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Autore: Linktroll    20/11/2009    4 recensioni
… Ma in cosa sei in grado, tu, Naruto, di trovar la bellezza? Accattivante AU incentrata sull'arte e sul Narusaku. (Scritta in occasione della Narusaku Week 2009 - Dedicata ad Ily)
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jiraya, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lo scalpello era la sua arma. Con quello doveva trasmettere passione.

Il martello era la sua anima. Con quello doveva esternare se stesso.

La volontà era la sua parola d’ordine. Con quella, doveva piegare il flusso del mondo.

Non doveva porre limiti alle forme in grado di creare. Perché se la forma è vita, è la sua vita a influenzare la creazione di quella stessa forma.

E quella forma doveva contenere bellezza. Così gli era stato insegnato, così si era tramandato per lungo tempo, e così avrebbe dovuto continuare, lui.

… Ma in cosa sei in grado, tu, Naruto, di trovar la bellezza?

Essa sguscia via, scivola accanto, imperturbabile si fa osservare.

Non si fa racchiudere facilmente in forma. E per farlo, la devi amare.

 

LE FORME DELLA BELLEZZA

 

Aveva continuato a lavorare come un forsennato, dentro il suo studio, quel giorno.

Gli infiniti colpi di martello e scalpello avevano risuonato a lungo per tutta la stanza; quel suono si era insidiato nelle sue orecchie, l’aveva infastidito più e più volte, ma era il prezzo da pagare per riuscire a scolpire, rendere reale e concreto ciò che amava.

Con la precisione di un chirurgo si era adoperato perché la sua opera venisse creata nella più perfetta rappresentazione grafica possibile.

“Credo… credo di aver finito, ‘ttebayo!”

Si asciugò il sudore sulla fronte, adornata da un adorabile basco blu.

Sul suo viso impolverato, tre lunghe cicatrici che lo rendevano simile ad una volpe, imperavano sulla pelle, chiedendo disperatamente d’esser notate.

Un lungo camice bianco, sbottonato, copriva il resto del suo corpo, fino a mischiarsi col terreno sottostante e assorbire parti di esso; sotto il camice si intravedevano i suoi vestiti di sempre.

Ammirò soddisfatto il suo lavoro, annuendo a braccia conserte, mentre parlottava tra sé e sé:

“’Ttebayo, stavolta è venuto meglio delle altre volte. Spero che Jiraya sensei non abbia niente da ridire…”

Neanche ebbe finito di parlare, che il maestro stemperò la sua rabbia sull’inetto discepolo, condensandola in un furibondo pugno che terminò sulla sua zuccaccia vuota:

“Naruto! Cos’è che sarebbe questa porcheria?”

“L’ultimo frutto dei miei allenamenti, Jiraya Sensei! Il miso Ramen!”

Jiraya osservava esterrefatto l’ultimo parto della mente malata di Naruto; ora il cerchio si era stretto, con l’ultimo esemplare di ramen confezionato in una bella scultura di marmo. Avrebbe preso posto nello studio, insieme ai suoi lavori precedenti, lo Shio, il Tonkotsu e lo Shoyu Ramen.

“Devi smetterla di scolpire solo piatti di ramen, Naruto!”

“Ma Jiraya sensei, mi hai sempre detto che se voglio racchiudere la bellezza in forma, devo raffigurare qualcosa che amo…”

“Ah, Naruto, sei un caso perso. Se solo tu riuscissi ad aprire gli occhi e a carpire un po’ di più la bellezza insita in questo mondo…”

“La bellezza, Jiraya sensei…”

“La bellezza, Naruto. Sei un artista! Non puoi permetterti di andar dietro ad una bellezza soggettiva, Naruto! Devi anelare all’universale! Un tipo di bellezza universale, nella quale possano ritrovarsi tutti gli uomini. E’ questo il lavoro di chi persegue l’arte e la bellezza: salvare gli uomini dal sudiciume del mondo verso cui si stanno lentamente trascinando da soli.”

