Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Ulissae    09/11/2009    2 recensioni
Quinta classificata al contest "lettere dalla guerra" indetto da C.o.S.
[one shot Hagrid / Lily (L)]
Hagrid capì che forse nei ricordi si esiste, ma non si può vivere.
Eppure, ogni tanto, vale la pena di farlo, di esistere, e basta.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Autore:
  Ulissae
Titolo storia:  Imperfetto
Avvertimenti:  one-shot
Generi:  romantico, triste, malinconico
Personaggi : Rubeus Hagrid, Lily Evans
Note: la storia doveva narrare del ritrovamente di alcune lettere scritte durante un periodo di guerra. Nella versione originale, quella partecipante al contest, le lettere non potevano essere in corsivo. Qui, per estetica, le ho riportate in questo modo.

Imperfetto


Thor amava rimanere al caldo della piccola capanna del suo padrone, infondeva una tale serenità lo stare là, accanto al fuoco scoppiettante, il fischio leggero della teiera, che la sola idea di spostarsi lo rendeva scontroso.
Così, quando Hagrid, agitato per la sentenza di Fierobecco, gli pesò la coda, senza volerlo -ma lo fece-, ringhiò scocciato e si alzò, sempre guardando male il suo coinquilino, cercando un posto più adatto al suo allegro e dolce far niente.
Notò che il caro e vecchio patchwork penzolava dal letto sfatto, così gli sembrò impossibile non prenderlo, afferrandolo tra i denti e trascinandolo fin sotto al tavolo.
Accucciandosi soddisfatto chiuse gli occhi e si rese conto che niente, in quel momento, sarebbe potuto andare meglio.
Tutto questo finché le urla di Hagrid non lo risvegliarono.

Completamente furioso per il comportamento del povero cane, il gigante strattonò da sotto di lui la coperta, mugugnandogli qualcosa contro e dopo averla sbatacchiata per bene la ristese sul letto, sospirando.
-Thor, non mettertici anche tu! Che Fierobecco già ci basta!- sbottò, affondando il viso paonazzo nelle mani enormi.
Guaendo e con la coda tra le gambe, il mastino si mise sotto il letto, tremando per lo scatto improvviso del padrone; questi, sospirando si mise a quattro zampe, piuttosto impacciato e ingombrante, cercando di riprendere quel fifone del suo cane.
-Oh, cane vigliacco! Giornataccia quella in cui ti ho preso con me!-
In verità Hagrid non intendeva veramente quelle parole, non le avrebbe mai volute dire per la verità, ma la rabbia e la paura in quel momento lo facevano sparlare.
Allungò la mano sotto il letto, cercando di riprendere Thor per il collare, ma qualcos'altro sfiorò le sue dita rovinate e tozze; qualcosa che doveva rimanere lì, al buio, tra la polvere, ma che, contro la volontà stessa di Hagrid, era improvvisamente riaffiorata.
Della carta, consunta e giallastra, macchiata di rosso e di nero, che quando venne smossa provocò lo  spostamento di mille acari, giaceva da anni lì, sotto l'enorme letto sfondato, scordata.
O forse no?
O forse quella carta, quelle lettere, per la precisione, non erano mai state dimenticate? Anzi, erano rimaste sempre nella mente dell'uomo, indelebili, più dell'inchiostro con le quali erano state scritte, ormai quasi invisibile.
Sconvolto, Hag, le guardava, liberandole dal laccetto di corda che le teneva insieme, lasciandole sparpagliare a terra, mentre si sedeva più comodo su una sedia là vicino, troppo scosso per pensare ad altro.
Era assurdo pensare che quelle cose fossero tornare. Erano fantasmi; e lo sanno tutti che i fantasmi non portano mai del bene.
Non aveva il coraggio di aprirle, lui, l'allevatore di ragni cannibali e giganteschi, mostri di ogni specie!, non aveva il coraggio di rileggere quelle poche e misere parole.
Per la vergogna di quella grafia scomposta e incerta?
Per paura di ritrovare qualche errore?
Oppure, era semplice timore, timore del passato, dei ricordi.
Ma la cosa bella dei ricordi, quelli dolorosi, asfissianti, opprimenti, è proprio questo: l'essere indispensabili. Non si può vivere senza, si vive con. Si vive con il ricordo, lo si assorbe, magari tentando di nasconderlo, però, si sa, alla fine tornano sempre.
Proprio come quelle lettere. E quando tornano, noi? Noi cosa facciamo?
Quello che fece Hagrid: riprendiamo a viverli.

Aprì le lettere, lo fece con poca grazia, ne strappò perfino una; quando spiegò la prima iniziò a leggere, iniziò a vivere, di nuovo.

