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Autore: una_tenera_ragazza_morta    19/11/2009    5 recensioni
"Era vuoto, semplicemente.Per lui la vita non aveva più nessun significato, avrebbe voluto abbandonare il proprio corpo ai piedi di quell’albero e lasciarsi andare all’abbraccio rassicurante della morte. Oh quanto lo avrebbe voluto! Ma per quanto la sua vita fosse inutile e priva di valore, non se la sentiva di abbandonarla… Non ancora!"...ok questa è una one-shot (non molto shot) che tratta della fine di un amore...precisamente di una SasuNaru, e mi è dispiaciuto tantissimo scriverla perchè adoro questa coppia (ma non Sasuke è_é)...buona lettura (per chi vorrà leggerla)
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dedico questa mai one-shot alla mia amica Sara, che condivide con me lo stesso punto di vista realista/pessimista della vita e che (sebbene non sappia manco cosa e chi è Naruto =_=) mi ha dato alcuni consigli per migliorare queste pagine. Quindi….grazie Sara questo (faticoso) lavoro è per te!!!!! ^^

 

 

 

Nulla è Per Sempre

 

        Naruto Uzumaki sedeva su un basso ramo di una vecchia quercia, una gamba abbandonata nel vuoto, preda della forza di gravità, l’altra stretta spasmodicamente fra le braccia. La parte inferiore della schiena poggiava contro il tronco ruvido e muschioso dell’albero, mentre il mento era posato tristemente sul ginocchio sollevato, in viso una maschera impassibile.

Volse gli occhi azzurri un tempo limpidi e spensierati, verso il cielo notturno: il manto di stelle luminose era interrotto di tanto in tanto da nubi rese nere dalla notte e uno spicchio di luna sbucava timido fra gli scheletrici intrecci dei rami spogli.

Sei mesi, erano già passati sei mesi dal giorno in cui la sua vita era finita; non letteralmente, certo, ma ormai i suoi giorni erano privi di qualsivoglia emozione, se non per il sordo e costante dolore che avvertiva dal più profondo del cuore, gli smorzava il respiro, gli chiudeva la gola e gli puntellava il petto.

Fissò lo sguardo su una delle innumerevoli stelle, una a caso, solo per tenere impegnata la vista mentre cercava di annebbiare la mente ed evitare così di far riaffiorare i dolorosi ricordi che non volevano abbandonarlo ormai da troppo tempo, lo perseguitavano ovunque andasse  e in qualsiasi momento, divertendosi ad avvertire la sofferenza che dilaniava pian piano il suo fragile essere.

Ma ormai ci era abituato.

Il tempo non esisteva più: mangiava poco e di rado, dormiva si e no un paio di ore al giorno, non parlava più con nessuno se non era strettamente necessario e si lavava solamente quando ne sentiva il bisogno.

Era vuoto, semplicemente.

Per lui la vita non aveva più nessun significato, avrebbe voluto abbandonare il proprio corpo ai piedi di quell’albero e lasciarsi andare all’abbraccio rassicurante della morte. Oh quanto lo avrebbe voluto! Ma per quanto la sua vita fosse inutile e priva di valore, non se la sentiva di abbandonarla… Non ancora!

        Distolse lo sguardo dal cielo scuro, che improvvisamente gli aveva ricordato i suoi occhi e lo posò sulla cicatrice che spuntava distinta sul suo avambraccio. Se l’era inflitta da solo la ferita, in un attimo di disperazione sei mesi addietro, per colpa dell’unica persona che avesse mai amato, e l’unica che amerà nel corso della sua, sperava breve, esistenza. Sfiorò quel pallido rilievo e le labbra si tesero, dopo tanto tempo, in un sorriso cinico e sforzato, risultando come una smorfia sul bel viso trascurato.

Quanto aveva amato quel ragazzo dall’aria perennemente afflitta e insolente, quanto ancora lo amava…

La sua mente volò al loro primo bacio, a quel lontano giorno di cinque anni prima, quando la loro storia aveva avuto inizio…

 

***inizio flashback***

Un vivace ragazzino dalla scompigliata capigliatura bionda correva a perdifiato lungo la ripida salita di una verde collina; era rimasto indietro, come al solito, e non scorgeva già più le figure esili dei suoi amici. Solo Choji era molto dietro di lui, probabilmente si era fermato a sgranocchiare un pacchetto delle sue patatine preferite.

