Dedico questa mai one-shot
alla mia amica Sara, che condivide con me lo stesso punto di vista
realista/pessimista della vita e che (sebbene non sappia manco cosa e chi è
Naruto =_=) mi ha dato alcuni consigli per migliorare queste pagine.
Quindi….grazie Sara questo (faticoso) lavoro è per te!!!!! ^^
Nulla
è Per Sempre
Naruto Uzumaki sedeva su un basso ramo
di una vecchia quercia, una gamba abbandonata nel vuoto, preda della forza di
gravità, l’altra stretta spasmodicamente fra le braccia. La parte inferiore
della schiena poggiava contro il tronco ruvido e muschioso dell’albero, mentre
il mento era posato tristemente sul ginocchio sollevato, in viso una maschera
impassibile.
Volse
gli occhi azzurri un tempo limpidi e spensierati, verso il cielo notturno: il
manto di stelle luminose era interrotto di tanto in tanto da nubi rese nere
dalla notte e uno spicchio di luna sbucava timido fra gli scheletrici intrecci
dei rami spogli.
Sei mesi, erano già passati sei mesi dal giorno in
cui la sua vita era finita; non letteralmente, certo, ma ormai i suoi giorni
erano privi di qualsivoglia emozione, se non per il sordo e costante dolore che
avvertiva dal più profondo del cuore, gli smorzava il respiro, gli chiudeva la
gola e gli puntellava il petto.
Fissò
lo sguardo su una delle innumerevoli stelle, una a caso, solo per tenere
impegnata la vista mentre cercava di annebbiare la mente ed evitare così di far
riaffiorare i dolorosi ricordi che non volevano abbandonarlo ormai da troppo
tempo, lo perseguitavano ovunque andasse
e in qualsiasi momento, divertendosi ad avvertire la sofferenza che
dilaniava pian piano il suo fragile essere.
Ma
ormai ci era abituato.
Il
tempo non esisteva più: mangiava poco e di rado, dormiva si e no un paio di ore
al giorno, non parlava più con nessuno se non era strettamente necessario e si
lavava solamente quando ne sentiva il bisogno.
Era
vuoto, semplicemente.
Per
lui la vita non aveva più nessun significato, avrebbe voluto abbandonare il
proprio corpo ai piedi di quell’albero e lasciarsi andare all’abbraccio
rassicurante della morte. Oh quanto lo avrebbe voluto! Ma per quanto la sua
vita fosse inutile e priva di valore, non se la sentiva di abbandonarla… Non
ancora!
Distolse lo sguardo dal cielo scuro, che
improvvisamente gli aveva ricordato i suoi
occhi e lo posò sulla cicatrice che spuntava distinta sul suo avambraccio. Se
l’era inflitta da solo la ferita, in un attimo di disperazione sei mesi
addietro, per colpa dell’unica persona che avesse mai amato, e l’unica che
amerà nel corso della sua, sperava breve, esistenza. Sfiorò quel pallido
rilievo e le labbra si tesero, dopo tanto tempo, in un sorriso cinico e
sforzato, risultando come una smorfia sul bel viso trascurato.
Quanto
aveva amato quel ragazzo dall’aria perennemente afflitta e insolente, quanto
ancora lo amava…
La
sua mente volò al loro primo bacio, a quel lontano giorno di cinque anni prima,
quando la loro storia aveva avuto inizio…
***inizio
flashback***
Un
vivace ragazzino dalla scompigliata capigliatura bionda correva a perdifiato lungo
la ripida salita di una verde collina; era rimasto indietro, come al solito, e
non scorgeva già più le figure esili dei suoi amici. Solo Choji era molto
dietro di lui, probabilmente si era fermato a sgranocchiare un pacchetto delle
sue patatine preferite.
Nonostante
stesse perdendo nuovamente la gara, il bianco sorriso solare che lo aveva
sempre caratterizzato non accennava ad affievolirsi. Respirando affannosamente
raggiunse finalmente il culmine del colle, sul quale spiccavano le rovine di un
piccolo tempio buddista ormai in decadenza. Si fermò, poggiando le mani sulle
ginocchia piegate, nel tentativo di tenersi in piedi; ansimava vistosamente per
la fatica e leggere gocce di sudore gli accarezzavano la linea ovale del viso,
per ricadere silenziosamente sull’erba sottostante e mischiandosi alla limpida
rugiada mattutina.