Lily, scrivere lettere è difficile, non so neanche cosa scrivere, se devo essere sincero.
Per esempio, se ci arrivasse alla sera, che ci scrivo? “Buongiorno Lily”? Ma se ci arriva alla mattina? Quindi ti devo scrivere “ciao”.
Ma sì; ciao Lily.
Che poi mi ci chiedo: cosa ci devo scrivere in una lettera? Non so, Lily, è che qualche giorno fa stavo pensando, e mi ci sono detto: “ e a chi ce lo dico?”; così ho scritto a te.
Insomma, dicevo, lo sai che sono andato in missione con Sirius, stavamo in un postaccio, malfamato, io ero tutto agitato, ci pensi! Lui, invece, rideva. Lo fa sempre, è vero, ma in quel momento, santo Merlino, mi sembrava assurdo. Lui, rideva.
Non ci ho detto niente, me ne sono stato zitto, anche perché parlare là era pericoloso.
Lo sai anche tu, poi, cosa è successo: ci hanno beccato. Così Black ha iniziato a combattere. C'aveva la bacchetta che sembrava viva!
In quel momento, io mi sentivo morto.

Qua la lettera era raggrinzita, enormi macchie sporcavano tutta la pagina, ma là, proprio là, c'erano altri tipi di macchie: erano macchie di tristezza. Delle lacrime, ormai secche, ormai versate, che avevano allargato l'inchiostro, deformandolo. Il tempo, poi, aveva agito e aveva distrutto gli ultimi residui di scrittura, rendendo la pagina pulita. Riprendeva più avanti, le parole confuse e ingarbugliate.

Non potevo fare niente, quello continuava e io non facevo niente. Non potevo. È strano... e... brutto, Lily.
Ma forse sono solo stanco, questi giorni sono senza fine; non arriva mai il tramonto e quando c'è la luna ci chiediamo quando spunterà il sole. Forse dobbiamo solo aspettare che tutto finisca. Già, forse è solo questo.

La firma scribacchiata velocemente concludeva la lettera, salutando velocemente la donna.
Sapete, ora, Hagrid, proprio come quella notte, rifletté sul perché proprio lei fosse la destinataria. Perché lei e non altri. Sorrise, non trovando una risposta razionale, neanche quella volta.
Fece scorrere altre lettere, finché non ne trovò una abbastanza leggibile.

Lily, ormai ci ho preso gusto. Scrivo e non le spedisco. È stupido, però a qualcosa serve, non saprei dire cosa, ma ogni volta che butto giù qualche riga mi ci sento meglio, e pensare che non mi è mai piaciuto scrivere.
Ieri i Paciock ci hanno quasi rimesso la pelle e forse ora stanno peggio; così ci ho pensato su. Lo so, è strano... pensare così tanto; solitamente non lo faccio, non l'ho mai fatto, ma questa pressione, questa... paura, mi fa pensare, mi ci fa riflettere.
Mentre aspettavamo fuori dal San Mugo mi sono domandato perché viviamo? Insomma, perché stiamo qua, su questo posto di schifo, dove si ammazzano tutti, dove ci sono orfani, vedove, vedovi. Perché?
Ci abbiamo una meta? Forse tu, forse James, forse il Signor Silente. Ma io?
Io, una volta finito tutto? Cosa ci faccio qua? Ora con la guerra io, in qualche modo, anche se piccolo, eh, ma un poco faccio. Un poco servo.
Non lo so Lily, faccio brutti pensieri ultimamente; sarà che è tutto in subbuglio, sarà che è tutto cupo, eppure penso... e non mi piace quello che penso.
Ora dovrei spedirtela questa lettera, già. Dovrei scrivere il tuo nome sopra la busta e farti leggere tutto questo (se il gufo arriva a destinazione), ma credo che non lo farò. Te lo giuro Lily, un'altra volta, non oggi. Oggi sono stanco.

Quella promessa, ormai, era un rito. Ogni lettera ne riportava una, sempre uguale, sempre infranta.
Il gigante sospirò, ne aveva abbastanza di questi ricordi, di questi macigni; voleva farli tornare nuovamente da dove erano venuti. In fondo ad un letto, ecco dove dovevano stare. Fece per raggrupparle tutte, di nuovo, ma ecco, eccola là, l'unica lettera che era stata consegnata, sporca di bianco e rosso, calce e sangue, sporca di distruzione.
Aprire ricordi del genere, a volte, significa morire.

Questa, Lily, mi sono deciso! Te la spedisco, anzi, te la porto io! Così ci faccio visita pure al piccolo Harry e gli ci porto pure due caramelle.
Sai, questi giorni mi sto riprendendo, la ferita al braccio destro dell'altra settimana rinizia a guarire, brucia di meno;e Silente mi ha detto che stiamo agli sgoccioli, pensa che Lui abbia paura. Di cosa non lo so, eh, però il fatto che abbia paura è già qualcosa, no?
Volevo dirti che … sto meglio, sì, tutto qui. Solo dirti che sto meglio, che la guerra un po' sembra andata via, non dico del tutto, eh; però un po' sì. È come quando lavi un pavimento sporco: ci devi dare sempre due passate, però già la prima è qualcosa.
Questa è una lettera stupida, Lily, però è sempre una lettera e te la voglio dare, insieme a tutte le altre; magari un giorno ce le leggi a Harry! Così ci facciamo due risate.
Tuo,
Hagrid.