Nonostante stesse perdendo nuovamente la gara, il bianco sorriso solare che lo aveva sempre caratterizzato non accennava ad affievolirsi. Respirando affannosamente raggiunse finalmente il culmine del colle, sul quale spiccavano le rovine di un piccolo tempio buddista ormai in decadenza. Si fermò, poggiando le mani sulle ginocchia piegate, nel tentativo di tenersi in piedi; ansimava vistosamente per la fatica e leggere gocce di sudore gli accarezzavano la linea ovale del viso, per ricadere silenziosamente sull’erba sottostante e mischiandosi alla limpida rugiada mattutina.

- Sei rimasto indietro anche questa volta?- sobbalzò udendo quell’atona voce a lui tanto famigliare. Si voltò nella direzione da cui proveniva e scorse la figura che cercava a cavalcioni di un muro di cui una buona parte era crollata o venata di insenature. Un fanciullo dalla carnagione lattea, con gli occhi e i capelli come la scura notte lo osservava con sguardo imperscrutabile.

- Sas’ke! Cosa ci fai qui? Avevi detto di non voler giocare con noi!- sorrise al ragazzo che col tempo aveva scoperto di amare e che considerava il suo migliore amico nonostante l’indole poco socievole di quest’ultimo.

- Infatti non mi va di giocare, abbiamo già tredici anni. - Con un agile salto scese dal suo nascondiglio e si avvicinò all’amico. -E poi non ci sarebbe stato nessun divertimento, tanto avrei vinto io!-

- il solito egocentrico…- Naruto si imbronciò appena, facendo nascere sulle labbra dell’altro uno dei rari, quanto belli, sorrisi che rivolgeva solamente a lui.

- Che ne dici di percorrere l’ultimo pezzo del percorso insieme? Mi sa che dovrai adeguarti alla mia andatura, ma almeno la corsa sarà più piacevole.- l’allegria era tornata rapidamente ad inondare il volto del ragazzino dai capelli dorati, illuminandone gli stupendi occhi azzurro cielo. Il compagno si soffermò a lungo ad ammirare i tratti armoniosi dell’ingenuo viso desideroso di poter sfiorare con le dita quelle guance piene dalla pelle vellutata.

- Perché invece non ce ne stiamo un po’ qua?! Adoro questo posto.- Allargò le braccia per invitarlo a contemplare quello spettacolo meraviglioso che li circondava. Il vento accarezzava con il suo tenue respiro la distesa smeraldina che si perdeva all’orizzonte e smuoveva le folte chiome degli sparuti alberi, sui quali gli insetti tracciavano invisibili sentieri. Sulle pareti ricche di crepe dell’edificio abbandonato si arrampicavano disperatamente foglie d’edera e d’acanto, enfatizzando la desolatezza di quel luogo.

Non si dissero più niente per svariati minuti, abbandonandosi al quieto silenzio che aleggiava anche nei loro giovani cuori. Sasuke si sdraiò sul prato, schiacciando sotto di se gli impotenti ed esili fili d’erba; Naruto lo seguì subito dopo, adagiandosi al suo fianco. Con eleganza, fece ricadere le palpebre sulle iridi cerulee e inalò la fresca fragranza che caratterizzava quella collina. L’udito si fece più acuto, tanto da poter sentire il pigolio dei passerotti che aspettavano la madre in un nido lontano. L’aria leggiadra giocava con le ciocche disordinate dei suoi capelli e rinfrescava la sua pelle imperlata di sudore; l’erba gli solleticava il collo e il profumo dei fiori disseminati qua e là gli inebriava le narici, pervadendogli la mente. I caldi raggi del sole gli baciavano il volto, stirato in un’espressione di serenità. Avvertiva sotto di se la leggera pressione di un puntiglioso sasso, che disturbava il lieto riposo; si spostò lievemente a sinistra per sfuggire al tenue supplizio e avvicinandosi così all’amico al suo fianco. Il ronzio di un’ape poco distante attrasse la sua attenzione e seguì mentalmente il volo sbarazzino dell’insetto, finchè non lo udì posarsi su un fiore odoroso per inalarne il dolce nettare. Sentì qualcosa caldo e umido posarsi delicatamente sulle sue labbra e quando riaprì gli occhi ammirò il volto di Sasuke scostarsi dal suo: lo aveva baciato.