-
Sei rimasto indietro anche questa volta?- sobbalzò udendo quell’atona voce a
lui tanto famigliare. Si voltò nella direzione da cui proveniva e scorse la
figura che cercava a cavalcioni di un muro di cui una buona parte era crollata
o venata di insenature. Un fanciullo dalla carnagione lattea, con gli occhi e i
capelli come la scura notte lo osservava con sguardo imperscrutabile.
-
Sas’ke! Cosa ci fai qui? Avevi detto di non voler giocare con noi!- sorrise al
ragazzo che col tempo aveva scoperto di amare e che considerava il suo migliore
amico nonostante l’indole poco socievole di quest’ultimo.
-
Infatti non mi va di giocare, abbiamo già tredici anni. - Con un agile salto
scese dal suo nascondiglio e si avvicinò all’amico. -E poi non ci sarebbe stato
nessun divertimento, tanto avrei vinto io!-
-
il solito egocentrico…- Naruto si imbronciò appena, facendo nascere sulle
labbra dell’altro uno dei rari, quanto belli, sorrisi che rivolgeva solamente a
lui.
-
Che ne dici di percorrere l’ultimo pezzo del percorso insieme? Mi sa che dovrai
adeguarti alla mia andatura, ma almeno la corsa sarà più piacevole.- l’allegria
era tornata rapidamente ad inondare il volto del ragazzino dai capelli dorati,
illuminandone gli stupendi occhi azzurro cielo. Il compagno si soffermò a lungo
ad ammirare i tratti armoniosi dell’ingenuo viso desideroso di poter sfiorare
con le dita quelle guance piene dalla pelle vellutata.
-
Perché invece non ce ne stiamo un po’ qua?! Adoro questo posto.- Allargò le
braccia per invitarlo a contemplare quello spettacolo meraviglioso che li
circondava. Il vento accarezzava con il suo tenue respiro la distesa smeraldina
che si perdeva all’orizzonte e smuoveva le folte chiome degli sparuti alberi,
sui quali gli insetti tracciavano invisibili sentieri. Sulle pareti ricche di
crepe dell’edificio abbandonato si arrampicavano disperatamente foglie d’edera
e d’acanto, enfatizzando la desolatezza di quel luogo.
Non
si dissero più niente per svariati minuti, abbandonandosi al quieto silenzio
che aleggiava anche nei loro giovani cuori. Sasuke si sdraiò sul prato,
schiacciando sotto di se gli impotenti ed esili fili d’erba; Naruto lo seguì
subito dopo, adagiandosi al suo fianco. Con eleganza, fece ricadere le palpebre
sulle iridi cerulee e inalò la fresca fragranza che caratterizzava quella
collina. L’udito si fece più acuto, tanto da poter sentire il pigolio dei
passerotti che aspettavano la madre in un nido lontano. L’aria leggiadra
giocava con le ciocche disordinate dei suoi capelli e rinfrescava la sua pelle
imperlata di sudore; l’erba gli solleticava il collo e il profumo dei fiori
disseminati qua e là gli inebriava le narici, pervadendogli la mente. I caldi
raggi del sole gli baciavano il volto, stirato in un’espressione di serenità.
Avvertiva sotto di se la leggera pressione di un puntiglioso sasso, che
disturbava il lieto riposo; si spostò lievemente a sinistra per sfuggire al
tenue supplizio e avvicinandosi così all’amico al suo fianco. Il ronzio di
un’ape poco distante attrasse la sua attenzione e seguì mentalmente il volo
sbarazzino dell’insetto, finchè non lo udì posarsi su un fiore odoroso per
inalarne il dolce nettare. Sentì qualcosa caldo e umido posarsi delicatamente
sulle sue labbra e quando riaprì gli occhi ammirò il volto di Sasuke scostarsi
dal suo: lo aveva baciato.
Gli
sorrise dolcemente, assottigliando lo sguardo per impedire ai raggi del sole di
abbagliarlo, e scostò con mano incerta i sottili fili neri che ricadevano a
nascondere il bel viso dell’amico. Si persero l’uno nell’altro, guardandosi
negli occhi: profonde pozze scure si fusero con due limpidi oceani.
-
Cos’era quello?- chiese con tono sarcastico il ragazzino biondo mentre l’altro
si allontanava da lui.
-
Ma allora sei proprio baka! Cosa pensi che sia?- la voce era fredda come al
solito, ma il tenue sorriso che incurvava la sua bocca indicava che voleva solo
provocarlo.
-Uffa!
