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Autore: Guitarist_Inside    16/11/2009    6 recensioni
Una giovane chitarrista che vive per e grazie alla musica. Un suo concerto e un incontro alquanto particolare. Una proposta ancora più singolare, forse un po’ azzardata. Un grande sogno che si avvera. Ma con questo prendono forma anche confusione, preoccupazioni, timori, titubanze, paura di deludere… Senza tralasciare però grandi e appaganti emozioni, felicità, gioie, soddisfazioni…
Questa è la prima fanfic che posto (a dir la verità mi ha “convinto” una mia amica a postarla…) spero vi piaccia... (non fermatevi solo ai primi capitoli xDD)
PS: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo. Ogni singola parola scritta in questa fic è soltanto opera della mia fantasia e non racconta fatti successi realmente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hey, hello everybody!!
“I say heeeeeeeee!! Oooooh!” – “Heeeeeeeee!! Oooooh!!” *.* XD
Eccomi di nuovo, con un nuovo capitolo!
Devo dire che il concerto dei Green Day di martedì 10.11.09 (che di sicuro rimarrà sempre come uno dei giorni più belli della mia fottuta vita! XD *_* Dire che è stato stupendo è riduttivo…) mi ha dato anche qualche spunto anche per ciò che scriverò in seguito!
Beh, mi fermo subito perché se no so già che potrei andare avanti ore a parlare del concerto, pensiero fisso che in questi giorni continua a dominare la mia mente sempre ed ovunque (anche nelle verifiche che ho fatto in questi giorni, togliendomi la concentrazione XD)…

Ma passiamo ora all’angolo dei ringraziamenti!
Come sempre, grazie di cuore a tutti coloro che leggono e recensiscono questa mia prima fic ^_^
In particolare:

Crazy_Me : Mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto… Devo ammettere che mi sono ispirata molto alla mia vita scolastica di tutti i giorni per scriverlo XD
Wow, non pensavo che qualcuno andasse sul mio canale di YouTube, grazie mille sia per esserci andata, sia per i complimenti che mi hai fatto come chitarrista!! *-*
Da quel che ho capito abbiamo gusti musicali abbastanza simili ^^…
E da quel che ho capito scrivi anche tu… Bello… Su chi?
E comunque non devi scusarti, fanno sempre piacere recensioni lunghe ^-^

Helena89 : Vedrai che Billie ci penserà e aiuterà la nostra cara chitarrista della fic a fare “carriera”, anche se s’è dimenticato di lasciarle il numero di telefono vedrai che la ritrova in qualche modo XD
“Te la vedi Ema o meglio, tu, visto che sei l'alter-ego, a suonare con i Green Day, magari al posto di Jason?? :) Che bello sarebbe?? *.* *.*” <-- Sì, me la vedo *-* E senza volerlo mi hai dato un tassello mancante all’ideuzzola che mi frullava da un po’ in testa… vedrai XD… Eeeeh, magari mi succedesse davvero quel che succede e succederà al mio alter-ego nella fic… *ç*
E dai, magari in un capitolo te li presenterò sì i Green Day… XD Sei sempre la mia prima lettrice, un favore te lo posso fare XD
Mi fa piacere che ti sia piaciuta anche la conversazione con Saul, inizialmente non avevo idea se fosse meglio lasciarla o no e nel caso come farla… Beh, dai commenti vedo che il risultato è venuto bene XD E grazie anche per i complimenti alla compilation musicale XD

Fujiko Chan : Vedo che anche te vuoi che Ema rincontri Billie… E va bene, eccovi accontentate!! XD
Sono contenta che ti piaccia il personaggi odi Saul, penso che ogni tanto farà capolino per tutta la fic…
Beh, l’attenzione a scuola non è facile da avere! XD Soprattutto perché mentre ti annoi ti vengono le idee migliori per delle storie o dei disegni, oppure ripensi a bellissimi momenti, come accade a me in questi giorni: come ho già scritto, spesso e volentieri penso ai Green Day e al concerto di martedì scorso, ultimamente ho anche meno capacità di concentrazione proprio per quello (
*_* ♥_♥ ) XD

