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Autore: Utopy    20/11/2009    4 recensioni
Poi delle sirene in lontananza. La loro salvezza.
Deglutì, rincuorato, allungando un braccio verso Maggie e accarezzandole il viso, per poi prenderle la mano e stringergliela forte.
“Ancora poco e saremo fuori di qui. Resisti amore mio.” La voce strozzata, le lacrime che gli rigavano il volto. “Ti amo.. Ti amo.. Ti amo..” Continuava a farfugliare, la mente ancora stordita e confusa.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Molto bene. Ho finito da poco “Scommettiamo” e finalmente mi sono decisa a postare questa nuova fanfiction.. E’ stata un’ardua decisone, ve lo confesso.. Tutt’ora non sono sicura al cento per cento di cosa verrà fuori in questa storia. So solo che sono decisa a finirla, qualunque cosa ne uscirà.. Non la cancellerò. Al massimo la sospendo per un po’ xD
Il titolo di questa storia ( “Ci sarà” ) è preso dall’omonimo titolo della canzone che ha ispirato tutto questo. Dalla canzone che è stata il principio di ogni cosa : Ci sarà, di Raige. Vi consiglio di andarvela a sentire, è bellissima. Almeno io me ne sono innamorata *-*
La trama è un po’ particolare e non proprio felice, ma che volete farci.. Sono un’artista tragica XD
A fondo pagina metterò i ringraziamenti alle persone che hanno commentato l’ultimo capitolo della mia prima ff ( “Scommettiamo” ).. Non credo di avere altro da dirvi.. u.u
Uhm.. No XD Possiamo cominciare ^__^

Dimenticavo. Con questa mia creazione non intendo dare rappresentazione veritiera di fatti o persone. Ciò che ho scritto non è a scopo di lucro ed è tutto di mia immaginazione.

Buona lettura, Ale.

******

Alla mia Aria perché, in silenzio, te l’avevo promesso.

PRIMO CAPITOLO: Tragedia

Un altro angelo attaccato all'asfalto
stai tra un modo e l'altro
io un modo o nell'altro dovevo cantartelo,
il tuo animo bianco candido stretto in un battito
tutto qua parte e finisce in un attimo.

Settembre. Una mattina come tante altre, il sole si stagliava alto nel cielo e i suoi raggi vanno ad accarezzare due corpi nudi ancora addormentati nel caldo di un letto soffice e spazioso.
Bill e Margaret.. Una storia d’amore lunga tre anni. Forte.. profonda e, credevano, indistruttibile.
Erano le sette e un quarto di un comune lunedì mattina, Maggie aveva passato la notte nell’appartamento di Bill.. Visto che la sera prima erano stati fuori fino a notte fonda.

“Amore, svegliati..” Sussurrò il moro, dando lievi scosse al corpo ancora addormentato della giovane donna.

“Uhm..” Mugugnò questa, sbattendo le palpebre e aprendo lentamente gli occhi gonfi dal sonno.

“Buongiorno amore mio!” La baciò a fior di labbra, stringendola al petto. “Sono le sette e venti, devi andare all’università!”

“Buongiorno amore.. Uff, non ho voglia di andarci!” Piagnucolò, ricacciandosi sotto alle coperte.

“Oh, la mia bambina fa i capricci!” Ridacchiò, raggiungendola sotto al piumone caldo. La abbracciò, sfiorandole il naso con il suo e baciandole le mani fresche.
Stettero ancora un po’ a letto, a coccolarsi.

Lui, ventidue anni, cantante di una band che aveva conquistato tutto il mondo ormai da parecchi anni.

Lei, ventuno anni, una studentessa universitaria che per mantenersi gli studi lavorava tutti i pomeriggi in un edicola nel centro di Magdeburgo.

La loro vita passava tranquilla, nonostante i molti impegni della giovane rockstar riuscivano sempre a ritagliarsi del tempo per loro. Tutte le sere lui passava a prenderla a casa e la portava lontano.. Non importava dove, a loro bastava stare insieme. Andare anche in capo al mondo sarebbe stato perfetto, ma sempre e comunque insieme.

“Maggie, prometti di pensarci?” Domandò lui ad un certo punto, interrompendo quel bacio che avevano cominciato da poco.

“Bill, io voglio venire a vivere con te” Lo guardò con occhi brillanti. Era lui, si. Era lui l’amore della sua vita. “Voglio solo il meglio per nostro figlio, e per noi.” Continuò poi, portandosi istintivamente una mano sul ventre già lievemente arrotondato. Lì stava crescendo piano piano la loro creaturina, che esisteva da appena due mesi e mezzo.

