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Autore: BeautifulMessInside    20/11/2009    3 recensioni
"Eden Spencer rapinava banche. E non solo. O almeno è quello che faceva prima di essere presa. Oggi collabora con l'FBI. Ma c'è stato un tempo in cui Eden era solo una ragazzina di buona famiglia, figlia di una ricca imprenditrice dell'Upper West Side di Manhattan... Poi un giorno si era innamorata. Della persona sbagliata. Che era anche la persona giusta." Per tutti gli altri Eden è morta quel giorno. Oggi, quasi cinque anni dopo, è costretta a tornare allo scoperto per aiutare l'FBI ad arrestare quelli che una volta erano i suoi amici. Tra verità, bugie e segreti nascosti... In un continuo conflitto tra amore ed odio... Al confine tra la redenzione e la dannazione... Eden scoprirà che non è così semplice spezzare un patto stretto col proprio diavolo personale. - trama, wallpaper e spiegazioni nel capitolo -
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo14

CAPITOLO 14


LOVE IS WHAT IS ALL ABOUT

parte I



Tra tante cose che i nostri genitori tentano di ficcarci in testa, è incredibile come si ricordino sempre le più inutili.


Ricordati Eden...”


Le aveva detto una volta sua madre mentre, davanti allo specchio, picchiettava il correttore sotto gli occhi


...Un bagno è l'unico posto al mondo dove una donna possa davvero riflettere.”


Eden aveva sei anni o giù di lì.


Le piaceva guardare sua madre mentre si truccava.


E attendeva con ansia il momento in cui avrebbe potuto farlo anche lei.


Quel giorno, distrattamente, aveva captato le parole di sua madre.


E se le era fissate bene in mente.


Non aveva tutti i torti.


Ecco perché quella notte Eden, dopo aver scoperto del testamento, si era chiusa a chiave in bagno.


E non aveva intenzione di uscirne.


Seduta dentro la Jacuzzi vuota continuava a far roteare il suo telefono tra le mani.


Aveva già inserito la nuova sim.


Quella che aveva tenuto ben nascosta.


Quella che André e gli altri non potevano intercettare.


Ma ora non riusciva a comporre il numero.


Le dieci cifre che si ripetevano continuamente nella sua testa.


Non aveva senso.


Ed era anche piuttosto deludente.


Davis era tornato per i soldi. Per altri soldi.


Per gli stessi soldi che in passato aveva maledetto.


Se fosse possibile, questo lo faceva apparire ancora più meschino.


Eden sospirò.


Davis era un incoerente bastardo.


Uno spregevole vigliacco accecato dai soldi.


E lei c'aveva fatto l'amore.


Eden si portò una mano alla fronte.


Aveva mal di testa. E si sentiva uno schifo.


Ma non era solo per colpa di Davis.


C'era qualcos'altro che la faceva stare sulle spine.


Qualcosa che rendeva il pensiero di lei e Davis ancora più insopportabile.


Eden continuò a fissare quel telefono.


Non era possibile che si sentisse così.


Come se avesse tradito qualcuno.


Dair.


Lui aspettava la sua chiamata.


E lei non riusciva a chiamarlo.


Toc.Toc.


Eden?”


La voce di Payne. Di nuovo.


Stai bene? Sei lì dentro da ore!”


Eden non rispose.


Non voleva distrarsi dai suoi pensieri.


Eden? Ti prego, almeno dimmi che stai bene!”


Eden sbuffò.


Afferrò dal bordo della vasca una stupida saponetta a forma di cuore.


La lanciò contro la porta.


Era il suo modo di dire che era viva.


Vuoi dirmi perché sei lì dentro?”


Di nuovo non disse nulla.


Non voleva proprio parlare.


Voleva solo continuare a fissare quel telefono.



----------------



Tyler si avvicinò lentamente alla porta.


Lui solo aveva un'idea di cosa passasse per la mente ad Eden.


Avrebbe voluto parlarle, ma la presenza di Payne rendeva le cose piuttosto difficili.


Non vuole ancora uscire?”


Chiese.


Payne scosse la testa arricciando le labbra.


Non risponde nemmeno più.”


Tyler sospirò.


Bussò piano.


Tutto ok?”


Anche per lui nessuna risposta.


Payne sollevò le spalle.


Te l'avevo detto.”


Si morse piano il labbro


Hai qualche idea di cosa le sia successo?”


Tyler scosse la testa.


Ok...”


Riprese Payne


...In questo caso non ci resta che aspettare.”


Concluse scivolando giù contro la porta.


Lui rimase ad osservarla.


Era diversa dall'ultima volta che l'aveva vista.


I cerchi scuri intorno agli occhi erano spariti.


I tratti del suo viso più rilassati.


L'azzurro delle sue iridi più trasparente.


Era bella. Come lo era sempre stata.


Come quando erano bambini e lui, il piccolo secchione della scuola, rimaneva a guardarla da lontano.


La più bella bambina che avesse mai visto.


Nulla di sorprendente che qualche anno più tardi fosse diventata una splendida ragazza.


Una cheerleader.