K_BillieJoe : Sei andata anche tu ad uno dei tre concerti dei Green Day quindi…Mi pare di aver capito che tu sei andata a Bologna… Io ero a Milano in parterre il giorno prima, tra le prime due file a sinistra (un po’ laterale, ma ero lo stesso vicinissima!!). E’ stato stupendo vero? Spero che anche tu ti sia divertita ^-^
Tornando alla storia, ecco accontentata anche te, a grande richiesta la nostra cara chitarrista rincontra il nostro caro chitarrista XD

E ovviamente grazie anche alla mia Gibson “Baby Billie Joe” , e ai Green Day che mi hanno anche regalato una giornata bellissima e indimenticabile!! Mi è sembrato di toccare il Paradiso con un dito davvero… Grazie mille, non potrò mai ringraziarvi abbastanza… E adesso sto anche facendo mille sacrifici per convincere i miei (più o meno ce l’ho fatta) a farmi andare a vederli nell’ultima tappa a giugno nello stadio di Parigi! *_*

E grazie anche a chi aggiunge questa fic alle seguite o alle preferite, tra cui la new entry Mary17 ! Grazie mille, sono contenta che anche tu apprezzi questa mia fic, se vuoi lascia un commento!

Ok, vi lascio al capitolo… Continuate a leggere e recensire!! See you soon!! ^^




CAPITOLO 7 Something important to say…


Entrai in casa. Buttai per terra lo zaino di scuola e lanciai il giubbotto sull’attaccapanni. Era finita un’altra settimana. Cavolo, era solo il terzo mese di scuola e già non ne potevo più. Mi chiedevo seriamente come avrei fatto ad arrivare a giugno… Il brontolio del mio stomaco mi sottrasse da quei pensieri e andai in cucina a mangiare qualcosa.
Erano passati diciotto giorni dal concerto dei Green Day al Forum di Assago, poco fuori Milano, da quel giorno unico ed indimenticabile che sarebbe sempre rimasto impresso nella mia memoria come uno dei migliori in assoluto, in cui avevo vissuto grandi ed intense emozioni. “Musica Bella è la lingua di Dio”, l’aveva detto Billie Joe durante Boulevard Of Broken Dreams, dopo essersi inchinato e aver detto “I don't feel alone”: quelle parole mi erano rimaste impresse, come tutto il concerto del resto, dalla prima nota all’ultima, ogni singolo accordo, ogni singola battuta, ogni singola parola. Ma quella frase detta in Italiano, in quel momento particolare, era stata particolarmente speciale. Mi ricordavo di aver gridato in risposta qualcosa come “And so this is Paradise!”, ma tra le urla generali probabilmente la mia risposta s’era persa per strada, sì, sul viale dei sogni, ma questa volta non erano più sogni infranti, “I’m not alone”… I bellissimi ricordi del concerto riaffiorarono ancora una volta, come ormai accadeva spessissimo in quei dodici giorni. Cosa avrei dato per poter rivivere ancora quei momenti. A quel pensiero mi scese una lacrima, che asciugai rapidamente col dorso della mano. Poi, come se quelle emozioni non fossero abbastanza, inaspettatamente avevo rincontrato l’uomo che aveva detto quella frase, quella frase che mi era tornata ancora in mente e mi aveva fatto ricordare tutta quella serata in cui mi sembrava di essere in Paradiso, e stava facendo riemergere anche un altro bellissimo ed emozionante ricordo, di poco più recente del precedente, e che insieme a quest’ultimo negli ultimi giorni occupava la maggior parte della mia mente: erano passati dieci giorni da quando avevo suonato nel pub e avevo incontrato Billie Joe Armstrong, anche se a pensarci sembravano allo stesso tempo pochi secondi e parecchi mesi…