“Ho una vaga idea di cosa sia quel sudiciume, Jiraya sensei…”

“Ho riflettuto a lungo su quale fosse l’unico modo per spezzare questa catena d’odio originata dagli stessi esseri umani, che non permette loro di vivere felici ed in armonia, e ho realizzato che può essere contrastata solo dall’arte. Ma per essere arte, vera arte, deve contenere in sé il germe della bellezza, capace di attaccare, deteriorare e spezzare questa catena. Riesci a capirmi, Naruto?”

“Sì, Jiraya sensei.”

“Le risposte che si dà un’artista non sono mai definitive. Sfuggono sempre, come la vera bellezza. E’ per questo che, quando io un giorno non ci sarò, sarai tu a doverti dare una risposta, Naruto, e proseguire il mio compito. Devi uscire dal tuo orizzonte limitato, riuscire a compiere il gran salto verso l’intangibile…”

“E riuscire a ricreare l’intangibile in una forma concreta, ‘ttebayo?”

“Esatto, Naruto! Lo sapevo che mi avresti capito!”

“Ma non credo che creare dei nudi di donna possa essere qualcosa che l’aiuti nel suo nobile intento, Ero-Sennin.”

Jiraya divenne paonazzo in volto. Veloce come una pantera, adagiò le sue mani sulle tempie del discepolo, stringendole in pugni, iniziando a far pressione su esse:

“Allora non mi ascolti quando ti parlo! Non ho forse detto che la bellezza da perseguire dev’essere universale? Quale bellezza più universale può esserci se non quella del corpo di una donna? Il germe della bellezza è insito nell’essere umano! E’ su quello che bisogna puntare per riportarlo sulla stessa via!”

“… Jiraya sensei, intendi dire che, come l’odio che corrode le persone nasce da loro stesse, anche la  cura di quest’odio dovrà nascere dalle persone stesse, ‘ttebayo?”

“Mi sorprendi sempre di più, Naruto. Adesso, visto che sembri aver capito l’antifona, sarai sottoposto alla prova finale, necessaria a superare l’apprendistato che stai svolgendo verso di me, per diventare a tutti gli effetti uno scultore esordiente! Uahahahah!” Jiraya si lasciò andare ad una grassa risata, fiero di sé e dei propri ideali, mentre al solo pensiero di quel che stava chiedendo a Naruto, già gli spuntava un sorriso perverso in volto.

“Se mi servirà a migliorare, sarò pronto ad accettarla, ‘ttebayo! La supererò come niente, e diventerò lo scultore migliore di tutti i tempi!”

“Mi piace la tua determinazione, Naruto. Anche perché, quello che sto per chiederti è un… nudo di donna.”

“Nu… nu… nudo di donna, ‘ttebayo?” Balbettò un paio di volte Naruto, di fronte all’espressione risoluta del suo maestro. Non aveva la faccia di uno che mentisse.

“Dovrai attingere la bellezza da una donna, e incorporarla nella forma della tua opera. Basta con i ramen, è ora che tu ti riempia la bocca di qualcos’altro.”

Sfuggevole come la bellezza, il maestro Jiraya scomparve dalla stanza, lasciando Naruto con mille e più interrogativi nella testa, riluttante di fronte alle richieste del maestro.

“Scolpire l’immagine di una donna! Cioè… cioè… adesso dovrei scolpire con il pene?” [Celeberrima citazione ripresa da una gag di Peter Griffin. NdLinktroll]

 

 

Chiuso nel suo studio, Naruto si stava arrovellando sul nuovo compito ricevuto dal maestro Jiraya.

La trovava qualcosa di innaturale: il suo maestro non gli aveva sempre insegnato di non porre limiti alle forme che poteva assumere la bellezza?

Eppure, costringerlo a ricercarla in una determinata forma, gli sembrava una contraddizione, come, appunto, porgli dei limiti.

