Nuovo
capitolo! Per l’esattezza credo proprio il penultimo! Quindi vi prego non mi
abbandonate!!!!!siete stati così tanto carini da seguirmi fino ad ora, non mi lascerete proprio sul
finale vero???speriamo che le vostre speranze siano soddisfatte…fatemi
sapere che ne pensate!!!Vi prego lasciate tanti commentini!
Non vedo l’ora che vi gustiate l’ultimo capitolo ci sto lavorando sopra, ma
anche questo capitolo è uno snodo fondamentale! Quindi buona lettura e a
presto. Come sempre un saluto a tutti voi!Grazie
Non sarei restata
in quel luogo non un secondo di più. Non con il timore e la profonda quanto
disperata delusione, di dover ancora una volta incrociare gli occhi del Signor Darcy, così impassibili, così sfiduciati da me. Ancora non
riuscivo a dare una ragionevole spiegazione a ciò che Caroline aveva fatto, ma soprattutto alla lettera del Signor Wickham. Lascio alle spalle le parole dell’uomo che amo,
con la crudele certezza di averlo perduto per sempre. La sola idea di essere
considerata da lui come una traditrice irrompeva nel mio cuore, straziando ogni
sua fonte di felicità. Per non parlare di Georgiana. Quei suoi occhi tanto
sconvolti, tanto increduli a quelle parole che hanno reso semplice mutare con
tanta velocità la nostra amicizia in odio. Continuo a correre per le varie
stanze della casa, senza avere la minima coscienza di ciò
che sto facendo. Nulla avrebbe potuto fermare le mie lacrime, nulla
avrebbe colmato il vuoto che sarebbe dimorato nella mia mente per il resto
della mia vita. Asciugo con il lembo della manica le lacrime che si ostinano a
scendere. Entro in quella che sarebbe stata per l’ultima volta la mia stanza, e
con più fretta di quanto avrei dovuto avere, ripongo ogni mio misero ed
insignificante avere nel baule. Rassegnata all’idea di poter in un qualunque
modo porre fine alla mia disperazione, imbevo
del mio pianto ogni abito che nel contempo rinchiudo. I singhiozzi non
cedevano a ribellarsi alla ragione e al contegno, impotenti quanto me. Osservo
per l’ultima volta, quel letto dalle candide lenzuola, quella finestra, quella
sedia accanto alla quale Darcy aveva per la prima
volta dato adito ai suoi sentimenti per me, ma era troppo doloroso. Le mie
labbra non ostentano ad incurvarsi, mentre le mie mani tentano invano di
estorcere ogni gemito dalla mia bocca. Non avrei potuto sopportare oltre tutto
questo. Indosso il mio scialle velocemente e mi dirigo verso la porta. Mi fermo
per qualche istante. I battiti del cuore sembrano soffocare con lentezza.
Stringo i pugni e appoggio la mano per l’ultima volta a quella porta che tanto
aveva cambiato la mia vita. Fredda, immobile, come lo ero io. Era insensato
pensare fino a qualche mese prima di dover soffrire tanto, di dover mettere a
tacere la ragione per affermare un sentimento ormai sin troppo radicato,
impossibile da divellere. Varco quella soglia, e corro via fuori dal palazzo.
Il profumo di quelle sontuose stanze non riempiva i miei polmoni. L’aria questa
volta pareva irrespirabile, contrita, quasi pungente. Non avrei mai più rivisto
tutto questo. Mi rifiuto di andare avanti, di continuare ad allontanarmi, tanto
era il mio attaccamento a quella casa, seppure non mi sia mai appartenuta. Mi
sovvengono al ricordo le parole del Signor Darcy, ma
non riesco, nonostante tutti i miei sforzi, a trovarvi un barlume di speranza,
di redenzione che mi convincano repentinamente a considerare tutto questo solo
un orribile equivoco. Le miei labbra tremano al pensiero di non essere più
toccate dalle sue, il mio respiro si mozza sapendo di non godere più del suo
respiro. Nel contempo il mio cuore inaridisce sotto la vittoriosa rivincita
della ragione, che più di una volta mi aveva sconsigliato di perpetrare una
tale follia. Ritengo stupido indugiare oltre: devo abbandonare questo luogo
prima che il suo ricordo mi uccida completamente. Percorro i gradini e mi
accingo ad incamminarmi verso il sentiero che porta al di fuori del cancello.
