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Autore: Maggie_Lullaby    12/11/2009    12 recensioni
Lexi è una sedicenne testarda e dalla lingua affilata che vive in un mondo tutto suo pieno di ideali e stili di vita.
Maggie è una ragazza timida a innocente, incapace di dire di no e di vivere tranquillamente la sua vita.
Maryl è una ventenne che aspira a una grande carriera, ma è bloccata da un padre testardo e da due sorelle che hanno bisogno di lei.
La vita di tre sorelle si mescola a quella dei Jonas Brothers
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Brothers&Sisters'
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Ehi, ragazze,

ho poco da dirvi, oggi, senonché questo capitolo è davvero, davvero triste (per lo meno per me, mi batteva il cuore a mille mentre lo scrivevo). Sono sadica e masochista o autolesionista, scegliete voi.

Vi dico solo questo oggi, ma voglio aggiungere quanto io vi sia grata per il vostro continuo sostegno morale.

Vi adoro, sul serio, mi riempite di complimenti e ogni volta, anche se alcune di voi dicono di essere ripetitive, io rimango a bocca aperta e con gli occhi lucidi di fronte ai vostri “scrivi benissimo”... Non so cosa dirvi, sono senza parole, vi posso solo urlare a distanza, con tutta la sincerità di questo mondo “grazie di cuore!!!”.

Non posso ringraziarvi una ad una, ahimè questa cosa sta capitando un po' troppo spesso, ma devo studiare un casino e oggi ho pure una partita di pallavolo...

Lo so di aver aggiornato solo lunedì, ma non so quando potrò aggiornare dato che la settimana prossima ho una verifica tutti i giorni, eccetto il mercoledì in cui vado a Torino...

Questo capitolo è dedicato a tutte quelle persone che, per un motivo o per l'altro, oggi hanno pianto. Non chiedetemi il motivo di questa mia dedica, semplicemente mi viene da dentro <3

Capitolo 35. The Concert


- Fatevelo dire, ragazzi, il vostro programma del tour fa davvero schifo – sbottò Lexi, rigirandosi fra le mani il suo telefono, guardando Joe, Kevin e Nick che le sedevano vicino. - Prima siamo andati in Europa, ora torniamo a Los Angeles, poi andiamo a fare un giro qui per gli Stati Uniti e infine andiamo in Sud America? Non era più sensato fare i contrario? No; voi dovete per forza scombussolarmi il fuso orario!

Joe alzò gli occhi al cielo e le cinse le spalle con un braccio.

Erano sul loro jet privato da mezz'ora e stavano lasciando l'Europa per partire verso gli Stati Uniti, più precisamente Los Angeles.

Paul Senior e Denise facevano avanti e indietro fra la cabina di pilotaggio e il sedile su cui era seduto Frankie, che si divertiva a giocare con la sua play station portatile.

Maggie e Maryl erano sedute poco lontano dalla sorella, la prima stava messaggiando con un suo amico di Los Angeles, mentre Maryl aveva un blocco di fogli in mano e stava disegnando mentre aspettava che l'aereo partisse e il suo ragazzo tornasse da lei.

- Lexi, dai, non mi sembra così male come programma... - commentò Nick.

Tutti avevano delle profonde occhiate sotto gli occhi, causate dal fatto che avessero dormito appena quattro ore quella notte; il concerto dei Jonas era finito più tardi del solito, e si erano alzati alle quattro per prepararsi per prendere l'aereo.

A Los Angeles si sarebbero dovuti fermare solo un paio di giorni; quel pomeriggio stesso avevano un'intervista con Seventeen e la sera il concerto. Sarebbero partiti la sera dopo, diretti per il Sud America.

- Fai come vuoi, Nicholas, io penso che ultimamente vorrei solo dormire e stare in uno Stato per almeno una settimana – sbuffò la rossa.

Il sedicenne scosse la testa.

