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Autore: Bella_    18/11/2009    1 recensioni
Una giovane studentessa.La capitale dell'Italia e l'uomo dei suoi sogni.Spinta in una libreria,dalla sua passione per i classici,incontrarà lui,ma la sua più grande paura la farà scappare.Ma lei ha qualcosa di suo,la copia del libro che lei cercava.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Recensioni.

Saretta: tranquilla tranquilla,ti dico solo leggi e vedrai!

Lazzari: grazie mille per i mille complimenti che mi fai!sono felice che ti sia piaciuto il capitolo!

Ilary: grazie mille Ilary,sono felice che ti piaccia!

Sognatriceconipiediperterra: tesoro grazie per i complimenti!questo è un capitolo abbastanza breve però che chiarisce un po’ di cose!

 

Un bacio a tutte!

 

Capitolo 7

Settembre trascorse portando con se le lacrime per la scomparsa di Federico. Il vento freddo dei primi di ottobre mi scompiglio i capelli,riordinando i miei pensieri. Non mi ero accorta che Francesca mi stesse strattonando un braccio.

“Il treno” disse decisa con sguardo grave. Sapevo cosa pensava di tutta questa situazione. Era l’unica a sapere che stavo così non solo per la perdita di un mio caro amico. Il mio comportamento la irritava,ma sapevo che non mi avrebbe mai rimproverata,sapeva bene ciò che provavo. La mancata voglia di divertirmi,la totale assenza per minuti interi,nei quali ero certa,non mi sarei neanche accorta se il mondo stesse crollando, erano diventati tratti del mio essere. Per me ora era tutto automatico. Studiare,uscire,svegliarmi la mattina,parlare. La perdita di un amico mi aveva segnata,la mancata voglia di amare qualcuno, che non fosse lui, mi aveva cambiata. Ero quel genere di ragazza che dimostrava i propri sentimenti,soprattutto con le azioni,ma in quel momento,la forza,il desiderio di manifestarli non c’erano. Spostai lo sguardo dal finestrino del treno sul volto di Francesca. Non ero l’unica a soffrire. In quel mese anche lei aveva sofferto e io non me ne ero curata minimamente. Lei mi guardava di sottecchi. Cercava continuamente di non perdermi di vista,sapeva che quella che stava male di più tra tutti ero io. Avevo un motivo in più di loro,ma nessuno oltre a lei capiva perché facessi così. Il suo sguardo si fermò sul mio volto.

“Parla,sfogati,urla,spacca tutto,ma reagisci” disse decisa,per poi supplicarmi “Per favore”.

Sentì i miei occhi pizzicarmi,le guancie bagnarsi lentamente e una serie di singhiozzi che mi scuotevano il corpo.  

“mi dispiace” riuscì a sussurrare.

“Non è colpa tua,Ada. Ti sei innamorata. Però ascoltami. Ciò che hai fatto,secondo te,è giusto? Non ci hai provato,non gli hai dato una possibilità. Non volevi soffrire se fosse finita male,ma ora stai bene? Ti rispondo io,no. Ha provato a chiamarti per due settimane intere,ogni sera,e tu ogni sera prendevi il cellulare e lo gettavi sul letto. Ti ha inviato un sms per scusarsi e per cercare di risolvere questa situazione e tu non hai risposto. Ma ogni volta piangevi.”

Mentre parlava avevo poggiato il viso tra le mie gambe,per non guardare la sua espressione dura. Già la sua voce mi faceva star male. Una mano mi alzò il viso e mi trovai a pochi centimetri dal suo volto.

“Ora dimmi, è meglio il dolore del rimpianto o quello della perdita?” non capivo dove volesse arrivare,ero annebbiata. Ma risposi comunque. Ero certa di ciò che dicevo.

“Il dolore della perdita,almeno hai prova-.. provato” capì all’improvviso,capendo cosa volesse farmi capire. “Ma non è lo stesso per me. Io.. io non posso..”

“Dimmi ora perché non puoi” disse con determinazione.

“Non posso perché soffrirò di più.. oramai quel che è fatto è fatto.”

“No,tu non capisci.”

Rimasi interdetta. Cosa non capivo? Io cosa non capivo? Perché lei capiva? No,lei non capiva niente. I miei occhi arrossati si rispecchiarono in due occhi piedi di comprensione e dolore. Ad un tratto divenne indifferente,poi iniziò a parlare di nuovo.

“Tu lo vuoi,con te,in ogni momento,ogni secondo. Se lui fosse stato con te quando il dolore per la perdita ti travolgeva ora non eri così spenta. Ora se lui ti avesse lasciato,avresti sofferto,ma avresti con te,nella tua mente,momenti da sogno. Perché il tuo sogno è lui. Ogni volta che ci pensi,sai benissimo che in un cantuccio,nascosto,sai che saresti stata meglio,almeno meglio di ora. Cosa ti resta ora? Nulla. Solo il ricordo di un bacio rubato e una fuga piena di lacrime. Perché tu hai paura di soffrire,ma non ti rendi conto che così soffri ancora di più. Provaci,di nuovo,ora che sei in tempo,non ti costa nulla. Devi solo prendere il telefono,digitare dei tasti e inviare un sms,il resto verrà da se. Pensi che io non sappia quante volte lo hai fatto? Migliaia. Non negarlo. Non puoi farlo, almeno con me. Ma il coraggio ti è mancato e la paura ha preso possesso. Fallo,fallo perché domani starai peggio di ora,lo sai bene.”

