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Autore: mikichan17    17/11/2009    7 recensioni
Naruto non si svegliò per il sole tra le tende, nè fu dolcemente tratto dal sonno da una brezzolina lieve e profumata, quanto piuttosto dall’odore stantio dell’aria in quella piccola stanza incasinata e da un gomito fastidiosamente piantato nelle costole. [SasuNaru]
Genere: Introspettivo, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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vita

La solita vecchia storia



N
aruto non si svegliò per il sole tra le tende, nè fu dolcemente tratto dal sonno da una brezzolina lieve e profumata, quanto piuttosto dall’odore stantio dell’aria in quella piccola stanza incasinata e da un gomito fastidiosamente piantato nelle costole.
Si voltò irritato, spintonando lontano il braccio estraneo ed il proprietario, che grugnì al suo fianco.
Stizzito si levò a sedere, regalando al mondo la piacevole visione del suo bel volto paffuto e allegro: gli occhi azzurri, come il cielo, ma anche come quel pesciolino che aveva avuto da bimbo, quello morto agonizzando sul tappeto della sua cameretta, ma questo è un altro discorso…
Dunque dicevo, gli occhi azzurri come il cielo brillavano di stanchezza, arrossati per il sonno, due enormi borse marcate deformavano l’angelica composizione e i capelli del color del grano maturo somigliavano più ad una steppa arida su cui aveva lasciato segno del proprio passaggio l’uragano Katrina.
Con flemma si schiaffò una mano sul volto, passandola con foga sugli occhi impastati, incapace di far altro che fissare il vuoto dinnanzi a sé, ancora più di là che di qua.
Qualcuno al suo fianco si mosse, ma lui neanche lo notò.
- Do… -
Mugolò il qualcosa che si stava agitando tra le lenzuola sfatte proprio alla sua destra, lì dove non aveva la forza di guardare a causa del suo stato catatonico.
Improvvisamente, come un’illuminazione divina infiamma gli animi dei più ardimentosi, come sospinto da una forza miracolosa, tratto a sé da una potenza indomabile, gli venne da pisciare.
- Do… -
Disse ancora la massa di lenzuola, arrotolandosi di più su se stessa.
Ora, cosa avrebbe dovuto fare?
Fece uno sforzo immane per partorire un pensiero compiuto: alzarsi con grande fatica e fiondarsi in bagno dove avrebbe dato sfogo alla potenza devastante del getto urinario in trepidante attesa, voltarsi a scoprire cosa diavolo volesse Mr. o Mrs. "Do" (non riusciva esattamente a ricordare se al suo fianco ci fosse un uomo o una donna… o un alieno forse, o un minotauro, o un cane a tre teste…), oppure tornare a dormire e probabilmente farla a letto.
Sentì una mano posarsi sulla sua coscia e la trovò estremamente irritante.
- Dob… - Oh, wow, ora compriamo una vocale, che ne dici?
Infastidito si voltò verso la fonte dei fastidiosi mugugni e ciò che si parò dinnanzi a sé lo spiazzò completamente.
Un angelo nero si contorceva tra le sue coperte, apparentemente in preda ad una crisi dovuta a chissà cosa, come sua zia, la sorella di suo padre, qualche anno prima a Natale, quando l’avevano trovata agonizzante sdraiata ai piedi del tavolo dei dolci o meglio, di quello che prima del suo passaggio era stato il tavolo dei dolci… pare che nella foga di strafogarsi (oddio, quella mattina gli riuscivano persino i giochi di parole! ‘foga’, ‘strafogarsi’… capita, no?) un cioccolatino fosse rimasto incastrato in gola, quasi ammazzandola. Che ironia…
Ma questa è un’altra storia.
Scusate, perdo spesso il filo oggi, sarà il sonno.
Dicevo, una seconda figura angelica illuminava della sua magneficiente bellezza la piccola stanza che puzzava di chiuso, apparendo bello e dannato con quelle occhiaie viola spropositate a cerchiare gli occhi altrettanto scuri, un rivolo di bava per metà essiccato pendente dalle labbra sottili e la pelle tanto bianchiccia da fare invidia ad un morto.
A quel punto, a Naruto si presentavano altre numerose possibilità di azione a confonderlo sempre di più: alzarsi con fatica e andare a pisciare (ormai credeva che sarebbe riuscito a trattenerla per poco), tornare a dormire e farsela sotto, fuggire per l’orrore alla vista di quel semicadavere nel suo letto, scoppiare a ridere e prendere in giro il malcapitato al suo fianco per il resto dei suoi giorni da non-morto. Che fare?
- Dobe… - Articolò finalmente l’altro ragazzo.
Alleluia, diciamo noi.
Meccanicamente Naruto si piegò in direzione del misterioso ospite, sentendosi in qualche modo interpellato.
- Che cazzo vuoi? – Rispose candido e con la voce impastata il nostro angioletto paffuto, celebre per il suo proverbiale buon umore mattutino.
Quella risposta gli causò una fitta di mal di testa e se ne pentì immediatamente.
Un braccio tremolante e palliduccio si levò dal groviglio delle lenzuola e di fronte allo sguardo più rosso che azzurro del nostro eroe si parò un dito medio elegante ed affusolato.
- Caffè – Decretò il proprietario del suddetto dito, che d’ora in poi chiameremo con il nome di Sasuke, solo perché non so più quali arzigogolati giri di parole fare per descriverlo.
L’altro neppure lo ascoltò, aveva preso la sua decisione.
Con fatica immane si issò sulle gambe tremolanti, sentendo una fitta improvvisa dalle parti del suo amico il Deretano.
- Cazzo teme! - Esclamò senza che il suo impropero assumesse un senso, riuscendo a stento a reggersi in piedi e cominciando ad arrancare verso il bagno.
- Caffè – Ripetè meccanico Sasuke, steso sul letto a pancia in su, un braccio steso dove prima giaceva il nostro giovane angelico eroe biondo e un altro abbandonato sugli occhi, proprio dove le occhiaie facevano bella mostra di sé.
- Ma fottiti – Rispose l’interpellato, spingendo la porta della toilette e fiondandocisi dentro, accorgendosi solo in quel momento di non avere addosso neppure i boxer da abbassare, cosa che per qualche istante mandò in tilt il sistema già sotto sforzo.
Irritato riuscì a riprendere il controllo di sé appena in tempo per evitare di farsela effettivamente addosso (non di certo nelle mutande, visto che non le portava), poggiando una mano sulle piastrelle fredde e concedendosi infine la meritata e agognata pisciata.
Dall’altra stanza si sentì intanto un cigolio di molle e qualche lungo attimo e litro di pipì più tardi fece il suo ingresso nella piccola stanza anche Sasuke, piazzandosi al fianco del biondissimo biondino con le braccia sui fianchi e reclamando la tazza del water con un grugnito.
Naruto dovette reprimere l’istinto di voltarsi e pisciargli sui piedi, ma quella mattina riuscì solo perché si sentiva particolarmente di buon umore con il fondoschiena dolorante, dei lividi spaventosi sul collo e sulle spalle e quel rompipalle proprio al suo fianco.
Quando l’ebbe fatta proprio tutta si pulì con cura, fece meccanicamente il gesto di tirarsi su i boxer, ancora una volta invano, guardò male la causa di tutti i suoi problemi accorgendosi di come anche l’altro fosse nudo come un verme, non la considerò una cosa rilevante, abbandonò il bagno e gli lasciò la tazza, strisciò in qualche modo alla ricerca delle proprie mutande e le trovò appese al lampadario, non si chiese cosa ci facessero lì, arrancò verso la cucina dopo averle indossate e lì cominciò a spremersi le meningi per chetare in qualche modo il fastidioso brontolio del suo stomaco affamato.