E la stella del gruppo di teatro.


In pochi sapevano cosa si nascondeva dietro quella maschera scintillante.


I suoi erano poveri. Suo padre un violento.


Il destino era stato gentile con Tyler, perché gli aveva concesso di vedere al di là di quella maschera.


Già...”


Riprese a parlare


...Non ci resta che aspettare.”


Tyler ripeté le parole di Payne scivolando giù accanto a lei.


Un sorriso brillante le si aprì in viso.


Insomma, prima o poi le verrà fame... O sete.”


Tentò di sdrammatizzare Tyler.


Già.”


Sospirò Payne.


Non aveva più voglia di parlare.


Voleva solo restare lì in silenzio. Vicino a lui.


E a Tyler non dispiaceva.


Anche lui non voleva più dire nulla.


Voleva solo ripensare a quando tutto era semplice.


Se la ricordava bene, sin dal primo giorno delle elementari.


Lui, Payne, Blake e Davis avevano frequentato la stessa piccola scuola di Brooklyn. E lì si erano conosciuti, complici le loro madri.


Poi Davis era andato alla Dwight, Blake alla Marymount e loro erano rimasti lì, in periferia.


Payne giocava a fare la popolare, ma non si era mai dimenticata di lui.


E Tyler andava a vedere tutti i suoi spettacoli.


Voleva fare l'attrice Payne, questo era il suo sogno e la sua ragione.


Rubava per pagare i vestiti firmati.


E rubava per pagarsi gli studi alla scuola di arte drammatica di NY.


Solo che poi non ci era mai andata.


Il suo sogno era svanito poco a poco.


E adesso sembravano passato secoli dall'ultima volta che aveva sognato di sfilare sul tappeto rosso.


André arrivò dal salotto con passo pesante.


E' ancora lì dentro?”


Tyler e Payne si limitarono ad annuire.


Lui sbuffò nervosamente.


Puoi sempre usare l'altro bagno.”


Precisò Tyler.


André lo fulminò


E se volessi usare questo?”


Sbatté forte il pugno contro la porta.


Nulla anche per lui.


Ti decidi a uscire??”


Di nuovo bussò.


Siamo sicuri che sia ancora viva?”


Chiese con una certa ironia indirizzando lo sguardo in basso.


Payne sollevò un sopracciglio.


Non era il caso di scherzarci su.



-----------



Sorgi e splendi!”


Blake scostò le tende con una certa irruenza.


Il sole riempì la stanza in un solo secondo.


Davis emise uno strano lamento cercando riparo sotto il cuscino.


E' già passato mezzogiorno. Pensi di dormire per sempre?”


Chiese sua sorella.


Davis era l'unica persona per cui si prendesse la pena di sprecare più di due parole.


Lui si portò le mani alla testa.


Mi sta esplodendo il cervello.”


Si lamentò.


Blake lasciò cadere la testa da una parte guardando il bicchiere sul comodino.


Non mi sorprende. Ti sei ubriacato. Di nuovo.”


Lo ammonì.


Lui scosse la testa tenendo ancora gli occhi chiusi.


No, non mi sono ubriacato...”


Tentò di sollevarsi, ma la testa pesava come un macigno


...Dev'essere qualcos'altro.”


E cosa?”


Davis emise un altro lamento.


Portami un'aspirina.”


Certo. Lo farei se potessi.”


Cosa?”


A quanto pare Eden si è barricata in bagno. E visto che tutte le medicine sono in quel bagno, dovrai accontentarti di un bicchiere d'acqua.”


Che?”


Davis iniziò a chiedersi se fossero le sue orecchie a distorcere le parole di sua sorella.


O se effettivamente stesse dicendo cose strane.


Blake raggiunse il tavolino per prendergli un bicchiere d'acqua.


Quando si voltò i suoi occhi notarono una macchia scura sul pavimento.


Mettendo a fuoco capì di cosa si trattava.


Scuotendo la testa si abbassò e raccolse il piccolo pezzo di stoffa tra l'indice e il pollice.


Lo tirò su tenendolo lontano come se fosse radioattivo.


Mutandine di seta.


Adesso capisco.”


Iniziò acida avvicinandosi a suo fratello.


Lui aprì finalmente gli occhi, ma desiderò di non averlo fatto.


Blake sollevò le sopracciglia


Dev'essere stata una gran performance per ridurti così.”


Lui buttò di nuovo la testa sul cuscino.


Non cominciare. Non ho nessuna voglia di starti a sentire.”


Lei buttò via la biancheria.


Non c'era stato alcun bisogno di chiedere a chi appartenesse.


Invece dovresti ascoltarmi.”


Ti ho già detto che ho mal di testa.”


Vuoi farlo di nuovo?”


Cominciò


Ricominciare daccapo?”


Davis fece una smorfia portandosi una mano alla fronte.


Il suo cervello sembrava proprio non volersi accendere.


Non si sentiva così da quella volta che si era calato un acido al concerto dei Sonic Youth.


Ma di che cavolo stai parlando?”


Di Eden ovviamente.”


Vuoi parlare di Eden??”


