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Autore: Amy Dickinson    19/11/2009    5 recensioni
Ciao a tutti ^_^
ecco il primo capitolo della mia fanfiction ispirata a Lamù... non è un granché... ma spero possiate comunque gradirla :) Ho cercato di ricalcare il più possibile il carattere dei personaggi e lo stile di Rumiko Takahashi cercando però, in qualche modo, di reinventarlo a modo mio... ad ogni modo voglio preventivarmi con l'avvertimento OOC, specialmente per i personaggi di Rei e Ran che, al contrario degli altri, sono proprio fuori del loro personaggio originale. Niente di pretenzioso comunque, vi auguro buona lettura ^^
Amy
Genere: Commedia, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atarù Moroboshi, Lamù, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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LAMù 9

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 Capitolo 9

Ataru era a circa un metro e mezzo di distanza da lei.

“Per quale motivo fai di tutto per darmi fastidio?”

Lamù stette a guardarlo poi ribatté:

“Volevo farti la stessa domanda!”

“Eh? Ma io non ho fatto nulla!”

“Ah no? E io cos’avrei fatto invece, di grazia?”

“Mi stai prendendo in giro! Ed è tutta colpa tua se sono svenuto!”

“Prima di tutto non potevo immaginare che svenissi, quindi non darmene la colpa! E poi ti ricordo che sei stato tu il primo ad avermi provocato!”

“E come?”

“Bisticciando con Ten, sai che non lo sopporto!”

“E tu sai che non sopporto la vostra cucina, e in particolare il vostro abbondare di peperoncino!”

“Certo che lo so, ma volevo vedere fino a che punto sei ipocrita!”

“Non sono affatto ipocrita!”

“Ah no? E allora perché non hai rifiutato il mangiare?”

“Perché avrei offeso tua madre!”

“Quando si trattava di offendere me però non ti tiravi mai indietro, vero?”

“E tu cosa c’entri?”

“E’ lo stesso! Sono sua figlia, e come lei non so cucinare secondo i canoni dell’arte culinaria terrestre!” ammise.

“Ma lei è diversa da te! E’ gentile e buona, mi dispiaceva che si offendesse!”

“E come fai a dire che io non sono come lei?”

“Abbiamo vissuto sotto lo stesso tetto, so bene come sei, credimi!”

“Forse non mi hai mai capita!”

“E chi è che ti voleva capire?! Sei tu la prima a non aver capito un tubo!”

“Che vuoi dire?”

“Voglio dire che io non ho mai detto di volerti sposare!”

“E perché non lo hai detto subito allora?”

Anche Lamù gli aveva detto una cosa tanto palese…possibile che lui fosse stato l’unico a non aver capito che bastava qualcosa di tanto semplice?

“Cribbio…ci ho provato mille volte, ma tu non volevi sentire ragioni!”

“Non mi hai mai detto direttamente che non avevi intenzione di sposarmi!”

“Cosa?!”

“E comunque ci sono state tante occasioni di lasciarmi…se non volevi perché non ne hai mai approfittato?”

*Acc…colpito e affondato…*pensò.

“Lo vedi che ho ragione?”

“Senti smettila ora! E lasciami in pace d’ora in poi, chiaro?”

“Chiarissimo, sta’ tranquillo, non sei il centro dei miei pensieri, sai?”

“Neanche tu se è per questo!”

“Bene!”

“Più che bene!”

“Benissimo!”

Rimasero a guardarsi in silenzio, poi Lamù distolse lo sguardo e osservò il cielo notturno. Le stelle splendevano, Nimayoho aveva sfumature infuocate e riflessi iridescenti.

“Bello, vero? E pensare che capita solo una volta l’anno questo periodo in cui cadono le stelle, dura solo tre notti” Lamù pronunciò quelle parole con una voce sottile e malinconica, rivolgendole più a se stessa che ad Ataru.

Lui fissava il suo profilo con volto inespressivo, quasi non sapesse quale sentimento voler esprimere.

