Nessuno mi conosce
personalmente, ma tutti sanno che esisto. Sono sempre esistita, fin
dagli albori della terra. Quando le forme di vita ancora non avevano
messo piede (o zampa) su questo pianeta. Penso di essere proprio legata
alla terra, io nasco insieme a lei e, insieme a lei, probabilmente me
ne andrò. Le creature di un tempo mi adoravano e mi
ammiravano. Da qualche millennio a questa parte invece c'è
ostilità nei miei confronti. Questo arriva soprattutto dagli
umani. Mi temono, mi giudicano e certe volte mi respingono, ma la cosa
peggiore di tutte è che cercano di spiegarmi. Io non posso
essere spiegata! Sono un'essenza, un'emozione chiamatemi come volete,
ma non cercate mai di spiegarmi. Gli umani mi chiamano "amore", non so
esattamente cosa voglia dire questa parola, però mi piace.
Da qualche tempo a questa parte ho notato che gli umani mi
incuriosiscono. Hanno uno strano concetto di me stessa. Io non vado a
casaccio quando scelgo due o più soggetti da inebriare.
Ascolto e studio delle creature che possono avere delle auree emotive
simili tra di loro e provo a dare una scintilla che li porti a
scambiarsi emozioni. Il resto devono farlo loro, da soli. Ci sono
sempre riuscita con gli animali e le piante. Gli umani invece.. sono
davvero una strana razza. Quando la terra era abitata dagli elfi della
foresta era tutto più facile. Loro in quanto razza
sopraffina erano a conoscenza della mia esistenza come
entità. Potevano addirittura vedermi. Invece gli umani sono
talmente stupidi da ripudiarmi e a volte lasciare spazio a sentimenti
più facili da provare, come l'odio e la voglia di potere.
Chiunque mi abbia creato ha dovuto creare anche il mio contrario
perché in natura è normale che sia
così. Io non riesco a vedere l'odio, come lui non riesce a
vedere me. Siamo due cose inversamente proporzionali e mai potremmo
incontrarci.
Qualche giorno fa mi
successe una cosa strana. Stavo sorvolando una zona della terra che gli
umani chiamano "Scozia". Vicino ad una località chiamata
"Balbeg". Atterrai dolcemente sulla sponda del lago. C'erano state
tantissime persone che sostenevano di aver visto al suo interno una
strana creatura. Io sapevo che quella creatura era un'altra
entità come me. Solo che la gente parlava di lui come di un
"mostro" e allora mi chiedevo anche io come potesse essere il mio
aspetto. A volte stavo ad ascoltare le persone che descrivevano la
creatura e provavo ad immaginare. Rispetto a loro era enorme e io non
credevo di essere così grande.
Era notte fonda sulle
rive del lago. Passeggiavo guardando l'acqua che rifletteva i raggi
della luna. All'improvviso vidi un giovane uomo seduto su una panchina
e mi soffermai davanti a lui. Lo scrutai bene, ero davvero incuriosita.
Faceva degli strani sussulti e fiumi d'acqua sgorgavano dai suoi occhi.
Lui si destò quasi come avesse sentito qualcosa o qualcuno
che non potevo essere io; in quanto umano, non poteva vedermi. Io lo
guardai intensamente, era davvero un bel ragazzo, per quanto ne sappia
io di bellezza. Mi aveva colpito molto il suo viso con quei lineamenti
dolci e molto simmetrici. In quel momento sembrava stesse guardando
nella mia direzione.
"E tu chi sei?"
esclamò.
Io mi girai, volevo
vedere con chi stava parlando.
"Perché ti
giri? Guarda che sto parlando con te.."
Sgranai gli occhi, e
respirai profondamente, poi, provai a parlare.
"Dici a me?"
"Certo, e chi se no?
Siamo solo io e te qui! Come ti chiami?"
Non sapevo cosa dire,
era la prima volta che mi succedeva di poter parlare con qualcuno.
Utilizzai il nome dell'ultima persona che avevo inebriato e, dato che
lui era un uomo, scelsi un nome da donna.
"Sono Kayla, e tu?"
