Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
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Autore: Helien    13/11/2009    6 recensioni
E per la prima volta vidi davvero i suoi occhi. Vidi davvero la sua espressione, il suo sorriso. Confuso forse. Mentre le mie lacrime scendevano ostinate, presuntuose, e il mio corpo era scosso dai singhiozzi. Mentre delle note mi accarezzavano le orecchie, mentre le mie labbra sussurravano a tratti parole tremolanti, che andavano a ritmo con la musica. Accarezzai quel pezzo di carta colorata, proprio nel punto da cui la mia mano era attratta. Lentamente. In sincronia con quell’ ultimo suono, con quell’ ultima stilla.
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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18. Go!


Il cantante uscì per pochi minuti dalla grande stanza, giusto per avere un po’ di privacy.

E mentre calò il silenzio, con sua mamma che le faceva gli occhi alla a casa facciamo i conti, Minerva pensava.

Pensava che era assurdo, impensabile, incredibile che tutto quello le stesse capitando a lei.

Proprio a lei!

Cercò di tenere a freno tutte le seghe mentali che prepotentemente affliggevano la sua testa, di non farsi insensati film in testa.

Lei e Bill Kaulitz che si baciavano.

Lei e Bill Kaulitz che si guardavano negli occhi.

Lei e Bill Kaulitz che si sposavano.

Scosse impercettibilmente la testa.

Si doveva convincere che questo Bill Kaulitz era una star, con tutti i suoi capricci e richieste impossibili.

Infondo quello del sorteggio per aiutare il suo relazionarsi, faceva parte delle idee irragionevoli di un ragazzo abituato ad avere tutto e subito.

Appena si sarà stancato o non gli sarà andato a genio qualche suo comportamento o lato del carattere, l’avrebbe cacciata via.

Bella prospettiva.

E allora perché moriva dalla voglia di andarci? Perché avrebbe fatto di tutto affinché sua mamma dicesse si? Perché si sentiva la ragazza più fortunata su quella terra, quando già sapeva che prima o poi sarebbe ritornata a casa in lacrime e costretta a sentire un sonoro te l’avevo detto?!

Bah.

Il punto era, che il suo cuore le stava urlando la vita è una sola, sei giovane, divertiti!; ed era difficile non dare ascolto al cuore.

Anche perché il cuore, ti suggeriva sempre l’alternativa che ti sembrava perfetta e senza rischi.

Niente di più sbagliato.

 

Bill rientrò con il cellulare in mano e presumibilmente ancora in linea con quel produttore.

Aveva uno strano sorrisino soddisfatto.

Il cuore di Mimi fece un triplo salto carpiato e i suoi neuroni un suicidio di massa.

Che bello che era quel ragazzo.

Lui avvicinò a sua madre lentamente, porgendole poi il telefono “Vuole parlare con lei” sibilò.

“Non mi lascerò convincere da lei e dai suoi sporchi soldi” attaccò appena l’apparecchio arrivò vicino al suo orecchio.

Minerva sarebbe voluta scomparire all’istante.

Che figura.

“Le sembro una persona disposta ad assecondare i capricci di un ananas? Di un bambino viziato?” urlò di rimando.

Tom le mostrò il dito medio in difesa del fratello.

Mimi poteva semplicemente iniziare a scavarsi una fossa, non avrebbe avuto più il coraggio di guardare Bill Kaulitz in faccia.

“Cosa cambia?” continuò a discorrere gesticolando animatamente “Vabbene, mi chiamo Genevieve Hoffmann e...” si bloccò.

“Come scusi?” il suo viso era improvvisamente sbiancato, tanto che la figlia temette che da un momento all’altro sarebbe svenuta.

Come scusi, furono le ultime parole che i ragazzi udirono della conversazione.

Dopo ci furono soltanto un volto pallido, occhi lucidi e vaghi cenni di imposto assenso.

Altri due minuti e la chiamata terminò.

Come un automa sua mamma porse il cellulare a Bill, anche lui un po’ confuso.

“Potete lasciarci sole?” chiese gentile.

I gemelli Kaulitz non obiettarono, lasciando la stanza nel silenzio e nello sbalordimento più totale.

La donna poi si rivolse all’ altra piccola donna, prendendole tremante le mani.

“Minni, ora qualcuno ti accompagnerà a casa e tu farai le valigie” informò evitando il suo sguardo “E’ meglio che non saluti Lala, perché entrambe sappiamo che ci rimarrebbe doppiamente male”

“Mamma ma che stai dicendo?” barcollò l’altra indietreggiando “Io non posso partire! Come farai con Ursula? Tu lavori e non puoi...” contestò.

“Non preoccuparti per noi” assicurò “ Per favore, fa come ti dico” implorò scossa.

“Ma perché? Cosa ti ha detto quello li?” stava iniziando seriamente a preoccuparsi.

Cosa stava succedendo?

