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Autore: Bellis    14/11/2009    1 recensioni
Il dottor Watson ha ritrovato il suo caro amico Holmes, dopo ben più di tre anni, e l'ultimo frammento mancante della sua vita si è ricollocato al suo posto - l'ultimo, sì, perchè la sua dolce Mary è ancora al suo fianco, insieme ai suoi due figli.
Racconti brevi ispirati alla one-shot "La gioia di un fanciullo" ("A Childlike Happiness") di PoeticMaiden.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Liberamente ispirate all'opera di poeticmaiden (account EFP QUI), "A Childlike Happiness" (testo originale qui, traduzione italiana qui). Nessuna violazione di copyright è intesa, i personaggi Patience Marie Watson e Sherlock Watson non mi appartengono affatto. No copyright infringement intended, the characters Patience Marie Watson and Sherlock Watson belong to PoeticMaiden.


Metodi

Era assolutamente necessario che io e Mary ci allontanassimo di casa per qualche ora. Dovevamo far visita ad una vecchia conoscente della mia amata moglie, una sua lontana zia, che le aveva fatto da madre per alcuni anni nella sua prima adolescenza. Ora ella si trovava bloccata in un letto d'inferma; e non v'era nemmeno stato bisogno che il mio buon angelo mi chiedesse di recarmi da lei: conosciuta la situazione, mi ero spontaneamente offerto di assistere la malata.

Non potevo però lasciare che i nostri due figlioli si intristissero nel sostare al capezzale di una morente, e mi sarei fidato a lasciarli nelle mani di una sola persona al mondo.

In principio, temevo una risposta negativa dal mio amico Sherlock Holmes, ma egli si mostrò stranamente disponibile, e mi assicurò che nulla di male sarebbe accaduto ai bambini in mia assenza. Gli rammentai che i fanciulli sono spesso fonte di gravi preoccupazioni, e che la sua pazienza era notoriamente limitata, ma testardamente egli rimase fermo nel suo proposito, accennando ad alcune attività ricreative che avrebbe fatto svolgere ai piccini.

Ci dirigemmo alla nostra destinazione con un lontano presagio di tristezza, e ritornammo a casa col cuore invaso da una tenerezza che ci riscaldava e ci faceva sorridere. La dolce Mary aveva gli occhi rossi di pianto, e ringraziava me, quando entrambi sapevamo che la guarigione della sua congiunta era stata opera di ben altre mani, ed io avevo solo dovuto constatare il miglioramento di salute e il rinnovato colore sulle guance della anziana signora.

Mentre aiutavo mia moglie a discendere dalla carrozza, iniziai a udire, in lontananza, alcuni esitanti accordi suonati al pianoforte che tenevamo nel salotto - Patience aveva dimostrato molto talento per la musica, e Mary era stata pronta ad insegnarle la grammatica delle prime note e l'aveva ammaestrata ai primi solfeggi di melodie infantili.

La melodia proseguiva per qualche secondo, poi si arrestava e ricominciava da capo, come se mia figlia si stesse esercitando - e poi, un altro stile ben definito si sovrapponeva al suo sull'ottava bassa dello strumento, accompagnando i suoi tentativi. Perplesso, dischiusi silenziosamente la porta ed entrai subito prima della mia graziosa moglie, che mi guardava, anch'ella stranita.

Mio figlio Sherlock ci accolse sulla soglia - forse aveva scorto la vettura dalla finestra? - e, con un sorriso birichino, levò l'indice alle labbra, bisbigliando, "Shhh!" e dirigendosi verso la sala, luogo dal quale la musica proveniva.

Mi accostai anch'io all'atrio, e sporsi leggermente il capo all'interno all'unisono con Mary. Quel che vidi mi lasciò a bocca aperta - ciò nondimeno mi riuscì tanto piacevole quanto la buona nuova ricevuta in precedenza.
Holmes era seduto di fianco al panchetto del pianoforte, occupato dalla piccola Patience; teneva nella sinistra il suo Stradivari e con l'archetto levato indicava alla musicista il punto dello spartito al quale ella si trovava - registrai a malapena che si trattava dell'introduzione all'Adeste Fideles.

Una paziente voce di violino seguì l'accompagnamento, quando la parte iniziale fu conclusa. Stavo per commentare qualcosa, a quel punto, ma intravidi la mano guantata di Mary farmi cenno di non parlare, e di lasciarli suonare. E restammo lì in ascolto per diversi minuti, durante i quali il concertino fu interrotto solamente dal mio stravagante amico che di tanto in tanto si fermava per evitare alla giovanissima pianista l'affanno di dover voltare le pagine della partitura, per poi riprendere pigramente, in atteggiamento di suprema tranquillità.

Quando la musica si affievolì, e la bambina, entusiasta per quel concertino, sollevò un radioso visino verso l'austero detective, quello la fissò per un attimo.
"Davvero molto bene, Patience." giudicò, abbassando il suo strumento.

Non riuscii più a trattenermi e, con un'esclamazione di genuina approvazione, battei fragorosamente le mani, prontamente imitato dal mio secondogenito, mentre mia moglie rideva, gioiosa e spensierata, ora che il motivo del suo affanno di quell'ultima settimana si era dissolto.

Il mio amico Holmes, che dandoci le spalle non ci aveva notati, fece un balzo sulla poltroncina - sarei pronto a giurarlo - ed osservò a lungo la platea di spettatori improvvisamente apparsa dal nulla.

La piccola, invece, non sembrava molto stupita da quest'evento, e cercò immediatamente la figura di suo fratello minore, "Sherlock," lo chiamò, "Tu avresti dovuto cantare." rimproverò, imbronciata.

"Gli uomini non cantano!" ribattè mio figlio, arrossendo alla sola idea, e rifugiandosi sul divano.

"Tu non sei ancora un uomo!" concluse logicamente Patience, scivolando via dalla seggiola, mentre io mi avvicinavo al celebre investigatore, che seguiva lo scambio di battute tra i bambini con lo stesso interesse che avrebbe riservato ad uno dei suoi complicatissimi esperimenti chimici.

"Spero che sia andato tutto bene." Holmes spostò lo sguardo da me a Mary, e i lineamenti del suo volto si distesero impercettibilmente, quando non vide dolore nel nostro contegno.

"Sì, tutto bene." risposi, "Tutto bene, amico mio." ripetei, con un sorriso.

Forse cominciavo a comprendere per quale motivo Mycroft e Sherlock Holmes condividessero quello strano comportamento così poco avvezzo all'emotività e allo svago: tutto certamente originava dall'idea che la loro famiglia aveva di 'attività ricreative'.

Durante gli anni della nostra comune vita a Baker Street, Holmes aveva spesso rifiutato di partecipare ad eventi musicali, preferendo il ruolo del solista - che egli si era assunto nell'arte come nella vita - alle esibizioni di gruppo; per questo mi stupì la rapidità con la quale Patience e Sherlock riuscirono a convincerlo a ritornare, di tanto in tanto, insieme al suo prezioso violino, per suonare insieme a loro.

In fondo, forse il detective aveva ancora una volta dimostrato la sua infallibilità.


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Note dell'Autrice
Bebbe5 mi ha fatto notare che non avevo pubblicato questa raccolta su EFP. Rimedio subito :)
Ringrazio chi ha letto *___* Grazie


   
 
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