Quante verità in quelle parole. Un significato che io conoscevo. Sapevo di sbagliare,sapevo,ma non volevo accettarlo. Non avevo la forza di accettarlo. Ogni qual volta il telefono suonava e il suo nome appariva sul display,la mia coscienza mi diceva di rispondere,che era giusto così,ma la mia mente,in disaccordo con essa, me lo vietava. Il cuore si stringeva tanto da farmi male e il ricordo del suo sguardo deluso mi riaffiorava nella mente. Ma ogni sera,come se fosse una droga per me,dovevo guardare quel display e osservare quel nome. Perché per me era tutto.

Sul home di twilightitalia non mi soffermavo più sugli articoli che parlavano di lui. Mi limitavo a far scorrere la pagina senza prestargli attenzione. Non mi interessava più Robert Pattinson,non mi preoccupavo più di cosa facesse Robert,l’attore. A me interessava Rob,solo di lui. Quello che era scritto negli articoli,non mi sfiorava minimamente. Erano bugie. Lo sapevo bene,me lo aveva detto lui. Di una cosa non avevo mai dubitato:la sua sincerità. Non aveva motivo di dirmi bugie,lo sapevo bene.

Francesca mi fissava analizzando ogni minima smorfia disegnata sul mio volto. Sapeva benissimo cosa stavo pensando e cosa stavo decidendo di fare. A volte,almeno per quanto mi riguardava,somigliava molto alla veggente della famiglia Cullen. Lei non “vedeva” delle mie scelte,ma leggeva sul mio viso cosa stavo decidendo di fare.

Il treno si fermò alla stazione di Agropoli facendomi ritornare in me. Avevo paura,una tremenda paura di ciò che volevo fare,ma nulla,neanche la mia razionalità,mi avrebbe più fermata. era la mia felicità in ballo,niente di più. Il discorso di Francesca mi aveva fatto rivivere tutti i giorni trascorsi da quel maledetto venerdì. L’inizio della scuola,le nuove compagnie,quel ragazzo dai capelli castani che mi corteggiava senza mai arrendersi. Se non fosse stato per lui mi avrebbe fatto piacere. Pietro mi sarebbe piaciuto. Era il genere di ragazzo che mi conquistava. Alto,moro,occhi chiari,fisico asciutto,intelligente. Con una caratteristica che per me era inevitabile,lui era il classico st****o. Ma  in quel momento io lo ignoravo. Lo respingevo,non era per me,dicevo. Ma la verità era un’altra. Non era lui.

Il bar di Carletto era già pieno di studenti annoiati. Era lunedì mattina e la sera precedente nessuno aveva pensato di tornare presto a casa. Così ci trovavamo tutti con un immenso bisogno di caffeina.

Le voci delle mie amiche,Stefania e Isabella, mi arrivarono come un onda che ti travolge nel mare. Parlavano di Pietro. Era dietro al privè e mi stava chiedendo di avvicinarmi a lui. Scocciata e annoiata mi avvicinai con il mio caffè macchiato pieno di cacao.

“Buongiorno” disse aprendosi in un sorriso.

“Ciao. Salve a tutti” sorrisi cordiale,ma con un po’ di enfasi in più.

Pietro si era avvicinato e attirandomi a sé mise la sua mano sul mio fianco destro. Quel suo gesto mi diede fastidio,ma decisi di non respingerlo.

Ho deciso,le cose saranno diverse solo stasera” pensai.

 

La giornata continuò tranquilla,tra lezioni e risate. Sul treno di ritorno con Francesca al mio fianco decisi di farle capire che per me era stato essenziale il suo aiuto.

“Franci,mi dispiace per quello che ho fatto in questo mese. Veramente..” ma non mi diede possibilità di continuare. Prese lei la parola.

“Ada,non devi scusarti,però sii sicura di ciò che fai.”

“Grazie” e mi aprì in un sorriso che la fece ridere.
“E’ bello vederti sorridere così sinceramente. E comunque mi sa che Pietro è perso.” disse con tono serio.

“Lo so,spero di non aver sbagliato comportandomi in quel modo stamattina.” Dissi guardandola negli occhi.

“No e poi in ogni caso,se le cerca lui.” Pronunciò iniziando a ridere come una matta.

“Bestia” dissi ridendo anche io.

 

Il pomeriggio intanto trascorse diversamente. I minuti sembravano ore,le ore sembravano giorni.

Neanche Monica e Terry riuscivano a farmi distrarre da ciò che avrei fatto quella sera. Avevo raccontato anche a loro tutto. Monica si era un po’ offesa perché non le avevo detto nulla quel giorno a Roma,ma mi capì cercando di non farmi sentire in colpa.

Le 19e30 arrivarono e la cena fu pronta. Mangiai con la testa fra le nuvole,cercando di trovare le parole giuste. Cosa avrei dovuto fare? Cosa avrei dovuto scrivergli? Non ne avevo idea.

Passai le successive due ore a trovare le parole giuste.

 

“Forse è sbagliato,forse è giusto,forse è solo una perdita di tempo,ma è quello che ora voglio. Scusami per non averti salutato.

Scusami per le chiamate mai accettate.

Scusami per quel silenzio assordante che ha fatto male anche a me.

Scusami per il mio comportamento infantile

Scusami perché non ti ho dimostrato i miei veri sentimenti,i miei veri desideri.

Scusami per volerti troppo con me.

Scusami per averlo ammesso solo adesso.”

 

  
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