Immersa in questi pensieri, finii di mangiare. Decisi quindi di sentire un po’ di musica. Andai in sala e mi diressi verso lo scaffale dove tenevo i miei CD preferiti, indecisa su quale ascoltare. Alla fine, dopo varie indecisioni, scelsi Insomniac dei Green Day, uno dei miei album preferiti. Presi il disco e lo misi nello stereo, collegato alle mie casse da 120 Watt. Premetti il tasto “play” e misi il volume al livello 2 e mezzo, come al solito: partì subito la batteria di Armatage Shanks, accompagnata subito dopo da un urlo di Billie Joe e dall’inserimento di chitarra e basso. Come al solito, stando sotto le casse il pavimento vibrava leggermente. Solitamente questo era il massimo volume che tenevo quando c’erano in casa i miei genitori e i miei vicini, che già spesso si lamentavano per lo stereo e l’amplificatore della chitarra… Ma i miei genitori erano partiti quella mattina presto e sarebbero tornati solo l’indomani in tarda mattinata, e i vicini erano fuori fino alla sera… Indugiai un attimo, poi portai il livello del volume verso il 5: la musica si diffuse velocemente in tutta la casa e adesso il pavimento tremava sensibilmente.
– Yeah! – esclamai. Così sì che si sentiva la musica, pensai sorridendo. Dopodiché mi buttai sul divano, chiusi gli occhi e mi feci trasportare da quell’essenza vitale che usciva dalla musica e mi raggiungeva infiltrandosi piacevolmente nella mia mente e nei miei pensieri, in cui mi lasciai crogiolare per qualche minuto… Poi mi alzai, presi la mia Gibson Les Paul Junior Billie Joe Armstrong, la mia amata “Baby Billie Joe”, e la collegai all’amplificatore. Regolai quest’ultimo ad un volume simile a quello dello stereo e inserii il distorsore. Iniziai a suonare le canzoni che stavo ascoltando, camminando e saltellando per la stanza, e cantando (o meglio, urlando, dato il volume complessivo del tutto). L’avevo sempre detto: la musica è vita. Mi infondeva sempre quella vitalità, quell’energia e quell’entusiasmo che quasi nient’altro poteva darmi…
Dopo una ventina di minuti dallo stereo uscirono gli accordi distorti di Brain Stew, una delle mie canzoni preferite, nonostante amassi tutte quelle di quell’album. Con, se possibile, ancora un po’ più di entusiasmo di prima, iniziai a suonarla e a cantarla.
– My eyes feel like they’re gonna bleed…
Dried up and bulging out my skull…
My mouth is dry…
My face is numb…
Fucked up and spun out in my room…
On my own here we go!! – e qui iniziai a “pestare” con la chitarra giocando con le stoppate e la distorsione… Ad un certo punto, però, sentii un rumore in lontananza, come quello di un citofono. All’inizio non ci feci caso, me ne accorsi solo dopo un po’. Allora, abbassai il volume dello stereo e della chitarra e, staccato il jack ma con ancora questa a tracolla, andai vero la porta. “Strano” pensai “non aspetto nessuno: i miei sono via fino a domani, i miei amici… beh, il mio miglior amico è a Roma e mi avrebbe avvisato di sicuro se fosse venuto lì, quei pochi che ho qui sono via, a quanto ne so, e nessuno di quelli che ho conosciuto e che abitano in altre città doveva venire da queste parti, sempre a quanto ne so”. Nonostante ciò, raggiunsi la porta e risposi al citofono.
– Chi è? – chiesi.
– Ehm… Sorry, I can’t understand… Could you speak in English, please? – rispose una voce con un perfetto accento americano. Una voce che mi ricordava moltissimo quella in sottofondo che stava cantando Brain Stew… Anzi, Jaded, perché era appena finita la canzone precedente e la distorsione finale stava sfumando nel brano successivo. Per un attimo il mio cuore si fermò, per poi riprendere a battere a velocità doppia del normale…
– Ehm… Yes, s-sure… –
– Alright… Could you please tell me where does Ema live? I know her and I have to tell her something important, urgently… –
– I… I am Ema… Who…Who are you? – chiesi, balbettando per l’emozione. Possibile che fosse davvero lui?
– I’m Billie Joe Armstrong… Can I come up? –
“Oh, cazzo… È davvero lui…” pensai, stupita. Non ci potevo credere… Non riuscivo quasi a parlare…
– Y-Yeah, sure – balbettai in risposta, appena mi tornò la voce – La porta a sinistra al primo piano – aggiunsi, prima di aprirgli il cancello.
Poco dopo bussò alla porta e gli aprii. Ancora non ci credevo quasi… Perché era venuto? Come aveva fatto a sapere dove abitavo? Cosa doveva dirmi d’importante e urgentemente? Domande di questo tipo mi affollavano la mente, mentre sentivo l’emozione prendere nuovamente possesso di me.