“Dici sul serio?” Lei annuì, mentre Bill la stringeva forte al petto, soffocandola quasi, accarezzandole la pancia con un amore tanto forte da stordirla. Presto avrebbero condiviso tutto, presto sarebbero diventati una coppia a tutti gli effetti. Anche se lo erano già da tempo. Ma condividere una casa era la base per un futuro solido e assicurato.
Bill con lei aveva dovuto rivedere tutte le sue priorità. La voleva sposare, voleva avere quel bambino e crescerlo dandogli tutto l’amore possibile. Era la donna della sua vita, ormai ne era sicuro al cento per cento.. Niente avrebbe più potuto dividerli adesso.

Un bacio, una carezza e un abbraccio. Poi Maggie si alzò, chiudendosi la porta del bagno alle spalle e aprendo l’acqua della doccia per lasciarla scaldare.
Poco dopo entrò nel box, lasciando che l’acqua le scivolasse leggera sulla pelle, lavando via un’altra notte d’amore con l’uomo che presto avrebbe voluto chiamare “marito”.
La piega che stava prendendo la sua vita era del tutto inaspettata ma così incredibilmente magnifica che non avrebbe mai potuto chiedere di meglio.

“Ti sei incantata?” Persa nei suoi pensieri non si era nemmeno accorta che Bill era entrato in bagno, aveva aperto l’anta della doccia, ed ora la stava guardando appoggiato con una spalla a quest’ultima.

“No, scusa, pensavo” Sorrise lei, cominciando a lavarsi i capelli con il primo shampoo che le capitò in mano.

“E a che pensavi?”

“A quanto sei impiccione!” Ridacchiò, schizzandogli l’acqua sul viso.

“Ah, questa me la paghi!” Velocemente si svestì e la raggiunse sotto il getto caldo dell’acqua, avvolgendole il corpo esile con le braccia magre e forti. Le baciò una spalla, tenendo premute le labbra sulla sua pelle fresca e profumata.

“Sai di buono!” Fece una faccetta buffa, inclinando la testa di lato e guardandola amorevole, prima di baciarla con trasporto, affondando le mani tra i suoi capelli castano scuri che ormai si appiccicavano alle guance, ricadendole sulle spalle nude.
Si scostò, guardandola nel verde intenso dei suoi occhi, che quasi sembravano color smeraldo. Erano penetranti.. La prima cosa che lui aveva notato di lei: due occhioni verdi nel buio di una sera estiva come tante, a quella festa di Berlino, a cui lui non voleva nemmeno partecipare.

E non c'è nulla di speciale nel volerti
basta guardarti, parlarti
a occhi aperti
e trovi un modo per farmi dire wow
e incastrare gli occhi miei nei tuoi di nuovo

“Sono in un ritardo pazzesco!” Strillò lei, staccandosi a malincuore da Bill e avvolgendo il suo corpo con un asciugamano che si era preparata poco prima.

Una volta vestiti, scesero in cucina, preparandosi la colazione.

“Allora, che fai stamattina?” Domandò Maggie, mentre portava due tazze di caffèlatte con due brioches alla marmellata, sul tavolo dove era seduto Bill.

“Devo vedermi con i ragazzi e con David per la revisione del nuovo album!”

“Divertitevi! Ah, salutami Tom e diglielo che diventerà zio.. Non continuare a rimandare!” Ridacchiò, pensando alla faccia del suo futuro cognato quando avrebbe saputo che lei era incinta di quasi tre mesi.

“Ovviamente, solo devo aspettare il momento giusto. E’ una cosa importante.” Le prese la mano, stringendogliela forte. Tre anni erano passati, ma ancora non riusciva a far smettere il suo cuore di battere impazzito, ogni volta che la sfiorava.

“Dopo l’università mi fermo a mangiare al volo con Rebecca, poi vado dritta al lavoro e torno per le sette. Ceniamo insieme?”

“Certo, poi però ti rapisco per un’altra notte” Sorrise furbo, dando un morso al suo cornetto e prendendo un sorso di caffèlatte.

“Mi piace essere rapita da te!” La sua risata argentina riempì il silenzio della stanza, rimbalzando tra una parete e l’altra, facendo stupire Bill di quanto una risata potesse farlo stare così bene e in pace con il mondo.
Maggie guardò il suo orologio da polso, strabuzzando gli occhi: era tremendamente tardi!