Kevin lasciò la conversazione e si diresse verso la sua ragazza; aveva la testa china sul foglio sul quale stava disegnando da almeno una ventina di minuti, i capelli biondi che le ricadevano sul viso e gli occhiali che le scivolavano lungo il naso, costringendola spasso a doverseli aggiustare.

La fissò, felice. Da quando si erano detti 'ti amo' per la prima volta il loro rapporto, se possibile, era diventato ancora più stretto.

Se prima, anche se avevano dichiarato di stare assieme, in pubblico non si mostravano molto uniti, ultimamente era raro non vederli camminare mano nella mano, oppure stretti l'uno all'altra.

- Ehi... - sussurrò, sedendosi accanto a lei, accarezzandole i capelli.

Maryl alzò gli occhi dorati per guardarlo, poi sorrise.

- Bene – annuì. - Fra quanto si parte?

- Fra poco, immagino – disse.

Lei annuì e disegnò un ultima riga sul disegno che teneva ancora appoggiato sulle ginocchia.

- Posso vedere? - chiese Kevin, mostrando il foglio.

Maryl annuì, esitante e gli porse il foglio.

- E' uno schizzo, fa schifo... - si difese, - ma non sapevo che altro fare.

Kevin fissava il disegno ammirato.

Era un suo ritratto, un suo perfetto ritratto, che lo mostrava con un tramonto dietro di sé. Ciò che era più strano era che il disegno gli assomigliava terribilmente, Maryl aveva disegnato pure tutti i suoi nei, il ricciolo ribelle che ogni tanto gli procurava un certo fastidio, poi il paesaggio simile a quello in cui si erano detti le due parole magiche la prima volta.

Maryl guardò il suo ragazzo.

- Ti piace? - fece.

Kevin annuì, quasi senza parole.

- Sì, amore è... è bellissimo, davvero, non sapevo fossi così brava – ammise il ventunenne, rubandole un bacio.

- Grazie – vaneggiò Maryl, fingendo, poi scoppiò a ridere e appoggiò la testa sulla sua spalla.

Kevin prese ad accarezzarle i capelli e la strinse forte.

Maggie li guardò con un sorriso dolce dipinto sul viso, le piaceva vederli insieme, così come Joe e Lexi, le piaceva l'amore che c'era fra loro. L'amore che c'era anche fra Nick e lei.

Il suo cellulare vibrò e non appena lo fece calò di nuovo gli occhi su quell'oggetto che teneva fra le mani.

Era da un po' che si stava scambiando messaggi con un suo amico di Los Angeles, Luke, che aveva conosciuto facendo volontariato. L'aveva avvertito che stava tornando in città per un paio di giorni e che forse sarebbe riuscita a fare un salto all'ospedale o alla mensa dei poveri dove di solito andava ad aiutare.

Mag, senti ho appena scoperto di avere un impegno 'sta sera, Tif vuole farmi conoscere i suoi (-.-) e non posso mancare; ti prego potresti fare tu il mio turno di volontariato all'ospedale oggi? Il mio turno è dalle dieci e mezzanotte, potresti?

Maggie fece un'espressione corrucciata, quella sera c'era il concerto dei Jonas Brothers, da quando era partita per il tour con loro non ne aveva mai saltato uno e li aveva accompagnati, insieme alle sorelle, alle prove prima dello show e le dispiaceva non poter andare anche a quello. Luke avrebbe potuto trovare qualcun altro, no? Però Luke l'aveva sempre aiutata, doveva pur sdebitarsi in qualche modo.

- Sei sovrappensiero, che hai? - notò Nick, sfiorandole la spalla, facendola sobbalzare. - Scusa, non volevo spaventarti...

Maggie gli sorrise.

- Ma no, figurati, ero io che stavo pensando ad altro – minimizzò; teneva il suo cellulare aperto ancora su quel messaggio.

Nick lo guardò e si sedette sul sedile accanto a lei, toccandole la mano.

- A che pensavi? - chiese.

Maggie si sentì arrossire; perchè ogni volta che lui la toccava il suo cuore sembrava volesse uscirle dal petto?