“Ascolta, cerca di essere sempre gentile con tutti e fa la brava” raccomandò con una lacrima che l’ accompagnava “Sono sicura che starai benissimo e che ti tratteranno come una regina” si asciugò con il polso il viso.

“Perché continui a dire così?” non l’aveva mai vista così turbata “Io non ho intenzione di muovermi da qui!” giurai.

Al diavolo Bill Kaulitz!

“Minerva, basta così” riprese con tono duro “mi spiace metterla su questi termini, ma è un ordine” era ferma nella sua decisione.

“Mi stai ordinando di andarmene di casa? Mi stai cacciando?” la mora sbarrò gli occhi, non poteva crederci.

Ok, non era così, e sapeva benissimo che attimi prima aveva letteralmente agognato quelle parole, ma lì per lì non le andava più tanto di partire.

Le sembrava solo profondamente sbagliato quello che stava succedendo.

Quel signore le doveva aver detto qualcosa di così convincente, da farle cambiare radicalmente idea; E questo, la spaventava a morte.

Perché nessuno aveva un potere tanto grande in grado di far cambiare idea a sua madre.

Era come quando desideravi tanto una caramella e poi, quando te la davano, sapevi che non avresti dovuto assolutamente prenderla.

“Mi raccomando, ormai sei una signorinella...” il suo tono si era addolcito “Tieni alto l’onore delle Hoffmann” un'altra lacrima le solcò il viso.

Questa volta toccò a lei asciugargliela.    

L’abbracciò.

Tutte quelle parole avevano sapore di addio o comunque, di un lungo arrivederci.

E lei non capiva.

Non riusciva a capire, per quanto si sforzasse, per quanto cercasse di mettere in piedi teorie plausibili, il perché di tutto quello. All’improvviso.

Di solito quelle cose se le sentiva. 

Giorni prima percepiva che stava per accadere qualcosa di brutto.

Invece no, quello era stato un fulmine a ciel sereno.

“Ti prego mamma, dimmi cosa sta succedendo” nascose gli occhi nell’incavo della sua spalla “Giuro che non voglio partire più. Ho paura”

La signora chiuse stanca gli occhi.

Un ultima lacrima percorse il suo viso.

Nessuno la raccolse.

“Te ne prego io, non farmi domande” la sentì sospirare stancamente.

 

Aveva fatto in fretta e in furia le valigie e deciso, di portare con se ogni cosa che le potesse ricordare casa.

Nel suo cuore, aveva sempre sperato di andarsene un giorno, di partire e viaggiare, di scappare in caso estremo.

E ora che il suo sogno di avverava, era semplicemente un fascio di nervi.

Avrebbe voluto urlare, spaccare tutto, prendere a pugni qualcuno e invece stava in aeroporto, aspettando l’arrivo dei Tokio Hotel, apparentemente calma.

Sua madre non era venuta.

Le rimanevano soltanto le sue raccomandazioni, che si sovrapponevano confusionarie in testa.

Cerca di essere sempre gentile con tutti e fa la brava, mi raccomando fa vedere come si comporta una Hoffmann, non fare capricci o cose del genere, Ti prego di non rispondere al solito con le tue battutine sarcastiche e comportati educatamente.

Tutto troppo strano.

Chi avrebbe dovuto incontrare? La regina Elisabetta?

Sicuramente tutte quelle premure non erano nei confronti dei quattro ragazzi.

Proprio per questo, c’era qualcosa sotto.

Ne era certa.                                                                                                                                

 

Bill Kaulitz d’altra parte era realmente convinto di essersi irrimediabilmente incasinato.

Il suo ho problemi a relazionarmi, si rese amaramente conto, non era stata una genialata.

Per niente.

Grazie al suo istinto alla Madre Teresa di Calcutta, si sarebbe dovuto sorbire, fino a tempo indeterminato, la faccia scura di suo fratello, giustamente incazzato perché non avrebbe potuto uscire la sera e scopare, avrebbe dovuto convincerlo inoltre, che era necessario che si sedesse accanto a Mimi e stesse con lei in presenza di David, perché si, lei era la sua Groupie, e ormai non si potevano tirare indietro.

E alla fine, ci sarebbe dovuto stare lui con la ragazza, per dimostrarle che doveva realmente sperimentare quel nuovo esperimento del terapista.

Che cazzo di casino. 

 

Aveva a due centimetri, li aveva contati, il gomito di Tom.

Tom Kaulitz.

Decise di ripeterselo fino alla nausea, tanto per non pensare che erano in aereo e che lei odiava l’aereo.

“Ehi, il Sex Gott ha deciso di diventare monogamo?” dietro erano seduti Georg e Gustav.

Ancora non si era presentata, ma loro non sembravano poi così tanto ansiosi di conoscerla.

“Cerca di non rompere il cazzo ora” rispose brusco il chitarrista. “E questo vale per tutti” come al solito urlò, rivolgendosi ad ogni male intenzionato.