Non voleva più leggere, non c'era più niente da leggere. Nulla. Era tutto scomparso.
Se la ricordava bene quella notte, alla perfezione, cercava di sgusciare via tra i bambini vestiti da mostri e da streghe, tra i genitori allegri che lo guardavano stranito, mentre i loro figli gli lanciavano occhiate ammirate. Aveva superato tutto, lui e il suo fedele pacco di lettere, ed aveva raggiunto la casa.
Una casa non casa, ormai. Solo macerie, misere macerie. Si ricordò come lasciò cadere la lettera a terra, accanto alla mano di James, che sbucava tra le pareti infrante, i mobili distrutti, la vide tingersi un poco di rosso.
Poi li aveva sentiti, chiari, due pianti: quello di un bambino e quello di uomo. Si era avvicinato veloce, ricordava ancora il rumore dei calcinacci rompersi, ancora di più, sotto il suo peso; vide l'uomo, Sirius, alzare lo sguardo, fissarlo e singhiozzare.
Nient'altro.
Si era alzato e se ne era andato, dicendo soltanto che la moto era sua.
Il bambino ancora a terra, come piangeva!
Lo aveva preso in braccio a disagio, avvolgendolo con la sua sciarpa grezza. Poi si era guardato intorno, le lacrime, grosse ed enormi, sfiorargli le guance rosse e tremanti; non c'era nessuno.
Non aveva fatto altro, si era messo in sella alla moto ed era partito.
La lettera ancora là, tra le macerie.
Solo giorni dopo era andato a recuperarla, scosso dai singhiozzi.
Delicatamente l'aveva riposta nella tasca più grande del suo cappotto e se ne era andato.

In quel momento le stesse lacrime continuavano a scendere dalle stesse guance, bagnando le stesse parole, sullo stesso foglio.
Il fuoco si era spento, poco alla volta, ed era scesa la notte.
Thor si era accucciato vicino al focolare, dormiente, e lui decise di richiudere tutto, velocemente, ma con cura, e lo ripose sotto al letto, con un sospiro.
Hagrid capì che forse nei ricordi si esiste, ma non si può vivere.
Eppure, ogni tanto, vale la pena di farlo, di esistere, e basta.




Angolo autrice:
sì, poiché sono scema -e anche molto- questi due sono la mia coppia preferita (dopo Hermione e Cedric, ovviamente). Esatto. Li adoro. Diciamo anche che tendo ad accoppiare Lily con qualsivoglia caso umano del mondo magico e non.
However, è la prima storia seria che scrivo su Hp ed è stata difficile, già Mi ha spremuta! Ma il risultato finale mi è piaciuto. Spero si sia capito che nelle lettere e nei dialoghi il parlato di Hagrid sia volutamente errato,  dopo averlo letto in inglese! >.< Dio, quando è sgrammaticato!
Comunque, la fanfictio si è classificata 5° al contest Lettere dalla guerra; indetto da Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight since 01.06.08 }

Riporto i giudizi a cura di shari-chan

1. Lessico; grammatica: a) correttezza verbale - b) punteggiatura: 6.75
Il lessico usato nei dialoghi risulta inadatto ad Hagrid, mentre quello delle lettere è ben scelto e, insieme al contenuto delle stesse, caratterizza la figura di Hagrid. Sono presenti alcune ripetizioni di stessi termini e di parole con la medesima radice, come “veramente” e “verità”. In un periodo, inoltre, manca anche un verbo, esclusa questa piccola svista i verbi sono generalmente corretti, così come la punteggiatura.

2. Trama e originalità: 7
La trama è sicuramente originale anche per i personaggi messi in campo, sia per il modo in cui è caratterizzata e resa la figura di Hagrid. Devo però ammettere di non aver apprezzato il fatto che il nome del Guardiacaccia sia stato abbreviato ad “Hag”, senza un motivo plausibile, poiché non si trattata di un nomignolo (cosa che sarebbe stata più inquietante, che simpatica) usato in un dialogo, né di un modo per evitare una ripetizione. A parte qualche affermazione eccessiva per Hagrid (nonostante lo stato in cui doveva trovarsi) il personaggio è, sostanzialmente IC e ben reso. Inoltre l’autrice ha il vizio di rendere il narratore onnisciente e di farlo intervenire nella storia, cosa che, a volte, può risultare più come un elemento di disturbo che come un fatto positivo.

3. Svolgimento della lettera e aderenza agli obblighi: 7
Come già detto in precedenza, anche qui c’è un cambio d’impaginazione quando vengono introdotte le missive, cosa che non ho apprezzato, ma neanche penalizzato. Come ho già detto sia il lessico che il contenuto e l’impostazione della lettera sono caratteristici e danno spessore al personaggio di Hagrid, che in questa storia è approfondito come raramente l’ho trovato nel mondo delle fanfiction.

Totale: 20.75/30


Au revoir *O*
Tanto AMMMMOre a tutti voi

Notizia inutile: ho perso il mio segnalibro preferito ._.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ulissae