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Autore: ExsulMentis    09/11/2009    1 recensioni
Amici fin dalla nascita, Lee & Kathleen, per arrivare nel mondo degli adulti dovranno affrontare molte difficoltà. Ecco come si diventa grandi.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6 Le mani cingevano la sua pancia, circondandolo da dietro. Si teneva stretta a lui approfittando della la paura di cadere. Il vento le passava tra i lunghi capelli scompigliandoglieli. Gli occhi chiusi sia per la folle velocità dello scooter sia per assaporare quei momenti accanto a lui, senza che capisse qualcosa. Respirò il fugace profumo della sua pelle. S’inebriò della sua semplicità. La fantasia le volava veloce tra le nuvole di quel cielo non abituato a quel sole splendente. “bambolina! Bambolina? Ohu! Kathleen… SIAMO ARRIVATI!” lei aprì gli occhi e si ritrovò sotto quella che non era casa sua. “ma perché siamo venuti qua?” “ti va di mangiare da me?” “HAI ANCORA FAME? Ci siamo divorati un’intera vaschetta di gelato alla fragola!” “ooooh… ma smettila con sta storia della dieta!” “ma quale dieta e dieta!!! Qui si tratta di non aver fame!“ “si, ma io ce l’ho e voglio mangiare!“ Kathleen strabuzzò gli occhi stupita. Ormai ci doveva essere abituata, ed invece ogni volta era come se fosse la prima. Entrarono in casa e la trovarono vuota. “ma come fai ad avvertire i tuoi che non torni per pranzo?“ “io sono previdente! Sapevo che saremmo finiti qui…così l’ho scritto sul biglietto che gli ho lasciato sul tavolo!“ “perspicace la ragazza!“ e rise. “vai a scegliere un film da vedere…“ “ma quando li hai presi?” “ieri dopo la scuola! Ne ho presi un paio…vedi quello che ti garba!” “che mi garba?“ “eee…si, dai…ho avuto un attimo di Kathleenite!“ “cretino!!!“ e gli tirò un cuscino che aveva preso da un divano. Lee si scansò ma quello andò a finire dentro la padella sul fuoco. “ops! Che stavi preparando?” chiese piano. “la pasta fritta!“ “andavi sul leggero, eh?” “mi sa che non andrò nemmeno su quello…mo la mamma ci ammazza!” “ti ammazza! Il figlio sei tu…e la tua responsabilità è tua, mica mia!” disse ridendo e scappando in camera di Lee. “E NON CE L’HAI LA RESPONSABILITA’ DELLE TUE AZIONI?” le urlò dietro, ma quella aveva già chiuso la porta della camera. Dopo un quartod'ora, Lee entrando nella sua stanza con un piatto fumante di pasta fritta in mano e la bocca piena, trovò Kathleen chinata verso la pila dei VHS che aveva affittato. Questo Lee se lo poteva permettere perchè il commesso che lavorava in quel negozio era un suo amico. “ahola? che hjai sheto?” biascicò. “coooosa?” Lee inghiottì e ripeté. “ho detto: allora? che hai scelto?” “aaah! che ne dici di: “Non aprite quella porta”? eh?” “ma perchè horror?” “tu scemo che l'hai preso!!!” “non l'ho fatto apposta! Era nel mucchio e adesso te lo ritrovi per caso tra le mani!” “che sia il caso o meno a proporci questo film m’importa poco... ci vediamo questo si o no?” “e va bene...” si rassegnò. Quel film lo intimoriva un pochino, ma non voleva darlo a vedere. Non voleva che l’amica pensasse che fosse un fifone! Infilò la cassetta nel videoregistratore e mentre il film iniziava si sedette sul letto accanto a Lee. Durante la visione Kathleen se la rideva sotto i baffi che non aveva. A lei gli horror piacevano, ma sapeva che Lee non ne era un patito. Sapeva che era tutto orgoglio maschile: non voleva dare a vedere che aveva paura! Lo sentiva sospirare ad ogni scena. La protagonista si trovava all’inizio di un corridoio di una casa apparentemente abbandonata. In fondo a questo c’era una porta verde, vecchia e consumata dal tempo. La ragazza, che cercava i suoi amici scomparsi, avanzava lenta verso la porta, spaventata da ciò che avrebbe potuto rivelare. Timorosa e senza fretta, appoggiò la mano sudata e biancastra sulla maniglia arrugginita e la spinse verso terra. “E VOI CHE CI FATE QUA?“ la loro porta s’aprì di scatto e nella stanza apparve una donna bionda, sui trentacinque anni. Lee fece un salto spettacolare e finì sul freddo pavimento. “ah… buonasera! Ci stavamo vedendo un film! Spero di non esserle di disturbo!“ disse cortese. “ma che disturbo e disturbo! E ti prego…non darmi più del lei! Mi fa sentire vecchia…ma dov’è Lee?“ questo sbucò da sotto il letto. “MAMMA! MI HAI FATTO PRENDERE UN ACCIDENTI! NON LO FARE PIU’!“ disse tutto arrabbiato. “ma che ci facevi sotto al letto?” disse guardando suo figlio come se fosse un pazzo maniaco. “niente…stavamo solo vedendo un film dell’orrore!“ la donna capì e si misero a ridere insieme. “EHI! PERCHÈ RIDETE? IO NON HO PAURA DI NIENTE E DI NESSUNO!“ e alzandosi da terra si spazzò i vestiti impolverati. “ah si? E i ragni dove li mettiamo?“ gli chiese ridendo ancora sua mamma. “quelli lasciali dove stanno!“ disse provando ribrezzo al solo pensiero. Kathleen rimase anche per la cena. La ragazza aveva gentilmente rifiutato la proposta, per il pensiero che la sua di mamma si sarebbe sicuramente preoccupata; ma Sheila insistette tanto al punto che per Kathleen fu impossibile dire di no. Verso le dieci e mezza Lee si prodigò per l’amica e la riaccompagnò con lo scooter. Non le avrebbe mai permesso di tornare a casa a quell’ora, per quelle strade e sapendo che tipo di gente le frequentava. Per i due arrivò il momento di salutarsi. “eccoci qui!“ disse Lee. “eccoci qui!” ripeté lei. Indecisi sul da farsi si scrutavano. Lee le guardava le labbra. Cercava di trattenersi, ma la voglia era davvero tanta e non ce la faceva a rimanere indifferente verso quel sentimento che provava ormai da tempo. Lei sperava in un suo gesto che sognava tutte le notti, ma sapeva che non si sarebbe mai realizzato. Sapeva che per Lee era più importante l’amicizia che quell’affetto speciale che provava lei e che lui sicuramente non ricambiava. Quel sentimento che le rosicchiava dolorosamente il cuore. “allora ci vediamo domani!“ azzardò lui. “certo! Grazie di tutto…buona notte!“ gli rispose con un ampio e smagliante sorriso. A Lee quella reazione fece male, ma non poté far altro che guardarla allontanarsi e salire i gradini di casa sua mentre gli faceva “ciao“ con la mano. Alzò un braccio e contraccambiò il saluto. “prego…e buona notte anche a te amore mio!“ sussurrò debolmente e muovendo a malapena le labbra. Emise un suono talmente fievole e impercettibile che avrebbe fatto fatica a sentirlo chiunque che gli fosse stato accanto in quel momento, figuriamoci Kathleen che stava a metri di distanza. Eppure quelle cinque lettere gliele avrebbe volute gridare e non semplicemente dire. “TI AMO!” bisbigliò nuovamente. Ma non assecondò il cuore. Non lo fece. Inconsapevole che quella scelta aveva mutato per sempre i loro destini.
  
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