Eppure da una parte pensò: *Come sei bella, Lamù…*

Quando incontrò il suo sguardo notò negli occhi di lei un lieve luccichio al quale però fece finta di non badare.

Guardò il cielo, intento a cercare le stelle cadenti di cui avevano parlato i genitori di Lamù.

Stavolta fu il turno della ragazza di osservarlo ma, a differenza di Ataru, il viso di lei esprimeva esattamente ciò che stava provando.

Dolore.

Un istante dopo, Lamù si voltò istintivamente verso il cielo, e nello stesso momento vide una stella cadente trascinare il suo bagliore verso il basso, fece appena in tempo a formulare mentalmente il suo desiderio.

Ataru stava con gli occhi fissi sul firmamento notturno, di certo l’aveva vista anche lui. Chissà se aveva espresso un desiderio, e chissà se riguardava lei o meno.

Lamù cercava di costringersi a pensare che non le doveva importare di cosa volesse lui, ma era più forte di lei, non riusciva ad abituarsi all’idea che da lì in avanti Ataru non sarebbe più stato il suo amoruccio e che di lì a pochi giorni lui se ne sarebbe andato.

L’atmosfera era tesa, il silenzio stesso l’aggravava.

La bella oni abbassò lo sguardo.

“Lamù?”

“Sì?”

“Fra due giorni…partirò”

Lamù sussultò impercettibilmente.

“Il tempo di costruirmi la navicella”

Ataru la vide stringersi in una copertina tigrata che aveva indosso.

“Capisco”

“Finalmente tornerò a casa mia e nessuna ragazza mi sfuggirà! Muahahahaahahahah!!!!” il suo tono appariva davvero innaturale, ma l’aliena non se ne accorse.

Lamù non aprì bocca, mosse le labbra in un lamento muto.

“AAAAAAAAAH!”

“Cosa c’è?” chiese Lamù, voltandosi dalla sua parte.

Notò subito che aveva tutto il capo abbrustolito.

Un attimo dopo si fece avanti Ten con fare noncurante.

“Lamù ma hai notato come sia fastidioso il ronzare delle mosche stasera?”

“Ten lo sai che non ci sono mosche su Uru…”

“Mi sarò sbagliato allora!”

“Su coraggio, si sta facendo tardi”

“Posso dormire qui anche stasera?”

“Certo piccolino! Aspetta, vado ad avvertire la tua mamma e torno!” e così dicendo entrò.

“Tu…maledetta pulce, io…”

“Tu cosa, Ataru?”

“Ti riduco in briciole!”

“Non vaneggiare come tuo solito, piuttosto vedi di non importunare più Lamù!”

“Cosa?! Ma se è stata lei a dirmi di venire qui!”

“Non ti credo affatto! E poi ti avevamo avvisato di non venire da questa parte!”

“Ma questa casa è immensa…come facevo a non sbagliarmi?!”

“Te l’avevamo detto! E tu invece ci sei venuto apposta per provocare Lamù, vero?”

“Non è vero! Ti ripeto che è stata lei a chiamarmi e…”

“Basta litigare voi due!” tuonò Lamù tornando in veranda.

“Ma Lamù…” protestò il cuginetto.

“Vieni Ten, vai a lavarti i dentini così ti rimbocco le coperte!”

“Vabene…” fece Ten allontanandosi da Ataru e rivolgendogli una fugace linguaccia che lo fece grugnire.

Lamù stava per entrare poi notò la faccia inebetita del ragazzo e un po’ imbarazzata gli chiese:

“Vuoi entrare?”

“Si…ok”

Ed entrò nella stanza, che trovò piena di abiti.

“Questo è il mio armadio, salendo quelle scalette arriviamo alla mia stanza”

Ataru la seguì e notò che la stanza in cui passarono corrispondeva esattamente alla camera in cui era erroneamente entrato la notte precedente.

Attraversarono anche quella ed entrarono in una stanza più piccola, piena di pupazzetti e giochini, con al centro un lettino dalle coperte tigrate.

“Questa è la stanza di Ten” si limitò a dire Lamù.

