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Autore: forevergiulia    15/06/2005    3 recensioni
...E se la storia proseguisse da dove era terminata?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“Andate, lo spettacolo per oggi è finito!”. Nabiki congedò gli ospiti al portone del dojo: “Se ci saranno novità non preoccupatevi , vi informerò rapidamente” sorrise maliziosa, “…per la modica cifra di 3000 yen a notizia!”

“NO, GRAZIE!” le risposero in coro con voce tagliente e sguardi furenti; così dicendo ognuno ritornò da dove era arrivato.

Nel dojo regnava finalmente il silenzio, ma quello stesso silenzio opprimeva l’animo di Nodoka,

Non si era ancora spostata , era rimasta lì, a guardare l’uscio dal quale Akane era scappata via in lacrime.

Sentì qualcuno bussare con un dito sulle sue spalle, lei si voltò di scatto, quasi come se si svegliasse da un’ipnosi e vide il volto del Cerimoniere di nozze, quello che era stato interpellato per celebrare il congiungimento di suo figlio con la ragazza.

“Bhè, direi che per oggi possiamo concludere qui, non vero signora Saotome?” e fece per uscire, non prima di averla salutata con un rispettoso inchino.

“No…no, aspetti. Forse c’è qualcosa ancora che possiamo fare per salvare questa giornata!” disse lei d‘impeto.

“Signora, io non voglio contraddirla, ma dopo quello che ho visto oggi sinceramente temo che…”

“Mio figlio e la figlia di Tendo si amano sul serio! La prego…si fidi di me” disse sfoderando un dolce sorriso al quale era impossibile opporre resistenza.

“…Sarà…”

Nonostante le ottime previsioni meteorologiche cominciò a piovere su Nerima. Era una pioggerellina fitta e lieve, ma fu quel che bastava per far riprendere a Ranma i sensi, sortendo,però, la ben nota maledizione che lo costringeva a tramutarsi in ragazza. Era ancora tutto indolenzito, gli faceva male ogni respiro, si sentiva le ossa ridotte in polvere. “Ahio…aahii…Ahiaa!Sarà stata sicuramente quella stupida di Akane a ridurmi così!Maledizione!”

Cercò di rimettersi in piedi e così facendo notò che il suo abito da sposo era quasi ridotto a brandelli e che la rosa sul suo petto era completamente appassita. Si accorse anche delle rotondità che sostituivano il possente e virile petto e gli uscì un’imprecazione: “MERDA!Se quel maledetto Happosai non avesse bevuto tutta l’acqua della Nan Nichuan che la guida mi aveva regalato a quest’ora non avrei più questo odioso corpo femminile!!!”

Nodoka cercava di correre il più velocemente possibile, ma il suo prezioso kimono da cerimonia non la agevolava affatto nei movimenti. Doveva fare in fretta, doveva trovare Ranma…sarebbe stata solo colpa sua , pensò, se suo figlio ed Akane non fossero riusciti a….

“MAMMA!”. Un richiamo forte la fece bloccare e volgere lo sguardo verso l’alto. Ranma era ancora là, su quel tetto, col vestito ridotto ad uno straccio e bernoccoli che spuntavano sulla sua testa come funghi.

“RANMA!”urlò la madre felice di averlo finalmente trovato. “Ranma! Come ti sei ridotto?! Figlio mio, stai bene?”

Il ragazzo raggruppò le forze e con un gran balzo atterrò lievemente a poca distanza da sua madre: “Ah ah ah!”, rise con tono spavaldo, il suo solito: “Sto benissimo mamma, non preoccuparti, ci vuole ben altro per mettere ko il grande Ranma Saotome, cosa credi sono un uomo i…”…si bloccò ricordandosi di colpo che, in quel preciso momento, il suo corpo stava sfoggiando una quarta di seno abbondante! “Emh…vabbè, lasciamo perdere…Comunque è tutta colpa di quella cretina di Akane! Se mi avesse dato subito l’acqua della sorgente anziché mettere in piedi questa “farsa” del matrimonio a quest’ora non sarei in queste condizioni! Dannazione!” e con un pugno ben assestato piegò il palo della luce di novanta gradi.