Ma il maestro era sempre stato così nei suoi confronti: l’aveva sempre frenato nei momenti della sua estasi creativa; diceva che quel qualcosa che si agitava dentro di lui, quella sorta di demone che lo ispirava nei momenti in cui la luce dell’arte risplendeva nei suoi occhi era qualcosa di pericoloso, e il più delle volte l’aveva frenato dall’ultimare le sue opere, per paura.

Concentrati solo su quello che ami, non faceva altro che ripetergli. Lascia perdere il resto.

Forse il suo maestro aveva ragione.

Gli tornò improvvisamente in mente l’immagine del suo amico Sasuke: pittore il cui talento era riconosciuto da tutti, si era fatto però corrodere dall’odio, finendo per inserirne quantità spropositate all’interno delle sue opere; alcune le aveva addirittura trattate con cattiveria, distruggendone la tela col pennello.

Aveva disegnato linee d’odio, di rabbia, i cui segni gli erano rimasti addosso, come cicatrici, come macchie della stessa vernice che gli eran colate addosso: e sebbene scendessero giù, attraverso il suo corpo, poco avevano a che fare con delle lacrime che fluidamente scorrono sulla pelle.

Aveva pure rifiutato l’amore di Sakura, Sasuke. Forse era stato anche questo che l’aveva allontanato dalla bellezza, e forse era anche questo quello che Naruto avrebbe dovuto evitare.

“Sakura…” E gli frullavano sempre in mente le parole del maestro: concentrati solo su quello che ami. Era arrivato il momento che si concentrasse e si mettesse al lavoro.

Niente l’avrebbe ostacolato, perché era convinto che sarebbe divenuto lo scultore migliore di tutti i tempi.

 

 

“Sensei… venga a vedere, ‘ttebayo!

Naruto era pronto a sfoggiare con orgoglio la sua opera al maestro. Stavolta era sicuro di aver fatto centro.

“Co…cosa sarebbe questa schifezza, Naruto?!” il dito tremolante di Jiraya indicava con orrore la scultura Narutiana: una scultura di marmo, riproduzione di una specie di rametto flaccido con varie diramazioni al termine delle quali non spuntava nulla, nessun fiore.

Sakura… nuda. Quindi priva di petali, ‘ttebayo.”

“Naruto…” La mano tremolante di Jiraya si aprì completamente, mentre si lasciava andare sulle guancie di Naruto, martellate da una serie di schiaffi non indifferente.

Il maestro Jiraya l’aveva lasciato per terra, tra la sua stessa bava, elemento antiestetico per eccellenza, come punizione per la sua bravata, ripetendogli che sarebbe divenuto un artista ufficialmente solo quando avrebbe confezionato un’opera che contenesse bellezza davvero.

E quel rametto gracile, pavida imitazione della natura, creato su uno squallido gioco di parole, sicuramente non aveva le caratteristiche richieste dal committente.

Doveva impegnarsi, Naruto.

Il suo prendere tutto troppo leggermente, iniziava a cozzare con l’idea di dover diventare il migliore e impegnarsi seriamente.

Inseguire la chimera dell’arte era come cercare un fazzoletto nero in una stanza chiusa.

Ma una volta ottenuto, quel fazzoletto, sarebbe riuscito ad asciugar via le lacrime d’ogni sofferenza passata, presente o futura.

E una volta libero da quel peso e quel dolore, finalmente, il suo cuore sarebbe riuscito ad essere libero d’amare di nuovo, concedersi totalmente.

 

 

Sakura non si poteva certo dire che non contenesse il germe della bellezza, in sé.

Forse non poteva aspirare all’universale menzionato da Jiraya, ma per Naruto era dotata di una bellezza straordinaria, sia fuori che dentro di lei.

Era la ragazza che amava.

Sakura aveva sempre voluto fare la scrittrice.

Il riuscire a trasmettere le proprie emozioni a parole, la faceva sentire viva. Lei, che era schiava delle emozioni, che non riusciva mai a trattenerle.