Poco dopo il piccolino arrivò come un razzo e si sistemò nel lettino.

“Cosa ci fa lui qui?” chiese indispettito.

“Tranquillo ora me ne vado” disse Ataru in tono accigliato uscendo dalla stanza.

Così se ne tornò in veranda dove si accomodò su una delle poltroncine.

Lamù lo raggiunse entro pochi minuti.

“Scusami, dovrei chiudere la veranda…”

“Capito” e così dicendo si alzò dalla sua poltroncina e l’aiutò a trasportarla dentro insieme all’altra.

Nel camminare a Lamù scivolò di dosso la copertina che portava sulle spalle.

Sebbene l’avesse vista quotidianamente nel suo bikini giallo a strisce nere, una visione simile non poté non fargli alcun effetto…la guardò mentre si piegava a raccogliere la stoffa tigrata dal pavimento e se la riavvolgeva addosso.

Alzando lo sguardo notò che lui la stava guardando.

“Ataru…che c‘è?”

“Niente hai…” le si avvicinò cautamente e le aggiustò un lembo “la spalla scoperta…”

Il contatto con la sua pelle setosa lo fece tornare in sé…

“Oh, Ataru, grazie…”

“Beh ora non farti strane idee…lo avrei fatto per CHIUNQUE altra!”

Il sorriso che si era acceso sul volto della ragazza si spense in un istante.

“Giusto…” disse allora “Buonanotte…”

“’Notte Lamù”

La ragazza attese che saltasse sul balcone accanto per poter chiudere le tende della veranda e rientrare.

Una volta che si fu chiusa la porta-finestra alle spalle, Lamù andò in camera sua, si sedette sul suo letto e iniziò a piangere sommessamente.

“Tesoruccio mio…” disse a bassa voce “Nonostante le tue parole siano così dure non mi disilluderò mai…”.

Si sdraiò e abbracciò uno dei due cuscini che stavano alla testa del letto a una piazza e mezza sul quale dormiva.

Le lacrime scendevano, implacabili, dai suoi occhi, senza accennare a diminuire, e continuarono imperturbabili finché la giovane non si fu addormentata.

 

Intanto Ataru con non poca difficoltà era riuscito a trovare la sua stanza dopo aver fatto un rapido bagno (stava comunque cominciando a capirne un po’ di più di tutti quei corridoi e quelle porte) e ci si era ficcato dentro e, spogliandosi in un lampo, si buttò sul suo futon.

“Cavolo sono stanco morto, la passeggiata con Ran e Rei mi ha distrutto!”

Gli uscì di bocca un sospiro spontaneo.

*Cos’è stato quello strano brivido prima? Sarà stato il suo corpo a provocarlo? Certo che ha una bella collezione di curve quella ragazza…Oh, ma che diamine sto dicendo! Parlare di lei come se fosse una donna qualsiasi…no,non è questo il punto… devo smetterla di pensare a lei, punto e basta! Me ne sono liberato…lei non è più un problema…devo cercare di pensare ad altro…non a lei…eppure…eppure…*

Ataru si girava e rigirava nel letto…la sua testa scoppiava, assalita da quelli che parevano essere centinaia di pensieri…ma  in realtà si trattava di uno soltanto: lei.

Voleva dormire, ma proprio non ci riusciva.

*Certo che oggi ha fatto caldo…eppure lei stasera aveva freddo…quante buone cose ha preparato Ran oggi…chissà lei cosa faceva in quel momento…grrrr, a tavola mi ha fatto arrabbiare, si è presa gioco di me facendo leva sul fatto che non potessi reagire….maledetta!....però che bel viso aveva mentre guardava le stelle…*

Si tirò un pugno in pieno viso.

Niente.

*E pensare che mi stava chiamando ‘tesoruccio’…si è bloccata in tempo…sarà stata l’abitudine? O forse prova ancora qualcosa per me?...Ataru, ma vuoi smetterla una volta per tutte di farti queste assurde domande? Non ti deve importare nulla di quello che prova lei, l’hai mollata, ricordi? Quindi non ci devi pensare!* ormai era arrivato a un punto tale che si ammoniva e si impartiva ordini da solo.