Gli sorrise dolcemente, assottigliando lo sguardo per impedire ai raggi del sole di abbagliarlo, e scostò con mano incerta i sottili fili neri che ricadevano a nascondere il bel viso dell’amico. Si persero l’uno nell’altro, guardandosi negli occhi: profonde pozze scure si fusero con due limpidi oceani.

- Cos’era quello?- chiese con tono sarcastico il ragazzino biondo mentre l’altro si allontanava da lui.

- Ma allora sei proprio baka! Cosa pensi che sia?- la voce era fredda come al solito, ma il tenue sorriso che incurvava la sua bocca indicava che voleva solo provocarlo.

-Uffa! Io intendevo: perché lo hai fatto?!- incrociò le braccia al petto lo osservò indispettito. Il compagno, allora, rotolò sul prato bagnato di rugiada e si sdraiò a pancia in giù sopra un imbarazzato Naruto, strappandogli un altro casto bacio.

- Perché, ti da fastidio?- le guance dell’Uzumaki si arrossarono teneramente al nuovo contatto con l’amico e si affrettò a scuotere energicamente la testa per negare, incapace di proferir parola. -Allora non ti dispiace se lo faccio di nuovo.- detto ciò si chinò nuovamente sul biondino, premendo con forza le proprie labbra sulle sue; un bacio semplice, dolce, da bambini. Bacio al sapore di miele e cacao, che coinvolgeva il cuore e invogliava alle carezze. Quando si separarono Sasuke strofinò la punta del naso contro quella dell’amico, per poi andargli a baciare delicatamente la fronte.

- Ti amo.- solo un live sussurro all’orecchio dell’altro, prima di scoccargli un altro bacio sulla gota abbronzata.

-Davvero?- Naruto lo fissò sorpreso e incredulo.

-Davvero!- passò le pallide dita affusolate lungo i lineamenti del volto sotto di lui, aspettando che rispondesse alla sua improvvisa dichiarazione.

-Bhe, in questo caso…- lo guardò con tutto l’affetto di cui era capace prima di proseguire la frase. -…ti amo anche io.- Socchiuse gli occhi, sollevò il capo e poggiò le proprie labbra su quelle morbide del ragazzo che lo sovrastava. Questa volta il contatto si fece più profondo, dischiusero la bocca e le loro lingue si incontrarono per la prima volta, giocando impacciate fra di loro, per poi dividersi di nuovo.

-Staremo insieme per sempre?- l’ingenuo fanciullo osservò speranzoso e trepidante Sasuke.

-Per sempre!- rispose l’altro con fermezza prima di curvarsi su di lui per l’ennesima volta…

 

***fine flashback***

Fandonie, solo un mucchio di fandonie e false illusioni.

Sentiva il proprio cuore battere all’impazzata, furioso e distrutto, carico di un amore doloroso e di un’atroce sofferenza. Avrebbe voluto piangere, sentire gli occhi bruciargli e avvertire le confortanti righe calde solcargli il volto.

Voleva gustare il sapore del proprio tormento.

Ma purtroppo non aveva più lacrime da versare, esaurite ormai da tempo.

Si perse nel dolore della sua anima demolita, che non si sarebbe più risollevata.

Non avrebbe dimenticato: sarebbe stato impossibile.

Non avrebbe più amato un’altra persona: troppa la paura di soffrire di nuovo.

Forte era il desiderio di tornare indietro: non avrebbe più commesso gli stessi errori.

Eppure, in quel momento, era proprio quell’amarezza che tanto lo turbava, l’unica cosa che gli impediva di scivolare tra le fauci dell’oscuro baratro apertosi dentro di lui.

        Il suo cuore stava bruciando lentamente, preda delle malevole lingue di fuoco che lo avvolgevano in uno straziante abbraccio. Un rogo: solo questo aleggiava all’interno del suo petto. Eppure l’altro lo aveva amato, ne era consapevole. Agli inizi della loro storia e per svariato tempo ancora l’amore che provava per l’Uchiha era stato corrisposto, seppur, ne era certo, in minima parte. Una forte emozione e una prorompente attrazione fisica aveva convinto Sasuke di poter stare accanto al compagno per l’eternità; troppo tardi aveva scoperto che si trattava di un’effimera illusione.

Le unghie affilate di Naruto affondarono rabbiose nella carne delicata delle braccia, scavando a fondo, in cerca di un dolore capace di eguagliare le fitte che , senza pietà, gli trafiggevano la fragile anima.