Io intendevo: perché lo hai fatto?!- incrociò le braccia al petto lo osservò
indispettito. Il compagno, allora, rotolò sul prato bagnato di rugiada e si
sdraiò a pancia in giù sopra un imbarazzato Naruto, strappandogli un altro
casto bacio.
-
Perché, ti da fastidio?- le guance dell’Uzumaki si arrossarono teneramente al
nuovo contatto con l’amico e si affrettò a scuotere energicamente la testa per
negare, incapace di proferir parola. -Allora non ti dispiace se lo faccio di
nuovo.- detto ciò si chinò nuovamente sul biondino, premendo con forza le
proprie labbra sulle sue; un bacio semplice, dolce, da bambini. Bacio al sapore
di miele e cacao, che coinvolgeva il cuore e invogliava alle carezze. Quando si
separarono Sasuke strofinò la punta del naso contro quella dell’amico, per poi
andargli a baciare delicatamente la fronte.
-
Ti amo.- solo un live sussurro all’orecchio dell’altro, prima di scoccargli un
altro bacio sulla gota abbronzata.
-Davvero?-
Naruto lo fissò sorpreso e incredulo.
-Davvero!-
passò le pallide dita affusolate lungo i lineamenti del volto sotto di lui,
aspettando che rispondesse alla sua improvvisa dichiarazione.
-Bhe,
in questo caso…- lo guardò con tutto l’affetto di cui era capace prima di
proseguire la frase. -…ti amo anche io.- Socchiuse gli occhi, sollevò il capo e
poggiò le proprie labbra su quelle morbide del ragazzo che lo sovrastava.
Questa volta il contatto si fece più profondo, dischiusero la bocca e le loro
lingue si incontrarono per la prima volta, giocando impacciate fra di loro, per
poi dividersi di nuovo.
-Staremo
insieme per sempre?- l’ingenuo fanciullo osservò speranzoso e trepidante
Sasuke.
-Per
sempre!- rispose l’altro con fermezza prima di curvarsi su di lui per
l’ennesima volta…
***fine
flashback***
Fandonie,
solo un mucchio di fandonie e false illusioni.
Sentiva
il proprio cuore battere all’impazzata, furioso e distrutto, carico di un amore
doloroso e di un’atroce sofferenza. Avrebbe voluto piangere, sentire gli occhi
bruciargli e avvertire le confortanti righe calde solcargli il volto.
Voleva
gustare il sapore del proprio tormento.
Ma
purtroppo non aveva più lacrime da versare, esaurite ormai da tempo.
Si
perse nel dolore della sua anima demolita, che non si sarebbe più risollevata.
Non
avrebbe dimenticato: sarebbe stato impossibile.
Non
avrebbe più amato un’altra persona: troppa la paura di soffrire di nuovo.
Forte
era il desiderio di tornare indietro: non avrebbe più commesso gli stessi
errori.
Eppure,
in quel momento, era proprio quell’amarezza che tanto lo turbava, l’unica cosa
che gli impediva di scivolare tra le fauci dell’oscuro baratro apertosi dentro
di lui.
Il suo cuore stava bruciando lentamente,
preda delle malevole lingue di fuoco che lo avvolgevano in uno straziante
abbraccio. Un rogo: solo questo aleggiava all’interno del suo petto. Eppure
l’altro lo aveva amato, ne era consapevole. Agli inizi della loro storia e per
svariato tempo ancora l’amore che provava per l’Uchiha era stato corrisposto,
seppur, ne era certo, in minima parte. Una forte emozione e una prorompente
attrazione fisica aveva convinto Sasuke di poter stare accanto al compagno per
l’eternità; troppo tardi aveva scoperto che si trattava di un’effimera
illusione.
Le
unghie affilate di Naruto affondarono rabbiose nella carne delicata delle
braccia, scavando a fondo, in cerca di un dolore capace di eguagliare le fitte
che , senza pietà, gli trafiggevano la fragile anima.
Molte,
troppe volte in quegli ultimi mesi si era inferto piccole ferite e per un po’
avevano mitigato il supplizio con il quale conviveva; ma ora neppure questo
serviva a fargli dimenticare ciò che ostentava a nascondere. Avrebbe voluto
buttarsi anima e corpo nel suo compito di ninja, ma Tsunade non gli aveva più
affidato missioni, impaurita che potesse sacrificare se stesso con troppa
facilità… Bhe, forse non aveva tutti i torti, probabilmente ala prima occasione
si sarebbe fatto uccidere, raggiungendo così la pace tanto agognata.