Che stesse impazzendo?

Ad un certo punto si alzò di scatto dal futon e uscì dalla stanza in preda dall’arsura.

Con difficoltà raggiunse la sala principale e cercò un po’ d’acqua, non appena l’ebbe trovata si dissetò e tornò indietro.

Fra i corridoi illusori Ataru avvertì una strana energia che lo portava a cambiare direzione.

Inspiegabilmente non pensò a nulla, seguì quello che poi, in realtà, non era altro che un suo fortissimo desiderio, e quindi arrivò presso una delle innumerevoli porte bianche, con cautela l’aprì, entrò e la chiuse dietro di sé.

Dal piccolo oblò filtrava della luce ed un lieve venticello fresco.

Scostò le tendine avorio del baldacchino e si sedette sul letto adagio adagio.

La ‘principessa degli Oni’ dormiva placidamente, distesa supina, sfiorata dalla fioca luce che proveniva dalla finestrella.

Ataru non sapeva cosa gli stesse accadendo, si sentiva strano. Perché si trovava lì?

Che gli era venuto in mente?

Lamù mugugnò nel sonno, lui sussultò, ma non si scompose: stava dormendo, non si sarebbe svegliata, non c’era pericolo.

Se ne stava inginocchiato alla punta del letto, ma si portò avanti e le si sdraiò accanto, poggiando la testa sul cuscino tigrato, situato accanto a quello su cui era adagiata Lamù.

Gli occhi del ragazzo si posarono sul suo corpo.

I seni apparivano morbidi e abbondanti, le sinuose gambe sembravano invitarlo, le braccia aperte e abbandonate ai lati dei fianchi, quasi come a volersi lasciare abbracciare.

Le sue forme armoniose gli riempirono gli occhi e gli impedivano di ragionare, si sentiva poco lucido, si chiedeva se quello che si trovava lì in quel momento fosse davvero lui...

Si avvicinò ancora di più, si appoggiò con dolcezza sul suo seno ed ascoltò il battito regolare del suo cuore, accarezzando delicatamente la soffice stoffa del reggiseno.

Un momento dopo scostò la testa e tornò al suo posto.

Alzò una mano e prese quella della ragazza, accarezzandola amorevolmente.

Non ci aveva mai fatto caso: Lamù aveva delle mani piccole e delicate, simili a quelle di una fata delle leggende occidentali.

Nonostante questo gesto si rese conto che non poteva essere distratto a lungo dalla bellezza seducente dell’aliena.

L’occhio gli cadde sull’onda sinuosa che creava il ventre, la saliva e la scendeva con lo sguardo, quasi ossessivamente.

Lei si voltò su un fianco, stando faccia a faccia con lui, così vicino che quasi avrebbe potuto baciarla…

Ataru fissava il suo petto che si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro, e oscillava fra la curva che produceva la coscia destra piegata, il cui ginocchio poggiava sul letto, e la linea del profilo che partiva dalla spalla ed arrivava alla curva del fondoschiena.

Ataru era invaso da regolari afflussi di sangue che portavano la sua virilità ad aderire al suo indumento intimo,unica cosa che il ragazzo avesse addosso.

Non ce la faceva più a stare lì a guardarla, lui la desiderava ardentemente.

Così le si accostò,invitato da quel corpo caldo e vellutato,le mise le mani sui fianchi e la avvicinò inequivocabilmente al suo corpo.

Stava per svegliarla, totalmente ipnotizzato dalla sua lussuriosa visione e perso nei suoi desideri carnali di predatore, la voleva…ma qualcosa in lui mutò.

I suoi occhi si posarono sul viso di Lamù e tutta la sua bramosia scomparve immediatamente.

Lamù piangeva.

Lasciò la presa sui fianchi della fanciulla e si maledì per le sue intenzioni.

Desiderava Lamù, sarebbe stato disposto a tutto pur di appagare i suoi egoistici desideri, ma non pensava a lei.