Blake si avvicinò e lo costrinse a guardare in faccia la luce del sole.


No che non voglio parlare di lei.”


Lui sospirò


Allora perché continui a tormentarmi?”


Il viso di Blake si fece serio. Meno arrabbiato e più serio.


Perché ti conosco, meglio di chiunque altro...”


Volente o nolente, era vero.


...E so già quali pensieri iniziano a strisciare nella tua testa.”


Lo colpì sulla fronte mentre parlava.


Ahi!”


Pensieri?


Davis non riusciva a produrre pensieri.


Non in quel momento almeno.


Ma Blake sembrava comunque poter scavare nel suo subconscio.


Ancor prima di lui, sapeva già che suo fratello si sarebbe lasciato tentare.


Dalla sua non più morta moglie.


Dall'idea di una vita diversa.


Forse perfino dall'utopia della redenzione.


Lascia che ti dica una cosa fratellino...”


Riprese. Il suo tono brutale, ma dalla sfumatura quasi materna.


....Ti è sempre piaciuto pensare che le persone siano come le particelle subatomiche. Che si generano in un punto a caso e poi sono libere di vagare per l'universo alla ricerca del loro posto...”


Era vero, non poteva negarlo.


Questa sorta di “romantica metafora” aveva condizionato tutta la sua vita.


Davis sospirò.


Non c'era modo per evitare di ascoltare.


Blake scosse appena la testa


Non è così che funziona Davis. Le persone nascono dove i loro genitori le mettono al mondo. Alcuni sono fortunati, altri meno. Ma è il posto dove nasciamo che ci rende ciò che siamo...”


Lo guardò negli occhi.


Ci girava intorno, ma sapeva benissimo cosa stava dicendo.


...Quindi non importa quanto a lungo possano vagare per il mondo. Una principessa resterà sempre una principessa e un bastardo resterà sempre un bastardo.”


Davis chiuse le palpebre più lentamente.


Aveva capito a cosa si riferiva sua sorella.


Quel discorso era arrivato alle sue orecchie già altre mille volte.


Non voleva sentirlo più.


Alzati adesso.”


Blake si voltò velocemente.


Aprì la finestra e poi uscì dalla stanza.


Le tempie di Davis continuavano a pulsare.


Una doccia. Gli serviva una doccia.



-------------



Ti avverto! Se non esci entro trenta secondi butto giù la porta!”


Per André era diventata questione di principio.


Anche se avessero avuto diciotto bagni, lui voleva entrare in quello lì.


Eden sbuffò.


Dietro la pressione delle minacce di André era riuscita a comporre un messaggio.


Tra Bedford e l'ottava.

Lì tra mezz'ora.


Telefonare non sarebbe stato sicuro.


E vederlo era un'alternativa più che desiderabile.


Ok, adesso entro!!”


Urlò lui un'ultima volta.


Eden non ebbe altra scelta che premere il tasto di invio e balzare in piedi.


Si infilò il telefono in tasca e corse alla porta.


Girò la chiave ed aprì velocemente, prima che André potesse schiantarsi su di lei.


Ed eccolo lì, di fianco, col colpo caricato.


Vedendola si rilassò appena


E ci voleva tanto!”


Accanto a lui le facce incerte di Payne e Tyler.


Stai bene?”


Si avvicinò lei.


Eden annuì e basta avviandosi verso la sua stanza.


Doveva uscire ed anche in fretta.


Di nuovo si scontrò con la sua immagine nello specchio.


E di nuovo le tornò in mente sua madre.


Picchiettò velocemente del correttore sotto gli occhi.


Non voleva che Dair la vedesse così.


Ma non aveva abbastanza tempo per cambiarsi.


Raccolse i capelli.


Infilò la giacca di pelle sopra i jeans e la maglietta.


Indossò di fretta gli stivali ed afferrò la borsa.


Dove stai andando adesso?”


Di nuovo la voce di Payne.


Eden abbozzò un sorriso


Ho solo bisogno di un po' d'aria.”


Vuoi che venga con te?”


Dietro di lei spuntava il viso preoccupato di Tyler.


Le bastò guardarlo perché lui capisse.


No, grazie. Preferisco stare un po' da sola.”


La sua risposta a Payne fu un'inutile conferma.



-----------



Dair afferrò immediatamente il cellulare.


Prima ancora che il beep terminasse.


In cuor suo pregava che fosse la notizia che aspettava.


O qualsiasi altra.


Purché ricevesse un segno.


Il suo cuore prese a battere più forte leggendo quel breve sms.


Sentì i muscoli reagire immediatamente.


D'istinto buttò gli occhi all'orologio.


Dall'altra parte della stanza McPhee notò immediatamente la sua reazione.


Qualche novità?”


Dair annaspò per un solo secondo.


Poi scosse la testa.


No. Niente di importante.”


Eden gli aveva dato un appuntamento.


Al diavolo le indagini. Non l'avrebbe diviso con nessuno.


Si passò una mano sulla faccia.


Aggiustò il colletto della camicia.


Non resistette un secondo di più.


