Recensioni.
Saretta:
tranquilla
tranquilla,ti dico solo leggi e vedrai!
Lazzari:
grazie
mille per i mille complimenti che mi fai!sono felice che ti sia
piaciuto il
capitolo!
Ilary: grazie
mille
Ilary,sono felice che ti piaccia!
Sognatriceconipiediperterra:
tesoro grazie per i complimenti!questo è un capitolo
abbastanza breve però che
chiarisce un po’ di cose!
Un bacio a
tutte!
Capitolo 7
Settembre
trascorse portando con se le lacrime per la scomparsa di Federico. Il
vento
freddo dei primi di ottobre mi scompiglio i capelli,riordinando i miei
pensieri. Non mi ero accorta che Francesca mi stesse strattonando un
braccio.
“Il
treno”
disse decisa con sguardo grave. Sapevo cosa pensava di tutta questa
situazione.
Era l’unica a sapere che stavo così non solo per
la perdita di un mio caro
amico. Il mio comportamento la irritava,ma sapevo che non mi avrebbe
mai
rimproverata,sapeva bene ciò che provavo. La mancata voglia
di divertirmi,la
totale assenza per minuti interi,nei quali ero certa,non mi sarei
neanche
accorta se il mondo stesse crollando, erano diventati tratti del mio
essere.
Per me ora era tutto automatico. Studiare,uscire,svegliarmi la
mattina,parlare.
La perdita di un amico mi aveva segnata,la mancata voglia di amare
qualcuno,
che non fosse lui, mi aveva cambiata. Ero quel genere di ragazza che
dimostrava
i propri sentimenti,soprattutto con le azioni,ma in quel momento,la
forza,il
desiderio di manifestarli non c’erano. Spostai lo sguardo dal
finestrino del
treno sul volto di Francesca. Non ero l’unica a soffrire. In
quel mese anche
lei aveva sofferto e io non me ne ero curata minimamente. Lei mi
guardava di
sottecchi. Cercava continuamente di non perdermi di vista,sapeva che
quella che
stava male di più tra tutti ero io. Avevo un motivo in
più di loro,ma nessuno
oltre a lei capiva perché facessi così. Il suo
sguardo si fermò sul mio volto.
“Parla,sfogati,urla,spacca
tutto,ma reagisci” disse decisa,per poi supplicarmi
“Per favore”.
Sentì
i miei
occhi pizzicarmi,le guancie bagnarsi lentamente e una serie di
singhiozzi che
mi scuotevano il corpo.
“mi
dispiace”
riuscì a sussurrare.
“Non
è colpa
tua,Ada. Ti sei innamorata. Però ascoltami. Ciò
che hai fatto,secondo te,è
giusto? Non ci hai provato,non gli hai dato una possibilità.
Non volevi soffrire
se fosse finita male,ma ora stai bene? Ti rispondo io,no. Ha provato a
chiamarti per due settimane intere,ogni sera,e tu ogni sera prendevi il
cellulare e lo gettavi sul letto. Ti ha inviato un sms per scusarsi e
per
cercare di risolvere questa situazione e tu non hai risposto. Ma ogni
volta
piangevi.”
Mentre
parlava
avevo poggiato il viso tra le mie gambe,per non guardare la sua
espressione
dura. Già la sua voce mi faceva star male. Una mano mi
alzò il viso e mi trovai
a pochi centimetri dal suo volto.
“Ora
dimmi, è
meglio il dolore del rimpianto o quello della perdita?” non
capivo dove volesse
arrivare,ero annebbiata. Ma risposi comunque. Ero certa di
ciò che dicevo.
“Il
dolore
della perdita,almeno hai prova-.. provato” capì
all’improvviso,capendo cosa
volesse farmi capire. “Ma non è lo stesso per me.
Io.. io non posso..”
“Dimmi
ora
perché non puoi” disse con determinazione.
“Non
posso
perché soffrirò di più.. oramai quel
che è fatto è fatto.”
“No,tu
non
capisci.”
Rimasi
interdetta. Cosa non capivo? Io cosa non capivo? Perché lei
capiva? No,lei non
capiva niente. I miei occhi arrossati si rispecchiarono in due occhi
piedi di
comprensione e dolore. Ad un tratto divenne indifferente,poi
iniziò a parlare
di nuovo.
“Tu
lo vuoi,con
te,in ogni momento,ogni secondo. Se lui fosse stato con te quando il
dolore per
la perdita ti travolgeva ora non eri così spenta. Ora se lui
ti avesse
lasciato,avresti sofferto,ma avresti con te,nella tua mente,momenti da
sogno.
Perché il tuo sogno è lui. Ogni volta che ci
pensi,sai benissimo che in un
cantuccio,nascosto,sai che saresti stata meglio,almeno meglio di ora.
Cosa ti
resta ora? Nulla. Solo il ricordo di un bacio rubato e una fuga piena
di
lacrime. Perché tu hai paura di soffrire,ma non ti rendi
conto che così soffri
ancora di più. Provaci,di nuovo,ora che sei in tempo,non ti
costa nulla. Devi
solo prendere il telefono,digitare dei tasti e inviare un sms,il resto
verrà da
se. Pensi che io non sappia quante volte lo hai fatto? Migliaia. Non
negarlo.
Non puoi farlo, almeno con me. Ma il coraggio ti è mancato e
la paura ha preso
possesso. Fallo,fallo perché domani starai peggio di ora,lo
sai bene.”