“Amore, ci vediamo stasera! Ti chiamo alla pausa pranzo.. Ti amo!” Prese la borsa, si infilò la giacca e uscì di volata.. Sentendo il gelo dell’inverno entrarle nelle ossa, congelandola.

“Ti amo piccola pazza.” Sussurrò scuotendo la testa Bill, ancora dentro casa, mentre lei era già uscita.
Prese le due tazze ormai vuote, e le ripose nel lavandino.
Doveva prepararsi anche lui, Tom sarebbe arrivato a momenti!

Hai 21 anni e quella voglia la stessa mia
prenderci in macchina fino a notte fonda
poi a casa mia, prenderci a letto fino a quando
il sole bussando
non ci avvisa che il mondo si sta svegliando
allora tu scendi di corsa, la doccia
i tuoi capelli sanno di albicocca
un bacio sulla bocca e dritta al lavoro
tra loro che non sanno che sudi
per mantenere mà e pà
e che studi, per darti una possibilità

“Bill, sono io scendi!” Urlò Tom Kaulitz nel citofono di suo fratello. Era appoggiato al cofano della sua macchina, fumando quella sigaretta che ormai si stava consumando fra le sue dita. Diede l’ultimo tirò e poi gettò il mozzicone sul marciapiede, vedendo anche l’ultima scintilla spegnersi con un soffio di vento appena più forte.

“Eccomi!” Bill spuntò fuori dal portone del suo appartamento, salutando il gemello con la mano, che gli rispose con uno dei suoi migliori sorrisi. Amava vedere il fratello così felice, e il merito era tutto di quella gnometta dagli occhi verdi che lui adorava con tutto sé stesso.

“Dai sali, David e gli altri ci aspettano!”

Con ancora il sorriso sulle labbra, Bill montò in macchina, consapevole che quello era il momento più adatto per dare al gemello la notizia.

“Ci pensi? Presto io e Maggie andremo a vivere insieme..” Sospirò felice, guardando il finestrino, mentre l’auto cominciava a muoversi.

“Allora ha accettato!” Esclamò felice

“Si, entrò sette mesi il mio appartamento comincerà a farsi stretto però..” Sogghignò sotto i baffi, ascoltando il silenzio che era appena piombato nell’abitacolo, pensando che molto probabilmente Tom stava filtrando ciò che gli era appena stato detto, per arrivare ad una conclusione sensata.

“Tu vuoi dirmi che..” Strabuzzò gli occhi, lanciando una breve occhiata a Bill, non perdendo di vista la strada davanti a lui.

“Si Tomi! Maggie è incinta!” Strillò emozionato, guardandolo con gli occhi luminosi e pieni di vita.

“Diventerò zio!”

“Diventerò padre!” Si ritrovarono a gridare all’unisono, per poi scoppiare simultaneamente a ridere.

“Bill, è una notizia magnifica! A che mese è?” Era esaltato come un bambino davanti ad un negozio di caramelle gommose.

“E’ quasi al terzo.. Stavo aspettando il momento giusto per dirtelo” Sospirò felice. Non poteva crederci, Entro appena sei mesi e mezzo sarebbe stato il papà di un bambino meraviglioso.. O una bambina, chi poteva dirlo? Una bella bambina, che somigliasse tutta alla mamma. Una bimba dagli occhi verdi.. La sua principessa.
Aveva così tanta voglia di conoscerlo, quel bambino, che se avesse potuto sarebbe entrato nella pancia della sua Margaret a fargli compagnia.

“Sei felice, Bill?” Chiese retoricamente, vedendogli un espressione serena e rilassata.

“Non vedo l’ora di stringerlo tra le braccia..” Mormorò assorto, pensando e ripensando al grande giorno.

“Sono sfinita!” Esclamò una moretta sedendosi al tavolino di un bar-ristorante seguita da una ragazza leggermente più alta di lei.

“A chi lo dici Rebecca, se penso che tra meno di un’ora devo essere al lavoro mi viene da piangere..” Maggie si lasciò cadere pesantemente sulla sedia di fronte all’amica, mettendosi le mani tra i capelli.

“Nelle tue condizioni dovresti restare a casa a riposarti, Maggie.”

“Oh andiamo! Sono incinta, non sono malata!” Sventolò una mano davanti al viso, sbuffando divertita. Nonostante facesse l’indifferente, tutte quelle attenzioni le facevano piacere.
Una suoneria interruppe le due ragazze, che si tastarono le tasche dei pantaloni.

“E’ il mio!” Esclamò Margaret, tirando fuori il cellulare.

