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Autore: Kiru    16/06/2005    6 recensioni
La mia prima One-Shot: Nami si troverà a affrontare la sua prima notte all'agghiaccio per mantenere la rotta, come fanno gli altri membri della ciurma. Nottata strana di cambiamenti tanto odiati dalla bella navigatrice.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La testa appoggiata sulle braccia conserte, gli occhi chiusi, intenta ad aspirare profondamente l’odore della mia pelle mentre

VEGLIA FORZATA

 

La testa appoggiata sulle braccia conserte, gli occhi chiusi, intenta ad aspirare profondamente l’odore della mia pelle mentre quello di alcool etilico impregnato sul legno stagionato del tavolo in cucina si fa prepotentemente strada; i capelli rossicci mi ricadono tutto intorno, solleticandomi il naso e disturbando il mio dormiveglia. Rialzo quindi il capo, gli occhi rossi, lo sguardo assonnato che si gira intorno, cercando una traccia di vita che a mia differenza non è in bilico tra la realtà e il mondo dei sogni.

 

Non c’è nessuno.

 

Apro di più gli occhi, cercando di vedere meglio, come se si fossero tutti mimetizzati con la tappezzeria. Poi improvvisamente mi viene in mente: è il mio turno di guardia notturna, è ovvio che non ci sia nessuno. Maledizione a me, alla mia testardaggine e a quello spadaccino fallito: perché non si è stato zitto anziché contestare il fatto che ne io ne Robin abbiamo mai fatto il turno di guardia a luna piena? Adesso potrei starmene tranquillamente a dormire beata nel caldo soffocante del mio letto anziché essere qui a farmi entrare l’umidità nelle ossa. Ma io, ovvio, non posso abbassare la cresta contro di lui, e ho accettato di stare alla agghiaccio (letteralmente parlando) e controllare la rotta in questo strano mare, pur di non vedere il sorriso di trionfo e di scherno sul suo volto, ripetere che sono una strega aguzzina buona solo a fare la ladra…

 

A nulla sono valse le proteste di Sanji a dire che due angeli come me e Robin non possono rovinarsi il sonno per degli zoticoni come loro: e sono pienamente d’accordo. Ma alla fine di tutto, anche io e la mia sorellona dovremo passare due nottate fuori dalla camera e non certo per divertimento.

 

Sento dei passi sul ponte: qualcuno sta salendo dalla camera dei ragazzi, la botola si chiude lentamente, un gesto delicato, come per non svegliare gli altri, come per non svegliare qualcuno…

Conosco bene questo genere di azioni, quando scappavo dalle navi di pirati che derubavo, la notte, facevo di tutto per non farmi sentire: azioni che dal di fuori potrebbero sembrare premurose… Si, certo, premurose… Per me, magari! Non certo per quei balordi! Che periodo schifoso, la mia adolescenza…

Quello che dovrebbe essere uno dei momenti più belli della vita di una persona, ricordata come il periodo più brutto. Non ci tornerei nemmeno a lingotti d’oro pieno… Beh, forse per lingotti d’oro pieno si… Anche con qualche gioiellino sopra… Bah, sono sempre la solita!

 

Scuoto la testa mentre sento finalmente la porta della cucina che si apre.

E’ Rufi.

Sembra stupito di vedermi qui. Non si aspettava certo che alla fine facessi per davvero il turno di notte. La sua faccia basita mi fa venire da ridere. Come sempre d’altronde. Rufi è l’unico che non riesca mai a cancellarmi il sorriso dalle labbra.

Meglio così altrimenti Genzo lo farebbe a fettine! So tutto, si! Una volta, in un delirio da sbronza mi ha raccontato quello che il vigilante della mia piccola isola, gli aveva fatto promettere per il mio bene. Dio, quanto ho riso quella sera! Stavo per collassare seriamente e sarebbe stato un guaio visto che non avevamo ancora Chopper nella ciurma.

 

Finalmente è riuscito a schiodarsi dalla porta e mi rivolge la parola.

-Nami… Come mai tu sei qui?

-Turno di notte… Non è giusto che tutti voi dobbiate farlo e io e la sorellona no, o sbaglio?- sfoggio uno dei miei migliori sorrisi, per far credere che lo faccio seriamente per un attacco di fratellanza.    

-Non mi convinci, secondo me… Lite con Zoro!!!

Uff, mi conoscono già così bene qua dentro?! Lo guardo con occhi colpevoli, mentre allargo un timido sorriso.

-Colpito in pieno…

-Lo sapevo!- fa lui, felice come un bambino –Conosco bene la mia ciurma!

