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Autore: Blue    15/06/2005    14 recensioni
Due ragazzi sconosciuti passano la fine di una serata andata male a parlare di loro e delle loro paure. E per uno dei due, potrebbe essere l'ultima volta...
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Luci soffuse e musica alta, melodie vellutate. Ballare insieme, abbandonarsi al flusso delle note.
Illusioni, solo illusioni.
Fa freddo, fuori. Il cielo scuro e stellato, le stelle danzanti sembrano quasi farsi beffe di lei, adolescente alla sua prima delusione d’amore. No, non è la prima. E’ la prima per cui sa che soffrirà davvero.
Si stringe nel cappotto, si appoggia al muro. Laura non ha voglia di rientrare. Ha già capito che in realtà a lui piace un’altra, non vuole vederli ancora insieme.
Il dolore sembra insopportabile, la delusione bruciante. Non smette di fissare l’edera che si arrampica sul muretto del locale, soffocandolo, le foglie che ondeggiano debolmente al passare del vento.
La ghiaia scricchiola poco lontano, qualcun altro deve aver avuto la sua stessa idea. Laura si volta a guardarlo. E’ quel tipo che è rimasto seduto in disparte per tutta la durata della festa. Si sta accendendo una sigaretta. Aspira una boccata, poi si volta e la vede.
Laura arrossisce, colta in flagrante. Distoglie lo sguardo velocemente.
La ghiaia rumoreggia ancora. Si avvicina.
“Ciao” la saluta.
“Ciao” ricambia Laura. Spera che se ne vada. Vuole restare da sola con le sue delusioni.
“Fa freddo stasera, eh?”
Laura resta in silenzio.
“Ne vuoi una?” chiede poco dopo. Laura si volta, fissa il suo pacco di sigarette, distoglie di nuovo lo sguardo.
“No, grazie, non fumo.”
Conserva il pacchetto in silenzio. Laura non sa come si chiama.
“E’ successo qualcosa? Non sembri così tranquilla” nota lo sconosciuto.
“Delusioni amorose” sintetizza Laura.
“Quanti anni hai?” chiede.
“Quindici” risponde lei, chiedendosi perché sta rispondendo alle sue domande. Deve averne cinque o sei in più di Laura, lui.
“E’ una bella serata, nonostante sia fredda” commenta, guardando anche lui le stelle.
“Niente a che vedere con come mi sento” obietta Laura, incrociando le gambe.
“Neanche con come mi sento io, se è per questo. Leopardi diceva che la natura è il nemico comune contro cui gli uomini devono allearsi, dato che è completamente indifferente alla loro sofferenza” dice lui.
Laura resta in silenzio. L’ultima cosa di cui ha voglia è una lezione di letteratura.
“Mi dispiace. Puoi piangere, se vuoi” la invita.
“No.”
“Scusami, forse ti sto disturbando” si scusa.
“No, affatto” si affretta a rispondere Laura, che non vuole più restare sola. “Il fatto è... Non avrei nessun diritto di piangere.”
Silenzio. Non per indifferenza. Significa che lo sconosciuto la sta ascoltando.
“Le mie lacrime, contro quelle di una madre che piange perché non può dar da mangiare a suo figlio, contro quelle di un uomo che piange perché suo padre sta per morire di una malattia incurabile. La mia è solo la banale delusione d’amore di una quindicenne. Quindi, non posso piangere” spiega Laura. Qualcosa che non aveva mai confidato a nessuno, una paura di cui non aveva mai parlato forse neanche con se stessa. Perché lo sta confidando proprio ad una persona di cui non conosce il nome?
Non risponde. Laura lo guarda pensare, poi prendere parola.
“Si tratta sempre di amore, in vari gradi di intensità, forse. O forse, solo rivolto a persone diverse” comincia lui. “Non è la stessa cosa di un bambino che piange perché non può avere il giocattolo nuovo. Ti senti tradita, delusa, ingannata. Essere ingannata. Ti pare un motivo poco valido per piangere?”
Laura fissa le scarpe, la vista annebbiata.
“Non dovrei spingerti a piangere, in effetti” si scusa. “Ad ogni modo, si piange ad ogni età, per motivi diversi. Penso che in fondo non sia importante il motivo che ci spinge a farlo, ma l’entità del sentimento che proviamo.”
Laura chiude gli occhi, lascia che le lacrime le bagnino le guance. Le asciuga in fretta col dorso della mano. Non le importa se il trucco si scioglie, ormai. Non deve più essere bella per nessuno. Vuole solo restare lì, scossa da qualche occasionale brivido di freddo, a fissare le luci delle città e dei paesi dormienti che si inerpicano sulla collina formando disegni sconosciuti.
“E tu?” chiede Laura, sentendosi improvvisamente egoista. “Neanche tu sembri tanto allegro, stasera.”
“Non conoscevo quasi nessuno. E poi non sopporto la confusione. Mi piace starmene per i fatti miei, di tanto in tanto.”
