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Autore: _KyRa_    20/11/2009    3 recensioni
La fama ti da alla testa.
La fama ti rovina.
La fama non ti permette di riconoscere più cos'è giusto e cos'è sbagliato.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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the fame

»•The Fame ~





La fama ti da alla testa.

La fama ti rovina.

La fama non ti permette di riconoscere più cos'è giusto e cos'è sbagliato.

Ti fa entrare in un mondo dal quale non riesci più a venir fuori.

Ti afferra e ti risucchia in un vortice che ti fa andare sempre più giù, senza mai risalire.

La fama non è un gioco.

La fama va ad intaccare per sempre la tua vita.



Un flash.

Macché uno.

Un'infinità di flash puntati fastidiosamente nei suoi occhi.

Un sorriso falso prendeva posto sul suo volto, come da copione.

Chi era? O meglio, chi era diventato?

Non si riconosceva più neanche lui.

Era diventato una macchina.


Quando aveva cominciato ad intraprendere quella carriera di chitarrista, era felice ed entusiasta.

Proprio come suo fratello.

Tutto per lui era apparentemente perfetto.

Vedere il suo viso sulle copertine dei giornali.

Apparire innumerevoli volte in televisione.

Tenere concerti.

Avere un mucchio di ragazze ai suoi piedi.

Essere presente nella lista delle persone più amate.

Tuttavia gli anni passavano ed il sorriso che non abbandonava mai il suo volto, piano piano, cominciò a sparire, fino a cedere il posto ad un'espressione più malinconica, triste, insoddisfatta e persino stanca.

Aveva solo vent'anni e non poteva permetterselo.

Svegliarsi al mattino senza la solita voglia di vivere.

Eppure il mondo poteva essere suo.

Poteva sbaragliare qualsiasi muro se solo avesse voluto.

Il punto era che non voleva.

Non ne aveva più voglia.

Ora desiderava solo andare contro corrente.

Contro tutti gli insegnamenti che gli erano stati inculcati, dimostrando a qualcuno che lui era libero di fare ciò che voleva, nonostante tutto.

Voleva vivere come più gli piaceva, di nuovo.


Aveva promesso a suo fratello che mai più l'avrebbe rifatto.

Ma si sa, le promesse sono solo parole leggere e non vengono mantenute quasi mai.

Dopo che si era fatto trovare sbronzo nella sua stanza d'albergo per l'ennesima volta, aveva promesso a Bill che mai più avrebbe toccato alcool.

Che avrebbe ricominciato a sorridere.

Palle.

Tutte palle e quello lo sapeva bene.

Guardava le tre bottiglie di birra davanti a lui, posate sul pavimento, mentre una sgradevole sensazione nauseante cominciò a salirgli in gola.

Si odiava, non si piaceva più.

Non si voleva più bene.

Voleva sparire.

Voleva tornare semplicemente la normalissima persona che era, prima di diventare “Tom Kaulitz, il chitarrista dei Tokio Hotel”.

Neanche lui credeva che sarebbe arrivato a quel punto critico della sua vita, che gli stava lentamente sfuggendo di mano.

La cosa che gli faceva più male in assoluto era il rapporto incrinato con suo fratello.

Stava diventando una delusione per Bill.

Lui, che aveva sempre rappresentato per il vocalist una figura quasi paterna, rassicurante e protettiva.

Stava fallendo anche come gemello.

Sapeva benissimo che Bill stava versando lacrime a causa sua da giorni ormai.

Ultimamente non faceva altro.

Lo sentiva attraverso la parete.

Legame speciale, quasi magico, tra gemelli.

E lui lo stava spezzando.

Era diventato la rovina per lui e per il gruppo.

Era diventato un nulla e si compativa da solo.

Era schifosamente entrato in una depressione fin troppo umiliante per un tipo come lui e i giornalisti ci sguazzavano.

Sempre convinto di poter fare tutto, di poter avere qualsiasi cosa.

Depresso.

Era caduto veramente in basso.

Si portò alla bocca l'ennesima bottiglia di birra e sorseggiò velocemente il liquido amarognolo al suo interno.

Strizzò gli occhi posando di nuovo la bottiglia a terra.

Mai avrebbe pensato di arrivare a tanto.

Cercare di non pensare attraverso bottiglie di birra era il massimo che riusciva a fare in quel momento.

Cercò di alzarsi ma perse l'equilibrio ricadendo pesantemente a terra.

Dai suoi occhi sgorgarono calde lacrime, quelle gocce salate alle quali mai avrebbe dato il permesso di scorrere sul suo viso fino a pochi mesi prima.

Si vergognava di sé stesso.

Era diventato debole.

Talmente tanto che si nascondeva dietro a litri di lacrime.

Si disperava come un ragazzino immaturo.

Ad un tratto udì la porta di camera sua aprirsi, mentre un fascio di luce faceva capolino nella sua stanza buia, quasi accecando i suoi occhi brucianti e bagnati.

«Tom» si sentì chiamare mentre dei passi si avvicinavano a lui. Le braccia muscolose di Georg lo tirarono su fino a farlo sedere sul letto. «Ti prego, smettila» sussurrò il rosso con voce tremante. «Non capisci che ti stai rovinando da solo sempre di più?» continuò speranzoso del fatto che nella testa del chitarrista potesse entrare qualche parolina chiave che gli facesse riprendere in mano la sua vita. «Rivoglio il mio amico. Quello che mi prende sempre in giro» mormorò il bassista mentre Tom lo guardava con occhi spenti, velati da una tristezza che non gli apparteneva.

Georg si alzò dal letto, recuperò tutte le bottiglie di birra vuote dal pavimento ed uscì dalla sua stanza richiudendo la porta.

Stava male lui e faceva star male i suoi amici automaticamente.

Aveva raggiunto il massimo.

Si buttò con la schiena sul materasso e fissò il soffitto, il quale sembrava non volesse smettere di ruotare velocemente sopra di lui.

Un forte conato di vomito lo spinse ad alzarsi subito dal letto, facendolo sbandare qualche secondo, e correre in bagno.

Era stufo di quella vita. Stufo.

Tornato a letto, chiuse gli occhi e si portò il cuscino alla testa, cercando di non sentire più i singhiozzi disperati di suo fratello, provenienti dalla stanza affianco.

Che cosa ne sarebbe stato di lui?

Sarebbe riuscito ad andare avanti così ancora a lungo?

Quello era il risultato.

Il risultato di una vita passata ad inseguire i propri sogni credendo in qualcosa di fantastico.

La cosa alla quale teneva a tutti i costi inizialmente, si era ritorta contro di lui come un boomerang.

Perchè la fama aveva voluto da lui questo?

Perchè la fama lo aveva portato a stare male, ad annientarsi sempre di più?

Non dicevano tutti “Lotta, stringi i denti e credici, se vuoi che i tuoi sogni si realizzino”?

Lo aveva fatto... ma cos'aveva ottenuto?

«Un cazzo» sussurrò asciugandosi le lacrime. «Ho smesso di credere nei sogni».


  
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