Finalmente dopo lungo ridere, arriva il momento della fatidica domanda.

-E tu, invece? Che ci facevi quassù?

La sua reazione è da manuale: dapprima sbianca per poi riprendere colorito gradualmente fino ad arrivare a un vivissimo rosso pomodoro. Conosciamo bene il nostro capitano!

-Beh, ecco… io…

-Si?- lo sprono crudele io.

-Ma tu guarda che ora si è fatta!! E’ proprio tardi!- svia il discorso in modo pessimo –Si, sono davvero stanco. Forse è meglio se torno sotto, eh?

Si gratta la nuca imbarazzato e indica con un dito la stiva sotto di noi. Stava aprendo la porta della cucina, quando:

-Vai pure sotto, lontano dal frigorifero!

-Sgamato!- mormora lieve lui, girandosi poco, mordendosi la lingua.

Gli sorrido e lui fa altrettanto prima di darmi la buonanotte e allontanarsi definitivamente dal suo Raftel notturno.

 

Lo osservo mentre chiude la porta dietro di se e subito mi prende una voglia di richiamarlo, almeno la sua compagnia mi avrebbe tenuta sveglia.

Ma così non faccio… E’ meglio se torna a dormire, un pericolo in meno per le nostre scorte alimentari.

 

I miei pensieri tornano a divagare, felici nel mondo dei ricordi. Mi torna alla mente Bellmere, che quando non riuscivo a dormire mi faceva una specie di tisana al mandarino, che lei proclamava come sua invenzione ma che era ovviamente un modo come un altro per risparmiare sulla camomilla.

Che tempi che erano quelli.

 

Ributto ancora la testa sul tavolo, con un sonoro tonfo, prendendola poi tra le mani, quasi a voler soffocare quello sprazzo di sonno e mi massaggiò la fronte laddove ha sbattuto contro il tavolo…

Prima Rufi diceva che era tardi… Chissà che ora si è fatta. Cerco con lo sguardo l’orologio sul muro, gli occhi quasi completamente vinti dalla stanchezza, fino a che non lo trovo, appeso sopra la porta che con le sue lancette attive e sprezzanti della spossatezza che invece si sta facendo padrona di me, mi mostra fiero l’ora: le tre di notte.

Dio, sono davvero stanca. Sto personificando un orologio. E mentre penso questo, un lieve sorriso si dipinge sulle mie labbra.

Poi i miei occhi si spalancano un po’, alla vista del frigo davanti a me: potrei seguire l’idea di Rufi… Che ladra che sono! Mi attacco anche alle idee altrui.

 

Mi alzo, pensando allo yogurt che lo stesso pomeriggio ha graziato il mio palato, e mi dirigo barcollante verso la portiera bianca del freezer. Si vede che non sono affatto abituata a questo genere di veglie.

Il freddo e il refrigerio mi investono in pieno, risvegliando un po’ i miei sensi sopiti; vedo l’enorme barattolo di yogurt alle fragole che avevo lasciato in sospeso, e lo prendo un po’ titubante.

-Ma dai!- mi dico dopo essermi decisa a prenderlo in mano –Che vorrà mai farmi qualche cucchiaiata di yogurt!!!

Ritorno a tavola e, dopo essermi seduta, rigiro un po’ il cucchiaino che avevo lasciato dentro -tecnica che uso sempre per evitare di farmi fregare il cibo dal frigo: con le belve feroci che si aggirano sulla Going…!- per poi decidermi finalmente a portarlo alla bocca e gustare ancora il dolce e delicato sapore del dolcificante alle fragole fermentato nel latte. Per un po’ continuo così, con questo movimento automatico, ringraziando mentalmente Sanji di averlo comprato.

 

Quando mi ritrovo a raschiare il fondo per finirne definitivamente il contenuto, sorrido, pensando che avrei dovuto mangiare solo qualche cucchiaiata…

-Maledetto Sanji…-mormoro tra me e me mentre butto il vasetto vuoto nella pattumiera ma una voce calda e profonda mi fa sobbalzare.

-Grazie mia dea, i tuoi complimenti sono sempre i più graditi…

Mi volto, immaginando chi potesse trovarsi dietro di me e infatti il sorriso del cuoco mi accoglie, poggiato con una spalla sullo stipite della porta, le braccia conserte, lo sguardo addormentato.

-Che ti sei svegliato a fare!- lo rimprovero io, un po’ mammina.

-Ero preoccupato per te. Quello zuccone di uno spadaccino è più testardo di un mulo, talvolta- e così dicendo prende posto davanti a me.