L’aveva lasciata e lei soffriva, tanto da arrivare a piangere nel sonno.

E lui voleva solo portarsela a letto…si sentì viscido, sporco e non vi era stata occasione prima d’allora in cui lui si fosse disgustato a tal punto di se stesso.

Quella splendida creatura stava male e lui pensava solo a sé.

Le lacrime scorrevano enormi da sotto le folte ciglia e davano vita ad un tiepido luccichio che le imperlava le guance.

Ataru ne raccolse una con la punta delle dita e con sommo stupore si rese conto che era bollente.

Un fremito la scosse e Ataru le fu subito più vicino.

Scorse piccolissimi puntini rosei sulla pelle della oni e allora comprese che aveva freddo.

Le rimboccò amorevolmente le coperte.

“Ataru…” mormorò nel sonno.

Al ragazzo prese un colpo, ma non si mosse.

Il pianto sommesso ed incessante della ragazza lo inchiodava sul letto e non accennava a lasciarlo andare via.

“Ataru…” ripeté.

“Lamù…”

Le si avvicinò e l’abbracciò, stringendola a sé con dolcezza.

“Ti prego perdonami, ma non posso fare altrimenti…” sussurrò.

“Non andartene…no…”

Ataru la strinse più forte.

Le sue parole erano come coltelli che laceravano profondamente la sua carne, dai quali non poteva difendersi in alcun modo.

Era così che si sentiva: una vittima.

Vittima di lei, Lamù, che in ogni situazione, anche nel momento di massima fragilità, aveva sempre il coltello dalla parte del manico.

Perché lei aveva sempre ragione?

Come riusciva ad essere sempre la più forte fra i due?

Come poteva esserlo anche in quel momento mentre piangeva nel sonno e lui le era accanto pur consapevole di averla lasciata?

Come lo rendeva così schiavo, dipendente da lei con il suo viso d’angelo ed il suo corpo attraente?

Come riusciva ad attirarlo sempre a sé ogni volta che lui se ne allontanava?

Come faceva lei ad essere sempre una vincente anche in quel frangente, nel momento in cui stava perdendo?

“Non voglio stare da sola…”

“Non ti ci lascerei se le circostanze fossero altre…”

Ormai le parlava come se lei fosse sveglia e lo stesse ascoltando.

Ma quelle parole servivano solo ed unicamente a se stesso, per tentare di giustificare le sue azioni, per rendere più lecita possibile la sua decisione, per convincersi che era la cosa migliore da fare.

Ma quanto poteva esserlo, effettivamente?

Con la storia dell’agendina aveva preso la palla al balzo per levarsela di torno, ma era davvero ciò che voleva?

Ataru si diceva che era così, ma in fondo non ne era del tutto sicuro. Aveva un’incredibile confusione nella testa, gli eventi lo stavano scombussolando.

Possibile che davanti al dolce viso agonizzante di Lamù le sue teorie su libertà e tirannia si rivelassero quasi infantili e campate per aria?

La ragazza emise un gemito e anche quella volta la virilità si risvegliò in lui.

Ma la represse a forza, si sentiva confuso, stanco ed assonnato, e di sicuro l’attimo di follia gli era passato del tutto.

Con rammarico lasciò la presa su Lamù e si allontanò di poco da lei.

Le asciugò le lacrime dagli occhi con i polpastrelli, tentando di essere delicato.

Fissò con tristezza il suo dolce viso e le accarezzò una guancia.

Come poteva non sentirsi un verme per ciò che le stava facendo?

Le posò una mano sulla chioma verde e lasciò scorrere le dita fra le lunghe ciocche, lisce e lucenti come raso.

Senza pensarci posò le sue labbra su quelle dell’aliena potendo così rivivere il momento che avevano condiviso sulla Terra.

La sua piccola e rosea bocca era calda e morbida come il dorso di un’albicocca, ed incredibilmente, emanava anche lei quel profumo dolce e nel contempo aspro che caratterizzava Lamù.