In questo assomigliava alla sua amica Ino che aveva, invece, intrapreso la carriera da modella.

La sua bellezza dirompente le aveva permesso di essere trascinata in un mondo in cui la sua interiorità, l’interiorità amata da lei e Sakura, veniva messa da parte per inseguire la vacua esteriorità.

E c’era finita dentro, Ino, seppur lottasse continuamente per uscirne.

Si trovava in trappola, proprio come il suo adorato Sasuke.

Forse lei, effettivamente, con quella bellezza folgorante avrebbe potuto riaprire gli occhi del moro, ormai ciechi di fronte alla bellezza insita nel mondo.

Forse lei, Ino, poteva salvarlo.

 

 

Sakura era stata invitata nello studio di Naruto.

Preso com’era dai suoi ultimi lavori non era riuscito a vederla ultimamente, e il suo desiderio era cresciuto parecchio.

Gli piaceva da sempre, fin dai tempi in cui il cuore di Sakura reclamava Sasuke. Naruto non aveva potuto far altro che morir dentro, nascondendo il suo dolore dietro ciò che creava. Era in quei momenti che ciò che si agitava dentro di lui si risvegliava, dando vita a dolorose creazioni.

L’amava, Naruto, oh, se l’amava: ma questo sentimento non era mai solo; sempre accompagnato da una punta di dolore.

Ora voleva che la situazione cambiasse decisamente a suo favore. Ultimamente il suo rapporto con Sakura era maturato in qualcosa di più forte, che andasse oltre i sonori pugni della sua amica rosa.

Poteva leggere qualcosa di diverso negli occhi di lei, un sentimento molto più forte, coadiuvato da un interesse più particolare verso il biondo.

Certo, la paura di poter rimanere con un pugno di mosche c’era sempre, ma Naruto non poteva permettersi di pensare, in frangenti del genere. Quando mai nella sua vita, dopotutto, si era fermato a pensare?

“Naruto?” Esclamò Sakura, buttando un occhio dalla porta che dava sullo studio. “Posso entrare o ti disturbo?”

“Ma certo, Sakura-chan! Come sai ti stavo aspettando!”

“Non mi dirai che vuoi farmi vedere la tua nuova creazione, eh, baka?”

“In parte, Sakura-chan. In parte.”

“Devo incominciare a temere il peggio? Sai che sono sempre disponibilissima a riempirti di pugni!”

“Ti sfido a farlo, questa volta, ‘ttebayo!”

Sakura si muoveva a passo deciso.

Era diventata una ragazza sicura di sé, adesso. Il fatto di riuscire a esternare e condensare in parole ogni suo sentimento, la faceva sentire solida di fronte al mondo esterno, una vera first lady.

Naruto leggeva questa sua decisione nei movimenti: osservava quelle belle gambe dirigersi verso di lui senza alcun timore.

“E’ duro l’addestramento?”

“Jiraya sensei mi fa lavorare giorno e notte.”

“La determinazione non ti manca.”

“Fosse solo quella…” Mormorò tra i denti Naruto. “Vieni con me.”

Prese Sakura per la mano, trascinandola in una sala buia dello studio, una sorta di magazzino. Lei strinse la sua mano con forza: nessuna insicurezza le albeggiava in volto.

“Mi conosci, non è vero, Sakura-chan?”

“Direi di sì. Perché questa domanda a bruciapelo?”

“Sei pronta a conoscere anche questo?”

Con un tocco veloce Naruto scostò il velo che ricopriva una statua che si trovava nella sala. La scultura era raccapricciante: due uomini, uno seduto sopra l’altro, uno dei quali, quello superiore, si nutriva del cervello dell’altro, ormai deceduto; scolpiti con una tal bravura da far impallidire (ancora di più di quanto sia pallido il marmo) le sculture del maestro Jiraya.

“Naruto… che cos’è, questo?”

“E’ il mio dolore.”