Senti, io vado a prendermi qualcosa da mangiare...”


La miglior scusa che il suo cervello fosse riuscito ad elaborare


...Vuoi che ti porti niente?”


Ti prego. Non chiedermi di venire con me.


No,grazie. Ho già mangiato.”


Dair tirò un sospiro di sollievo senza darlo a vedere.


Ok.”


Concluse col cuore in gola.


Ci vediamo più tardi allora.”


Uscì della stanza stringendo le chiavi dell'auto tra le dita.


McPhee lo seguì con gli occhi.


Non era un ingenuo. Niente affatto.


Tirò fuori dalla tasca il cellulare.


Compose il numero a memoria.


Il tenente Dair è appena uscito. Seguitelo dovunque stia andando.”


Impartì l'ordine con tono autorevole.


Alzandosi in piedi, pregustò la vittoria.


Mise via il telefono e raggiunse la postazione di Dair.


Vicecomandante McPhee.”


Sussurrò a mezza voce.


Si sedette lentamente sulla sua poltrona.


Doveva ammetterlo,


era la più comoda sulla quale si fosse mai seduto.



-----------



Quando Eden svoltò l'angolo lui non c'era.


Fu un sollievo ed una delusione.


Si strinse nelle braccia.


Aveva scelto Manhattan per quell'incontro, forse perché un po' le mancava davvero.


Le luci. La fretta. Il lusso.


Non ricordava che la Royal Blue Tearoom fosse proprio lì.


Scosse la testa.


Aveva dimenticato tutto o quasi della persona che era stata.


Sentì dei passi avvicinarsi.


Si tese contro il muro.


Lo vide arrivare a passo a svelto.


Dair si bloccò appena riuscì a scorgere la sua silhouette.


Eden si sforzò di sorridere.


Lui ricambiò il sorriso avvicinandosi.


Stai bene?”


Lei annuì, mentre Dair le scrutava il viso.


A vederla così probabilmente poteva pensare che stesse mentendo.


Sto bene.”


Precisò.


Lui inspirò profondamente


Mi dispiace per l'ultima volta, io...”


Eden lo interruppe con un cenno della mano


Avevi ragione...”


Stavolta però non sorrise


...Hai il tuo lavoro da fare. Ed io ho il mio.”


Ma non dovevo attaccarti in quel modo.”


Eden scosse il capo


Mi hai rimesso coi piedi per terra. E avevi ragione.”


Sollevò le spalle.


La sua mano si mosse lentamente.


Gli porgeva un foglietto bianco piegato in quattro.


Ecco... Qui c'è tutto quello che ti serve.”


Dair afferrò piano il pezzetto di carta.


Lo spiegò.


Un indirizzo. Un orario.


La guardò incerto.


Non è quello che ti aspettavi, ma li troverai lì...”


Eden spezzò la voce per un secondo


...O Davis almeno.”


Inspirando elaborò una spiegazione veloce.


Domani erediteranno il patrimonio di famiglia. E' per questo che sono tornati. Immagino sia abbastanza illegale visto che sono ricercati.”


Immagino di sì.”


Dair guardò le sue gambe tremare appena.


Seguì la sua sagoma fino al viso tenuto ancora basso.


Qualcosa nella sua espressione non lo convinceva.


Era più pallida del solito, aveva i capelli legati – cosa inusuale per lei – e soprattutto sembrava evitare i suoi occhi.


Eden...”


Dair cercò delicatamente di afferrarle il viso.


La “costrinse” a guardarlo.


Sei sicura di stare bene?”


Eden deglutì.


Non stava male. Era solo persa nella più completa confusione.


Mi manca mia figlia.”


Sussurrò.


Lui le accarezzò una guancia col pollice.


Lo so...”


Sorrise appena


...Ma presto sarai di nuovo da lei.”


Eden riuscì a stento ad annuire.


Voglio andare a casa.”


Disse, di nuovo con un tono appena udibile.


Era una strana frase detta da lei.


Eden non ce l'aveva una casa, non ne aveva più una da quando era fuggita con Davis.


L'unico posto dove tornare, per lei, era quel piccolo appartamento di proprietà dei federali.


Alla cui porta, ogni sera ed ogni mattina, bussavano due agenti di controllo.


Quella era la cosa più vicina ad una casa che avesse.


Ma non era lì che stava desiderando di tornare.


Quel posto non esisteva nemmeno.


Gli occhi di Eden si riempirono di lacrime.


Davanti a Dair era come se le sue difese fossero crollate di colpo.


Aveva fatto il suo dovere, ma non ne era fiera.


E non voleva piangere. Non poteva.


Dair sembrò spiazzato per un secondo.


Poi prese l'iniziativa e la strinse a sé in un abbraccio.


Eden respirò forte il suo profumo.


Patchouli, miele, retrogusto di sigari...


Era odore di protezione.


Ricambiò il suo abbraccio stringendolo forte.


Ne aveva bisogno per sopravvivere a quei momenti.


Aveva bisogno di lui per uccidere la colpa.



-------------



Hai capito il tenente?”


Esclamò l'agente Salinger.