Non avrei avuto alcuna compassione da mia madre, sarebbe stata solo l’ennesima
occasione per rendermi infelice. Coscienziosa della mia solitudine, decido di
avviarmi verso l’unica persona che avrebbe potuto darmi un qualche sentito
sostegno, la mia amica Charlotte. Il lungo tragitto per dirigermi alla sua
dimora non fa altro che darmi altro tempo indesiderato per pensare.
Quell’espressione, quegl’occhi erano a dir poco sufficienti per comprendere
quanto ormai la speranza di amarlo sia irrimediabilmente persa, e con sé la mia
contentezza. Dopo diverse ore, giungo all’entrata della casa, così familiare e raccolta da ricordarmi quanto modesta e
semplice fosse la mia vita. Avevo dimenticato il profumo della umiltà, e della
sua impareggiabile accoglienza. Apro il
cancello e mi avvio a bussare alla porta quando Charlotte mi precede di mia
grande sorpresa.
“Mia carissima Elizabeth!!!!Tu qui!” mi avvolge in un abbraccio che
non avrei mai sperato di ritrovare in nessun altro da tempo. “ Sono
immensamente felice di vederti. N’è passato di tempo dall’ultima volta che ci
siamo incontrate!” non potevo che ricambiare il suo affetto sincero con un
grande sorriso. “Ma ti prego non farti pregare, entra!” accetto l’invito molto
caldamente, del resto non avrei potuto chiedere di meglio. Mi invita nella sua
piccola sala a prendere una calda tazza di tè,nel contempo appoggio il mio baule
che non aveva modo di non notare. “ Dimmi Lizzie,
cosa hai fatto per così lungo tempo da non degnarti di venirmi
a salutare nemmeno una volta! Oppure una lettera sarebbe bastata…”
non posso biasimarla per il suo disapprovo, erano mesi che non mi degnavo di
scriverle.
“ Sono accadute molte cose dalla morte di mio padre, molte delle quali
spiacevoli da raccontare e ancor più da ricordare…ma
questo non mi dà il diritto di non dedicare la giusta attenzione che deve
essere riservata ad una vecchia amica!Perdonami…”
“ Oh Lizzie!Nelle tue parole risuona non
poco rancore e rammarico, è veramente così grave ciò che ti è
accaduto?” mi stringe la mano cercando di limitare la mia preoccupazione.
“ Cara Charlotte, chiedo ammenda per quello che starò per dirti, ma…vedi, sono
successe troppe cose e tutte in pochissimi istanti che non riuscirei davvero a
rendere giustizia ad ogni cosa in questo momento, in cui sono ancora scossa e
fragile” cerco di evitare il suo sguardo dolce e impensierito dalle mie parole,
nascondendo qualche lacrima che tenta con violenza di uscire. “ Non c’è ragione
che ti angusti tanto con le mie preoccupazioni, anzi sarebbe molto gradito se
non ne parlassimo per molto tempo, fin quando non avrò
convito il mio cuore a dimenticare…” sbarra gli occhi
in segno
di apprensione, ritraendosi allo schienale della sedia.
“ Ma certo, Lizzie! Perdona la mia
curiosità,non sei in alcun modo obbligata a darmi spiegazione, se questo ti
turba. Sappi che io sono disposta in ogni momento a venirti incontro, non una
parola e potrai confidarmi in qualsiasi momento ciò che ti affligge!” le sue labbra sorridenti mi
commuovono, come le sue parole, sempre aggraziate e degne di una vera amica. “
Se posso aggiungere, so che la mia dimora è modesta e di poche pretese, ma ti prego,
non rifiutare l’invito che ti porgo a restare qui fin quando tu vorrai. Non
potrei sopportare di vedere così affranta e sola
una delle persone a cui tengo di più!” il tepore del tè riscalda le mie gote,
non meno della sua cortesia.
“ Non so che dire…in verità non avrei potuto
desiderare altro in questo momento che il sostegno di una grande amica. Grazie
Charlotte” l’abbraccio e riesco finalmente a sorridere con meno amarezza. Dopo
qualche ora passata assieme, Charlotte mi mostra quella che sarebbe stata la
mia stanza. Per un attimo decido di sopprimere il ricordo, ed andare avanti. Così
piccola, così curata in ogni dettaglio. Quei pochi mobili che l’arredavano erano
molto più gradevoli di quanto avrei mai pensato. Una piccola finestra fa
penetrare la luce al suo interno, mettendo in mostra le lenzuola impolverate.
Reco le mie poche cose al loro posto. Charlotte, data l’evidente stanchezza che
il mio volto non indugiava a trapelare, mi lascia assopire tra le lenzuola
ruvide del letto.
