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Autore: Chichilina    17/11/2009    9 recensioni
… mi chiamo Usagi Tsukino, ho 22 anni e sono viva da una settimana.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Usagi/Bunny
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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EHI SONO TORNATA!!!

Aggiornamento non sperato. Spero tanto vi piaccia e vi aiuti un'attimino a capire questa complicata storia. vi voglio bene amiche!

Chichilina

23 giugno

Mi sono abituata velocemente a questi capelli lunghissimi. Quando la spazzola accarezza le radici formulo un pensiero e quando arriva alle punte mi rendo conto di averlo già ben che archiviato. Il tempo di un colpo di spazzola è abbastanza per i miei ragionamenti ben più corti della mia chioma infinita.

Un’altra giornata incredibile si aggiunge a quelle della mia nuova vita, e ora che mi appresto a coricarmi ne sento il peso e la leggerezza insieme.

La macchina è arrivata troppo presto ieri, mio caro Diario, non mi ha lasciato nemmeno il tempo di dirti chi mi aveva raggiunto.

Non era una persona soltanto, nella lucente spider nera, moderna carrozza delle favole, mi aspettavano per andare a mangiare un gelato insieme, un uomo e due delle …ehm…credo dovrei dire, “amiche”, che ho in questa vita.

Non se ne sono accorti. Questo un po’ mi offende.

So di aver sostituito qualcuno che loro ritrovano ancora guardandomi negli occhi, qualcuno che chiamano Usagi, qualcuno che hanno amato in passato e che amano ancora. Non si sono accorti che io non sono quella persona.

Che amore è quello che non sa vedere oltre l’apparenza?

Potrei dirgli tutto. Potrei dire “Hei, guardatemi meglio…non sono la vostra Usagi, sono un’altra persona che…però…sa tutto di voi e del rapporto che dovremmo avere”.

Non ci riuscirei però. Lo so.

D'altronde, come potrei dire loro che non sono quello che credono? Come potrei rivelargli che quella che loro chiamano “stranezza degli ultimi tempi” è invece un buco nero di confusione che troneggia nella mia testa? Come potrei dare loro l’angoscia di aver perso chi amano senza averne io per prima la certezza? E se fossero loro ad avere ragione ed io ad essere niente altro che una pazza?

Eppure … so tutto di loro, come loro credono di sapere tutto di me. Ricordo momenti che non ho vissuto ma che ritrovo veri nei loro racconti. Non c’è un dettaglio che mi sfugge ed è incredibile pensare che ignoravo tutto un mondo di emozioni, nomi, sguardi fino a pochi giorni fa.

Una vita intera si è sovrapposta alla mia e nel mio cervello i ricordi e le informazioni delle due me stessa stanno lentamente sovrapponendosi. Di questo passo ho paura di dimenticarmi di chi sono, o meglio, chi ero in realtà, di chi ero fino a pochissimo tempo fa.

Riconosco la fossetta nella guancia destra di Makoto quando ride, è la prima cosa che ricordo di lei in assoluto. Se chiudo gli occhi rivedo il gesto di alzarsi gli occhiali dal naso così tipico di Ami sempre impegnata in qualche lettura. Non potrei mai confondere la voce di Minako nemmeno in mezzo ad altre cento voci, e non potrei mai, e dico mai, non riconoscere il passo felpato di Rei e le sue movenze affascinanti anche per un’altra donna.

E poi c’è lui. Dolce come niente altro può esserlo. Delicato nel suo modo di propormi il suo amore e romantico come ogni donna vorrebbe fosse il suo compagno. Non mi sfiora se non legge consensi nei miei occhi. Credo mi veda come qualcosa di prezioso. Mi rivolge i suoi pensieri più belli e non mi chiede che la possibilità di farmi amare da lui che ora è il mio compagno. Eppure… non passa istante che le palpebre chiuse non mi riportano in un’istantanea di quella che era prima la nostra vita insieme. Mi accaldo nel ricordare ogni tangibile sensazione provata dal mio corpo quando le sue mani hanno avuto la condiscendenza di sfiorarlo. Quel modo di bramare ogni centimetro della mia pelle con una delicatezza e una forza insieme capaci di sfidare il mondo. Una voce seducente  abile nell’entrarti dentro quanto  un corpo di uomo sa fare anche da lontano, anche al telefono. Un cuore freddo capace di abbandonarmi senza nemmeno un saluto, capace di pretendere ciò che non gli apparteneva, forte di un desiderio che non doveva chiedere permessi.

Ricordo la prima volta che l’ho incontrato nell’altra vita e il fuoco che mi aveva acceso sotto le unghia, e ricordo anche la prima volta che l’ho visto in questa nuova esistenza…

Lui ora dice ad un Usagi che non sono io veramente, che io possiedo il suo cuore, e io soffro nel ricordare che fino a qualche giorno fa, in un mondo dal nome diverso, di lui non possedevo che il corpo ma sapevo che era della vera me stessa che sentiva l’urgenza.

Prima entrava nel mio letto senza chiedere, ora non fa che chiedermi di amarlo come lui mi ama.

Lui non lo sa, ora non lo sa, ma io amo da una vita precedente quando era lui a non amarmi.

 Mamoru Chiba, il tutto e il niente, ciò che mi è rimasto dell’altra me stessa, ciò per cui può valere la pena vivere una vita che in niente mi appartiene.

   
 
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