Aveva
creduto che il motivo per cui non si era ancora tolto la vita fosse che non si
sentiva ancora pronto ad abbandonare i suoi amici per esplorare cosa si
nascondesse dopo l’inevitabile traguardo. Ma ora aveva capito. Dopotutto lui
non aveva più amici, li aveva trascurati troppo a lungo e trattati con
indifferenza, incapace di sfogare con loro le proprie pene. La vera ragione era
un’altra, una ragione che faceva male ammettere a se stessi.
Morire
era il suo desiderio più grande, superava perfino la voglia di riabbracciare il
suo teme, che suo non era più. Ma c’era qualcosa che lo bloccava e gli impediva
di realizzare il suo ultimo volere.
Cosa
avrebbe pensato Sasuke?
La
risposta che si diede, probabilmente veritiera, lo fece tremare, scalfendo per
la prima volta la sua maschera di cemento che si era creato in quei mesi bui.
Niente! Non avrebbe provato niente
sapendo che il ragazzo che aveva un tempo amato aveva posto fine alla sua vita,
che proprio lui aveva spezzato.
Non
avrebbe sofferto, ne pianto. Non si sarebbe gettato singhiozzante sulla sua
lapide chiedendo perdono.
La
sua vita sarebbe continuata serena, con la persona che aveva preso il suo posto
al suo fianco, pronta a consolarlo e ad aiutarlo nei momenti difficili.
Accompagnandolo verso un destino di cui Naruto non faceva parte. Lo stesso
destino che aveva deciso di separarli… sei mesi prima.
***inizio
flashback***
Naruto
correva allegro sotto i fitti rami della foresta che precedeva il villaggio,
desideroso di raggiungere al più presto la sua meta. La missione era durata a
lungo, quasi due settimane, e lui non vedeva l’ora di gettarsi fra le pallide
ma accoglienti braccia del suo ragazzo. Doveva farsi perdonare, l’ultima volta
che si erano visti era scoppiata una lite, non per colpa sua, solamente per una
cavolata, ma sapeva quanto gli Uchiha fossero restii a chiedere scusa. Adesso
che ci pensava era da un po’ di tempo che i litigi fra loro si erano fatti più
frequenti. Scacciò quei pensieri malsani dalla testa ed il suo sorriso solare
si allargò al pensiero del bacio con il quale si sarebbero salutati. Gli
mancavano quelle labbra morbide e piene piegate in una linea sinuosa e sensuale
che lo facevano impazzire, aveva nostalgia di quegli occhi scuri come le
tenebre e profondi come solo il buio più cupo poteva essere. Gli mancava tutto
di lui: i baci, le carezze, le notti spettatrici del loro amore…
Aumentò
la velocità della corsa per non prolungare oltre la tormentosa separazione.
-
Ehi Naruto, vuoi rallentare?!!- il ragazzo biondo voltò il viso euforico alle
sue spalle, verso uno strano individuo dall’aspetto selvaggio con due segni
rossi sulle guance.
-
Scusa Kiba, ma Sasuke mi aspetta! Vai tu a fare rapporto a nonna Tsunade,
vero?- il compagno alzò gli occhi al cielo e sussurrò un seccato “d’accordo”,
giusto in tempo per vedere l’esuberante Naruto sparire oltre il margine del
bosco.
Uzumaki
si fermò un attimo ad osservare la sua adorata città stendersi sotto di lui.
Una leggera farfalla si posò leggiadra sui fini capelli dorati, attirata dal
loro dolce profumo. Alle sue spalle la foresta fitta si estendeva minacciosa
con i suoi alti alberi; inalò l’odore d’erba fresca che permeava nell’ambiente:
l’odore di casa. Riprese la sua corsa a tutta velocità, spaventando il piccolo
essere posato su di lui; calde lacrime di gioia gli inumidivano gli occhi
celesti, capaci di donare allegria e amore alle persone che gli stavano
intorno.
Superò
la porta di Konoha senza prestare la minima attenzione a tutti quelli che
incontrava e che lo rimproveravano per la sua fretta. Non gli importava.
Desiderava solo sentire l’odore di quella pelle vellutata che tanto bramava,
voleva mordicchiare il collo elegante del ragazzo che amava e imprimerci i
propri sigilli di possesso, che ormai dovevano essere spariti.
Arrivò
davanti alla casa dell’Uchiha e un brivido di eccitazione percorse il suo corpo
ansante; il cuore gli batteva all’impazzata, colmo di un amore ineguagliabile.