Complimenti alla mamma più bella del mondo!

Era un messaggio di Tom. Il suo cognatino preferito. Sorrise, rispondendo brevemente all’sms pigiando i tasti sulla tastiera del cellulare.

Grazie cognato! Domani festeggiamo!

Con un sorriso ripose il telefonino nella sua borsetta, mentre un cameriere arrivava con le ordinazioni.

“Con Bill come va?” Domandò l’amica, dando il primo morso al panino di fronte a lei.

“Tutto splendidamente bene. Andremo a vivere insieme a breve!” Le fece l’occhiolino, addentando il toast al prosciutto e formaggio che aveva ordinato.

“Hai accettato allora!”

“Come potevo non farlo?” Si amavano e aspettavano un figlio. Due motivazioni più che valide per fare quell’ennesimo passo e rafforzare ulteriormente la loro storia, seppur non ce ne fosse bisogno.
L’altra annuì, sorridendo e riprese a gustarsi il suo pranzo.

“Becky e tu? Con Eirik?” Si interessò Maggie, sapendo che tra loro non andava più molto bene.

“Insomma..E’ complicato.” Sospirò l’altra, abbassando lo sguardo. “Diciamo che non è più come all’inizio, è cambiato, lo sento diverso..”

“Oh, mi dispiace.. Quando hai bisogno di parlare io ci sono, lo sai!” La consolò, accarezzandole il braccio.

“Certo Maggie, grazie..” Le sorrise, mettendo in bocca l’ultimo boccone del panino.

“E’ tardissimo! Derek mi ammazza se non arrivo in orario all’edicola!” Esclamò alzandosi dalla sedia, infilandosi il giubbotto pesante.

“Non ha pietà di te nemmeno ora che aspetti un bambino?” Sogghignò l’altra, vedendola trafelata portarsi la cinta della borsa sulla spalla.

“Quell’uomo non ha mai pietà!” Le strillò Maggie appena prima di aprire la porta e di schizzare fuori dal locale.
Si avvicinò alla sua macchina e, montandoci copra, la mise in moto, diretta verso l’edicola.

La sua vita era così, frenetica e scandita secondo per secondo. Spesso non aveva nemmeno il tempo di respirare, c’erano stati alcuni giorni in cui credeva di non riuscire a continuare così, a gestirsi il tempo tra scuola e lavoro. Ma poi ripensava alla creaturina che le stava crescendo nella pancia, a Bill.. E tutto svaniva, PUF, come una bolla di sapone.
Parcheggiò la macchina e si tuffò fuori, precipitandosi dentro alla cartoleria.. Dove l’aspettava un uomo alto, sulla quarantina.. Con l’aria severa e un piede che batteva ritmicamente sul pavimento.
Quella sarebbe stata una lunga e dura giornata..

Doveva fare presto, Maggie avrebbe staccato presto dal lavoro e sarebbe subito andata nel suo appartamento. Dovevano uscire a cena e lui non vedeva l’ora di abbracciare la sua piccolina e di passare la serata insieme a lei. Era dalla mattina che non la vedeva e non la sentiva. Non l’aveva nemmeno chiamato durante la pausa pranzo, probabilmente si era ritrovata con l’acqua alla gola, sempre in ritardo. Tipico di lei.
Sorrise, pensando al suo viso imbronciato appena sveglia, quando gli aveva detto che non voleva andare all’università.. E si rese conto che nessuna ragazza gli avrebbe mai potuto dare tutto quello che gli dava Maggie solo con un semplice sguardo.
Lei era in grado di riempirgli le giornate con un sorriso, di farlo volare a metri da terra con poche parole.. Margaret Becker sarebbe stata sua moglie, la madre dei suoi figli.. Non se la immaginava una vita senza lei al suo fianco. Quella ragazza era stata un dono dal cielo quando tutto intorno a lui stava svanendo, quando anche il rapporto con il suo fratello gemello si stava incrinando. Poi un giorno.. Era arrivata lei, in una sera di inizio luglio.. Con una ventata d’aria fresca era piombata nelle loro vite, facendole ritornare nei binari. Rimettendo tutto al suo posto, portando l’ottimismo e il buonumore.
Maggie era un angelo, ormai ne era più che convinto.

Il campanello suonò, e quasi non rischiò di ammazzarsi per andare ad aprire la porta. Nemmeno si aprì del tutto che lui si era già fiondato tra le braccia della sua fidanzata, travolgendola.