Accanto a lui nell'auto, l'agente Kline sorseggiava cappuccino.


Erano abbastanza lontani da non essere notati.


Ma l'obiettivo della loro Canon riusciva benissimo a violare l'intimità di quell'abbraccio.


Quindi McPhee aveva visto giusto.”


Rispose Kline distrattamente.


Salinger sorrise di gusto mentre la canon immortalava quel momento.


Era solo un abbraccio, ma era abbastanza.


Un vicecomandante non stringe così un'infiltrata.


Devo dire che sono quasi deluso.”


Biascicò Salinger mentre scattava le ultime inquadrature portando lo zoom al massimo.


Io no...”


Kline cercò una posizione più comoda sul sedile.


...Insomma, l'hai guardata bene?”


Salinger non rispose nemmeno.


Per un secondo si rese conto di cosa stava facendo.


Quegli scatti avrebbero messo Dair nei guai.


E non poteva esattamente dire che se lo meritasse.


Spero che quel bastardo di McPhee ci ripaghi bene come ha promesso.”


Disse infine, più a sé stesso che al suo collega.



--------------



Eden appoggiò la fronte a quella di Dair.


Non riusciva a smettere di tremare.


Il suo stomaco si agitava.


Mi dispiace.”


Sussurrò.


E di cosa?”


Di non essere forte abbastanza.”


Un inatteso senso di vergogna le scaldò il viso.


Odiava sentirsi così.


Dipendente della forza di qualcun altro.


Lui quasi sorrise.


Tu sei la persona più forte che abbia mai conosciuto...”


Lei indietreggiò abbassando lo sguardo.


... La più coraggiosa...”


Continuò lui.


Stringeva tra le mani tutta la sua carriera.


Gli restava solo un'altra cosa da conquistare.


...E la più bella.”


Lei scosse la testa continuando a fissare l'asfalto.


Non funzionava.


Quelle parole non riuscivano a farla sentire meglio.


Dair inspirò profondamente.


La sua voce si abbassò di mezzo tono.


E se Eden l'avesse guardato in faccia, avrebbe visto le sue labbra tremare mentre prendeva fiato.

...Ma non è solamente per questo che io ti amo.”


Eden sollevò la testa di scatto.


Sgranò gli occhi davanti alla sua espressione.


L'aveva detto. L'aveva detto davvero.


E nonostante l'imbarazzo non c'era ombra di dubbio sul suo viso.


Le mancò il respiro.


No.


Se le avesse dato una coltellata le avrebbe di certo fatto meno male.


Non adesso.


Non era quello il momento giusto.


Eden serrò le labbra.


Lui sospirò abbassando lo sguardo per primo.


Di' qualcosa.”


Ho fatto l'amore con Davis.


Quelle parole gridarono così forte nella sua testa che per un attimo temette di averle dette davvero.


Continuavano a ripetersi come un mantra.


Le stavano dicendo di dirlo.


Di confessare.


Di dimostrare a Dair che lei non era una persona da amare.


Che lei non meritava il suo amore.


Nemmeno un po'.


Le labbra di Eden rimasero serrate.


Avrebbe tanto voluto meritarlo.


Avrebbe voluto poter sorridere e dire


Ti amo anch'io


Ma nulla uscì dalla sua bocca.


Iniziò ad indietreggiare senza nemmeno rendersene conto.


Io...”


Finalmente una voce sottile come un lamento venne fuori dalla sua gola


...Io devo andare adesso.”


Dair la guardò con una strana smorfia in viso.


Non tentò nemmeno di fermarla mentre spariva dietro l'angolo.


Chiuse gli occhi per un secondo prima di ricordarsi del biglietto tra le sue dita.


Eden gli aveva consegnato suo marito.


Doveva pur voler dire qualcosa.



--------------



Eden si era persa per le strade di Manhattan.


Continuava a camminare, senza riuscire a smettere.


Svoltava gli angoli senza nemmeno chiedersi dove portassero.


Io ti amo.


Adesso erano quelle le parole che il suo dannato cervello continuava a ripetere.


Lui mi ama.


Era un pensiero talmente inaccettabile da non poter essere interiorizzato in alcun modo.


Questo cambia tutto. Cambia tutto.


Non avrebbe più potuto fare finta di niente.


Dair avrebbe preteso una risposta.


Sincera e sensata.


E quella risposta, qualsiasi fosse stata, avrebbe cambiato ogni cosa.


Io non lo amo...


Disse a sé stessa.


Perché non amarlo sarebbe stata la soluzione più semplice.


...O forse sì.


Riuscì finalmente a bloccare i suoi passi.


E se invece fosse stato amore?


Quel mix di gratitudine, sicurezza, fiducia...


Non aveva mai sperimentato nulla di simile prima di Daniel Dair.


Non sapeva cosa fosse.


Per lei l'amore era sempre stato passione.


Desiderio.


Istinto.


Tutto quello che Davis Miller era stato per anni.


E che sfortunatamente era ancora.


Costrinse sé stessa in quel pensiero.


Lo amo ancora.


Si morse le labbra scuotendo la testa.