Da una tasca della bizzarra tuta arancione e nera estrasse una piccola chiave
di metallo, era quella dell’appartamento di Sasuke, donatagli quattro mesi
prima.
Salì
velocemente le scale, ma quando si trovò davanti alla porta che lo divideva dal
proprio compagno si immobilizzò. Subito aveva deciso di fare una delle sue
energiche entrate ad effetto, ma se il ragazzo fosse stato ancora arrabbiato
per il litigio di due settimane prima, quel gesto lo avrebbe irritato
maggiormente. Così optò per fargli una sorpresa. Infilò la chiave nella
serratura e la fece girare con tutta la lentezza possibile per non provocare il
minimo rumore; quando la serratura scattò, facendolo sobbalzare, credette che
l’altro lo avrebbe udito, ma dall’interno non giunse alcun suono. Socchiuse
l’uscio per vedere se c’era qualcuno nella stanza: vuota. Deciso e con un
sorriso sornione sulle labbra, entrò agilmente nell’appartamento, accostando la
porta alle sue spalle. Esaminò accuratamente l’ingresso con lo sguardo,
constatando che lì non c’era nessuno; stava per dirigersi verso la cucina quando
gli parve di udire dei suoni sommessi provenire dalla stanza del suo Sas’ke.
Senza
la minima preoccupazione si avvicinò alla fonte di quei rumori, quatto, quatto
si accinse ad aprire anche quella porta, ma si bloccò nel sentire gemiti acuti
levarsi dalla camera. Senza accorgersi del lieve tremore delle mani e degli
occhi spalancati, abbassò lentamente la maniglia d’ottone. Il vuoto piombò su
di lui senza pietà nel vedere la scena che lo accolse alla sua entrata; non
capiva cosa stesse succedendo, o meglio: non voleva sapere cosa stesse
succedendo. Scorgeva solo la folta chioma del suo teme muoversi frettolosa fra
le candide lenzuola e pallide dita affusolate che si stringevano a quei fili
scuri e graffiavano la schiena diafana del corpo che sovrastava il materasso.
Di
chi erano quelle mani che toccavano il suo amore, proprio come faceva lui nei
loro momenti d’intimità?
Vide
l’Uchiha inarcare lussurioso la schiena e gemere sempre più forte.
Il
mondo gli cadde addosso in un unico momento. Tutte le sue certezze, i suoi
sogni, i suoi ideali… vide tutto ciò svanire nel vento come se non fosse mai
esistito. Avrebbe voluto urlare, scagliare oggetti contro le due ignare figure
che erano intente a giacere nello stesso letto in cui era solito assopirsi dopo
aver fatto l’amore, abbracciato alla persona per lui più importante. Ma tutto
quello che riuscì a fare fu rimanere immobile a fissare spaventato ed incredulo
l’orrore che gli si presentava davanti.
-Sas…uke…-
la voce che gemeva il nome del suo fidanzato gli risultò dolorosamente
famigliare.
Vide
il ragazzo moro assestare un’ultima potente spinta prima di venire dentro la
persona sotto di lui.
-…Sakura…-
Naruto fece istintivamente un passo indietro, tremante. Lo avevano tradito. Il
ragazzo che amava e la sua migliore amica… lo avevano tradito!
Quante
avventure avevano vissuto insieme? Quante battaglie, gioie, dolori,
incomprensioni avevano condiviso? Si sentì mancare, forte era il bisogno di
scivolare a terra e piangere, ma non voleva svelare la sua presenza, non doveva
farsi sentire. Indietreggiò ulteriormente, per poi voltarsi e uscire da quella
casa come una bambola inanimata.
Una
donna… Sasuke amava una donna!
Incapace
di resistere oltre, iniziò a correre disperato per le vie affollate di Konoha.
Un’ondata di sentimenti infuriava nel suo animo e lui non sapeva dare un nome a
ciò che provava in quel momento. Distruzione, dolore, agonia, odio, delusione…
ma c’era qualcos’altro, qualcosa che gli straziava il cuore con artigli neri ed
affilati. Desiderava sprofondare nei meandri del sottosuolo, venire avvolto
dalle tenebre; bramava svanire nell’aria come le foglie secche… voleva
semplicemente morire.