“Amore quanto mi sei mancata!” Le sussurrò tra i capelli, baciandole la guancia, poi il mento e le labbra. Quelle labbra rosa e profumate di ciliegia. La strinse a sé un po’ più forte, accarezzandole la chioma scura.

“Anche tu ci sei mancato.” Sorrise, accarezzandosi il ventre e facendolo ridacchiare sottovoce.
Il moro si chinò,a posare un bacino anche sulla pancia della ragazza, sfiorandola piano.. Come fosse di un vetro particolarmente delicato.

“Allora, andiamo? Ti porto in un bel posticino!” Esclamò pimpante, prendendola per mano e chiudendo la porta del suo appartamento a chiave, ficcandosele poi in tasca, insieme al cellulare e al portafogli.

“Ti sta benissimo quel vestito, lo sai?” Le disse, una volta in macchina, diretti verso il ristorante. “Ti dona il verde.” Continuò poi, facendola arrossire, e sorprendendosi di riuscirci ancora dopo tutti quegli anni insieme.

“Grazie Billie..” Sussurrò, guardando poi fuori dal finestrino le macchine che continuavano a sorpassarli. Bill era molto prudente alla guida, si poteva definire impeccabile, soprattutto quando a bordo c’era anche lei. Rispettava i limiti, le distanze di sicurezza, andava piano e non faceva pazzie..
Soprattutto non guidava mai dopo aver bevuto anche solo una bottiglia di birra. “Non è prudente” Le ripeteva sempre.
Lei apprezzava molto questo suo comportamento, si sentiva protetta.. E non aveva paura di nulla. Non con lui.

La radio era sintonizzata su una stazione che trasmetteva una vecchia canzone tedesca. Maggie cominciò a canticchiarla nella testa, nonostante non ne conoscesse né il titolo né l’autore.

“Sei stupenda amore mio..” Le sussurrò Bill ad un certo punto, posando la mano sul suo ginocchio, in cerca della sua, che trovò e subito strinse.

Ricordo bene quel vestito di H&M verde chiaro
sei la più bella non ce n'è
dai partiamo al volante in corso alla mano il finestrino abbassato
le altre macchine sfrecciavano noi andavamo piano
ascoltavamo chi paga, pioggia, mai

“La smetti di farmi i complimenti? Va a finire che divento un’aragosta!” Ridacchiò lei, portandosi la mano di lui alla bocca e lasciandoci una scia di baci fino alla punta delle dita. “Però ti amo” Continuò, guardandolo luminosa in viso.

“Ti amo, piccola mia” Le disse di rimando, lanciandole un’occhiata fugace, prima di riportare la concentrazione al volante.

“Io ti amo di più.” Incrociò le braccia al petto, guardandolo con tono di sfida.

“Se, ti piacerebbe!” Fece una risatina sfottitrice, spingendole il braccio con una mano.

Seguì un po’ di silenzio. Ognuno perso nei suoi pensieri, ognuno con le sue preoccupazioni, le sue paure, le sue gioie.
Perché seppure quei due ragazzi innamorati stessero vivendo una favola, la paura del futuro c’era eccome. Non del loro futuro come coppia, quello no. Il loro futuro come genitori, semmai. Sarebbero stati un buon padre e una brava mamma? Avrebbero cresciuto il loro bambino sano e forte.. Con dei principi e dei valori?
Tante domande e, apparentemente pochissime risposte.. Se non nulle.
Avevano ancora mesi per imparare a crescere e a maturare, insieme. Ora dovevano solo godersi quella serata in pace, lontani da tutto. Lontani dal mondo.

“Senti un po’.. E la primissima copia del nuovo album quando me la dai? Perché sai, no.. Che voglio la prima in assoluto?” Scherzò lei, cominciando a ridere.. Seguita a ruota da lui.

“Vuole la prima copia, la signorina!” Rise forte.

“BILL! ATTENTO!” Un grido agghiacciante rimbalzò tra le pareti dell’abitacolo, Bill si girò di scatto verso la strada.. Due enormi fari gialli gli annebbiarono la vista, facendogli incontrare solo una forte luce che gli impediva di vedere qualsiasi altra cosa.
Un rumore assordante gli tolse l’udito, facendogli sentire solo un lungo e perenne fischio fastidioso e anche un po’ doloroso. L’unica cosa che gli saltò in mente fu il pensiero di Margaret, di fianco a lui, che non aveva nemmeno fiatato. Non un grido, non un gemito, non una parola.
Stava con gli occhi sbarrati, paralizzata dal terrore, mentre la macchina veniva travolta dal camion e rotolava su se stessa, compiendo giri completi. Fracassandosi.
Gridò ancora, gridò il suo nome a pieni polmoni, sperando che reagisse, ma niente.. Rimaneva ferma, congelata sul posto dalla paura, mentre l’auto si accartocciava su di loro. Era una situazione troppo strana, mai in vita sua avrebbe pensato di ritrovarcisi in mezzo come protagonista.
Non capiva più niente, non vedeva, non sentiva. Continuava ad urlare, a chiamare la sua ragazza.