– Hi! – disse entrando – Stavi suonando Brain Stew, vero? –
– Ehm... Sì… Come… Come fai a saperlo? – balbettai, sempre più stupita.
– Beh, diciamo che l’ho sentito giù dal cancello… E la chitarra che hai a tracolla suggerisce qualcosa… – rise, e la sua risata riuscì a contagiare anche me.
– E da quel che ho sentito la suoni molto bene – aggiunse poi. Io arrossii.
– G-Grazie… – balbettai. Era la seconda volta che mi diceva che suonavo bene, e da quel che sapevo non era il tipo da dire le cose senza un motivo o da fare il lecchino (per cosa poi?), quindi probabilmente era vero… Sapevo di non cavarmela affatto male, me l’avevano detto anche alcuni miei amici e conoscenti, ma sentirselo dire dal chitarrista di uno dei miei gruppi preferiti mi faceva un effetto strano, molto strano, ma certamente molto ma molto piacevole.
– Beh… Entra pure… Accomodati… Non è il massimo parlare davanti alla porta… – dissi, rendendomi conto che eravamo ancora nell’ingresso, divisa tra l’imbarazzo, l’agitazione, l’emozione e l’improvvisa contentezza di rivedere Billie Joe Armstrong.
– Good idea, thanks – rispose, seguendomi in sala. Appoggiai la chitarra sulla poltrona e ci sedemmo sul divano lì accanto.
– Can I ask you a thing? – gli chiesi.
– Yeah, sure –
– Come… Come hai fatto a sapere dove abitavo? –
– Ehm... You Know… The day that you played in that pub… You know… I took you home with a taxi… When I paid, on the bill there was written the two address: the second was my hotel’s one and the first was your home one… – spiegò.
– Ah… wow… –
– What? –
– Niente, solo non pensavo ti ricordassi di me, e meno ancora del conto del taxi con l’indirizzo… –
Stetti un attimo in silenzio, poi gli posi la domanda che mi rimbombava nella mente: – Al citofono hai detto che dovevi dirmi urgentemente qualcosa di importante… – lasciai la frase in sospeso, con una delicata flessione interrogativa della voce.
– Beh… Ecco… È una proposta un po’… come dire… strana… –
– Così mi incuriosisci sempre di più… E poi mi sta venendo una certa abitudine alle cose non troppo, come dire… non troppo normali… – risi, iniziando a sciogliermi.
– Beh, quand’è così… – rise anche lui – Comunque, tornando seri, è che… Beh, ecco… Stamattina Jason ha saputo che la sua famiglia aveva dei grossi problemi e, dopo avrecene parlato, ha preso subito un volo per gli States… – iniziò.
– Cosa… Cosa gli è successo? – chiesi, visibilmente preoccupata.
– Ecco, Jason ci ha chiesto di tenere la cosa privata… Però non è nulla di così grave – aggiunse subito, vedendo la mia faccia che si era fatta ancora più preoccupata.
– Meno male – dissi sospirando di sollievo – Spero che riesca a risolvere tutto… –
Cercai di non darlo troppo a vedere, ma ero davvero preoccupata par Jason, stimavo molto quel chitarrista e non avrei mai voluto che gli accadesse niente di male, come ad ogni membro dei Green Day del resto…
– Hey, don’t worry… – disse sorridendomi – I told you, it’s not so heavy, they could resolve anything… –
Annuii, sorridendogli anch’io, visibilmente sollevata da quel suo sorriso. Iniziavo seriamente a pensare che quel suo sorriso facesse miracoli, o per lo meno avesse su di me l’influsso di darmi, almeno per un attimo, una sensazione di felicità e spensieratezza…