-Non ho bisogno delle tue premure…- gli rispondo scocciata.

Non so perché mi comporto sempre così con Sanji, gli voglio bene in fondo. Ma il fatto che dimostri sempre tanta accortezza nei miei confronti mi fa andare assolutamente fuori dai gangheri… Mi fa sentire debole e incapace di badare a me stessa mentre invece è tutta la vita che cerco di dimostrare il contrario.

 

Si rattrista un po’ per la mia risposta acida, ma cerca di non farmelo notare, nascondendosi dietro uno dei suoi tanti sorrisi falsi e economici che riserva ogni giorno a me e a Nico Robin. Il mio sguardo si indurisce ancora di più a questo suo modo di comportarsi: perché non cerca una buona volta di essere più sincero? Preferisco molto di più la schiettezza fredda e antipatica di Zoro a questo suo modo fifone e prevedibile di comportarsi, sempre così conforme ai suoi ideali… Magari sarà un complesso di inferiorità il mio, chi lo sa? Altrimenti non si spiega l’insofferenza che nutro verso la maggior parte delle sue azioni…

 

Comunque noto che, nonostante tutto, questa notte non è molto interessato a farmi le feste, sarà la stanchezza, sarà la mancanza di pubblico, ma è più tranquillo, è meno artefatto.

Mi “grazia” solo di un sorrisone, poi come se niente fosse si alza e mi raggiunge. Lo vedo proprio strano sta sera il biondino, non riesco a leggere, come faccio sempre, le sue intenzioni negli occhi che sembrano sempre la sua parte più sincera… Almeno credo…

Si fa vicinissimo a me, mi guarda fisso negli occhi, ma poi all’ultimo si scansa, capperi mi ha fatto venire un colpo!!

Prende un bicchiere dalla credenza e lo riempie d’acqua dal lavandino. Non c’è che dire, è proprio strano sta notte… Chissà che gli è preso.

 

-Perché non prendi l’acqua dal frigo? C’è fresca!- gli chiedo in tono indisponente io. E’ un modo per farlo reagire; spero per lui che uno di questi mi chiederà che gli ho fatto di tanto male e poi mi manderà elegantemente, come ogni cosa che fa, affanc*lo.

-Mi sono svegliato adesso, potrebbe farmi male- è la calma fatta a persona! Non fa una piega alle sfrecciatine velenose che gli lancio, magari è felice di riceverle, che ne so io? Un Sanji masochista? Non c’avevo mai pensato…

Con fare schizzinoso mi rimetto a sedere, senza degnarlo di uno sguardo, credo che prima o poi se ne andrà, e forse è la cosa migliore…

 

Devo però ammettere che anche io sto strana sta sera… Sarà per la veglia forzata, ma proprio mi sento più insofferente del solito. Basta vedere come ho trattato fino ad ora il povero cuoco. Eppure non è mica venuto per offendere me e tutta la mia stirpe, anche se credo che presto lo farà… No, sarebbe così poco Sanji…

E’ passato almeno un quarto d’ora da quando è venuto qua: è seduto dall’altra parte del tavolino, che sfoglia uno dei libri che la sorellona gli ha prestato, senza dire una parola.

Io non faccio altro che rigirarmi la testa sulle braccia conserte cercando una posizione comoda. Devo dire che mi sento un po’ a disagio; non sono stata mai tanto a lungo sola con lui. Gli lancio un’occhiata e, dallo sguardo rilassato che gli distende il viso al contrario di me, noto la sensazione di tranquillità che lo padroneggia, come se fosse solo nella stanza, come se non esistessi…

E’ ufficiale, qualcuno ha rapito Sanji e ha preso il suo posto nella ciurma.

 

Speriamo solo che sappia cucinare come lui…

 

Come sono cattiva… 

 

-Ehi?

-Uhm…-mi risponde senza destarsi dal libro.

-Ma sei il vero Sanji?- gli domando ironica io.

-Che intendi?

-È un quarto d’ora che non mi tormenti e te ne stai seduto a leggere come se fossi solo nella stanza.

Mi sorride semplicemente per poi dirmi:

-Non ti pensavo così egocentrica… Forse ti ho viziato troppo.

Che infame!!! Come si permette!

Lo guardo quasi incenerendolo. Do uno sguardo al logpose, magari distogliendo il pensiero, sbollisco.

La rotta è sempre giusta, per fortuna.

Poi torno a concentrarmi su di lui. 1 a 0, palla al centro, non c’è che dire! Ma io non sono il tipo da farmi vincere così facilmente e torno di nuovo all’attacco.