Senza
neanche accorgersene si ritrovò sulla cima della collina sulla quale si erano
scambiati i loro primi baci: era sommersa da colorati fiori primaverili e il
loro profumo pervadeva l’ambiente circostante. Si accasciò sul prato,
rannicchiandosi dietro un muro pericolante dell’antico tempio e si lasciò
finalmente andare alla disperazione. Piangeva e singhiozzava senza ritegno, gli
occhi arrossati sgranati dal terrore che lo pervadeva; cosa avrebbe fatto senza
di Lui?
Si
portò le mani nervose alla testa, cercando di scacciare le immagini indelebili
che continuavano ad affollarsi nella sua mente già provata. Fece scorrere rassegnato
le dita tra le morbide ciocche mielate dei suoi capelli e riaffiorarono dalla
memoria tutte le volte che era stato Sasuke ad accarezzare quella stessa
capigliatura sbarazzina. Iniziò a strapparsi senza pietà quei fili dorati che
tanto piacevano al moro… Evidentemente preferiva il rosa!
I
sussulti causati dal pianto ininterrotto gli impedivano di respirare e presto
si sentì mancare l’aria; gridò il proprio dolore con tutto il fiato che aveva
in corpo e la voce strozzata dai singhiozzi, per poi straziarsi il viso con le
unghie. Non voleva quel volto, né quella sofferenza che gli stava facendo
perdere il controllo; leggeri rivoli di sangue vermiglio si mescolarono alle
lacrime salate, per morire poi sulle labbra carnose e lungo il mento appuntito.
Leccò avido il nettare scarlatto della sua stessa vita e Kyuubi gioì nel
sentirne il sapore ferroso e pungente.
In
quel momento Naruto si accorse che l’unico modo che gli rimaneva per non
sentire più quel tormento dispettoso era lasciare che il demone volpe prendesse
il sopravvento; per un attimo accarezzò quell’idea, ma si riscosse in fretta da
quei pensieri infausti: non poteva fare questo agli abitanti della sua Konoha!
Il
naso iniziò a colargli, ma a lui non importava, ormai il suo viso, un tempo
sempre allegro e gioioso, si era trasformato in una maschera di dolore. I bei
momenti che aveva condiviso con Sakura e Sasuke rivivevano nella sua testa per
ossessionarlo e ferirlo nelle sue più cupe profondità; il cuore giaceva
spezzato in mille pezzi sul fondo del suo petto. Gli faceva male, lo
distruggeva… Era un peso insopportabile! Senza difficoltà strappò il tessuto
della sua inseparabile tuta arancione e della maglietta nera sottostante, poi
si guardò le mani di sfuggita, scoprendo che le unghie si erano fatte lunghe e
affilate: proprio quello che gli serviva. Si incise la pelle nel punto in cui
si trovava quel muscolo cardiaco che non la smetteva di torturarlo; brandelli
d’epidermide si staccarono senza alcuno sforzo sotto quel tocco straziante e il
sangue caldo colò ad imbrattargli il ventre.
Si
fermò soltanto quando il dolore fisico ovattò leggermente l’afflizione che lo
possedeva.
Stava
esagerando? Non lo sapeva e non gli importava, solo nel farsi del male riusciva
a trovare conforto. Eppure sentiva che non aveva ancora finito, non aveva fatto
abbastanza. Non scendevano più lacrime salate a rigargli il volto, ma una parte
di lui desiderava nuove ferite, altro sangue per compensare il vuoto apertosi
nella sua anima. Con lo sguardo perso nel cielo azzurro come i suoi occhi privi
di luce, estrasse senza esitazione un kunai, lo impugnò e, mentre una candida
nuvola oscurava il sole, calò il pugnale sul suo avambraccio.
Il
dolore fu lancinante, acuto oltre ogni dire… Era quello che cercava. La fredda
lama nera era entrata in profondità, recidendo la carne senza la minima
difficoltà, scheggiando lateralmente l’osso. Il grido agonizzante che scaturì
dalle labbra di Naruto rimbombò per tutta la collina, prima che il buio lo
cingesse.
Riprese
conoscenza che dovevano essere passate almeno due ore, il sole stava
tramontando, dipingendo di mille sfumature il paesaggio che lo circondava.
Abbassò lo sguardo sulla ferita, rivoli vermigli si diradavano lungo l’arto,
imbrattando i pantaloni sgargianti; l’arma era ancora conficcata nel suo
avambraccio. Fece due respiri profondi e lo estrasse con un movimento fulmineo,
il sangue cominciò a sgorgare con più vigore. Abbandonò nuovamente la testa
contro le rovine; non aveva più la forza di alzarsi e tornare al villaggio, non
aveva neanche la forza di vivere, eppure era ancora lì, il regno dei morti non
aveva ancora reclamato la sua anima distrutta.