Ma ancora non capivo esattamente dove volesse arrivare, perché ne parlasse proprio con me…
Billie fece una breve pausa, poi continuò: – Il problema è che adesso ci manca un secondo chitarrista per poter continuare la tournée… Da quando l’abbiamo saputo stamattina, abbiamo iniziato a prendere in considerazione le varie possibilità che avevamo… Potremmo abbandonare o rimandare la tournée, ma nessuno dei tre vorrebbe deludere tutti quei fan che da mesi e mesi aspettano il giorno di un concerto che vedrebbero sparire, magari dopo aver fatto di tutto per poter prendere un biglietto… – mentre diceva quelle ultime parole mi guardò. Quindi fece un’altra pausa, per poi riprendere: – Oppure c’è un’altra possibilità… Trovare qualcuno che sostituisca Jason e continuare il tour. Beh, ci siamo orientati sulla seconda opzione. A questo punto il problema era: come sostituire Jason? Ci serve un secondo chitarrista che conosca le nostre canzoni e voglia accompagnarci a suonarle per il resto del tour, in giro per il mondo… Potremmo cercare un bravo chitarrista, magari anche famoso, e fargli imparare in qualche giorno i nostri pezzi, ma probabilmente non ci metterebbe lo spirito giusto o lo farebbe solo per i soldi… E poi trovare e convincere un chitarrista famoso a seguirci in tour e, sempre che non sia già impegnato, imparare i nostri pezzi in pochissimi giorni, non è poi così facile… E non potremmo pretendere che ci metta anche l’anima nel suonare dei pezzi non suoi imparati in quattro e quattr’otto… – si fermò ancora un volta. Ancora non capivo l’esatto motivo per cui mi stesse raccontando tutti quei problemi, anche se un’idea si stava facendo strada nella mia mente provocandomi un fremito d’emozione… Decisi di non fare domande e di farlo continuare.
– Quando a un certo punto non sapevamo più cosa fare… Ho messo una mano in tasca… –
Lo guardai ancora una volta, senza capire cosa c’entrasse quell’ultima frase. Probabilmente lo capì e si affrettò a spiegarsi meglio.
– E in tasca dei pantaloni ho trovato il conto del taxi… – continuò, tirando fuori da una tasca un foglietto e mostrandomelo. – Così, mi è venuto in mente di quella sera, quando ero arrivato qui a Milano ed ero arrivato quasi per sbaglio in quel locale e, incuriosito dalla scritta fuori che diceva che si sarebbero esibiti dei chitarristi con brani loro e cover, e decisi di entrare. Mi sono ricordato che lì avevo notato il modo in cui suonavi e l’anima che ci mettevi nel suonare… e anche di come suonavi alcuni nostri brani… – continuò guardandomi.
Arrossii, ancora. Iniziavo a capire dove voleva arrivare. L’idea si insinuò ancora di più nella mia mente, e il fremito aumentò. Ma no, stavo solo fantasticando come al solito… Eppure al citofono non era una fantasia la voce di Billie Joe, che adesso era lì accanto a me… Quindi forse non era neanche una fantasia quella che stavo pensando… Ma no, sarebbe stato troppo bello per essere vero… Tra questi pensieri, continuai a guardare e ad ascoltare Billie.

   
 
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