-Non sono egocentrica… Semplicemente non mi sembri tu… Insomma, sto arrivando alla seria convinzione che qualcuno abbia rapito il Sanji vero e tu sia venuto a sostituirlo!!

-Ah Ah!! E se così fosse??- mi guarda sornione, sfidandomi… Vuole vedere come reagirei a una situazione simile. Non avrei problemi a rispondere a un’analoga domanda, sempre pronta a ricorrere all’uso della schietta e cinica ironia; invece adesso il suo sguardo mi penetra, mi mette in imbarazzo, mi fa sudare freddo non riuscendo a concentrarmi bene su una risposta abbastanza sarcastica.

-Beh… Spero che cucini altrettanto bene- gli dico con sufficienza, spostando lo sguardo dai suoi occhi inquisitori.

-Mio Dio se puoi essere stronza…

 

E così dicendo si alza e se ne va, sbattendo il libro sul tavolo.

 

Credevo stesse scherzando, non può essersela presa sul serio! Non è cosa degna del nostro cuoco, fare l’offeso con me per una cosa simile. Non so perché ma senza controllarmi, mi alzo anch’io dalla mia sedia e lo raggiungo, fuori: odio avere le cose fuori controllo, fuori previsione e questo improvviso cambiamento di Sanji mi fa andare in bestia, magari più di prima. Ma è veramente lui che mi fa andare in bestia??

 

Lo cerco affannosamente con lo sguardo finché non vedo un lumino rosso che nel buio pesto della Rotta Maggiore, si fa timidamente strada.

Scendo velocemente le scale e lo raggiungo alle spalle, senza avere il coraggio di chiamarlo.

Si sta accendendo una sigaretta, come prevedibile.

 

Mi ricorda casa mia l’odore acre e forte del fumo, che ti entra nei polmoni e prende strada dentro di te.   

 

-Che c’è ora?- mi rivolge la parola scorbutico.

 

Non rispondo, troppo presa dalla nostalgia di Coconut Village, racchiusa in un semplice profumo, o meglio dire, puzzo.

 

Sono risvegliata improvvisamente da un onda particolarmente violenta che da una botta al veliero, come volendomi spronare.

 

-Che ti prende sta sera Sanji?- l’accuso io.

-E a te che ti prende ogni volta? Eh?

-Ma che stai dicendo?

-Si, certo! E’ super normale per la cara Nami offendere lo stupido cuoco! Tanto, che gli fa!!?? Anche se può non essere troppo corretto, questa è la normalità e l’importante è che alla Nami calcolatrice che tutti noi siamo abituati a conoscere, non sfugga niente da sotto il controllo, o sbaglio??

 

Le sue parole mi feriscono. E’ vero, il problema non era lui, ero io… mi sentivo stupida, bambina ma soprattutto umiliata perché qualcuno che io consideravo rasente al disprezzo, aveva osato cinicamente affrontare la realtà che mi circondava senza che gliel’avessi chiesto.

Poi, la sua risata….

 

-AHAHAH…

 

Come svegliata da una secchiata d’acqua gelida. La sento risuonare nel silenzio del ponte, amplificata, nonostante lui effettivamente stesse ridendo in modo normale.

 

-Dai, non te la prendere, è tutto un gioco!!!- e mi da un buffetto amichevole sulla guancia che io allontano sdegnosa.

-Cosa cazzo stai dicendo!

-Ma si, dai! Posso prendermela per una stronzata simile? Intendo dentro alla cucina… Eppure mi sei corsa dietro… Vuol dire che non ti sono così indifferente come continui a dimostrare, no?

-Vuoi dire che…

-Si, ti ho preso in giro tutto il tempo, deve capitare anche a te qualche volta, mica posso subire solo io? Servile si, ma non fesso!

 

Sono ancora stupefatta e basita di fronte alla faccia serena completamente diversa da quella che mi ha accolto poco prima… Possibile che stesse davvero mentendomi quando mi ha detto tutte quelle cose?

 

-Non stavi mentendo prima…

Lui mi fissa, dapprima un po’ spiazzato, poi recupera la sua proverbiale calma e, aspirando un altro lungo tiro dalla sua sigaretta, mi fa, enigmatico come al solito da sta sera.

-Chi lo sa?

-Comunque resta il fatto che mi hai preso in giro!!! Sei un vero bastardo!

-Senti chi parla…

 

E avvicinandosi con uno scatto felino, mi stringe tra se e l’albero maestro, quasi senza lasciarmi lo spazio per respirare.