Naruto scoprì un’altra scultura levandone di scatto il velo, mostrando a Sakura un uomo trafitto da una miriade di frecce in schiena, che con una mano stringe con dolore la parte di pelle raggrinzita sovrastante il cuore.

“Naruto, questo…”

“E’ il mio dolore.” La interruppe.

Velocemente si mosse verso un’altra statua, rivelando anch’essa agli occhi dell’ammutolita Sakura: un uomo stava in piedi, dritto, mentre il suo corpo pian piano si decomponeva; aveva già un braccio distaccato dal resto del corpo; si trovava inerme sul terreno e non sarebbe passato molto, prima che l’altro braccio sarebbe andato incontro allo stesso destino.

“E’ una tua scultura?”

“E’ il mio dolore.”

“Perché mi fai vedere tutto questo, Naruto?” La rosa scostò la testa, evitando che il suo sguardo si posasse ancora su quelle orribili sculture.

“E’ necessario che tu le veda, Sakura-chan.”

“Non ne capisco il senso, Naruto.” Era disgustata e addolorata; era la prima volta che vedeva Naruto preda di azioni del genere.

“Tu sei sempre stata fin troppo sincera con me, Sakura-chan.”

“Non è come…”

“Sei sempre stata te stessa, per quanto potesse essere difficile la situazione da superare. Non mi hai mai nascosto le tue lacrime. Sei sempre stata un libro aperto. Non ti sei mai nascosta dietro niente.”

“Non è come credi, Naruto…”

“E’ ora che anch’io riesca a condividere il mio dolore, con te…” Commentò, con tono quasi deprimente.

Cominciò a sfiorare lentamente le braccia della rosa, avvinghiandola a sé, poggiando la sua testa sulla spalla di lei.

“Naruto…” La rosa poggiò una mano nei capelli del biondo, accarezzandoli, come per tirarlo su di morale. Il disgusto le era passato, sostituito da una intensa forma di empatia nei confronti del biondo; si stava aprendo a lei, non poteva non accettare la sua invasione, anzi: aveva una gran voglia di lasciare che si appoggiasse a lei, che lei stessa potesse essere la sua forza.

“E’ questo che succede quando do peso a quella specie di mostro dentro di me, Sakura-chan. Creo dolore, dolore, soltanto dolore.”

“Perché hai cercato di nasconderlo dentro queste sculture, Naruto?”

“Perché non posso permettermi di mostrarmi debole, Sakura-chan. Conosci anche tu questo sentimento, no? E’ per sottrarti a questo, che sei diventata una persona molto più decisa e fiduciosa in te stessa.”

“Ma se ce l’ho fatta è perché tu mi sei stato accanto, Naruto. Ogni volta che osservavo la tua figura così lontana da me, ma così sorridente, sentivo che dovevo impegnarmi di più per raggiungerti. Sei stato un punto di riferimento, durante tutti i miei momenti peggiori. Hai continuato a prenderti cura di me, nonostante all’interno tu covassi questo dolore.”

“Non ho mai smesso di pensarti, Sakura-chan. Ogni volta che creavo una nuova opera, ogni volta che espellevo il mio dolore ritrovando la serenità, o condensavo il mio amore all’interno di una scultura, al centro dei miei pensieri c’eri tu.”

“Baka…” Gli mormorò in tono affettuoso, mentre continuava a spazzolargli i capelli, passando lentamente la mano tra di essi.

“Se aprissi il mio cuore a te, adesso, se aprissi finalmente il mio cuore completamente a te, saresti in grado di accettarlo?” Le disse, mentre scollandosi di dosso da lei, rivolgeva gli occhi dritti verso i suoi verdi smeraldo.

“La tua capacità di superare il dolore dietro un sorriso sincero è ineguagliabile, Naruto. E io voglio che quei tuoi sorrisi siano rivolti a me. Naruto, sei tu che mi hai insegnato a non abbattermi. Adesso non è il caso che tu abbia paura: non chiedermi se io sia capace o meno di accettare il tuo cuore, con quel terrore insito dentro i tuoi occhi. Non mascherare il tuo sentimento dietro parole o domande, non ingabbiarlo in rigide costruzioni grammaticali, seguilo e basta.”