No. Non era un'opzione.


Non si può amare un simile bastardo.


Non si può amare un assassino.


L'amore non è questo.


Già... Ma allora cos'è?


Eden si specchiò contro una vetrina.


Un paio di ignari passanti le sfilarono accanto smuovendo appena l'aria pesante di New York.


C'era una sola risposta alla sua domanda.


Sophia.


Sua figlia.


Lei era l'unico vero amore della sua vita.


L'unica cosa giusta che avesse mai fatto.


Sospirò al pensiero che non la sentiva da più di un mese.


Chissà quante cose si era persa.


Guardò la sua stessa immagine con disapprovazione.


Con sdegno quasi.


Al diavolo Davis.


Al diavolo Dair.


Aveva già fatto ciò che le era stato chiesto.


Tutto quello che doveva fare adesso era tornare da sua figlia.


Immediatamente.


Riprese a camminare verso la strada cercando di scorgere un taxi libero nel traffico di Manhattan.


I suoi pensieri continuavano ad intrecciarsi.


Contemplò l'idea di prendere il primo treno alla Grand Central.


Dair avrebbe di certo capito.


Ma Davis?


Insospettirlo adesso avrebbe significato mandare a monte il lavoro di mesi.


E non poteva certo dire che se ne tornava a casa da sua figlia.


Valutò l'idea di restare all'attico e far finta di nulla ancora per un po'.


Al solo pensiero le balzò il cuore in gola.


Sorridere a Payne sapendo bene che l'aveva tradita.


Gustarsi la vittoria mentre Davis e gli altri finivano in manette.


Nonostante tutto non ci sarebbe riuscita.


No. Non poteva continuare quella recita.


Sospirò facendo appello alla sua creatività.


Le restava solo un'ultima soluzione disponibile.


Lei la odiava di già.


Non aspettava altro che vederla sparire.


E non avrebbe mai e poi mai tentato di fermarla.


Scendendo dal taxi si fermò dall'altra parte della strada.


Fissò le luci del palazzo per un po'.


Doveva rischiare.


Eden usò la corsa in ascensore per stamparsi in faccia un'espressione convincente.


Nel salotto Payne sedeva davanti alla tv. Sembrava quasi in apprensione.


Balzò in piedi appena la vide


Hey!”


Eden sollevò le mani


Sto bene.”


Davvero?”


Eden annuì


Sì. E' stata solo una crisi momentanea.”


Payne sollevò un sopracciglio


Qualcosa di cui vuoi parlarmi?”


La sua espressione preoccupata era una nuova coltellata nello stomaco.


Non adesso.”


Rispose Eden in un sussurro.


Ok.”


Payne non insistette.


La seguì con gli occhi mentre raggiungeva la sua stanza.


Chiudendosi la porta alle spalle Eden buttò fuori un sospiro.


Afferrò la prima borsa disponibile valutando cosa prendere e cosa no.


Saper di dover chiedere aiuto le rendeva ogni cosa più difficile.


Ma non aveva altre opzioni.


Ammesso che quest'ultima funzionasse.


Meglio togliersi subito il dubbio.


Uscì di nuovo dalla camera puntando dritta verso la porta in fondo a destra.


Bussò.


Blake aprì quasi subito.


I suoi occhi divennero due piccole fessure.


Che vuoi?”


Eden si fece strada nella stanza senza chiedere permesso.


Blake sollevò le sopracciglia mentre chiudeva.


Si voltò verso di lei.


Allora?”


Eden la guardò negli occhi.


Non c'era altro modo per chiederlo.


Ho bisogno del tuo aiuto.”


Gli occhi verdi di Blake si spalancarono appena.


Suona surreale.”


Rispose con un certo sarcasmo.


Eden non cambiò espressione.


Fredda e seria.


Per cosa?”


Chiese Blake aguzzando di nuovo lo sguardo.


Eden piantò i piedi bene a terra.


Voglio andarmene. Adesso. Per sempre.”


Scandì i tre concetti uno alla volta.


Con la giusta pausa tra l'uno e l'altro perché le fossero perfettamente comprensibili.


Sembrò non essere riuscita nel suo intento.


Blake aggrottò le sopracciglia.


Sembrava genuinamente sorpresa.


Eden sollevò le spalle.


E' quello che volevi, no?”


Lei protrasse le labbra.


E' solo che non capisco. Perché? E perché adesso?”


Ecco la parte difficile.


Eden inspirò profondamente


Sono successe delle cose...”


Biascicò cercando di non far vacillare la sua sicurezza.


Blake sorrise sarcastica


Cose tipo andare a letto con mio fratello?”


Per un secondo pensò di arrossire.


Ma non doveva dargli troppa importanza.


Anzi, doveva volgere la cosa in suo favore.


E' stato un errore...”


Iniziò


...Io non voglio tornare con lui.”


Blake sollevò un sopracciglio.


Sembrava spiazzata dalla dichiarazione.


E' una delle ragioni per cui voglio andarmene.”


Precisò Eden.


E quali sarebbero le altre?”


Sarò onesta...”