Poi ad un certo punto la macchina si fermò, smise di rotolare. Gli faceva un male cane la testa, sentiva il sangue caldo colargli lungo la tempia, bagnargli il labbro. In bocca il suo sapore ferroso e salato gli faceva venire voglia di vomitare.
Si guardò intorno, non capiva niente. Terrorizzato, si girò verso destra, verso Margaret.. Stesa sul suo sedile, con le braccia penzoloni. Svenuta.
“MAGGIE!” Urlò, tentando invano di liberarsi dalla cintura di sicurezza, che però era incastrata e non ne voleva sapere di smollarsi.

Poi delle sirene in lontananza. La loro salvezza.
Deglutì, rincuorato, allungando un braccio verso Maggie e accarezzandole il viso, per poi prenderle la mano e stringergliela forte.

“Ancora poco e saremo fuori di qui. Resisti amore mio.” La voce strozzata, le lacrime che gli rigavano il volto. “Ti amo.. Ti amo.. Ti amo..” Continuava a farfugliare, la mente ancora stordita e confusa.

Tu che mi chiedi un disco tuo ma quand'è che me lo fai?
io che rido
poi un grido
forse il tuo non so se sale
il boato mi ha assordato chissà tu cosa hai guardato
e la luce, la non luce
poi la luce a tratti
il verde chiaro, il rosso forte
puzza di bruciato
io che ho gridato,
forse l’ho solo pensato
sai era tutto così strano
ma Dio quanto ti amo!

Andava avanti e indietro lungo il corridoio di quell’ospedale bianco candido che mai aveva odiato come in quel momento. Un’ora fa un’ambulanza li aveva trasportati li: lui aveva solo una distorsione al braccio, qualche graffietto e qualche ematoma sparsi per il corpo. “Incredibile” Avevano detto i dottori.
Lei invece aveva battuto la testa.. Non aveva capito niente di quello che gli avevano detto, non aveva ascoltato una sola parola. L’unica immagine fissa nella sua testa era il viso sorridente di Margaret, con un bambino in braccio..
Il bambino.. Non voleva nemmeno sperare che si fosse salvato, era una cosa impossibile. Sarebbe stato un miracolo.
Ma in quel momento l’unica cosa davvero importante era Maggie..
Si chinò ancora sul water, vomitando l’anima. L’ansia gli metteva uno strano malessere addosso.. Lui voleva solo andarsene da quel posto con la sua piccola donna fra le braccia. Voleva sentirsi dire che andava tutto bene e che potevano tornare a casa tranquilli.

E nulla mi è mai mancato come te adesso
giuro, nulla, tutto è spinto all'eccesso
e in questo ospedale messo a carponi a vomitare con la testa nel cesso
a dirmi che prima o poi passerà

Uscì dal bagno, passandosi la manica della giacca leggermente sporca di sangue, sulla bocca e poi sulla fronte imperlata di sudore.
Si sedette in sala d’aspetto, portandosi le mani sugli occhi. Aveva chiamato Tom quando era ancora sull’ambulanza, ma di lui nemmeno l’ombra. Non era ancora arrivato. Di sicuro era imbottigliato nel traffico, data l’ora avrebbe dovuto essercene parecchio in giro.

Una porta si aprì, risvegliandolo dai suoi pensieri senza capo né coda. Un uomo alto e magro, con i capelli bianchi e un paio di occhialetti da vista poggiati sul naso, si avvicinò a Bill.

“Lei è qui per la signorina Margaret Becker?” Chiese, guardando la cartellina clinica che portava tra le mani.

Bill annuì impercettibilmente, con le lacrime agli occhi e un senso di ansia e oppressione che gli saliva alla gola, strozzandolo.

“Mi dispiace, l’abbiamo persa.” Sussurrò, scuotendo la testa e togliendosi gli occhiali dalla punta del naso “Abbiamo fatto il possibile ma non c’è stato nulla da fare. L’emorragia interna era in fase troppo avanzata. Posso solo assicurarle che non ha sofferto” Mormorò poi, prendendogli una spalla e stringendogliela appena.