La rosa avvicinò le sue pupille a quelle del biondo, finchè le loro fronti non ebbero un leggero contatto. Entrambi incominciarono a perdersi nello sguardo dell’altro, rimanendo poveri di parole.

Poi, il bacio.

Seguendo il consiglio di Sakura, Naruto aveva seguito il suo sentimento senza articolarlo in parole. Detto da lei, che aspirava a diventare scrittrice, consigliare di rinunciare alla parola era davvero paradossale.

Quando le loro lingue si incontrarono, un lieve imbarazzo si palesò sul volto di tutti e due, complici nel loro amore che solo così tardi avevano deciso di rivelare l’un l’altro.

Reduci di un’ottenebrazione sentimentale che li aveva soggiogati per così tanto tempo, finalmente tutti e due potevano liberarsi del peso che li opprimeva, li schiacciava e li teneva così distaccati.

Lei poteva finalmente rinunciare all’amore che aveva provato verso Sasuke e accettare quello genuino e sincero donatelo da Naruto, che lei avrebbe ricambiato a sua volta; e Naruto, finalmente, poteva liberarsi del peso del mostro dentro di lui, che sfruttava il suo dolore e le sue debolezze per spuntar fuori, tentando di distoglierlo dalla via che il biondo aveva deciso di seguire.

Si sentivano leggiadri e felici, quasi rinati.

Quando Naruto ritirò la sua lingua, quasi una proposta fuori luogo uscì dalla sua bocca:

“Poseresti nuda per me, Sakura-chan?”

“COSA?”

Concentrati solo su quello che ami, ha sempre detto Jiraya sensei. Ed è te che amo, Sakura-chan, ed è te che vorrei scolpire, nel mio studio e… nel mio cuore.”

La rosa, spezzata in due da queste parole del biondino, aveva cambiato il suo iniziale punto di vista, di rifiuto, decidendosi invece ad accettare la sua proposta.

Avrebbe posato nuda per lui.

Come espressione di questo nuovo amore suggellato, e come scultura piena d’amore, capace di scacciare via dalla mente di Naruto le disgustose sculture che lui aveva relegato lontano dalla propria vista, in quel magazzino.

E passò la notte, e venne il giorno, e il lavoro di Naruto si indirizzava verso la fine. Ogni tanto, inebetito, si perdeva negli occhi di Sakura, ma il suo intontimento durava poco, lasciando subito dopo spazio ad una smisurata voglia di finire il lavoro.

Finalmente, sì, finalmente sarebbe riuscito ad incarnare la vera bellezza in un proprio lavoro: e avrebbe fatto appello non alla bellezza del mondo terrestre ma a quella che sentiva, potente, scorrere dentro il cuore della sua amata.

 

 

“Jiraya senseiiiiiiii!” Urlò Naruto, in preda ad un entusiasmo incontenibile quando, quasi scodinzolando, si avvicinò al maestro. “Ho terminato il lavoro!”

“Maledizione, sono fiero di te, Naruto! Ti sei mosso in fretta! Avanti, mostramelo!”

Naruto condusse Jiraya, trascinandolo per la mano, verso la propria opera presente nello studio, opportunamente coperta da un velo per non rovinare al maestro l’effetto sorpresa.

“Avanti, Naruto, mostramela!”

“Ci puoi contare, ‘ttebayo!”

Con un colpo seccò, spostò il velo che la ricopriva.

Una perfetta riproduzione di Sakura, in posa statuaria, fiera e decisa, e dai contorni sinuosi e sensuali, si ergeva in preda di fronte al maestro Jiraya, che incominciò a guardarne con interesse tutti i particolari, saltando da zona a zona:

“Oh, che sguardo deciso! Che labbra inarcate, quasi sul punto di proferire un sentimento travolgente! E che seno sodo, invidiabile, corposo!”