Quel profumo che lo faceva letteralmente impazzire.

Se ne staccò con difficoltà.

Ataru era come ricaduto in trance, in piena lotta coi suoi desideri.

“Lo so che per te è difficile accettarlo ma…ti prego non piangere piccola mia…”

Un istante dopo si portò le mani alla bocca, inorridito.

Che caspita aveva detto?

Ma soprattutto: cosa stava facendo?

Era mica impazzito tutt’insieme?

Le aveva pronunciate lui quelle parole?

Davvero?

No, non era possibile!

Di certo gli dispiaceva molto che lei piangesse, ma non al punto da implorarla di non farlo.

Un attimo dopo però si rese conto che, in fin dei conti, stava dormendo profondamente, quindi non lo aveva sentito, non c’era alcun pericolo.

Il problema rimaneva però: lui quelle cose le aveva dette e le aveva fatte.

Comunque si sentiva sconvolto e decise che era il caso di levare le tende.

Prima che potesse dire o fare altro di cui avrebbe potuto pentirsi, Ataru uscì dalla stanza della fanciulla e, prima di richiudere la porta bisbigliò:

“Buonanotte”

Quindi sgattaiolò via.

Rientrato in camera sua e distesosi sul letto si rese conto che non c’era stato poi così poco in camera di Lamù, visto che la luce di Nimayoho risultava rischiarata di qualche tono.

Lo stato confusionale che gli attanagliava il cervello ormai era un vero e proprio caos di voci che lo esortavano a fare cose molto diverse fra loro.

C’era chi gli diceva di andare avanti per la sua strada e non preoccuparsi più di lei, chi gli diceva di tornare indietro sui suoi passi e di chiarire con Lamù, chi gli rimproverava il fatto di farla soffrire troppo, chi gli rammentava che fra poco sarebbe tornato a casa sua e avrebbe ripreso a cacciar gonnelle,…il sonno però vinse sui suoi mille dubbi, così cadde fra le braccia di Morfeo.

Eppure in mezzo al putiferio c’era una sola parola che non smetteva di ronzargli nelle orecchie, una parola che gli aveva detto Lamù qualche ora prima, sulla veranda.

 Ipocrita.

 

****************L’angolo di Amy****************

Ciao gente,

come state? Ed ecco il capitolo degli interrogativi di Mr Moroboshi giunto al termine…ma non finisce qui^^…cosa ne pensate?

 

Passiamo alle recensioni ora:

 

Per Peanuts: Ciao^^, grazie mille, mi lusinghi sempre tantissimo^^ questo è uno dei miei capitoli preferiti…spero te lo sia goduto anche tu! Un abbraccio e grazie della recensione^^

 

Per Lory: Cara^^ sono contenta ti piaccia il capitolo 8, eheheheh sì in effetti Lamù è stata dispettosa a mettergli il peperoncino nella zuppa!!! Rei nella mia versione è carino, vero? Grazie per la recensione, ti voglio bene!^^

 

Per Andy: Ciao^^, grazie mille, anche tu mi lusinghi da lungo tempo ormai…me lo meriterò davvero? Rei secondo me è un bel personaggio e, in mezzo a certi elementi assurdi nella saga di UY, mi sembrava uno dei migliori da poter, in un certo senso, rivalutare. Quanto alla tua ff è fantastica e geniale! Grazie della recensione, un abbraccio^^

 

Per Achille: Ciao^^ grazie della recensione e dei complimenti, anche a me Rei piace molto e la pensavo come te all’inizio, quand’ero una bimba e conobbi la serie per la prima volta e pensavo che Ataru non meritasse Lamù…poi però ho capito che il Moroboshi sarà strano forte e anche un b******o (te ne do atto!), ma ama Lamù…anche se a dire il vero non la merita! Perché ha detto bene Andy: se non l’amasse non ci starebbe così male! Dimmi se ti piace questo capitolo, un abbraccio^^

 

Grazie dell’attenzione,

Amy Dickinson

  

 

 

 

 

 

  
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