- No, niente, è che un mio amico mi ha chiesto di sostituirlo in un suo turno del volontariato in ospedale, oggi, la sua ragazza gli presente i suoi – spiegò, - ma oggi c'è il vostro concerto e mi dispiace farvi un torto non venendo.

Nick scosse la testa, ridacchiando, quella ragazza lo stupiva sempre, la sua bontà... possibile che lei fosse davvero così?

- Cucciola, se vuoi aiutare il tuo amico vai pure – disse il sedicenne.

Gli occhi color muschio di Maggie si illuminarono.

- Dici davvero? - chiese.

- Ma certo! Solo perchè sei la mia ragazza non significa che tu debba seguirmi ovunque vada! Sei liberissima di fare quello che vuoi quando vuoi, e poi sei venuta a tutti i concerti della band da quando siamo partiti per il tour, se non vieni a quello di 'sta sera non succede nulla! - spiegò il ragazzo, sincero.

Maggie si morse il labbro inferiore.

- Sicuro? - chiese.

Nick annuì con un sorriso.

- Certo, tesoro mio, a me basta sapere che mi pensi, tu sarai sempre nei miei pensieri – le sussurrò piano in un orecchio.

Maggie sorrise e gli diede un rapido bacio a stampo, prima di rispondere al suo amico.

- Solo una cosa, però – aggiunse Nick.

- Dimmi – disse lei.

- Non devo essere geloso di questo Luke, vero?

Maggie rise e lo abbracciò, se c'era una cosa di cui poteva essere certo era che proprio non doveva essere geloso di nessuno.


Mi piaci tu, mi piaci tu

mi piaci solo tu;

ma come te lo devo dire?

(Whisky; Vasco Rossi)


Lexi scese dall'aereo ed ispirò a pieni polmoni l'aria di Los Angeles. Le era mancato il caldo, i trentacinque gradi standard della California, l'aria di casa.

- Buh! - esclamò Joe, punzecchiandole i fianchi.

Lexi trasalì e si voltò verso di lui, gli occhi pieni di odio.

- Davvero molto maturo, Joseph, davvero – si accigliò.

Il diciannovenne ridacchiò.

- Avanti, un po' di umorismo! Sembri un bradipo, ultimamente...

Lexi inarcò le sopracciglia.

- Tu mi hai appena paragonato ad un bradipo? - chiese con la voce un ottavo più acuta del solito.

Joe fece un'espressione vagamente terrorizzata.

- Ma no, amore, che dici... - mentì. - Oh, ma guarda, Kevin mi chiama, arrivo Kev!

- Joseph!

Maryl rise alla scena, mentre Joe tagliava la corda e Lexi lo seguiva con una faccia da pazza squilibrata.

- Tesoro, scherzavo! - esclamò il diciannovenne, correndo.

- Idiota! Io non sono un bradipo, tu semmai! - sbottò di rimando la rossa.

Anche Paul Senior e Denise si fermarono a guardarli, ridacchiando.

- Mio fiore...

- Non mi chiamare così! - strillò la sedicenne.

Maggie, Kevin e Nick li fissavano straniti.

- Diventa leggermente isterica quando non dorme – spiegò Maryl ai Jonas, avvicinandosi, - scusatela.

Paul Senior rise, con una risata profonda, ma poi si ricompose.

- Basta così, ragazzi! - intimò alla coppietta che si stava inseguendo lungo la pista di atterraggio. - Se i paparazzi vi vedono penseranno a un tentato omicidio...

- Paul, lasciali divertire un po' – rise la moglie, - i giornalisti si arrangeranno.

Kevin e Maryl osservavano il rispettivo fratello o sorella, indecisi se intervenire o meno, valutarono i pro e i contro, ma poi incrociarono gli occhi fra di loro e sorrisero; si potevano arrangiare quei due.

Joe, preso da chissà quale lampo di genio, decise di provare una tecnica di attacco, si girò verso la sua ragazza e si mise a correre verso di lei, sperando magari di spaventarla.