Quando Sasuke fece il suo ingresso in cucina Naruto era intento a strafogarsi di ramen, facendogli arricciare il naso per il disgusto.
Il biondo guardò l’altro entrare, notando come del mostro assonnato che aveva trovato quella mattina nel suo letto non rimanesse solo un vago ricordo (in realtà le occhiaie c’erano ancora, ma scommetterei la casa che l’Uchiha aveva usato il fondotinta per coprirsele, quel dannato narcisista!).
Quando aveva iniziato ad assorbire la propria linfa vitale attraverso un ramen bollente Naruto aveva anche cominciato a collegare cosa ci facesse il suo migliore amico nudo al suo fianco, cosa evidentemente dovesse essere successo la notte prima inebriati dai fumi dell’alcol e perché ancora gli facesse un male fottuto cercare di sedersi.
Eppure, come ogni mattina, come quando Sas’ke restava a dormire a casa sua quando erano bambini, accanto alla sua scodella di ramen c’era una grossa tazza blu di caffè bollente, senza neppure una sola zolletta di zucchero. Ciò che lo stupì fu quanto poco fosse stupito da tutto ciò (evviva i giochi di parole, né?).
Il moro si sedette al suo fianco grugnendo appena un pò e comiciò a sorseggiare la bevanda ustionante, senza neppure dare segno di aver notato la presenza dell’altro al suo fianco né men che meno ringraziandolo per avergli preparato la colazione.
Naruto rimase a guardarlo da oltre la sua scodella arancione per qualche tempo, finchè l’altro non si voltò e lo fissò in volto serio, allungando una mano e scostando il ramen dalla via più rapida tra sé e quel dobe del suo migliore amico. Senza spostare lo sguardo Sasuke avvicinò rapidamente il volto a quello dell’altro, fermandosi a pochi centimetri dalle sue labbra.
Eppure, pensò il biondo quando sentì una mano pallida dell’Uchiha sulla sua guancia abbozzare una carezza, qualcosa di strano c’era in tutto quello.
- Naruto… - bisbigliò il moro sulla sua bocca, agitandolo. - …Vatti a lavare i denti dobe, ti puzza l’alito. –
O, forse, era sempre la solita vecchia storia.

 

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Questa inutile fic avrebbe bisogno di una spiegazione ben più lunga di lei.
In parole povere ho voluto provare a disegnare un momento tipico, ormai quasi banale e ripetitivo, parte di quasi tutte le fic in circolazione ma spesso, secondo me, un pò troppo romanzato. Ecco io con questa piccola creazione ho tentato di raccontare come secondo me potrebbe essere un momento del genere con i personaggi che conosciamo.
Non ha un vero inizio nè una vera fine... è solo uno squarcio, un qualcosa.
(faccio notare, a scanso di equivoci, che alcune espressioni che uso nel testo per descrivere i personaggi possono parere strani e/o particolarmente stupidi... beh, teoricamente andrebbero letti in chiave ironica, un pò come tutta la fic! Non mi sono ancora ammattita del tutto)
Prendetela per quello che è, spero solo non vi abbia fatto troppo orrore!

Se vi è piaciuta, se vi ha fatto rivedere i pasti di una settimana prima, se.... insomma, fatemi sapere che ne pensate!
Grazie mille!

Miki.

 

  
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