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Autore: Yvaine    13/11/2009    1 recensioni
Ho visto una cometa lassù nel cielo,[...]Mi sono fermata a guardarla.Non ho voluto rendermi conto che, se non avessi fatto niente per tenerla accanto a me, sarebbe scomparsa[...]...dovrei seguire il corso degli eventi e lasciarmi morire, ma sarebbe troppo comodo.Troppo facile restare immobile ed abbandonarmi, come ho sempre fatto.
[ambientata dopo Acid Tokyo e prima di Infinity]
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Questa fanfiction è nata casualmente da una telefonata con la mia mammina ^^
L'ho scritta un pò di getto, ma sono abbastanza soddisfatta di come è uscita. Mira a raccogliere semplicemente i pensieri di Sakura, o parte di essi, nel "buco temporale" lasciato dalle CLAMP tra Acid Tokyo ed Infinity.


Dedicata alla mammina senza cui non sarebbe neanche venuta alla luce, e un grazie speciale a papino senza cui non l'avrei pubblicata XD

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Shooting Star in a Pitch Black Sky




Ho visto una cometa lassù nel cielo, l’ho vista molto tempo fa ed ho avuto la fortuna di poterla sfiorare nel momento in cui era più vicina alla mia cara terra.
La sua grazia e la sua gentilezza hanno attratto ogni parte del mio inutile essere; la sua luce, così particolare e delicata, è stata in grado di illuminare la notte senza fine in cui stavo annegando.
Ho fissato lo sguardo su di lui, ignorando il nero profondo che mi circondava, e mi sono illusa che quell’oscurità, solida e densa come un mare di pece, potesse rimanerne abbagliata così come lo ero rimasta io.
Mi sono fermata a guardarla.
Non ho voluto rendermi conto che, se non avessi fatto niente per tenerla accanto a me, sarebbe scomparsa… dopotutto è la sua stessa natura a portarla lontana.

Affondata in un cratere scavato dalle mie stesse mani, non posso accettare di lasciarmi morire- come vorrebbe il mio meritato destino.
Devo, voglio fare qualcosa per quella cometa, quella stella così pura che ho contagiato con la mia lebbra.
Appena ne avrò occasione, agirò in modo oscenamente egoistico, eppure così consono a ciò che sono realmente: un’infima ladra di esistenza, unica figlia della morte.

Persa in un insensato amore per quella luce, amore immobile per l’orrenda persona che sono, non ho avuto la forza di non farlo andare via.
Per quanto lui abbia fatto per me, per quante volte mi abbia sostenuta e aiutata, non sono stata in grado di muovere un dito. Ho assorbito la piuma, il mio corpo l’ha fatto, e forse per mera convenienza: così sarebbe stato molto più semplice restare, come sempre, immobile. Guardare la luce allontanarsi, supplicarla debolmente, e lasciarsi andare al dolore della perdita.
Donarsi ancora una volta all’immobilità lasciando che gli eventi facciano anche la mia parte, costituiscano ogni singolo istante della mia vita.

Sto affondando nella mia stessa ombra, più cupa e scura della notte stessa, e non posso fare a meno di guardare a ciò che il fato mi ha donato fino ad adesso. Ciò che mi ha donato, e ciò che gli ho rubato.
Ho usato il suo calore senza dirglielo, sono stata abbastanza scorretta da non rivelargli il mio inganno per poter beneficiare della sua presenza, e poco mi importava che avesse il diritto di saperlo: era una situazione troppo comoda.
Mi sentivo nell’abbraccio di una calda coperta e ho ignorato il gelo del vento notturno che sferzava la mia pelle, ho ignorato persino i segni dell’allontanamento della mia cometa.

Non c’è modo per descrivere quanto io sia insignificante, quanto il mio essere sia raccapricciante e approfittatore, così infinitamente inferiore rispetto ai compagni meravigliosi che il destino mi ha donato.

...dovrei seguire il corso degli eventi e lasciarmi morire, ma sarebbe troppo comodo.
Troppo facile restare immobile ed abbandonarmi, come ho sempre fatto.
Mi voglio condannare ad una vita alla sua ricerca, alla ricerca della sua luce. Una vita intrisa in un dolore lancinante. Un dolore tremendo, spietato, incontenibile. Voglio che sia una punizione peggiore della morte.

Ma quando l’avrò raggiunta, allora tutto perderà il suo senso. Una volta che lo avrò incontrato di nuovo, potrò lasciarmi cadere in questo cratere senza fondo e rimanerci in eterno.


   
 
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