felicità.
I tre si misero in posa, James cinse con un braccio le spalle di Lily, Sirius mise una mano sulla spalla del suo amico prima di voltarsi verso il fotografo: “Sorridete!”

Quindici anni dopo, un ragazzino di tredici anni con gli occhi della mamma e i capelli del papà guardava quella foto, chiedendosi chi fosse veramente il suo padrino.
  
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