Nodoka lo guardò con occhi sgranati ed increduli. Avevano davvero sentito bene le sue orecchie? Davvero Ranma, il suo unico e prezioso figlio era così dannatamente INGENUO?

“Ranma, possibile?…Possibile che tu non abbia capito nulla?”

“Eehh?Ma di cosa stai parlando, mamma?

“Ranma, Akane questa mattina era davvero intenzionata a sposarti e non solo per darti l’acqua come puoi aver pensato tu,. Questa è una cosa che è venuta fuori dopo, quando abbiamo chiamato la guida di Yusenkyo per comunicargli la felice notizia…”

“M…ma…”

“Ascolta Ranma, Akane voleva davvero che questo matrimonio avvenisse… dovevi vedere la sua faccia quando questa mattina io e Kasumi l’abbiamo aiutata a prepararsi…era così raggiante…ed …innamorata…”.

Il volto di Ranma era ormai paonazzo, non sapeva se doveva vergognarsi di più per ciò che solo ora stava apprendendo o se per il comportamento che aveva tenuto con la ragazza quella mattina: “I..io…non lo sapevo…”

Lo sguardo di Nodoka si fece dolce, le sembrava di cogliere in quel ragazzo,così all’apparenza sicuro di sé, una nota si smarrimento: “Ranma, sei davvero tutto tuo padre…eh eh eh!”.

“Eeeehhh?! COSA STAI DICENDO?!!!Preferirei infilzarmi il ventre subito con la tua katana che assomigliare a quel maledetto di mio padre!!”

Nodoka non fece caso a quelle parole, si appoggiò ad uno scalino e proseguì: “Figlio mio, tuo padre ti ha mai raccontato come ci siamo conosciuti e come ci siamo sposati?”.

“Ve-veramente no, anzi, in realtà non mi aveva nemmeno raccontato di avere una madre fino a quando non ti sei presentata quel giorno a casa Tendo!”…Ranma ribollì a quel ricordo e a quel sentimento di frustrazione che gli dava l’impossibilità di presentarsi a sua madre a causa si uno stupido giuramento fatto da quell’irresponsabile quando lui era ancora in fasce…

“Lo immaginavo…è troppo timido per farlo. Ascolta Ranma, quando dico che tu e tuo padre siete simili intendo dire che lo siete nel comportamento e nel carattere…d’altronde tu hai passato tutta la tua giovane vita solo con lui, come potrebbe non essere così?”.Ranma ricordò in un momento tutte le disavventure che aveva condiviso con quello stolto di suo padre, pensò a tutti i viaggi che avevano fatto, fino a quell’ultimo, maledetto, in Cina…ma la voce di sua madre lo distolse da quel pensiero…

“Io e tuo padre eravamo entrambi figli di due delle più importanti Scuole Indiscriminate di Arti Marziali di tutto il Giappone…sfortunatamente, però, le nostre famiglie erano anche acerrime nemiche,un odio tramandato di generazione in generazione…”fece una lunga pausa come a raccogliere in sé le giuste parole che le servivano per esprimere meglio quello che stava per raccontare - “Siamo cresciuti nel reciproco disprezzo, ma ben presto ci accorgemmo che quel sentimento che provavamo l’uno per l’altra era solo una faccia della medaglia…capimmo che quell’odio non ci apparteneva e mai ci sarebbe appartenuto…nonostante ciò tuo padre non fece mai un passo per farmi capire che provava per me lo stesso sentimento che io nutrivo per lui… era forte, forse il ragazzo più abile che avessi mai conosciuto, ma nelle faccende di cuore era davvero inesperto…proprio come te, Ranma.”.

“Glom!” Ranma deglutì come per farsi andare giù quelle parole che sapeva, mai erano state più vere “E…e poi…cosa accadde?” chiese timidamente alla madre come per incitarla a proseguire il racconto.

“Poi…arrivò… un altro...un altro uomo.”.Nodoka sentì le guance arrossarsi lievemente a quel ricordo… “Eeeehhh?!!” Ranma la guardava a bocca aperta, non capiva.