Molte, troppe volte in quegli ultimi mesi si era inferto piccole ferite e per un po’ avevano mitigato il supplizio con il quale conviveva; ma ora neppure questo serviva a fargli dimenticare ciò che ostentava a nascondere. Avrebbe voluto buttarsi anima e corpo nel suo compito di ninja, ma Tsunade non gli aveva più affidato missioni, impaurita che potesse sacrificare se stesso con troppa facilità… Bhe, forse non aveva tutti i torti, probabilmente ala prima occasione si sarebbe fatto uccidere, raggiungendo così la pace tanto agognata.

Aveva creduto che il motivo per cui non si era ancora tolto la vita fosse che non si sentiva ancora pronto ad abbandonare i suoi amici per esplorare cosa si nascondesse dopo l’inevitabile traguardo. Ma ora aveva capito. Dopotutto lui non aveva più amici, li aveva trascurati troppo a lungo e trattati con indifferenza, incapace di sfogare con loro le proprie pene. La vera ragione era un’altra, una ragione che faceva male ammettere a se stessi.

Morire era il suo desiderio più grande, superava perfino la voglia di riabbracciare il suo teme, che suo non era più. Ma c’era qualcosa che lo bloccava e gli impediva di realizzare il suo ultimo volere.

Cosa avrebbe pensato Sasuke?

La risposta che si diede, probabilmente veritiera, lo fece tremare, scalfendo per la prima volta la sua maschera di cemento che si era creato in quei mesi bui.

Niente! Non avrebbe provato niente sapendo che il ragazzo che aveva un tempo amato aveva posto fine alla sua vita, che proprio lui aveva spezzato.

Non avrebbe sofferto, ne pianto. Non si sarebbe gettato singhiozzante sulla sua lapide chiedendo perdono.

La sua vita sarebbe continuata serena, con la persona che aveva preso il suo posto al suo fianco, pronta a consolarlo e ad aiutarlo nei momenti difficili. Accompagnandolo verso un destino di cui Naruto non faceva parte. Lo stesso destino che aveva deciso di separarli… sei mesi prima.

 

***inizio flashback***

Naruto correva allegro sotto i fitti rami della foresta che precedeva il villaggio, desideroso di raggiungere al più presto la sua meta. La missione era durata a lungo, quasi due settimane, e lui non vedeva l’ora di gettarsi fra le pallide ma accoglienti braccia del suo ragazzo. Doveva farsi perdonare, l’ultima volta che si erano visti era scoppiata una lite, non per colpa sua, solamente per una cavolata, ma sapeva quanto gli Uchiha fossero restii a chiedere scusa. Adesso che ci pensava era da un po’ di tempo che i litigi fra loro si erano fatti più frequenti. Scacciò quei pensieri malsani dalla testa ed il suo sorriso solare si allargò al pensiero del bacio con il quale si sarebbero salutati. Gli mancavano quelle labbra morbide e piene piegate in una linea sinuosa e sensuale che lo facevano impazzire, aveva nostalgia di quegli occhi scuri come le tenebre e profondi come solo il buio più cupo poteva essere. Gli mancava tutto di lui: i baci, le carezze, le notti spettatrici del loro amore…

Aumentò la velocità della corsa per non prolungare oltre la tormentosa separazione.

- Ehi Naruto, vuoi rallentare?!!- il ragazzo biondo voltò il viso euforico alle sue spalle, verso uno strano individuo dall’aspetto selvaggio con due segni rossi sulle guance.

- Scusa Kiba, ma Sasuke mi aspetta! Vai tu a fare rapporto a nonna Tsunade, vero?- il compagno alzò gli occhi al cielo e sussurrò un seccato “d’accordo”, giusto in tempo per vedere l’esuberante Naruto sparire oltre il margine del bosco.

Uzumaki si fermò un attimo ad osservare la sua adorata città stendersi sotto di lui. Una leggera farfalla si posò leggiadra sui fini capelli dorati, attirata dal loro dolce profumo. Alle sue spalle la foresta fitta si estendeva minacciosa con i suoi alti alberi; inalò l’odore d’erba fresca che permeava nell’ambiente: l’odore di casa. Riprese la sua corsa a tutta velocità, spaventando il piccolo essere posato su di lui; calde lacrime di gioia gli inumidivano gli occhi celesti, capaci di donare allegria e amore alle persone che gli stavano intorno.