Onestà. Ottimo preambolo.


... Quando sono fuggita di prigione tornare da voi era l'ultimo dei miei pensieri.”


Di nuovo Blake affilò lo sguardo.


Nella sua testa suonava come una candid camera.


Troppo bello per essere vero.


Avevo ben altri progetti. Solo che poi mi avete trascinata qui e io...”


Ti hanno.”


La corresse Blake.


Ci teneva a sottolineare continuamente la sua opinione in merito.


Quello che voglio dire...”


Riprese Eden


...E' che non mi interessa continuare questa vita. Voglio chiamarmi fuori. Per sempre.”


Blake le girò intorno come se volesse studiarla.


Non sembrava.”


Eden la seguì con la coda dell'occhio finché non le fu di nuovo davanti.


Lo so. Credevo di volerlo fare, ma non è così.”


Ancora non capisco.”


Blake scosse appena la testa.


Eden sospirò


Pensavo che mi volessi fuori di qui. Sono davvero così importanti le mie ragioni?”


Blake rimase impassibile.


Non ti basta sapere che non mi vedrai mai più?”


Insistette Eden.


Stavolta lei sembrò soddisfatta.


Incredibile come le cose si fossero rivoltate in pochi minuti.


Credeva di doversi guardare proprio da Eden.


E invece veniva fuori che era suo fratello quello con le aspirazioni romantiche.


Era quasi delusa.


Quando?”


Domandò.


Adesso.”


Rispose Eden.


Ottima risposta.


Perché chiedi aiuto a me?”


L'ultima cosa che voleva sapere.


Ho bisogno di qualcuno che mi copra la fuga e che domani spieghi agli altri perché non mi vedranno più.”


Eden sorrise appena


E poi tu sei l'unica che di certo non mi avrebbe mai chiesto di restare.”


Vero.”


Finalmente Eden si mosse.


Tutte e due sembravano più rilassate.


Un'ultima cosa...”


Eden sollevò l'indice


...Ti dispiacerebbe darmi un passaggio fino alla Grand Central?”


Per la prima volta Blake Miller le sorrise.


Proprio a lei.


Lo farò più che volentieri.”



*********


A/N Anche stavolta ce l'ho fatta! Avrei voluto aggiornare prima, ma sono stata davvero tanto tanto impegnata! Alla fine però ho scritto anche più del dovuto, quindi ho deciso di dividere questo capitolo in due parti. Quella che avete appena letto è la prima. La seconda la posterò presto. O almeno spero!


Allora, prima di tutto cercherò di spiegare l'evidente cambio di tono. A prima vista si potrebbe pensare che Eden sia bipolare e che oscilli continuamente tra eccessi di sicurezza e tuffi nella paranoia. Ok, probabilmente è vero. ;) Eden è di certo un personaggio nevrotico, ma spero di riuscire a spiegarvi bene, di volta in volta, i motivi della sua nevrosi.


Nel caso specifico abbiamo da una parte Davis e dall'altra Dair. E' come se questi due personaggi fossero la metafora vivente della simmetria continua su cui poggia tutta la storia:


buono/cattivo, giusto/sbagliato, verità/apparenza, attacco/fuga, peccato/assoluzione, amore/odio, rischio/certezza, passione/stabilità, luce/ombra


Di fronte a questa serie di esempi, chi di noi può dire di non aver mai oscillato tra una parte e l'altra? Per quel che mi riguarda credo di vivere oscillando!^_^


In questo capitolo Eden ha visto sparire tutta la sua sicurezza. Ha scoperto che Davis è tornato per incassare i soldi dei nonni che tanto odiava e questo per lei rappresenta una forte destabilizzazione. Non solo Davis è un bastardo, ma è anche pronto a rinnegare tutti i suoi valori per qualche soldo e qualche immobile in più (Davis e Blake hanno iniziato a rubare proprio per non dover mai dipendere dai soldi dei nonni). E' una persona ancora peggiore di quello che pensava, ma nonostante tutto lei non riesce a smettere di esserne attratta. Ciò non rende forse anche lei una bastarda?


Davanti a questi dubbi riappare Dair. Sorprendentemente, per i suoi occhi, Eden è una creatura ancora bella e pulita. Lei non riesce a capirlo, ma è una sensazione che le piace. Lui è qualcosa di cui Eden ha bisogno. Peccato che Dair si spinga troppo in là dicendo che la ama. Un concetto che per molti versi le è ancora del tutto sconosciuto.


In tutto questo, e molti ne saranno stati contenti, Eden ha finalmente ricordato di essere una madre e che quindi il suo primo pensiero dovrebbe essere sua figlia. Nient'altro. Su questo tipo di amore non ha alcun dubbio. Ecco perché ora si affretta a tornare a Chicago.


Vi preannuncio che però non sarà così semplice ;)


Un'ultima nota per quanto riguarda il personaggio di Blake. Finalmente è arrivato il suo momento! Finora potete aver pensato che sia solamente una stronza iperprotettiva, ma vi assicuro che ha i suoi buoni motivi. E se non si è capito dal suo discorso con Davis (lo so che non si è capito ahimè ù_ù), si capirà nella seconda parte quando lei ed Eden avranno finalmente occasione di confrontarsi.