“Sì, mio padre mi promise in sposa all’erede di una delle famiglie più facoltose della città…era un uomo ricco e potente, l’uomo giusto per risollevare le sorti della nostra Scuola che da qualche anno versava in uno stato di declino economico insostenibile…io non lo amavo, ma per obbedire a mio padre decisi di sacrificare me stessa ed il mio amore per Genma…” - “E lui?Possibile che quel deficiente non abbia provato a fermarti!?” ormai Ranma era completamente assorbito da quel racconto.

“La notizia si sparse velocemente e lui non ci mise molto ad apprenderla dato che frequentavamo lo stesso liceo…ricordo ancora quel suo sguardo così smarrito, negli occhi un misto di odio e disperazione, occhi che evitavano accuratamente ogni mio sguardo, ma che io sentivo prepotentemente su di me ad ogni mio respiro…”. La voce di Nodoka era leggermente incrinata; il ricordo di quel giorno aveva lasciato un segno profondo nella sua anima. Respirò profondamente e proseguì: “Volevo che mi fermasse, lo volevo con tutte le mie forze, ma il suo stupido orgoglio e la paura della reazione delle due famiglie gli impedì di confessarmi i suoi sentimenti.”

“Ma…ma allora come hai fatto poi a diventare sua moglie?Cosa è successo?” chiese il figlio esasperato.

“Semplice, la notte prima del fatidico matrimonio nessuno dei due riuscì a prendere sonno… entrambi lasciammo le nostre case all’insaputa l’uno dell’altro, costeggiammo il fiume in direzioni opposte, ognuno in cerca di una risposta…

finchè non ci ritrovammo l’uno di fronte all’altra…noi, soli con le sole stelle che facevano da pubblico…appena lo vidi pensai che fosse un sogno e senza pensare alla logica mi buttai col viso pieno di pianto sul suo petto…era imbarazzato, eccome, non sapeva né cosa fare né cosa dire. Decise perciò di smettere per una buona volta di pensare…al diavolo l’onore, l’orgoglio e l’antico odio…tuo padre mi baciò, semplicemente e con quel bacio io sentii tutte le parole che non aveva mai avuto il coraggio di dire…”.

Sul volto di Nodoka scivolò una lacrima calda che subito si affrettò ad asciugare.

“Nonostante tutto tornai a casa, ero ancora convinta che il mio bene venisse dopo quello della mia famiglia. Aspettai così, insonne, di andare incontro al mio destino sapendo che la luce del mio amore mi avrebbe dato la forza per vivere…”. Ranma l’ascoltava rapito…non gli sembrava nemmeno che stesse sentendo parlare del padre…non era abituato ad immaginarlo in quei termini; per lui era sempre stato un uomo al di sopra dei sentimenti, un padre duro, inaffidabile…mai aveva scorto in lui tale tenerezza, se non rare volte, quand’era ancora piccolo…

“La mattina dopo mi incamminai verso l’altare col mio kimono bianco per unirmi ad un uomo del quale sapevo appena il nome, ma all’improvviso sentii le porte del dojo di famiglia spalancarsi con un gran fragore… lui era lì, sul ciglio di quel portone…i suoi occhi erano pieni di disperazione e di supplica…

“Nodoka! Nodoka…ti scongiuro…non lo fare…io…io … ti …amo! Nodoka!!”sorrise dolcemente a quel pensiero…“tuo padre dimostrò con quel gesto quanto più coraggio può vantare un uomo in tutta la sua vita…aveva sfidato il destino, le stelle e tutte le leggi dell’universo…Mio padre rimase colpito quanto me da quelle parole e da quell’uomo così temerario che, consapevole di essere finito nella tana del leone, aveva comunque rischiato per amore di sua figlia…si voltò verso di me, mi fissò serio e mi disse: “Figlia, è lui l’uomo che ami?” ed io mi ritrovai ad urlare la risposta a quella domanda con quanto più fiato avevo in gola: “Sì! Sì, padre! E‘ lui che amo ed è per lui che sono pronta a morire se tu vorrai che la tua mano cada su di me per punizione!…So che mi ripudierai per questo, ma…io lo amo! Io ti amo, Genma Saotome!”.