Superò la porta di Konoha senza prestare la minima attenzione a tutti quelli che incontrava e che lo rimproveravano per la sua fretta. Non gli importava. Desiderava solo sentire l’odore di quella pelle vellutata che tanto bramava, voleva mordicchiare il collo elegante del ragazzo che amava e imprimerci i propri sigilli di possesso, che ormai dovevano essere spariti.

Arrivò davanti alla casa dell’Uchiha e un brivido di eccitazione percorse il suo corpo ansante; il cuore gli batteva all’impazzata, colmo di un amore ineguagliabile. Da una tasca della bizzarra tuta arancione e nera estrasse una piccola chiave di metallo, era quella dell’appartamento di Sasuke, donatagli quattro mesi prima.

Salì velocemente le scale, ma quando si trovò davanti alla porta che lo divideva dal proprio compagno si immobilizzò. Subito aveva deciso di fare una delle sue energiche entrate ad effetto, ma se il ragazzo fosse stato ancora arrabbiato per il litigio di due settimane prima, quel gesto lo avrebbe irritato maggiormente. Così optò per fargli una sorpresa. Infilò la chiave nella serratura e la fece girare con tutta la lentezza possibile per non provocare il minimo rumore; quando la serratura scattò, facendolo sobbalzare, credette che l’altro lo avrebbe udito, ma dall’interno non giunse alcun suono. Socchiuse l’uscio per vedere se c’era qualcuno nella stanza: vuota. Deciso e con un sorriso sornione sulle labbra, entrò agilmente nell’appartamento, accostando la porta alle sue spalle. Esaminò accuratamente l’ingresso con lo sguardo, constatando che lì non c’era nessuno; stava per dirigersi verso la cucina quando gli parve di udire dei suoni sommessi provenire dalla stanza del suo Sas’ke.

Senza la minima preoccupazione si avvicinò alla fonte di quei rumori, quatto, quatto si accinse ad aprire anche quella porta, ma si bloccò nel sentire gemiti acuti levarsi dalla camera. Senza accorgersi del lieve tremore delle mani e degli occhi spalancati, abbassò lentamente la maniglia d’ottone. Il vuoto piombò su di lui senza pietà nel vedere la scena che lo accolse alla sua entrata; non capiva cosa stesse succedendo, o meglio: non voleva sapere cosa stesse succedendo. Scorgeva solo la folta chioma del suo teme muoversi frettolosa fra le candide lenzuola e pallide dita affusolate che si stringevano a quei fili scuri e graffiavano la schiena diafana del corpo che sovrastava il materasso.

Di chi erano quelle mani che toccavano il suo amore, proprio come faceva lui nei loro momenti d’intimità?

Vide l’Uchiha inarcare lussurioso la schiena e gemere sempre più forte.

Il mondo gli cadde addosso in un unico momento. Tutte le sue certezze, i suoi sogni, i suoi ideali… vide tutto ciò svanire nel vento come se non fosse mai esistito. Avrebbe voluto urlare, scagliare oggetti contro le due ignare figure che erano intente a giacere nello stesso letto in cui era solito assopirsi dopo aver fatto l’amore, abbracciato alla persona per lui più importante. Ma tutto quello che riuscì a fare fu rimanere immobile a fissare spaventato ed incredulo l’orrore che gli si presentava davanti.

-Sas…uke…- la voce che gemeva il nome del suo fidanzato gli risultò dolorosamente famigliare.

Vide il ragazzo moro assestare un’ultima potente spinta prima di venire dentro la persona sotto di lui.

-…Sakura…- Naruto fece istintivamente un passo indietro, tremante. Lo avevano tradito. Il ragazzo che amava e la sua migliore amica… lo avevano tradito!

Quante avventure avevano vissuto insieme? Quante battaglie, gioie, dolori, incomprensioni avevano condiviso? Si sentì mancare, forte era il bisogno di scivolare a terra e piangere, ma non voleva svelare la sua presenza, non doveva farsi sentire. Indietreggiò ulteriormente, per poi voltarsi e uscire da quella casa come una bambola inanimata.

Una donna… Sasuke amava una donna!

Incapace di resistere oltre, iniziò a correre disperato per le vie affollate di Konoha. Un’ondata di sentimenti infuriava nel suo animo e lui non sapeva dare un nome a ciò che provava in quel momento. Distruzione, dolore, agonia, odio, delusione… ma c’era qualcos’altro, qualcosa che gli straziava il cuore con artigli neri ed affilati. Desiderava sprofondare nei meandri del sottosuolo, venire avvolto dalle tenebre; bramava svanire nell’aria come le foglie secche… voleva semplicemente morire.