Mamma mia quanto ho parlato! Scusatemi. Voglio solo concludere dicendo grazie a tutti, in particolare a Kicici e Mividam che hanno aggiunto questa storia alle seguite!



Per CINZIA818: devo innanzitutto dire che ogni volta mi sorprendo della tua rapidità! E poi, come sempre, grazie! Il fatto che tu perda cinque minuti del tuo tempo per recensire significa davvero tanto per me! Siete la mia motivazione! Vuoi sapere se c'è qualcos altro dietro la storia del testamento? Posso dirti che effettivamente non è tutto come sembra, ma non aspettarti grandissimi colpi di scena ;) Nel prossimo capitolo capirai.

Per quanto riguarda McPhee, credo che effettivamente sia lui l'unico vero personaggio negativo della storia. Ma non posso dirti ancora se raggiungerà il suo scopo! A presto e grazie ancora!!


Per MEREDITH91: ciao! Grazie mille della solita gentilezza. Troppi complimenti che non credo di meritare! Comunque ti ringrazio davvero tanto! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto anche se lasciato un po' in sospeso. Anche per me Davis è uno dei preferiti, ma stavolta ho lasciato la scena a Dair. Era ora che tornasse in pista anche lui! Non posso dirti se Eden ami ancora Davis o meno (direi che a questo punto non lo so nemmeno io! O_O), ma come avrai capito da questo capitolo, per Eden l'amore non è un concetto molto chiaro. E questo è il suo più grande problema.

Riguardo a McPhee sono più sicura, certamente lui è il cattivo della situazione! E adesso ha anche un'arma contro il povero Dair... Che succederà? Continua a leggere e lo saprai! ;) Scherzi a parte, grazie di nuovo e a presto, sperando di non deluderti mai!


p.s. Ho creato un trailer video, ma non è ancora finito. Lo posterò da qualche parte appena fatto!


Per MIVIDAM: ciao! Ho letto il tuo profilo ed ho capito subito che sei una che se ne intende ;) Quando ho visto che hai aggiunto la mia storia alle seguite mi sentivo già onorata, ma dopo la tua recensione, sono stata veramente felice! Prima di tutto grazie di aver letto e, soprattutto, di aver trovato il tempo di recensire.

Credo che tu abbia davvero capito quello che sto cercando di scrivere tra le righe. E' solo un tentativo, ma ogni personaggio dovrebbe avere la sua caratterizzazione e pertanto, giocare un ruolo del tutto personale nella vicenda. Non è facile, ma sto cercando di dare ad ognuno di loro zone di luce e zone d'ombra, affinché nessuno risulti scontato e soprattutto perché siano il più umani possibile. Come ho scritto sopra, il concetto base della storia è proprio la simmetria. L'esistenza è un continuo oscillare tra opposti, ma credo che la realtà sia che preferiamo tutti restare nel mezzo.

Sono contenta che hai apprezzato i flash back. Oltre ad essere la mia figura retorica preferita, credo che spiegare gli avvenimenti del passato (o almeno qualche momento saliente) sia fondamentale per comprendere il personaggio e le sue vicende attuali. E credo che ne userò altri nei prossimi capitoli.

Per quanto riguarda lo stile sono d'accordo con te e ti spiego anche il motivo. Scrivere mi è sempre piaciuto e l'ho sempre fatto, ma spesso sono stata ripresa proprio per la mia prolissità!^_^ Per questo stavolta ho deciso di provare a mantenermi al minimo, anche se non mi è facile! Qualche volta mi capita di non saper racchiudere un concetto in poche parole e allora finisce che lo esprimo con una sola parola, anche se chiaramente non è abbastanza!

Vorrei che chi mi legge potesse immaginare i dettagli delle scene seguendo la propria immaginazione, ma mi rendo conto che senza qualche indicazione diventa difficile!

Ultima cosa, grazie per la dritta sull'ortografia! Non mi fiderò mai più del dizionario di word!! Per quanto io scriva e legga, a volte mi lascio ancora prendere da certe incertezze banali e le trasformo in dubbi amletici... In fondo o infondo? Pergiunta o per giunta? Sarò contentissima se avrai la pazienza di riprendermi! Sia per quanto riguarda l'ortografia che la consecutio temporum, se non ti dispiace.

Consigliare la mia storia nel tuo sito? Sarebbe un onore! Spero davvero che andando avanti non ti deluderò. E se troverai il tempo e la voglia di recensire ancora, sarò contentissima! Grazie di nuovo di cuore. Alla prossima! -Martina-


p.s. Sì, ci sono delle immagini all'inizio dei capitoli, ma non in tutti. Quando ho tempo mi diverto a creare delle “locandine” (chiamiamole così ^^) per la storia col photoshop. Visto che ho dato ad ogni personaggio il volto di un attore famoso, uso un po' di foto e ricreo un'immagine adatta al capitolo. Mi dispiace che non riesci a vederle!


























































  
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