“E’ vero Georg!” riconobbe Bill, un sedile avanti a loro “Mi spiace se non ve l’abbiamo detto, ma è stata una decisione improvvisa, non essere arrabbiato” 

“Ma che cazzo! Ho fatto solo una battuta!” il suo volto si adombrò, accompagnato dal silenzio pesante che iniziò ad aleggiare su di loro.

La ragazza appoggiò stanca la testa sul finestrino.

Si era spettata un clima gioioso, pieno di scherzi e risate.

Infondo erano solo quattro amici e lei, erroneamente, pensava di conoscerne il carattere.

Era così imbarazzante e frustrante quella totale assenza di rumori!

“Io sono Minerva, Mimi per gli amici, piacere!” si voltò amichevole sfoggiando il suo miglior sorriso.

“Ciao Minerva” biascicò il bassista non volgendole neanche mezzo sguardo.

Bill gli lanciò una delle sue occhiatacce.

Tom si limitò a ghignare.

“Ehi Mimi” il batterista salutò incerto “Vedrai che ti troverai bene con noi” assicurò gentile.

La bruna si sentì molto meglio.

In qualche modo, le sembrava che ognuno avrebbe preferito di gran lunga che lei non fosse li.

Tranne Bill ovvio.

Anche se non ne era più tanto sicura.

“Grazie Gustav”

 Grazie mille.

“Niente” alzò noncurante le spalle “Non mi sembri una fan scatenata...questo mi tranquillizza”

“Ovvio che non lo è!” si intromise Georg sempre di umore pessimo “Ti ricordo che è una Groupie”

L’amico lo ignorò deliberatamente.

“Lascialo parlare a quest’asociale” si scusò “Oggi ha le sue cose” scherzò su.

Minerva rise di gusto, quasi con le lacrime agli occhi.

“Era da tanto che nessuno più rideva a questa battuta” osservò il biondino “E’ vecchia, ma a quanto pare da ora in poi possiamo rispolverare il nostro repertorio” sorrise.

Un altoparlante annunciò che tra poco sarebbero arrivati.

Spagna.

“Una curiosità: ora noi inizieremo a spostarci in tour bus, tu che farai?” chiese interessato.

“Beh, penso che vi seguirò in aereo, o almeno, così mi hanno detto” Bill confermò con lo sguardo.

“Sbagliato ragazzina” David.

Cazzo quanto lo odiava.

Quando ebbe tutti gli occhi puntati su se stesso, il manager illuminò tutti.

“Mi ha da poco chiamato Peter, dicendomi che lei starà con voi...in tour bus” svelò nonostante anche lui fosse perplesso.

Ci fu un cumulo di occhi sgranati.

“Ma..non può essere..io..” cercò di obiettare confusa Mimi.

“Può essere ragazzina.” Contraddì “A quanto pare i nostri ragazzi hanno bisogno di una figura femminile, della loro età, accanto” ipotizzò.

“Ok, però forse..”

“Non si discute sugli ordini del produttore.” Scandì “Dovresti iniziare ad impararlo anche tu, ragazzina  

“Dave?” utilizzò il tono più dolce che trovò nel suo repertorio. “Ficcatelo su per il culo il tuo ragazzina

Ah! Ora si, che si sentiva meglio.

Decise che non le importava perché e come fosse entrata nelle grazie di quel produttore.

Decise che non le importava come mai sua mamma si fosse comportata in quel modo.

Aveva quasi diciassettenne e si voleva comportare da tale, soprattutto in quel momento che la fortuna, inspiegabilmente, stava dalla sua parte.

Niente più seghe mentali.

 

Ora, era in tour con i Tokio Hotel.

•••••••••••

Ok.
Inizio con il dire che questa è la mia prima fanfiction che riesco a cocludere e, non posso che esserne super emozionata.
E perchè no, anche orgogliosa.
Anche se in dei capitoli avrò deluso le vostre aspettative o il finale avrà deluso le vostre aspettative, io non posso che sentirmi...felice.
Anche perchè voi,  18 o più persone, mi avete accompagnato e seguito fino al The end.
Qualcuno ha parlato di un continuo.
Sta a voi dirmi se volete realmente un sequel.
Volete lasciato tutto all'immaginazione o volete andare il tour con loro?
Il legame di Tom e Mimi si sarà realmente spezzato? Saranno indifferenti lun l'altra?
Lo scopo dei sogni era solo quello di unire per poco tempo i Tokio Hotel e Minerva?
Oppure..
Beh, l'ho detto. Sta a voi.
Fatemi sapere.
Tutte questa volta.

Antonellina

breath 

chia94th 

Dan Fashion_Girl 

kaggi11 

Kimiko Kaulitz

 lafandeitokiohotel 

Layla the punkprincess

misscasei

miss_bill  

NICEGIRL 

UCB 

xoxo_valy  

_Vale_483_

  ___Kairi___ 

Cappie

cris94 

Poppy483

 

GRAZIE.


  
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