Senza neanche accorgersene si ritrovò sulla cima della collina sulla quale si erano scambiati i loro primi baci: era sommersa da colorati fiori primaverili e il loro profumo pervadeva l’ambiente circostante. Si accasciò sul prato, rannicchiandosi dietro un muro pericolante dell’antico tempio e si lasciò finalmente andare alla disperazione. Piangeva e singhiozzava senza ritegno, gli occhi arrossati sgranati dal terrore che lo pervadeva; cosa avrebbe fatto senza di Lui?

Si portò le mani nervose alla testa, cercando di scacciare le immagini indelebili che continuavano ad affollarsi nella sua mente già provata. Fece scorrere rassegnato le dita tra le morbide ciocche mielate dei suoi capelli e riaffiorarono dalla memoria tutte le volte che era stato Sasuke ad accarezzare quella stessa capigliatura sbarazzina. Iniziò a strapparsi senza pietà quei fili dorati che tanto piacevano al moro… Evidentemente preferiva il rosa!

I sussulti causati dal pianto ininterrotto gli impedivano di respirare e presto si sentì mancare l’aria; gridò il proprio dolore con tutto il fiato che aveva in corpo e la voce strozzata dai singhiozzi, per poi straziarsi il viso con le unghie. Non voleva quel volto, né quella sofferenza che gli stava facendo perdere il controllo; leggeri rivoli di sangue vermiglio si mescolarono alle lacrime salate, per morire poi sulle labbra carnose e lungo il mento appuntito. Leccò avido il nettare scarlatto della sua stessa vita e Kyuubi gioì nel sentirne il sapore ferroso e pungente.

In quel momento Naruto si accorse che l’unico modo che gli rimaneva per non sentire più quel tormento dispettoso era lasciare che il demone volpe prendesse il sopravvento; per un attimo accarezzò quell’idea, ma si riscosse in fretta da quei pensieri infausti: non poteva fare questo agli abitanti della sua Konoha!

Il naso iniziò a colargli, ma a lui non importava, ormai il suo viso, un tempo sempre allegro e gioioso, si era trasformato in una maschera di dolore. I bei momenti che aveva condiviso con Sakura e Sasuke rivivevano nella sua testa per ossessionarlo e ferirlo nelle sue più cupe profondità; il cuore giaceva spezzato in mille pezzi sul fondo del suo petto. Gli faceva male, lo distruggeva… Era un peso insopportabile! Senza difficoltà strappò il tessuto della sua inseparabile tuta arancione e della maglietta nera sottostante, poi si guardò le mani di sfuggita, scoprendo che le unghie si erano fatte lunghe e affilate: proprio quello che gli serviva. Si incise la pelle nel punto in cui si trovava quel muscolo cardiaco che non la smetteva di torturarlo; brandelli d’epidermide si staccarono senza alcuno sforzo sotto quel tocco straziante e il sangue caldo colò ad imbrattargli il ventre.

Si fermò soltanto quando il dolore fisico ovattò leggermente l’afflizione che lo possedeva.

Stava esagerando? Non lo sapeva e non gli importava, solo nel farsi del male riusciva a trovare conforto. Eppure sentiva che non aveva ancora finito, non aveva fatto abbastanza. Non scendevano più lacrime salate a rigargli il volto, ma una parte di lui desiderava nuove ferite, altro sangue per compensare il vuoto apertosi nella sua anima. Con lo sguardo perso nel cielo azzurro come i suoi occhi privi di luce, estrasse senza esitazione un kunai, lo impugnò e, mentre una candida nuvola oscurava il sole, calò il pugnale sul suo avambraccio.

Il dolore fu lancinante, acuto oltre ogni dire… Era quello che cercava. La fredda lama nera era entrata in profondità, recidendo la carne senza la minima difficoltà, scheggiando lateralmente l’osso. Il grido agonizzante che scaturì dalle labbra di Naruto rimbombò per tutta la collina, prima che il buio lo cingesse.

Riprese conoscenza che dovevano essere passate almeno due ore, il sole stava tramontando, dipingendo di mille sfumature il paesaggio che lo circondava. Abbassò lo sguardo sulla ferita, rivoli vermigli si diradavano lungo l’arto, imbrattando i pantaloni sgargianti; l’arma era ancora conficcata nel suo avambraccio. Fece due respiri profondi e lo estrasse con un movimento fulmineo, il sangue cominciò a sgorgare con più vigore. Abbandonò nuovamente la testa contro le rovine; non aveva più la forza di alzarsi e tornare al villaggio, non aveva neanche la forza di vivere, eppure era ancora lì, il regno dei morti non aveva ancora reclamato la sua anima distrutta.