Lexi, invece, continuò a corrergli addosso, senza tentennamenti.

Il risultato fu che entrambi, pochi secondi dopo, si ritrovarono stesi a terra con la testa dolorante.

- Sei un cretino – sbottò la rossa, massaggiandosi la fronte.

Joe si alzò e l'aiutò a tirarsi su.

- Ma come, non sono il tuo dolce amore caro?

- No. - disse lei, seria.

Il diciannovenne si accigliò, offeso; va bene prenderlo in giro, okay fare battutine idiote su di lui, ogni tanto, ma negargli il fatto che lei lo amasse era troppo, a quel punto.

- Se è questo che pensi... - le lasciò le mani e fece per avvicinarsi ai suoi fratelli.

Lexi lo osservò, stranita.

- Non te la sarai mica presa? - chiese lei, standogli dietro.

- Beh, sì, qualche problema?

- Essendo tu il mio ragazzo, certo che c'è il problema... - disse lei.

- Ah, sul serio sono il tuo ragazzo? A volte, per come ti comporti, non sembra proprio! Continui a comportarti come se mi odiassi ancora!

La rossa lo fissò allibita. Pensava davvero quelle cose di lei? Davvero pensava che lei, in realtà, non lo amasse?

Ma allora era totalmente uscito di senno!

La scena, intanto, era stata seguita dall'intera famiglia Jonas e dalle restanti sorelle Campbell, che li fissavano rigidi, quasi senza respirare.

- Joe, fermati! - esclamò la ragazza, afferrandogli una mano e mettendosi davanti a lui. - Come ti può anche solo passare per l'anticamera del cervello che io non ti ami? Come?

Il cantante la guardò, incrociando i suoi bellissimi occhi color muschio, impossibile mentire con quegli occhi davanti.

- Ogni tanto vedo che è così... - disse, - non capisco perchè ti comporti in questo modo. Ti amo per il tuo carattere, Lexi, ma a volte sei terribilmente pesante.

La rossa non era mai stata particolarmente incline a coccole e moine varie, ma vedendo quel bambino diciannovenne, gli occhi marroni grandi di dispiacere non poté trattenersi dallo stringere forte a sé, sussurrando parole di scuse.

Joe la cullò dolcemente, mentre gli altri facevano un sospiro di sollievo.

- Ehm, non vorrei disturbarvi – li interruppe a un certo punto Paul Senior, - ma dobbiamo andare, c'è un concerto da organizzare...

Joe e Lexi si voltarono verso di lui, sorridenti, e si avvicinarono a lui, tenendosi per mano.


Quassù il cielo è mio

mi vedo l'anima, io volo...

[…] salvami!

(Salvami; Sonohra)


- Cucciola, allora per che ora dovresti finire il turno in ospedale? - chiese Nick, appoggiato con la schiena al muro del backstage del concerto, l'iPhone premuto contro un orecchio, al telefono con Maggie. - Mezzanotte? Vuoi che ti venga a prendere? Il concerto dovrebbe finire una mezz'oretta prima... Sicura? Non è pericoloso prendere l'autobus a quell'ora?... Va bene, mi fido, se hai bisogno chiamami, do il mio telefono a mio padre, al limite ti risponderà lui... Okay, ci vediamo domani mattina, allora. Buona notte, amore. Grazie, crepi il lupo, ciao. - riappese e si passò una mano fra i capelli.

Si sentiva stranamente stanco, il che avveniva raramente, soprattutto pochi minuti prima di un concerto, momento in cui l'adrenalina entrava in circolo e si sentiva pieno di energie, pronto a correre da una parte all'altra del palco.

Oggi no, si sentiva strano, più nervoso, quasi irritato.

Sarà che Maggie è lontana da me, pensò Nick, cercando di convincersi. Ad essere sincero era un po' dispiaciuto che lei non fosse lì con lui, in quel momento, ma più che altro si sentiva, forse, un po' geloso di quel Luke, che l'aveva convinta a fare il suo turno.

