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Autore: Ayumi Yoshida    10/11/2009    4 recensioni
"Non ti bastava torturarmi quando eri in vita, dovevi anche ritornare da morto?”
Stava vivendo una situazione ridicola: Jiraiya era deceduto un mese prima, ma in quel momento se ne stava in piedi davanti a lei, una mano posata sul tavolino che li separava, la figura slanciata riflessa nell’ elegante bottiglia di sakè vuota per metà da cui Tsunade si era servita per tutta la sera.

[ Terza classificata e vincitrice del premio 'Bimba_Chic_Aiko' al "Ghost contest" di Lirin_chan, Rota23 e Bimba_Chic_Aiko ]
Genere: Dark, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jiraya, Tsunade | Coppie: Jiraya/Tsunade
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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A tutte le persone della mia vita. Vi voglio bene.









 

Everything’s made to be broken


And I'd give up forever to touch you
'Cause I know that you feel me somehow
You're the closest to heaven that I'll ever be
And I don't want to go home right now

“Non eri giù all’Inferno, eh?”
Il suo tono di voce era piatto, mortale. Si percepiva benissimo che aveva bevuto, e anche tanto. Lo dimostrava il fatto che non sembrava per niente sorpresa dal trovarselo davanti. Jiraiya ghignò amaramente, scuotendo la testa: gli eventi da poco trascorsi non l’avevano segnata affatto.
Illuso, come hai potuto credere di essere stato qualcosa per lei?
 “La mia vita non è stata poi così esemplare, ma sono più in alto di dove tu credi” rivelò trattenendo a stento il sarcasmo, sforzo inutile, tanto lei non l’avrebbe comunque colto.
Tsunade sbatté le palpebre senza mostrare alcun interesse.
“Buon per te. Cosa ci fai qui?”
Lo sguardo dell’uomo si offuscò di malinconia.
“Sono solo di passaggio. Non ti fa piacere che io sia venuto a salutarti?”
“No” fu la solita risposta priva di tono. Le dita della donna si strinsero più forte intorno al bicchierino di sakè e il vetro tintinnò contro le sue unghie perfettamente laccate. Qualcosa vibrò nei suoi occhi, forse le iridi ambrate, e le lunghe ciglia si incontrarono. Tra le sopracciglia sottili non si formò alcuna ruga.
“Non ti bastava torturarmi quando eri in vita, dovevi anche ritornare da morto?”
Stava vivendo una situazione ridicola: Jiraiya era deceduto un mese prima, ma in quel momento se ne stava in piedi davanti a lei, una mano posata sul tavolino che li separava, la figura slanciata riflessa nell’elegante bottiglia di sakè vuota per metà da cui Tsunade si era servita per tutta la sera.
L’uomo sorrise, ironico.
“Non era mia intenzione disturbarti, ti chiedo scusa. Volevo solo vedere come stavi.”
“Come vuoi che stia, i problemi aumentano di giorno in giorno.”
Così dicendo, la donna mosse la testa nella sua direzione e riaprì gli occhi. Poi prese a scrutarlo: sembrava uguale a quando l’aveva visto per l’ultima volta al suo funerale, disteso in un feretro scuro, portava ancora la divisa da ninja che gli avevano fatto indossare per il suo addio. I suoi occhi, però, erano luce accecante, così vivi
“Ma sei un fantasma?” gli domandò allora, smarrita. Non che le interessasse molto, ma quella situazione era così surreale da far desiderare in quel momento persino a lei, per niente lucida e pronta a comprendere ciò che le stava accadendo intorno, una spiegazione abbastanza convincente.
Jiraiya la guardò per un attimo e sospirò: “Suppongo di sì, altrimenti non sarei qui, no?”
“Giusto” assentì Tsunade senza attenzione. Si portò il bicchiere alle labbra e sorseggiò altro sakè. Le labbra presero a bruciarle. “Pensavo che con la morte un po’ si cambiasse.” continuò a fatica per via del fuoco che le ardeva la gola, trafiggendolo con iridi diffidenti da sotto le palpebre socchiuse, sbattendo lievemente le ciglia.
Lo stomaco di Jiraiya sussultò intimamente, ma l’uomo non batté ciglio.
“Lo credevo anch’io, ma sembra che non sia così.”
Altrimenti come spiegheresti il fatto che io sia di nuovo qui solo per vederti? Come il fatto che i tuoi occhi ancora mi muovono?
“Jiraiya, allora? Non mi hai ancora detto il vero motivo per cui sei qui." disse nuovamente la donna. Chiudere quell’affare in fretta era la sua intenzione: voleva continuare a godersi il sakè da sola, avvolta dal silenzio, dall’oscurità. Voleva sentirlo scivolare lentamente lungo la gola e bruciarle la voce fino a renderla muta, fino a farla cadere nell’abbandono, fino a farla sentire alienata da ciò che del mondo era rimasto.
Jiraiya sospirò e replicò: “Te l’ho detto, volevo solo vedere come ti andavano le cose.”
La sua mano scivolò lentamente verso quella della donna, ancora salda attorno al bicchierino di sakè. Avrebbe desiderato sfiorarla piano, come mai aveva fatto in tutta la sua vita, ma ella proruppe improvvisamente, quasi urlando, imperiosa: “Bene, mi hai visto, ora puoi andare. Buon ritorno.”
Era un ordine.
I suoi occhi erano fissi sul muro di fronte, vuoti, e non sembravano avere la minima intenzione di posarsi su quelli di Jiraiya. Un sorriso morì sul volto dell’uomo, evaporando in un attimo come rugiada appena sfiorata dal sole cocente. Il palmo della mano fu richiuso prontamente.
E’ vero, ti ho vista, ma non voglio che questa sia l’ultima volta da viva.
Tsunade continuava a fissare la parete bianca come se si trovasse già da sola nella stanza; Jiraiya allora si voltò, il passo pesante e gli occhi bui, e giunse alla porta. Il suo cuore si fracassò sul pavimento prima di mormorare alcune parole, lo scheletro pallido del suo ultimo sentimento umano in frantumi già dalla sua infanzia.
“Tsunade, tra poco mi raggiungerai.”
“Tutti moriamo, prima o poi.”
Non è lei che parla, non è lei che parla, non è lei che parla… La sua voce è così vuota