- Naruto.- riaprì immediatamente gli occhi, chiusi per un giramento di testa; e gli risultò impossibile non riconoscere la voce che aveva chiamato il suo nome. Si guardò fugacemente intorno, fino ad incontrare lo scuro sguardo volto verso di lui: Sasuke stava risalendo tranquillamente la salita, come se poche ore prima non avesse giaciuto con un’altra persona, che stupido, ancora si illudeva, chissà da quanto tempo andava avanti quella relazione. Sentì le lacrime pizzicargli gli occhi, ma riuscì a trattenerle sotto le palpebre, mentre alzava stancamente un ginocchio per impedire all’altro di vedere il taglio che si era procurato.

Il ragazzo dai capelli scuri come la notte imminente si inginocchiò al suo fianco, scrutandolo con la freddezza che lo aveva sempre caratterizzato.

- Ecco dov’eri finito, Tsunade era preoccupata, voleva farti la solita predica perché non sei andato con Kiba a fare rapporto, ma nessuno di quelli che ha mandato a cercarti ti trovava da nessuna parte, temeva che ti fosse successo qualcosa.- Al biondo non era sfuggito il fatto che aveva usato solamente il lei, a lui non importava niente di quello che sarebbe potuto succedere! Ingoiò faticosamente il boccone amaro, fissando lo sguardo sull’erba insanguinata ai suoi piedi: possibile che non si fosse accorto di quello che si era fatto?

- Cosa sono quei graffi sulle guance, te li hanno fatti in missione? Kiba mi aveva detto che era andato tutto bene, ma conoscendoti probabilmente te li sarai procurati inciampando da qualche parte…- Non sapeva cosa rispondergli, o come affrontare l’argomento che si ostinava a tacere.

-Cosa ti prende dobe? Non è da te non stressarmi con il resoconto di quello che hai combinato.- Non lo stava neanche ascoltando, sentiva solo la sua voce cupa e si domandava che tono usasse mentre sussurrava parole d’amore all’orecchio di Sakura nei momenti d’intimità, era forse lo stesso che un tempo aveva usato con lui?

- Naruto insomma che ti prende?!!- sembrava seccato, ma si immobilizzò non appena intravide il sangue imbrattare i vestiti del compagno. -Ma cosa…- Naruto nascose il viso nell’incavo del braccio sano, per non far scorgere le dolorose lacrime che iniziarono nuovamente a rigargli il viso. Si sentì strattonare violentemente e un attimo dopo si ritrovò disteso sul prato verde, Sasuke lo sovrastava con rabbia e disprezzo.

- Cos’hai fatto?- era inutile rimandare, a che scopo poi? La verità sarebbe venuta a galla in qualsiasi caso e loro si sarebbero separati per sempre; iniziò a singhiozzare senza ritegno

- Io…v-vi ho visti…- Come poteva continuare, come poteva esprimere il male che gli aveva fatto? Il dolore del suo tormento? Fortunatamente non ci fu il bisogno di proseguire oltre, aveva capito.

***fine flashback***

 

Bloccò con tutte le sue forze il flusso di ricordi che stava riaffiorando imperturbabile. A che scopo rivivere i giorni passati in ospedale, vissuti nel più completo supplizio, che neppure la morfina e le cure incessanti di Tsunade erano riuscite ad alleviare? Perché provare nuovamente l’inutile speranza che aveva nutrito ogni singolo istante, aspettando invano almeno una sua visita?

Si posizionò meglio sul ramo e si lasciò cadere nel vuoto, atterrando elegantemente sul terreno umido. Vedeva il proprio fiato rovente congelarsi al contatto con la notte gelida e dissolversi in una nuvoletta candida; strano, lui non sentiva freddo, né il caldo a pensarci bene, anche il suo corpo ormai non avvertiva più il mondo che lo circondava. Svogliatamente si diresse verso Konoha; gli faceva male passeggiare per quelle vie, ogni angolo, ogni chiosco, ogni singolo edificio non faceva altro che ricordargli un passato dove anche a lui era permesso sorridere. Per questo ogni volta che poteva usciva da quelle mura soffocanti e si allontanava da quel posto che racchiudeva tutti i suoi vecchi sogni.