-
Naruto.- riaprì immediatamente gli occhi, chiusi per un giramento di testa; e
gli risultò impossibile non riconoscere la voce che aveva chiamato il suo nome.
Si guardò fugacemente intorno, fino ad incontrare lo scuro sguardo volto verso
di lui: Sasuke stava risalendo tranquillamente la salita, come se poche ore
prima non avesse giaciuto con un’altra persona, che stupido, ancora si
illudeva, chissà da quanto tempo andava avanti quella relazione. Sentì le
lacrime pizzicargli gli occhi, ma riuscì a trattenerle sotto le palpebre,
mentre alzava stancamente un ginocchio per impedire all’altro di vedere il
taglio che si era procurato.
Il
ragazzo dai capelli scuri come la notte imminente si inginocchiò al suo fianco,
scrutandolo con la freddezza che lo aveva sempre caratterizzato.
-
Ecco dov’eri finito, Tsunade era preoccupata, voleva farti la solita predica
perché non sei andato con Kiba a fare rapporto, ma nessuno di quelli che ha
mandato a cercarti ti trovava da nessuna parte, temeva che ti fosse successo
qualcosa.- Al biondo non era sfuggito il fatto che aveva usato solamente il lei, a lui non importava niente di
quello che sarebbe potuto succedere! Ingoiò faticosamente il boccone amaro,
fissando lo sguardo sull’erba insanguinata ai suoi piedi: possibile che non si
fosse accorto di quello che si era fatto?
-
Cosa sono quei graffi sulle guance, te li hanno fatti in missione? Kiba mi
aveva detto che era andato tutto bene, ma conoscendoti probabilmente te li
sarai procurati inciampando da qualche parte…- Non sapeva cosa rispondergli, o
come affrontare l’argomento che si ostinava a tacere.
-Cosa
ti prende dobe? Non è da te non stressarmi con il resoconto di quello che hai
combinato.- Non lo stava neanche ascoltando, sentiva solo la sua voce cupa e si
domandava che tono usasse mentre sussurrava parole d’amore all’orecchio di
Sakura nei momenti d’intimità, era forse lo stesso che un tempo aveva usato con
lui?
-
Naruto insomma che ti prende?!!- sembrava seccato, ma si immobilizzò non appena
intravide il sangue imbrattare i vestiti del compagno. -Ma cosa…- Naruto
nascose il viso nell’incavo del braccio sano, per non far scorgere le dolorose
lacrime che iniziarono nuovamente a rigargli il viso. Si sentì strattonare
violentemente e un attimo dopo si ritrovò disteso sul prato verde, Sasuke lo
sovrastava con rabbia e disprezzo.
-
Cos’hai fatto?- era inutile rimandare, a che scopo poi? La verità sarebbe
venuta a galla in qualsiasi caso e loro si sarebbero separati per sempre;
iniziò a singhiozzare senza ritegno
-
Io…v-vi ho visti…- Come poteva continuare, come poteva esprimere il male che
gli aveva fatto? Il dolore del suo tormento? Fortunatamente non ci fu il bisogno
di proseguire oltre, aveva capito.
***fine
flashback***
Bloccò
con tutte le sue forze il flusso di ricordi che stava riaffiorando
imperturbabile. A che scopo rivivere i giorni passati in ospedale, vissuti nel
più completo supplizio, che neppure la morfina e le cure incessanti di Tsunade
erano riuscite ad alleviare? Perché provare nuovamente l’inutile speranza che
aveva nutrito ogni singolo istante, aspettando invano almeno una sua visita?
Si
posizionò meglio sul ramo e si lasciò cadere nel vuoto, atterrando
elegantemente sul terreno umido. Vedeva il proprio fiato rovente congelarsi al
contatto con la notte gelida e dissolversi in una nuvoletta candida; strano,
lui non sentiva freddo, né il caldo a pensarci bene, anche il suo corpo ormai
non avvertiva più il mondo che lo circondava. Svogliatamente si diresse verso
Konoha; gli faceva male passeggiare per quelle vie, ogni angolo, ogni chiosco,
ogni singolo edificio non faceva altro che ricordargli un passato dove anche a
lui era permesso sorridere. Per questo ogni volta che poteva usciva da quelle
mura soffocanti e si allontanava da quel posto che racchiudeva tutti i suoi
vecchi sogni.