A notte inoltrata vengo bruscamente svegliata da un sospetto rumore.
Era arrivato qualcun altro in quella casa. Non comprendo con precisione quale
ora fosse, ma la luna splendeva candida tra le nubi minacciose. Per quanto
lucida potessi essere, il mio cuore sperava in suo ritorno, ma il Signor Darcy come tutti gli altri, non sapevano della mia
destinazione, e non se ne sarebbero di certo preoccupati. Il cuore comincia
inspiegabilmente a battere. Forse di notte, quegli stretti corridoi e quelle
finestre tenebrose incutevano ben poca accoglienza. Prendo la prima candela che
trovo sul tavolino accanto al letto e mi dirigo a passo svelto verso la porta
principale. Sento Charlotte avere una conversazione, ma il suo tono di voce era
fin troppo perplesso e tremolante. Non ho la capacità di immaginare oltre, chi
potesse essere a quest’ora di notte ad irrompere in questa casa. Intravedo il
viso spigoloso di Charlotte contornato dalla fievole luce di una candela.
“Charlotte!” mi affretto a raggiungerla. “ cosa succede? Chi è, per
l’amor del cielo?Chi richiede la tua attenzione a tale ora della notte?” mi
avvicino a lei, fissando solo il suo volto spaurito, senza notare chi avessi di
fronte.
“Credo proprio Elizabeth che non stiano cercando me…”
non si volta neppure a guardarmi, il suo sguardo resta fisso, su di una donna.
I suoi abiti precedevano la sua nobiltà indiscussa. I capelli biancastri e
perfettamente adagiati sullo scialle dorato si accalorano della lieve luce
della candela. Quegli occhi. Per quanto invecchiati e stanchi, mi ricordavano
qualcuno a me noto, e le sue labbra grinzose e irrigidite non avrebbero
pronunciato parole di cortesia.
“ Finalmente! Ho atteso sin troppo a lungo!” si avvicina il soprabito
per coprirsi dalla crescente brezza. “ siete voi la Signorina Bennet?” con mia grande sorpresa annuisco, quasi intimorita
da questa sua domanda. “Meglio così allora, avremmo di cui parlare, in privato, ora!” scandiva quelle
parole con troppa sicurezza, lasciando ben poca permissione di negazione. Charlotte
mi guarda, con l’intento di persuadermi a seguirla in un luogo appartato dove
avremmo potuto conversare più liberamente. La donna, infastidita dall’attesa
non indugia a seguirci, mostrando la preziosità di quel suo abito dai fili
dorati. Non una parola. Solo silenzio per quei brevi istanti.
“Abbiate la cortesia di lasciarci sole, Signorina Lucas. Non ritengo
necessaria la vostra presenza, inadeguata ad un genere di conversazione
personale come questa…” Charlotte senza ribattere ci lascia nella sua
piccola sala, schiarita solo da qualche lume di cero. Con quanta grazia non
avrei mai potuto sperare di vedere, si sedie di fronte a me.
“Così voi sareste Elizabeth Bennet!”
“Ben lieta di conoscervi!V-Voi, mi conoscete?!
perché vedete io non posso dire altrettanto!”
“Non personalmente, ma per mia sfortuna, numerose sono state le
circostanze in cui siete stata nominata. Vi basti sapere che io sono Lady
Catherine. La mia reputazione dovrebbe precedermi, ma non mi aspetto che una
del vostro rango mi conosca…” sbarro gli occhi a quel
nome. Non che veramente mi sentissi tanto doverosa nei suoi confronti, ma
perché mi sovviene ben in mente il fatto che più di una volta fosse stata
citata dalla Signorina Georgiana.
“Vi avviso che esigo una risposta sincera! Voi, provate disprezzo per
le vostre insulse origini?” rimango ferita da tanta sgarbata schiettezza.
“ NON SIA MAI! NE SONO SEMPRE ANDATA FIERA!NON VI
PERMETTO DI INSINUARE TALI SCEMPIAGGINI!”
“Ebbene! Dovrete darmi delle spiegazioni, allora!”
“A COSA VI STATE RIFERENDO? Perché volete
parlarmi?” comincio ad infastidirmi per la sua mancanza di rispetto, non che di
ritegno.
“Sarò chiara ed immediata, Signorina Bennet! Desidero che voi
smentiate una notizia se pur indubbiamente inveritiera!E
NON TOLLERO CHE VI PRENDIATE ANCORA GIOCO DI ME!”