“Allora ci vediamo all’Inferno, Jiraiya. Ti porterò un fiore.”

 

And all I can taste is this moment
And all I can breathe is your life
'Cause sooner or later it's over
I just don't want to miss you tonight

(Iris – Goo Goo Dolls)

 

 

Note dell’autrice (11/10/09): Questa fic si colloca temporalmente in un momento imprecisato dell’arco di tempo che va dalla morte di Jiraiya all’attacco di Pain a Konoha, in cui Tsunade è stata ferita gravemente.
E’ una fic parecchio strana, soprattutto per me che l’ho scritta, perché mi sono rifatta a diverse concezioni della letteratura medievale per quanto riguarda la descrizione del fantasma da me scelto e dei riferimenti al mondo ultraterreno e perché ho usato una stile piuttosto costruito che mi affascina molto. La mia “fonte” è stata – come avrebbe potuto non esserlo dato che si parla di opere medievali? - la Divina Commedia di Dante. Ci sono, infatti, diversi richiami nel testo alla narrazione del grande poeta, come ad esempio il fatto che Jiraiya riveli di non essere all’Inferno come Tsunade immaginava (lo stesso che accade con Manfredi di Federico II), oppure “gli occhi che muovono una persona” (con il riferimento alla situazione che Virgilio e Dante vivono con Catone l’Uticense parlando di sua moglie Marzia, uno dei miei episodi preferiti dell’opera). Ovviamente, se Dante venisse a conoscenza di ciò sono sicuro che si opporrebbe in tutti i modi – e come dargli torto? XD -, ma ho voluto comunque basarmi sulla sua opera per stendere questa breve storia, perché la considero la base della letteratura italiana.
L’unica cosa che non sarebbe mai potuta accadere, secondo Dante, è quella di un morto che ritorna sulla Terra, ma è proprio questo il centro della storia: le sofferenze di un’anima ultraterrena che conosce il futuro (riferimento agli Epicurei, che, allo stesso modo, conoscono il futuro) e che vuole rivedere la donna che ha per sempre amato.
Per tutta questa drammaticità devo soltanto ringraziare gli animatori che si occupano di Naruto Shippuuden, che con le ultime puntate mi hanno fatto versare più lacrime che in tutta la mia vita. Spero di aver mantenuto i personaggi IC, è questo il mio maggior desiderio, e spero che la storia possa piacervi almeno un po’. Ci ho messo davvero l’anima nello scriverla,nonostante sia nata tra un momento di pausa di studio e l’altro.
Per la prima volta ho utilizzato un narratore regresso, che vede la situazione dagli occhi di un personaggio; spero di aver saputo gestire la situazione in modo decente! Le strofe della canzone che si trovano all’inizio e alla conclusione della fic, nonché il titolo, appartengo alla splendida canzone “Iris” dei Goo Goo Dolls, perfetta per la situazione che è trattata nella fic e così evocativa da avermi ispirata durante tutta la sua stesura. Il fiore di cui Tsunade parla alla fine della fic, infatti, è proprio un riferimento al titolo della canzone. Il titolo della fic, infine, si riferisce alla frase finale di Tsunade, “Tutti moriamo, prima o poi.” La Sannin alla fine dice che incontrerà Jiraiya nuovamente all’Inferno perché non crede che egli sia davvero “più in alto” come lui sostiene (nella montagna del Purgatorio). XD Questo è tutto!


Note dell'autrice (10/11/09): La storia che avete appena letto si è classificata terza al "Ghost contest" di Lirin chan, Rota23 e la carissima Aly, con premio "Bimba_Chic_Aiko". E' inutile dire che sono felicissima, e che non mi aspettavo di poter arrivare sul podio su questa storia. Non perché non mi sia impegnata nello scriverla, ma perchè è un po'... strana. Però, si sa, io sono un amante delle cose strane. Spero che possa essere piaciuta almeno un po', c'è il mio cuore in queste parole. Spero vorrete lasciarmi un parere.
Ne approfitto per fare i miei più vivi complimenti alle altre partecipanti, non vedo l'ora di poter leggere le vostre fic! *_*
Un grazie enorme va, infine, alla mia Katia - Rinalamisteriosa - per aver betato la fic. Ti voglio un mondo di bene. 

Alla prossima!
Ayumi


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Questo bennerino è stato fatto da Lirin. Grazie mille, è bellissimo! *_*


   
 
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