Quante
verità
in quelle parole. Un significato che io conoscevo. Sapevo di
sbagliare,sapevo,ma non volevo accettarlo. Non avevo la forza di
accettarlo. Ogni
qual volta il telefono suonava e il suo nome appariva sul display,la
mia
coscienza mi diceva di rispondere,che era giusto così,ma la
mia mente,in
disaccordo con essa, me lo vietava. Il cuore si stringeva tanto da
farmi male e
il ricordo del suo sguardo deluso mi riaffiorava nella mente. Ma ogni
sera,come
se fosse una droga per me,dovevo guardare quel display e osservare quel
nome.
Perché per me era tutto.
Sul home di
twilightitalia non mi soffermavo più sugli articoli che
parlavano di lui. Mi
limitavo a far scorrere la pagina senza prestargli attenzione. Non mi
interessava più Robert Pattinson,non mi preoccupavo
più di cosa facesse
Robert,l’attore. A me interessava Rob,solo di lui. Quello che
era scritto negli
articoli,non mi sfiorava minimamente. Erano bugie. Lo sapevo bene,me lo
aveva
detto lui. Di una cosa non avevo mai dubitato:la sua
sincerità. Non aveva
motivo di dirmi bugie,lo sapevo bene.
Francesca mi
fissava analizzando ogni minima smorfia disegnata sul mio volto. Sapeva
benissimo cosa stavo pensando e cosa stavo decidendo di fare. A
volte,almeno
per quanto mi riguardava,somigliava molto alla veggente della famiglia
Cullen.
Lei non “vedeva” delle mie scelte,ma leggeva sul
mio viso cosa stavo decidendo
di fare.
Il treno si
fermò alla stazione di Agropoli facendomi ritornare in me.
Avevo paura,una
tremenda paura di ciò che volevo fare,ma nulla,neanche la
mia razionalità,mi
avrebbe più fermata. era la mia felicità in
ballo,niente di più. Il discorso di
Francesca mi aveva fatto rivivere tutti i giorni trascorsi da quel
maledetto
venerdì. L’inizio della scuola,le nuove
compagnie,quel ragazzo dai capelli
castani che mi corteggiava senza mai arrendersi. Se non fosse stato per
lui mi
avrebbe fatto piacere. Pietro mi sarebbe piaciuto. Era il genere di
ragazzo che
mi conquistava. Alto,moro,occhi chiari,fisico asciutto,intelligente.
Con una
caratteristica che per me era inevitabile,lui era il classico st****o.
Ma in quel momento
io lo ignoravo. Lo
respingevo,non era per me,dicevo. Ma la verità era
un’altra. Non era lui.
Il bar di
Carletto era già pieno di studenti annoiati. Era
lunedì mattina e la sera
precedente nessuno aveva pensato di tornare presto a casa.
Così ci trovavamo
tutti con un immenso bisogno di caffeina.
Le voci delle
mie amiche,Stefania e Isabella, mi arrivarono come un onda che ti
travolge nel
mare. Parlavano di Pietro. Era dietro al privè e mi stava
chiedendo di
avvicinarmi a lui. Scocciata e annoiata mi avvicinai con il mio
caffè macchiato
pieno di cacao.
“Buongiorno”
disse aprendosi in un sorriso.
“Ciao.
Salve a
tutti” sorrisi cordiale,ma con un po’ di enfasi in
più.
Pietro si era
avvicinato e attirandomi a sé mise la sua mano sul mio
fianco destro. Quel suo
gesto mi diede fastidio,ma decisi di non respingerlo.
Ho deciso,le
cose saranno diverse solo stasera” pensai.
La giornata
continuò tranquilla,tra lezioni e risate. Sul treno di
ritorno con Francesca al
mio fianco decisi di farle capire che per me era stato essenziale il
suo aiuto.
“Franci,mi
dispiace per quello che ho fatto in questo mese. Veramente..”
ma non mi diede
possibilità di continuare. Prese lei la parola.
“Ada,non
devi
scusarti,però sii sicura di ciò che
fai.”
“Grazie”
e mi
aprì in un sorriso che la fece ridere.
“E’ bello vederti sorridere così
sinceramente. E comunque mi sa che Pietro è
perso.” disse con tono serio.
“Lo
so,spero di
non aver sbagliato comportandomi in quel modo stamattina.”
Dissi guardandola
negli occhi.
“No
e poi in
ogni caso,se le cerca lui.” Pronunciò iniziando a
ridere come una matta.
“Bestia”
dissi
ridendo anche io.
Il pomeriggio
intanto trascorse diversamente. I minuti sembravano ore,le ore
sembravano
giorni.
Neanche
Monica
e Terry riuscivano a farmi distrarre da ciò che avrei fatto
quella sera. Avevo
raccontato anche a loro tutto. Monica si era un po’ offesa
perché non le avevo
detto nulla quel giorno a Roma,ma mi capì cercando di non
farmi sentire in
colpa.
Le 19e30
arrivarono e la cena fu pronta. Mangiai con la testa fra le
nuvole,cercando di
trovare le parole giuste. Cosa avrei dovuto fare? Cosa avrei dovuto
scrivergli?
Non ne avevo idea.
Passai le
successive due ore a trovare le parole giuste.
“Forse
è
sbagliato,forse è giusto,forse è solo una perdita
di tempo,ma è quello che ora
voglio. Scusami per non averti salutato.
Scusami per
le
chiamate mai accettate.
Scusami per
quel silenzio assordante che ha fatto male anche a me.
Scusami per
il
mio comportamento infantile
Scusami
perché
non ti ho dimostrato i miei veri sentimenti,i miei veri desideri.
Scusami per
volerti troppo con me.
Scusami per
averlo ammesso solo adesso.”