Rise quasi di sé stesso, non doveva essere geloso, Maggie voleva lui, gliel'aveva detto più di una volta... eppure si sentiva nervoso, irritato.

- Ehi, Presidente, è ora di andare – disse Joe, mettendogli una mano su una spalla, facendolo trasalire. - Ehi, tutto okay?

Il sedicenne annuì, e guardò Maryl e Lexi, a pochi metri di distanza da Joe, che conversavano fra loro, sorridenti.

- Andiamo – disse il diciannovenne e insieme si diressero verso il padre e Kevin, che stavano discutendo un'ultima volta sul programma della serata.

- Bene, ragazzi – disse Paul Senior, fissando tutti e tre i figli maggiori. - Siete stati fantastici fin ora, come sempre del resto, basta che ci credete e anche questa serata andrà bene, daccordo?

I ragazzi annuirono, seri.

- Iniziate fra poco, vi vengo a chiamare quando mancano pochi minuti – disse infine l'uomo prima do congedarsi e si avvicinò alla moglie e a Frankie, sorridendo.

Maryl raggiunse Kevin, baciandolo sulla guancia.

- Buona fortuna, ragazzi, andrà benissimo anche questa serata – sorrise.

Kevin la ringraziò a nome di tutti e tre e la strinse a sé, baciandole il collo per farle il solletico.

La bionda rise divertita e si strinse al collo del suo ragazzo, mentre Lexi, mano nella mano con Joe, guardava Nick.

- Ehi, Nick, tutto okay? - domandò, vedendolo. - Hai un'aria strana.

Il cantante fece un sorriso stanco e annuì, senza pensarci due volte.

- Sì, sono solo sovrappensiero – si inventò in fretta.

- E' che sta pensando a Maggie, non sa stare lontano da lei troppo a lungo... - lo prese in giro il mezzano, ricevendo in cambio una debole gomitata nelle costole da parte di Lexi.

- Smettila – disse lei a mezza voce.

Nick ignorò entrambi e prese la sua chitarra, iniziando a strimpellarla, per passare il tempo e non pensare a suo fratello Joe, che ancora lo prendeva in giro, o Lexi che lo fissava stranita.

- Due minuti! - li informò Paul Senior, sventolando una mano.

Kevin diede un bacio a stampo a Maryl, mentre Joe abbracciava stretto Lexi, che gli sussurrò un buona fortuna.

Nick osservò la scena leggermente dispiaciuto e sospirò, poi sentì un'inaspettata vibrazione dalla tasca destra dei jeans.

Ancora in bocca al lupo, amore, sei nei miei pensieri. Sempre. Ti mando un bacio, anzi di più!

Il sedicenne sorrise leggendo il messaggio della sua ragazza, ora si sentiva pronto per affrontare il concerto. O quasi.

I Jonas Brothers fecero la loro comparsa sul palco, comparendo all'improvviso dal buio dello stadio che ospitava il loro show, migliaia di grida isteriche si levarono dalla folla di ragazzine urlanti, alcune con le mani fra i capelli, altre che alzavano le mani verso di loro, nel tentativo di toccarli.

Joe sorrise sornione vedendole e diede una pacca sulla spalla ad entrambi i suoi fratelli.

- Si comincia – li sussurrò, poi le prime note di Pushin' me away si diffusero nell'aria.

Nick suonava la sua chitarra preferita con maestria, muovendo le mani lungo il manico dello strumento; Joe cantava muovendosi a ritmo, passandosi il microfono da una mano all'altra sorridendo e Kevin eseguiva la canzone con estrema facilità, canticchiandola a bassa voce e facendo alcune delle sue giravolte.

- Buonasera Los Angeles! - gridò il diciannovenne al cellulare, facendo diventare ancora più isteriche le ragazze venute al concerto. - Ah, come ci è mancata la nostra città, voi che dite ragazzi? - si voltò verso i suoi fratelli, ridacchiando.

- Assolutamente! - annuì Kevin. - Ma vi possiamo dire che la Francia è stupenda...