Il suo viso era sbiancato, non aveva parole…Ranma non aveva mai immaginato che l’amore tra i suoi genitori fosse in realtà così profondo…e puro…

“Mio padre rimase così colpito che decise di annullare il matrimonio in corso per recarsi di persona dalla famiglia Saotome…parlarono per ore ed ore, cercando di risolvere le vecchie incomprensioni ed alla fine quando fummo invitati ad entrare nella stanza dove i nostri genitori stavano discutendo venimmo accolti dai nostri padri che con una pacca sulle spalle ed un enorme sorriso si congratularono con noi e diedero la loro benedizione al nostro matrimonio…un anno dopo nascesti tu, Ranma, frutto di un amore sincero e profondo come il mare…”.

Le lacrime investirono il viso femminile di Ranma che si aggrappò alle braccia della madre lasciando il capo chino perché lei non potesse vederlo in volto: “Mamma…mamma…perché mi hai raccontato questa storia?”

Lei gli alzò dolcemente il viso perché potesse guardarlo negli occhi: “Perché tu sappia che la luce di una storia è molto più forte dei dubbi che uno ha*…e perché tu capisca che un vero maestro di arti marziali non è colui che si impone con la forza o con l’orgoglio, ma è colui che combatte con l’amore nel cuore…pensa Ranma…pensa a tutte le volte che ti sei trovato ad aver la peggio in un incontro con uno dei tanti e terribili nemici che hai fin’ora dovuto affrontare…chi è che ti ha dato la spinta verso l’alto per continuare a lottare e vincere?”… la domanda che la madre gli pose aveva un’unica risposta e la risposta sgorgò dalla sua gola sincera e libera: “…Akane…”.

Lei gli mise una mano sulla spalla e con l’altra gli sistemò dolcemente i capelli ancora arruffati: “Ora, figlio mio, sai cosa devi fare…non aspettare, non indugiare oltre…lei non ci sarà per sempre, potrebbe stancarsi prima o poi di questa tua indecisione, ma so che tu non vuoi perderla…non è vero?”

Ranma pensò immediatamente al significato di quelle parole… “perdere Akane” equivaleva a rivivere quell’inferno che aveva provato quando l’aveva sentita così fredda ed inerme tra le sue braccia, in quella grotta, a Yusenkyo…era stato solo un assaggio, ma gli era bastato…non poteva immaginare di vivere senza di lei, senza i loro battibecchi e senza i loro litigi…i litigi…oh, ne avevano avuti di straordinari, ma lui era sempre tornato da lei e lei lo aveva sempre perdonato. Sarebbe stato così anche stavolta? Dopo tutto quello che era accaduto quella mattina lei avrebbe avuto ancora la forza di perdonarlo?

“Su, vai. Akane ti sta aspettando da un pezzo, oramai.” gli disse la madre intuendo il suo pensiero, “Mostrale che nonostante il tuo aspetto sei un vero uomo! So che puoi farcela perché sei figlio mio e di Genma, sei il figlio del coraggio…”

“Mamma…mamma…!” disse asciugandosi le lacrime e guardandola fisso negli occhi.

“Sì?”

“GRAZIE!”

Ranma si voltò e cominciò a correre forte, sempre più forte fino a che la sua sagoma scomparve in lontananza.

 

“Mmmhh…forse ho un po’ esagerato, ma quel ragazzo aveva bisogno di un incoraggiamento…ha vissuto tutta la sua vita dedicandosi anima e corpo alle arti marziali ed all’addestramento, dimenticando di coltivare i propri sentimenti…è cresciuto senza l’amore e le attenzioni di una madre e questo ha fatto di lui un ragazzo timido ed insicuro…, perdonami Ranma, è anche colpa mia, ma sono sicura che dopo oggi, figlio mio, capirai di essere diventato uomo…anche senza “Nan Nichuan”……”.

*(questa fase è tratta da una bellissima canzone dei TIROMANCINO, mi aveva così colpito che ho deciso di utilizzarla in quel contesto. Sarà mica reato…boh?)
  
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