 

-Non sono una marionetta Nami, da prendere e lasciare quando più si ha voglia, io a te ci tengo, mi piaci da matti e per quanto ci provi finisco sempre per cascare ai tuoi piedi. Ma non so per quanto a lungo questo può durare perché credo che dopo un po’ il caro vecchio Stupi-Sanji si possa stufare.

 

Poche parole in grado di fulminarmi. Sono impietrita, non riesco a proferire parola; inebriata e incantata dal sussurro che sento nel mio orecchio, dal suo corpo tanto esile che ora mi sovrasta contro l’albero maestro e quell’odore di buono mischiato al fumo, più forte per la sigaretta che aveva appena buttato in mare.                                                                                                                                                                                                                                                                                                      

 

Appena finito di parlare rimane qui, ancora un po’ a respirarmi e a farsi respirare e io, devo purtroppo ammetterlo, non ho né la forza, né probabilmente la voglia, di scansarlo, come invece non mi intimorivo a fare ogni volta che si faceva troppo vicino.  

 

È un altro Sanji sta sera, senza alcun dubbio.

 

E a me non dispiace affatto.

 

Magari lo voglio.

 

Anzi, senza magari, lo voglio!

 

Tanto che senza preavviso lo avvicino a me, prendendolo con forza per il nodo della cravatta, facendogli passare un’ultima prova del fuoco: accostandogli senza ritegno le mie labbra alle sue, respirandogli sopra, senza fare niente.

 

Vedo i suoi occhi, scruto i suoi occhi, fissi sulla mia bocca, pronti alla mia prossima inaspettata azione. Non reagisce, asservito a me ma mantenendo a differenza di sempre la fierezza e il carisma maschile che tanto adoro. Ed è così che decido di baciarlo davvero.

 

Ci uniamo in una danza focosa e infinita, tanto abbiamo voglia l’uno dell’altra. Lui preme il suo bacino con più veemenza contro il mio, facendomi sentire quanto mi desidera. Io sorrido nel nostro bacio, apprezzando questa sua spudorata dichiarazione.

 

Non capisco nemmeno io il perché di tutto ciò: io disprezzavo quasi Sanji per il suo modo petulante e decisamente troppo sottomesso, invece ora, rapita da un piccolo discorso, detto nella maniera giusta, mi ritrovo quasi a farlo addosso all’albero maestro della Going Marry con lui.

 

Non sono io. Anch’io sto cambiando nel modo imprevisto che tanto odio??

 

Spero di no…

 

Mordo le sue labbra dolcemente mentre lui decide di staccarsi da me per riprendere un po’ di fiato, non prima di un dolcissimo bacio a fior di labbra, come per non dimenticare il mio sapore, come per suggellare ulteriormente la nostra unione.

 

Lo fisso negli occhi e entrambi scoppiamo a ridere. Per poi riprenderci con un altro bacio. Più breve e meno passionale dell’altro. Semplicemente dolce e calmo, tranquillo, sicuri che ritrovati non potremmo mai più perderci…

 

Ci sediamo a terra, con la schiena appoggiata all’albero. Lui accende un’altra sigaretta e notandomi quasi in disparte, mi abbraccia  e mi attira a se, permettendomi di poggiare la testa sul suo petto.

 

-Ehi, Sanji, stupido cuoco, non credere che io ora sia tua proprietà!- lo stuzzico io.

Ride e dopo ciò mi scocca un affettuoso bacio fra i capelli.

 

È un altro Sanji sta sera, senza alcun dubbio… ma forse nemmeno troppo

 

E’ invece certo che questa di sta sera è un’altra Nami…

 

#FINE#

 

Ciao a tutti!! Eccomi tornata con la mia prima One-Shot! Ho voluto dedicarla alla mia coppia preferita di questo fantastico manga che è One Piece, visto che ci sono poche poche poche FF su Nami e Sanji, mentre strabordano le Zoro/Nami e le Rufi/Nami…

Non che sia niente di eccezionale come FF, spero comunque vivamente che ci sia qualcuno a cui piaccia e che confuti ciò che ho detto, d’altronde la speranza è l’ultima a morire!^^

Ringrazio tutti coloro che hanno avuto il coraggio di leggerla fino alla fine, 1 mega-kisssssss a tutti voi!!! E mi raccomando, tanto che ci state, COMMENTATE COMMENTATE COMMENTATE!!!!!      

P.S.= Riconosco i diritti di autore a Wolf per quanto riguarda la definizione “Stupi-Sanji”. ^_^ Le tue FF sono meravigliose!

 

 

  
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