- E che Dublino non è in Germania – aggiunse Nick, divertito, facendo ridere parecchie fans e guadagnandosi qualche occhiataccia da parte di Joe.

- Cercate di capirmi... ero stanco e poi Berlino... Dublino... è uguale! - sbottò il mezzano. Poi insieme proseguirono la canzone, ogni tanto sfiorando le mani delle fans più vicine al palco e mandando baci volanti a quelle che si trovavano fra gli spalti.

Dopo Pushin' me away, proseguirono con Warld War III e ancora la conosciutissima Year 3000.

Per tutto il tempo Nick non smise un attimo di sperare che quel concerto finisse presto.

Non sapeva cosa aveva, sapeva solo che si sentiva stanco, debole.

Lui, debole? Erano due parole che, di solito, non si trovavano nella stessa frase. Nicholas era famoso per la sua forza, la sua voglia di proseguire, era quello attivo del gruppo, l'unico che, probabilmente, avrebbe continuato a suonare per giorni interi un concerto senza mai fermarsi. Ma non quella sera.

Avevano appena terminato Hold On e, fra il delirio generale, il sedicenne si avvicinò a Kevin.

- Ma quanto manca alla fine? - chiese.

Kevin lo fissò stranito per un istante.

- Siamo appena all'inizio, Nick – disse serio. - Abbiamo fatto solo cinque canzoni... Ora dobbiamo fare Poison Ivy, ti ricordi?

Nick annuì.

- Certo, certo – disse con una scrollata di spalle.

Kevin lo fissò con aria preoccupata ancora qualche istante.

- Stai bene? Hai un'aria strana...

- Sì, certo che sì – disse, la voce più ferma possibile, poi si allontanò lentamente da suo fratello maggiore, che lo perseguitava ancora con lo sguardo.

Non ce la posso fare, si disse il sedicenne nella sua testa. Non ci sarebbe riuscito a fare un concerto intero, no, quella sera no.

La band di supporto prese a suonare la prossima canzone, senza lasciare al ragazzo l'opportunità di avvertire i suoi fratelli, chiedendogli una pausa di qualche minuto.

Ancora una canzone, pensò.

Una canzone, poi avrebbe chiesto una pausa, magari qualcosa per calmarsi, era nervoso, irritato, forse preoccupato. Nel casino che c'era nella sua testa non capiva nemmeno cosa provasse.

Con uno sforzo si mise a cantare con più energia, correndo su e giù per il palco, scherzando con i suoi fratelli così come che con la band di supporto.

Poi avvenne.

Non l'avrebbe potuto prevedere nessuno, nemmeno lui.

Era sull'orlo del palco, stava dando la mano alle fans che lo chiamavano a gran voce, magari piangendo per l'eccitazione che lui le stesse guardando.

Poi Nick si sentì improvvisamente vuoto, debole come si era sentito raramente in vita sua, si sentiva mancare.

Una fan aveva incrociato il suo sguardo pallido ed era ammutolita. Forse fu l'unica a capire cosa fosse successo.

Nick si voltò con uno sforzo verso Joe, a pochi metri da lui. Non si era nemmeno accorto che aveva smesso di muoversi, non cantava più, non suonava, la sua mano desta era ancora stretta a quella di una fan ormai vicina al collasso.

Joe lo stava guardando, vide suo fratello minore voltarsi verso di lui, gli occhi spenti, il viso pallido e tirato.

- Nick! - urlò al microfono, ma era troppo tardi.

Quella fu l'ultima cosa che il sedicenne sentì prima di cadere nel buio.


Continua...


P.S. Non so se questo argomento su un malore di Nicholas sia stato utilizzato in altre fanfic (conosco solo quello di stellalilly [a questo proposito spero che tu non considere copiato questo capitolo]), ma se dovesse essere stato utilizzato anche da altre autrici per altre storie vi prego di scusarmi e di non considerare questo capitolo plagio. Grazie! <3

  
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