“E quale sarebbe di grazia, una tale menzogna che vi dà il diritto di
maltrattarmi!”
“Che voi abbiate avuto solo la volontà di fidanzarvi con mio nipote Darcy!” scoloro a tali parole. Darcy
è il nipote di una donna di tale rango! Rimango scioccata a tal proposito. Per
qualche istante mi ammutolisco, colpita nel cuore da questa insinuazione ben
accetta dal mio cuore, ma incomprensibile alla ragione.
“Non capisco che cosa ve lo faccia supporre!Comunque, non ritengo che
vi sia concesso saperlo!”
“ VI PERMETTETE DI
MENTIRMI CON TANTA SPENSIERATEZZA!Avevo sentito parlare della vostra
presunzione ,ma non avrei pensato che si spingesse a tal punto! Dopo tutto quello che mio nipote, rendendosi
ridicolo, ha voluto fare per voi!” il mio volto si irrigidisce e contrae a tale
affermazione. “ Non lo sapevate?Oh santo cielo, che cosa debbo vedere! Tutta Pemberly ne parla, scagliando non poco disonore su di me e
soprattutto su mio nipote Darcy!”
“PARLATE, SUBITO!” le urlo in faccia. Con non poco disgusto e
disapprovazione continua a conversare. Le mie ferite riprendono immancabilmente
a sanguinare nell’anima. Avrei voluto lasciare quella stanza, o forse non avrei
desiderato altro nella vita che restare.
“Voi! Voi che mi dovete tanto rispetto e gratitudine, osate ordinarmi
ciò che fare. Volevate forse mandare in rovina tutta la
mia famiglia? Se non fossi intervenuta, ogni cosa sarebbe andata per il
peggio!Voi, Signorina Bennet, non siete stata da me
inviata in casa Bingley per invaghirvi di mio nipote!
Ero semplicemente volenterosa di garantire una istruzione a Georgiana, anche in
queste misere cittadine di campagna!” continuo ad essere sempre più addolorata
ed esterrefatta.
“NON VI PERMETTO DI
INSULTARMI IN TALE MANIERA!”
“ TACETE, E VENITE A CONOSCNEZA DELLE VOSTRE TURPITUDINI! Siete
riuscita a tal punto ad ingraziarvi mio nipote, per non parlare di
quell’ingenua di Georgiana, da convincerlo ad osare tanto! Eppure Darcy è sempre stato un uomo assennato e di grandi precetti
regali. Non mi capacito della sua scelta ignobile di aiutarvi!”
“Precetti che spero dimentichi presto. Sarebbe indecoroso vedere persa
la sua nobiltà d’animo per tali scempiaggini, che lo renderebbero conforme solo
a persone ipocrite!”
“ Quanta indecenza debbo sopportare! E pensare che Darcy
si è reso un folle per voi! Si è spinto a chiedermi di prolungare il vostro
soggiorno in quella dimora, ma non solo. Si è preso la briga di ostacolarmi,
non facendovi maritare, come sarebbe stato più che opportuno, da vostro cugino
Collins, più interessato a voi che a vostra sorella Jane! Sarebbe stato molto
più semplice per vostro cugino ereditare ogni cosa sposando una di voi. Ma Darcy, ha voluto scongiurare ogni possibilità che il Signor
Collins reclamasse voi, dopo vostra sorella, pagando un’ ingente somma di denaro!”
rimango ammutolita, incredula. Non avrei mai supposto che Darcy
avesse fatto tutto questo. “ Come se tutto questo non fosse più che indecoroso,
vengo a sapere che mio nipote si è preso il non dovuto disturbo, di inviare uno
dei migliori dottori presso la vostra misera ed indecente casa, per curare una
certa Kitty…”
“RIVOLGETELE IL DOVUTO RISPETTO!” comincio lentamente e dolorosamente
a lacrimare. Le mie parole, seppure decise e perentorie tremano
dall’incredulità. Non sapevo se ero più scossa e al contempo felice per il
fatto che mia sorella Kitty stava dunque meglio,
oppure affranta e ferita nel comprendere che l’uomo che per me ha fatto tutto
questo ora mi odia ingiustamente.