Non si saprebbe spiegare adeguatamente quello che successe nei secondi successivi all’interno di Bill. Un vortice lo risucchiò giù, giù.. sempre più giù, in un baratro nero e senza fondo. Le emozioni si accavallavano le une con le altre, confondendolo.. Amore, perdita, smarrimento, terrore, dolore. Dolore forte e lancinante, in tutto il corpo.. Si espandeva come quando rovesci il caffè su una tovaglia e la macchia, dapprima minuscola, si allarga fino a diventare una voragine.

Non era vero, non poteva essere vero. Maggie non era.. Morta. Solo al suono di quella parola avrebbe voluto accasciarsi a terra e piangere fino a che il Signore non avesse avuto pietà di lui e avesse deciso di ammazzarlo, ponendo fine a quella lenta agonia che stava intaccando il suo corpo.. Mordendo, rosicchiando, consumando.

Quella frase gli rimbombava nelle orecchie, un’eco lontano, poi vicino, poi di nuovo lontano. Non sapeva più che cosa sentiva, né se sentiva realmente qualcosa.

L’abbiamo persa..

L’abbiamo persa..

L’abbiamo persa..

Si scostò dalla presa del medico quasi con rabbia, cominciando a marciare verso l’uscita.
Non ce la faceva. Non riusciva a camminare, non riusciva a pensare, non riusciva nemmeno a respirare.
Si appoggio ad un muro, dopo aver fatto pochi passi. Ci sbatté contro la testa un paio di volte, sentendo il dolore abbattersi su di lui così impietosamente da farlo iniziare a piangere, a lanciare imprecazioni a chiunque. A Dio, a sé stesso, a sua madre per averlo messo al mondo. A quel mondo infimo e bastardo. Al proprietario di quel camion.

Pensò a quel figlio di puttana che li aveva travolti con il suo camion del cazzo. A lui non era successo niente, nemmeno un graffietto. Nulla. Era stato portato con loro in ospedale solo per precauzione e per la prassi.
Ora se ne stava li, seduto a poca distanza da lui, che guardava in basso.. Forse a ripensare a tutto quello che era successo non più di un’ora e mezza fa.
Aveva il viso consumato e invecchiato, segnato forse da una vita che non era stata troppo gentile con lui. Ma in quel momento a Bill non gliene fregava un cazzo. Avrebbe solo voluto ucciderlo con le sue stesse mani, strappargli via il cuore dalla cassa toracica.

Dice che non hai sofferto quello col camice bianco
io son rimasto fermo ma avrei voluto ammazzarlo
e il bastardo che ci ha preso in pieno, manco un graffio
era un rumeno ubriaco marcio
guidava contromano lungo il corso
nei tratti grossolani del suo volto
nessun rimorso
se avessi forza gli spaccherei la testa con le mani


Si trascinò nel cortile dell’ospedale, era buio pesto, non c’era più quasi nessuno in giro. Era tardi.
Percorse gli scalini, poi si fermò.. Accasciandosi a terra, vinto dal dolore che gli invadeva il petto.
Gli sembrava di morire dal male.. Voleva morire.
Lanciò un urlo agghiacciante, squarciando il silenzio di quella notte apparentemente tranquilla. Apparentemente come tutte le altre.
Ma no, quella notte non era per niente come tutte le altre. Se fosse stato così ora lui sarebbe a casa sua, a fare l’amore con Maggie, a dirle quanto la amava. Quanto la ama. A fare progetti su un futuro che ormai era svanito, si era distrutto davanti ai suoi occhi impotenti. Era morto insieme alla sua giovane vita. A pensare e a ripensare al giorno del parto, al giorno in cui avrebbero dovuto conoscere il loro bambino. Ed ora lui era rimasto solo. Non c’era più Maggie. Non c’era più loro figlio.
Cacciò un altro grido, che gli bruciò la gola, facendogli male. Ma quel male non era nemmeno paragonabile a quello che dentro gli logorava l’anima.

“Bill! Bill.. Vieni, tirati su..” Una voce familiare si avvicinò a lui. La voce di Tom, suo fratello.
Con tutte le forze che gli rimanevano si aggrappò al corpo del gemello, tirandolo giù con sé, piangendo forte.. Senza preoccuparsi degli sguardi di quei ragazzi che si erano fermati a fissarli mentre passavano davanti all’ospedale.