Raggiunse il margine del bosco e si
fermò ad ammirare il paese natio avvolto nell’oscurità, soltanto qualche rada
luce faceva capolino dalle finestre lontane. I volti di pietra degli Hokage
stagliavano le proprie ombre sulle abitazioni più distanti da lui, sommergendo
in un’ondata buia il suo appartamento e la sua vecchia scuola. Senza volerlo i
suoi occhi azzurri, ormai spenti da tempo, si posarono crudelmente sul
quartiere semi-abbandonato degli Uchiha, nel quale da pochi giorni erano andati
a convivere Sakura e Sasuke; Naruto si ritrovò a chiedersi che cosa stessero
facendo. No! Probabilmente era meglio non saperlo.
Fece
un passo in direzione delle porte di Konoha, arrestandosi subito dopo. Il vento
smuoveva i soffici capelli mielati in sintonia con le foglie vermiglie degli
alberi, l’autunno regnava con i suoi mille colori sulla valle del Paese della
Foglia, intonandosi alla tuta logora che ricadeva perfettamente sul corpo
snello e slanciato del giovane.
Un’idea
gli balenò improvvisa nella mente, come aveva fatto a non pensarci prima?
Scrutò ancora per un paio di minuti l’amplesso di costruzioni che si stendeva
sotto di lui, analizzò velocemente i pro e i contro, indeciso. Forse sarebbe
stato meglio seguire il suo intuito, per lui…per tutti. Di una cosa era certo:
non poteva continuare così, non ne sarebbe uscito vivo! Ma anche se tutto gli
gridava “sì, fallo” una parte di lui non voleva dire addio ai suoi sogni
infranti…e a Lui.
Ispirò
a fondo l’aria umida che aleggiava nella notte; odore di pioggia, di vermi che
scavano la terra, di nebbia…
Odore
di morte, odore di vita.
Con
un movimento fluido voltò le spalle alla città che lo aveva visto venire alla
luce, che aveva assistito muta ai suoi giorni di solitudine, il Paese
spettatore delle sue amicizie, dei suoi progressi… del suo amore. La madre di
tutti i suoi progetti e di molte sue illusioni. Voltò le spalle a Konoha, la
città che lo attendeva a che non avrebbe più potuto donare quello che cercava.
Una decisione era stata presa, anche se non era sicuro che fosse quella giusta,
e mentre procedeva determinato verso un futuro incerto, un sorriso sincero,
seppur tenue, andò ad increspare quelle labbra che troppo a lungo erano rimaste
tirate in una linea inespressiva.
Non
si voltò indietro, non rivolse un singolo sguardo a ciò che lasciava per sempre
dietro di sé. Un inconsueto senso di leggerezza lo inebriava, aumentando ad
ogni passo, mentre lentamente si allontanava da quella vita che lo stava
uccidendo dentro.
Non
sapeva dove stava andando, né tantomeno quello che avrebbe fatto, soltanto di
una cosa era sicuro: finalmente si sentiva libero!
Ok
finalmente ho finito *me si asciuga goccioline di sudore dalla fronte* è stata
dura…ma ce l’avevamo fatta XDD… comunque, innanzi tutto mi scuso con tutti
quelli che aspettano il nuovo capitolo di naufraghi,
ma tranquilli in questi giorni posto anche quello perché devo solo rileggerlo e
rispondere ai commenti ^^…tornando a noi…PREMETTENDO DI NON AVERLA RILETTA
NEANCHE UNA VOLTA COMPLETA, cosa ne pensate???? L’ho iniziato questa storia a
fine anno scolastico dell’anno scorso, poi l’ho abbandonata, poi l’ho ripresa,
l’ho finita e l’ho copiata/aggiustata sul pc…e finalmente eccola qui su EFP ^^.
Io la trovo tristissima ç_ç, per immedesimarmi è stato un casino…Ho
pensato anche ad un possibile seguito, ma è tutto da vedere…
Vi prego
LASCIATE UN COMMENTINOOOO…e che sia sincero, io ho seri dubbi su questa fan
fiction, ma visto che ci ho speso molto tempo ci tengo molto a conoscere i
vostri pareri, sia negativi che positivi….
Grazie
ha chi ha letto ^^!!!
P.S.= mi
sono resa conto ora di un paradosso…la mia prima fanfic pubblicata si chiama Per sempre…cioè è il contrario di
questa!!! Ma visto che si tratta di storie completamente diverse ci può stare
no????
Bacio.
1_tenera_ragazza_morta