“ … e in ultimo, ma non per questo meno grave, vengo a conoscenza da
Caroline Bingley che la follia di mio nipote ha
talmente passato il limite da intendere di maritarvi!” stringo una mano al
petto. Sento che il mio cuore potrebbe scoppiare. Ogni capacità di ribattere
ormai era venuta meno. Rimango con lo sguardo perso nel vuoto per qualche
secondo. Impallidisco e le mie mani cominciano a tremare. Sposarmi? Avrei
manifestato tutta la mia gioia, se la ragione non mi rammentasse che l’uomo che
mi amava ora prova solo un profondo ed insopportabile odio verso me. Porto le
mani al viso tentando di riprendermi.
“ Così, ho ritenuto necessario scrivere una lettera, dove il
Signor Wickham dichiarava il vostro amore per voi.
Non sarebbe stato difficile da credere, date le sue attenzioni per voi, che
Caroline non ha esitato a riportarmi in delle lettere. In verità, quell’uomo ha
abbandonato la casa, non appena è venuto a conoscenza che non avrebbe ereditato
un solo penny da mia nipote, ma non per questo i suoi sentimenti erano sinceri.
Mi sarei liberata al tempo stesso di lui, uomo ignobile, desideroso di
dilapidare ogni avere della povera Georgiana, e di voi, sciocca ed impertinente
istitutrice.”
“SIETE ARRIVATA A TANTO!SIETE GIUNTA A MENTIRE, PUR DI ALLONTANARMI DA LUI?” sembrava indifferente alla mia
disperazione.
“ Ora,Signorina Elizabeth, intendo sincerarmi che voi non rivediate
mai più mio nipote, né tanto meno vi riserviate speranze in futuro a tale
proposito. Ma mi auguro che voi stessa converrete al fatto che le vostre umili
ed insignificanti origini non potrebbero chiedere altro che la mia gratitudine
e il mio perdono per l’affronto che avete tentato di fare.” Il suo sguardo era
fiero, altezzoso, sin troppo riluttante per me in quel momento. L’idea che una
sola donna avesse escogitato per suo volere tutto questo, accresceva solo il mio
ribrezzo.
“Sono profondamente desolata Lady Catherine. Sappiate che io non ho
intenzione né di promettere, né tanto meno di giurare di non rivedere vostro
nipote. E per quanto riguarda i sentimenti che vossignoria non ritiene
sufficientemente degni, solo perché troppo umili, sappiate che sono stati i più
sinceri, i più veritieri che una donna avrebbe mai potuto dargli.” Mi alzo in
piedi e nonostante le lacrime mi impedivano di rimanere fiera e sicura delle
mie parole, i miei occhi non potevano che
provare un profondo rancore.
“Siete soltanto una povera sciocca …ve ne
pentirete amaramente!”
“ Forse lo sono, ma …per quanto risulti
irragionevole non potrò mai obbligare me
stessa a non amare quell’uomo. Per quanto voi possiate impedirlo, niente potrà
negarmi tale illusione, che la mia ragione combatte da sempre, con la speranza
di non vincerla mai…” i nostri sguardi si incontrano.
Nessuno dei due avrebbe ceduto ad affermare ciò che riteneva più giusto. Le mie labbra ancora tremano. Il pianto si
fa strada tra le gote rosse dalla rabbia. I suoi occhi erano impietriti e al
contempo sdegnosi delle mie parole.
“VOI NON…”
“ED ORA ANDATEVENE!NON HO ALTRO DA DIRVI NE’ ORA, NE’ MAI…AVETE DISTRUTTO LA MIA VITA!LA MIA UNICA POSSIBILITA’ DI
ESSERE FELICE! SUPPONGO CHE NON DEBBA ESSERVI DEBITRICE ANCHE DI QUESTO! VI E’ BASTATO
GUARDARMI UNA SOLA VOLTA, PER CONDANNARMI AI VOSTRI ORRIBILI GIUDIZI, SENZA
COMPRENDERE COSA PROVI VERAMENTE…Vedete, ai vostri
occhi rimarrò un’insulsa
istitutrice che ha tentato di provare ciò che le era proibito, ai miei una donna che ha la sola colpa di aver
amato troppo l’uomo sbagliato…” i lineamenti del suo
viso si distorcono in una smorfia di ulteriore disprezzo. Impugna il suo
ventaglio e a passi veloci si allontana da quella stanza, sbattendo la porta.
Abbandono il peso del mio corpo sul tavolo, appoggiandomi con un
braccio al disopra di esso. Scoppio in un silenzioso pianto, cercando conforto
in quelle lacrime che continuano ad inumidire le maniche della mia veste, in
cui tento di nascondermi. Soffoco il barlume
della candela con il mio respiro straziato, quando invece avrei tanto bisogno
di luce.