Era passato alla parte inferiore, poi, partendo dal piedistallo:

“Che gambe scolpite! Che posizione fiera, priva di ogni esitazione! Quanta potenza ed indipendenza femminile emerge da esse!”

Infine, si era diretto verso l’area dello stomaco e del bacino:

“Oh, che… CHE? Che cosa sarebbe, tutto questo?” Jiraya indicava con dito tremolante quello che vedeva attraverso i suoi occhi, un apparato riproduttivo maschile presente all’interno delle gambe della ragazza.

“E’ quello che vede, sensei, ‘ttebayo!”

Jiraya si era ammutolito, considerava superfluo aggiungere altri commenti.

“E’ che… Ero-sennin, ho sempre visto Sakura come una ragazza molto forte, decisa… insomma, una tipa con le palle! Solo che, insomma, era eclatantemente antiestetico scolpirle solo un paio di palle senza il pene, e così, ho aggiunto anche quello…”

Jiraya continuava a guardare esterrefatto la scultura, senza riuscire a credere a quel che aveva davanti ai suoi occhi.

“Non è stata una bella trovata, Jiraya sensei?”

Al sentir di quella parola, infilata in un contesto del genere, Jiraya esplose.

“Narutooooooo!” Urlò, mentre le sue mani si adoperavano nell’arrossare le gote di Naruto. Di sicuro il biondino ne avrebbe ricavato una bella lezione, da tutto questo.

 

 

Post Scriptum.

 

Naruto. Ti devo un favore.

Scrivo a te, che sei riuscito forse a trovare una risposta più soddisfacente della mia.

A te, che hai trovato il coraggio di inglobare la bellezza di ciò che ami in un’opera che, di bello, c’aveva ben poco.

A te, che sei riuscito a metter in secondo piano la bellezza del corpo per seguire invece quella del cuore.

A te, che con sprezzante coraggio hai aperto il tuo cuore senza paura di rimaner scottato, mettendo da parte il dolore che covavi dentro di te.

Naruto. Ti devo un favore.

Se è questa la risposta che ti sei dato, del rinunciare alla bellezza universale, per lasciar spazio a quella del cuore di ognuno di noi, farò in modo che anche il mondo la conosca.

Perché la parola è arte, e l’arte è comunione.

Sei stato un ottimo allievo, il migliore, nonché l’unico. Ma questo è meglio che la storia non lo sappia.

Jiraya.

 

Lo scalpello era la sua arma. Con quello doveva trasmettere passione.

Il martello era la sua anima. Con quello doveva esternare se stesso.

La volontà era la sua parola d’ordine. Con quella, doveva piegare il flusso del mondo.

La compagna che tanto aveva desiderato era Sakura. Con quella, doveva perseguire la sua felicità.

La risposta che aveva trovato era ciò che gli rimaneva. Con quella, avrebbe donato al mondo un po’ di vitalità.

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La fanfiction è dedicata ad • I l y • (<3), visto che di bellezza si parla, e lei è l'incarnazione vivente della bellezza!
Questa fanfiction la considero un po' il mio orgoglio perchè è la prima volta che mi cimento particolarmente nel tema dell'arte e visto che qui dentro, un po' artisti lo siamo tutti, anche se cimentati nella scrittura piuttosto che nella scultura, spero vi ci possiate ritrovare =D
Spero anche che possiate gustarvi il Narusaku all'interno, anche se espresso in dosi minime, forse è la parte che mi è riuscita peggio di tutta la fanfiction ._.
IMPORTANTE: Questa fanfiction è stata creata appositamente per la NARUSAKU WEEK 2009 brillante iniziativa del http://narusaku.forumfree.net/ ed è possibile trovarla a questo indirizzo: http://narusaku.forumfree.net/?t=44276009&st=0#entry361621233

Grazie a tutti per la lettura e una BUONA NARUSAKU WEEK a chiunque altro partecipi all'iniziativa =D

   
 
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