        Raggiunse il margine del bosco e si fermò ad ammirare il paese natio avvolto nell’oscurità, soltanto qualche rada luce faceva capolino dalle finestre lontane. I volti di pietra degli Hokage stagliavano le proprie ombre sulle abitazioni più distanti da lui, sommergendo in un’ondata buia il suo appartamento e la sua vecchia scuola. Senza volerlo i suoi occhi azzurri, ormai spenti da tempo, si posarono crudelmente sul quartiere semi-abbandonato degli Uchiha, nel quale da pochi giorni erano andati a convivere Sakura e Sasuke; Naruto si ritrovò a chiedersi che cosa stessero facendo. No! Probabilmente era meglio non saperlo.

Fece un passo in direzione delle porte di Konoha, arrestandosi subito dopo. Il vento smuoveva i soffici capelli mielati in sintonia con le foglie vermiglie degli alberi, l’autunno regnava con i suoi mille colori sulla valle del Paese della Foglia, intonandosi alla tuta logora che ricadeva perfettamente sul corpo snello e slanciato del giovane.

Un’idea gli balenò improvvisa nella mente, come aveva fatto a non pensarci prima? Scrutò ancora per un paio di minuti l’amplesso di costruzioni che si stendeva sotto di lui, analizzò velocemente i pro e i contro, indeciso. Forse sarebbe stato meglio seguire il suo intuito, per lui…per tutti. Di una cosa era certo: non poteva continuare così, non ne sarebbe uscito vivo! Ma anche se tutto gli gridava “sì, fallo” una parte di lui non voleva dire addio ai suoi sogni infranti…e a Lui.

Ispirò a fondo l’aria umida che aleggiava nella notte; odore di pioggia, di vermi che scavano la terra, di nebbia…

Odore di morte, odore di vita.

Con un movimento fluido voltò le spalle alla città che lo aveva visto venire alla luce, che aveva assistito muta ai suoi giorni di solitudine, il Paese spettatore delle sue amicizie, dei suoi progressi… del suo amore. La madre di tutti i suoi progetti e di molte sue illusioni. Voltò le spalle a Konoha, la città che lo attendeva a che non avrebbe più potuto donare quello che cercava. Una decisione era stata presa, anche se non era sicuro che fosse quella giusta, e mentre procedeva determinato verso un futuro incerto, un sorriso sincero, seppur tenue, andò ad increspare quelle labbra che troppo a lungo erano rimaste tirate in una linea inespressiva.

Non si voltò indietro, non rivolse un singolo sguardo a ciò che lasciava per sempre dietro di sé. Un inconsueto senso di leggerezza lo inebriava, aumentando ad ogni passo, mentre lentamente si allontanava da quella vita che lo stava uccidendo dentro.

Non sapeva dove stava andando, né tantomeno quello che avrebbe fatto, soltanto di una cosa era sicuro: finalmente si sentiva libero!

 

 

 

 

 

 

Ok finalmente ho finito *me si asciuga goccioline di sudore dalla fronte* è stata dura…ma ce l’avevamo fatta XDD… comunque, innanzi tutto mi scuso con tutti quelli che aspettano il nuovo capitolo di naufraghi, ma tranquilli in questi giorni posto anche quello perché devo solo rileggerlo e rispondere ai commenti ^^…tornando a noi…PREMETTENDO DI NON AVERLA RILETTA NEANCHE UNA VOLTA COMPLETA, cosa ne pensate???? L’ho iniziato questa storia a fine anno scolastico dell’anno scorso, poi l’ho abbandonata, poi l’ho ripresa, l’ho finita e l’ho copiata/aggiustata sul pc…e finalmente eccola qui su EFP ^^.

Io la trovo tristissima ç_ç, per immedesimarmi è stato un casino…Ho pensato anche ad un possibile seguito, ma è tutto da vedere…

Vi prego LASCIATE UN COMMENTINOOOO…e che sia sincero, io ho seri dubbi su questa fan fiction, ma visto che ci ho speso molto tempo ci tengo molto a conoscere i vostri pareri, sia negativi che positivi….

Grazie ha chi ha letto ^^!!!

 

P.S.= mi sono resa conto ora di un paradosso…la mia prima fanfic pubblicata si chiama Per sempre…cioè è il contrario di questa!!! Ma visto che si tratta di storie completamente diverse ci può stare no????

Bacio.

1_tenera_ragazza_morta

 

  
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