“E’ morta! E’ morta, non c’è più Tom!” Strillò tra le lacrime, spalancando gli occhi, come se la realtà gli si piazzasse davanti solo dopo aver pronunciato quelle parole orribili a voce alta.

“No..” Sussurrò con la voce strozzata. Lasciandosi cadere di fianco al fratello, inerme.. E appoggiando la testa alla sua lasciandosi vincere dal male che stava tentando di prendersi anche lui, dalle lacrime che gli scendevano rigandogli il volto pallido e sconvolto.
Mille lame gli trapassavano il petto ad ogni singhiozzo straziante di Bill.. Era peggio di morire, perché intrappolato in una realtà che non vuoi, che detesti con tutto il cuore.

Abbracciò Bill, avvolgendo il suo esile corpo, gracile e tremante con le sue braccia forti e muscolose. Lo prese tra le sue braccia e cominciò a cullarlo.. Non sapendo come fare per impedire a quelle lacrime di continuare a ferire il suo viso.

La sua Maggie non c’era più. Questa verità gli stava troppo stretta, non riusciva a ficcarsela nella testa.. Gli sembrava un sogno. Un terribile incubo dal quale avrebbe voluto svegliarsi il prima possibile. Scoprendo che Margaret era sempre rimasta a letto, al suo fianco.. L’avrebbe baciata e le avrebbe sussurrato un “Ti amo” all’orecchio, ricominciando a dormire sereno..

Ma quello non era nemmeno il peggiore degli incubi. Era peggio.. Quella era la realtà, nuda e cruda.

Basta un secondo, per perdersi nel vuoto, cadere giù, sempre più giù, annegare nei pensieri privi di collegamenti e tutto sembra sfuggirti di mano.

Ci sarà, un modo per capirlo fino in fondo, ci sarà
un giorno in cui capirlo fino in fondo ci sarà,
ma oggi no
fa troppo male
voglio solo gridare che ci sarà e ci sarà

Oddio vi prego datemi un parere, sono troppo (troppo) insicura :,(
Spero con tutto il cuore che, almeno ad alcune di voi, sia piaciuta.. Ci spero davvero!
Come vi ho già anticipato devo fare qualche ringraziamento.. Partiamo:

Devil96 : Grazie davvero. Mi fa piacere averti fatta commuovere *-* Sono riuscita nel mio intento (:

NICEGIRL : Grazie, grazie, GRAZIE! Spero davvero di non aver deluso nessuno.. Forse sono io l’unica a non essere contenta XD Eccoti una mia nuova fanfiction, con la speranza che tu la legga e ti piaccia. Un bacio e grazie ancora!

Layla the punkprincess : Ecco la storia che mi ha fatta penare in questi ultimi tempi. Spero che riuscirai ad apprezzarla. Per ora ti ringrazio per la recensione all’ultimo capitolo di scommettiamo.. Sono felice di non averti delusa *-* ( Mia cara, credo che TUTTE pagherebbero per essere al posto di Viktoria xD )

Babakaulitz : Devo ammettere che aspettavo la tua recensione con un filo d’ansia e di impazienza. Sei stata tu, con il tuo commento, a farmi capire che dopotutto.. Scommettiamo si meritava un finale degno di nota. Sono orgogliosa di averti fatta immedesimare in questa fanfiction e di avertela fatta amare, mi hai resa fiera giuro.
Spero che anche l’altra storia ( “Incastrate” ) Ti piaccia.. Continua a seguirmi, mi raccomando *-*
Grazie ancora, un bacio!

_Pulse_ : Tu e la tua mega iper gigante stra lunga recensione XD Sono diventata strabica per leggerla tutta XD Però ti ringrazio, per tutto quello che hai scritto e per credere così tanto in me *-*
Come hai potuto ben notare.. Questa nuova fanfiction è dedicata a te, perché per scriverla ci sto mettendo tutto l’impegno possibile e perché, dopotutto, la amo profondamente. Anche se mi crea non pochi problemi .-. Ti voglio bene Aria, con tutto il cuore. Il tuo folletto verde fedele bla bla bla XD

Devilgirl89 : Addirittura una delle migliori che hai letto? *-* Oddio mi fai arrossire xD Ecco un’altra mia creazione, spero di non deluderti ^__^ Grazie!

Dark Dancer : Tu, che ci sei dall’inizio *-* Grazie, grazie di cuore.. Ormai sei una lettrice affezionate XD Spero continuerai a seguirmi. Un bacio grande!

Infine ringrazio tutte quelle che hanno letto anche senza recensire, so che ci siete anche voi. Grazie comunque.

Ale *-*


  
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