“Ah.”
Silenzio imbarazzante. Laura non sa cosa dire, ma non vuole nemmeno smettere di parlare.
“Anche io ho subito una delusione, di recente. Stavo con la mia ragazza da due anni e mezzo, sembrava anche una cosa seria... Poi è rimasta incinta, e ha abortito.”
“Mi dispiace” dice Laura, d’istinto.
“Non era mio figlio” spiega lui, voltandosi a guardarla. “E non è stato un aborto volontario. Nonostante tutto, non sono riuscito a perdonarle il tradimento.”
Laura torna a fissare le scarpe, come fa sempre quando si sente in imbarazzo.
“Così lei ha deciso di andarsene all’estero.”
Silenzio.
“Ma questo non vuol dire che tu abbia meno diritto di me di piangere, non ti pare?” le fa notare. Laura alza di nuovo lo sguardo verso di lui, sorride.
“Hai dei rimpianti?” chiede Laura, sperando di non risultare invadente.
“Ho paura di averla persa.”
“Non è mai tardi per rimediare” gli fa notare Laura. “Perché non le chiami?”
“Ormai è tardi. Forse non mi perdonerà...”
“Non è detto. Chiamale, domani. Non hai niente da perdere, giusto?”
“Giusto” risponde lui. Ha finito la sigaretta. Quasi meccanicamente, ne prende un’altra e riprende a fumare.
“Cosa vuoi fare, da grande?” le chiede.
Laura resta in silenzio. Ci ha pensato più volte, ma non ha ancora trovato la risposta.
“Non lo so” rivela, alla fine.
“Hai ancora tempo” la tranquillizza.
“Se lo dici tu... A volte, il futuro mi spaventa. Il tempo mi spaventa. E’ come se fosse tutto troppo veloce.”
“Hai ancora tempo, credimi” ripete. “Credo che il tempo spaventi tutti, bene o male. La vita è una continua corsa contro il tempo, contro la paura di perdere ciò che hai, contro la consapevolezza che prima o poi tutto finirà.”
“Più che altro, ho paura di ritrovarmi a provare rimorsi per qualcosa che non ho fatto. Per essermi lasciata sfuggire un’occasione, o per aver agito diversamente. Mi servirebbe tempo per pensare a tutto, ma è un tempo che nessuno ha” dice Laura.
“Ma siamo ancora giovani” le fa notare lui. “Di tempo ne abbiamo, almeno così dicono. Credo che quel poeta latino, Orazio, aveva ragione quando invitava a cogliere l’attimo e a vivere alla giornata, come se fosse l’ultima della propria vita. Carpe diem. Forse spesso ci lasciamo trascinare troppo da mille altre cose, e perdiamo di vista ciò che per noi è veramente importante. Ciò per cui vale davvero la pena vivere.”
Si riferisce anche alla sua ex, probabilmente, pensa Laura.
Guarda l’orologio, è tardi.
“Devo entrare a salutare, tra poco viene mia madre a prendermi” si congeda Laura.
“Io ho già salutato” spiega lui. “Vado anche io, adesso” dice, spegnendo la sigaretta contro gli scalini.
Laura alza lo sguardo verso le stelle. Ridono ancora, quelle bastarde. Sono così ridicoli due ragazzi che parlano delle loro paure? si chiede Laura. Sono così ridicole le paure degli uomini?
“Cosa stai guardando?” chiede lui, alzando lo sguardo. “Ah, le stelle. Sembra che ridano di te, splendendo così spavalde. Ma è solo la tua impressione... Forse sono perfino tristi, costrette sempre a splendere.”
Laura sorride di nuovo.
“Coraggio, non buttarti troppo giù.”
“Grazie di tutto. Ah, buona fortuna per la tua telefonata!”
Lui sorride. “Grazie.”
Cerca le chiavi della macchina, scompare nel buio del vialetto.
E’ l’ultima volta che lo vede. Laura non saprà mai come si chiama.

“Cosa è successo?”
La strada è bloccata. Le luci delle ambulanze illuminano di lampi blu due automobili ridotte a due indistinguibili ammassi di ferraglia, come spettrali luci della ribalta. Ci sono anche i carabinieri, segno che deve essere addirittura morto qualcuno.
La madre di Laura ferma la macchina.
“Mio Dio...” riesce solo a mormorare.
Un corpo senza vita viene estratto da una delle due automobili. Laura sgrana gli occhi. No, non può essere lui. Riconosce il suo giubbotto, i suoi capelli, il suo anello.
Non conosceva neanche il suo nome.
Si copre il viso con le mani, stringe i denti.
Quella ragazza aspetterà per sempre invano la sua telefonata.
Piange. Non ha più paura di non averne il diritto.
“Che c’è?” chiede sua madre. “Lo conoscevi?”
Laura non riesce a rispondere. Si asciuga le lacrime.
Le stelle non ridono più.
 

  
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