"Io sono Mark, piacere"
e così dicendo distese il braccio protraendomi la sua mano.
Cosa potevo fare adesso? Gli umani non potevano vedermi ne toccarmi,
cosa sarebbe successo se la sua mano avesse attraversato la mia?
Sarebbe scappato urlando di aver visto un fantasma? Dovevo inventare
una scusa.
"Scusami ma ho le mani
sporche"
Lui mi guardò
sospettosamente, ma ritrasse la mano e non fece altre domande a
riguardo.
"Ti sei fermata
perché piangevo?"
"Piangevi?"
Il
suo sguardo si posò vicino alle sue scarpe, una lacrima
uscì dal suo occhio e andò ad infrangersi contro
la terra. Nell'istante in cui la lacrima si infranse sul suolo formando
migliaia di gocce più piccole di lei, alzò lo
sguardo. I suoi occhi erano spenti, gonfi e umidi. Vedevo un misto di
rabbia e dolore nella sua anima. Nonostante tutto, quel minimo di
coraggio che aveva in quel momento prese il sopravvento e mi
parlò.
"Si
piangevo, ho avuto un grave lutto la scorsa settimana e ultimamente
passo la notte in riva al lago a pensare.."
"Mi dispiace.."
"Non preoccuparti, mia
moglie è morta, ma rimarrà per sempre nel mio
cuore. Per sempre!"
"Hai perso la moglie?
Quanti anni aveva?"
"Trentadue.. ed era..
incinta.." una lacrima rigò nuovamente il suo bel viso e
lui, prontamente, la asciugò con il palmo della mano.
Non sapevo
più cosa dire. Un umano che riusciva a vedermi e sentirmi.
Era davvero una cosa strana. Gli elfi, nella loro era, erano a
conoscenza di ciò che sono ma non potevano parlare con me.
"A cosa stai pensando
Kayla?"
"Oh.. niente, stavo
solo.. ecco.. scusami ma devo scappare!" La paura si
impadronì di me. Tutti quei sentimenti che non avevo mai
provato, adesso c'erano, li potevo sentire dentro di me. Ma
perché stava accadendo tutto ciò?
"D'accordo. Senti, se
vuoi, io domani sera alla stessa ora sono qui. Magari scambiamo due
chiacchiere, ti va?"
"V-va bene, vedo che
posso fare, ok?"
"Ci conto!"
Mi sorrise. La tristezza
che era presente nell'anima di quell'uomo era talmente grande che
potevo quasi sentirne l'odore, eppure, trovò uno spiraglio
di felicità per sorridermi, che strani esseri gli umani. Mi
girai verso il lago e vidi una donna. Sembrava una giovane donna, alta,
bionda con forme sinuose e proporzionate. Aveva un viso davvero
splendido, dalla carnagione chiara e rosea sulle guance. Indossava un
vestito bianco, lungo, di seta. Era la ragazza più bella che
avessi mai visto. Mi avvicinai e vidi che anche lei si avvicinava a me.
Si fermava quando mi fermavo io. Mi accorsi allora che mi stavo
specchiando nel lago. Era davvero incredibile. Non mi ero mai vista in
quanto entità. Non capivo cosa stesse succedendo quella
sera. L'immagine sull'acqua però stava diventando sempre
più sbiadita. Mi voltai verso Mark, vidi che si stava
allontanando. Avevo capito tutto. In presenza di quel ragazzo io
prendevo sembianze umane e provavo emozioni umane. Non poteva che
essere così, anche se, non mi sapevo spiegare il
perché. Più Mark si allontava più io
sentivo me stessa diventare più leggera, più
fredda, più vuota. Avevo provato delle emozioni e volevo
riprovarle ancora. Negli ultimi attimi in cui la mia immagine era quasi
del tutto sbiadita, provai un'ultima emozione. Si chiamava desiderio.
Era il desiderio di rivedere quella persona per poter provare ancora ad
essere un pochino umana, con tutte le imperfezioni che hanno gli umani,
con tutti i loro più brutti difetti, ma con questo grande
dono di poter provare emozioni.