VEGLIA FORZATA
La testa appoggiata sulle
braccia conserte, gli occhi chiusi, intenta ad aspirare profondamente l’odore
della mia pelle mentre quello di alcool etilico impregnato sul legno stagionato
del tavolo in cucina si fa prepotentemente strada; i capelli rossicci mi
ricadono tutto intorno, solleticandomi il naso e disturbando il mio
dormiveglia. Rialzo quindi il capo, gli occhi rossi, lo sguardo assonnato che
si gira intorno, cercando una traccia di vita che a mia differenza non è in
bilico tra la realtà e il mondo dei sogni.
Non c’è nessuno.
Apro di più gli occhi,
cercando di vedere meglio, come se si fossero tutti mimetizzati con la
tappezzeria. Poi improvvisamente mi viene in mente: è il mio turno di guardia
notturna, è ovvio che non ci sia nessuno. Maledizione a me, alla mia
testardaggine e a quello spadaccino fallito: perché non si è stato zitto
anziché contestare il fatto che ne io ne Robin abbiamo mai fatto il turno di
guardia a luna piena? Adesso potrei starmene tranquillamente a dormire beata
nel caldo soffocante del mio letto anziché essere qui a farmi entrare l’umidità
nelle ossa. Ma io, ovvio, non posso abbassare la cresta contro di lui, e ho
accettato di stare alla agghiaccio (letteralmente parlando) e controllare la
rotta in questo strano mare, pur di non vedere il sorriso di trionfo e di
scherno sul suo volto, ripetere che sono una strega aguzzina buona solo a fare
la ladra…
A nulla sono valse le
proteste di Sanji a dire che due angeli come me e Robin non possono rovinarsi
il sonno per degli zoticoni come loro: e sono pienamente d’accordo. Ma alla
fine di tutto, anche io e la mia sorellona dovremo passare due nottate fuori
dalla camera e non certo per divertimento.
Sento dei passi sul ponte:
qualcuno sta salendo dalla camera dei ragazzi, la botola si chiude lentamente,
un gesto delicato, come per non svegliare gli altri, come per non svegliare
qualcuno…
Conosco bene questo genere
di azioni, quando scappavo dalle navi di pirati che derubavo, la notte, facevo
di tutto per non farmi sentire: azioni che dal di fuori potrebbero sembrare
premurose… Si, certo, premurose… Per me, magari! Non certo per quei balordi!
Che periodo schifoso, la mia adolescenza…
Quello che dovrebbe essere
uno dei momenti più belli della vita di una persona, ricordata come il periodo
più brutto. Non ci tornerei nemmeno a lingotti d’oro pieno… Beh, forse per
lingotti d’oro pieno si… Anche con qualche gioiellino sopra… Bah, sono sempre
la solita!
Scuoto la testa mentre
sento finalmente la porta della cucina che si apre.
E’ Rufi.
Sembra stupito di vedermi
qui. Non si aspettava certo che alla fine facessi per davvero il turno di
notte. La sua faccia basita mi fa venire da ridere. Come sempre d’altronde.
Rufi è l’unico che non riesca mai a cancellarmi il sorriso dalle labbra.
Meglio così altrimenti
Genzo lo farebbe a fettine! So tutto, si! Una volta, in un delirio da sbronza
mi ha raccontato quello che il vigilante della mia piccola isola, gli aveva
fatto promettere per il mio bene. Dio, quanto ho riso quella sera! Stavo per
collassare seriamente e sarebbe stato un guaio visto che non avevamo ancora
Chopper nella ciurma.
Finalmente è riuscito a
schiodarsi dalla porta e mi rivolge la parola.
-Nami… Come mai tu sei
qui?
-Turno di notte… Non è
giusto che tutti voi dobbiate farlo e io e la sorellona no, o sbaglio?- sfoggio
uno dei miei migliori sorrisi, per far credere che lo faccio seriamente per un
attacco di fratellanza.
-Non mi convinci, secondo
me… Lite con Zoro!!!
Uff, mi conoscono già così
bene qua dentro?! Lo guardo con occhi colpevoli, mentre allargo un timido
sorriso.
-Colpito in pieno…
-Lo sapevo!- fa lui,
felice come un bambino –Conosco bene la mia ciurma!
Finalmente dopo lungo
ridere, arriva il momento della fatidica domanda.
-E tu, invece? Che ci
facevi quassù?
La sua reazione è da
manuale: dapprima sbianca per poi riprendere colorito gradualmente fino ad
arrivare a un vivissimo rosso pomodoro. Conosciamo bene il nostro capitano!
-Beh, ecco… io…
-Si?- lo sprono crudele
io.
-Ma tu guarda che ora si è
fatta!! E’ proprio tardi!- svia il discorso in modo pessimo –Si, sono davvero
stanco. Forse è meglio se torno sotto, eh?
Si gratta la nuca
imbarazzato e indica con un dito la stiva sotto di noi. Stava aprendo la porta
della cucina, quando:
-Vai pure sotto, lontano
dal frigorifero!
-Sgamato!- mormora lieve
lui, girandosi poco, mordendosi la lingua.
Gli sorrido e lui fa
altrettanto prima di darmi la buonanotte e allontanarsi definitivamente dal suo
Raftel notturno.
Lo osservo mentre chiude
la porta dietro di se e subito mi prende una voglia di richiamarlo, almeno la
sua compagnia mi avrebbe tenuta sveglia.
Ma così non faccio… E’
meglio se torna a dormire, un pericolo in meno per le nostre scorte alimentari.
I miei pensieri tornano a
divagare, felici nel mondo dei ricordi. Mi torna alla mente Bellmere, che
quando non riuscivo a dormire mi faceva una specie di tisana al mandarino, che
lei proclamava come sua invenzione ma che era ovviamente un modo come un altro
per risparmiare sulla camomilla.
Che tempi che erano
quelli.
Ributto ancora la testa
sul tavolo, con un sonoro tonfo, prendendola poi tra le mani, quasi a voler
soffocare quello sprazzo di sonno e mi massaggiò la fronte laddove ha sbattuto
contro il tavolo…
Prima Rufi diceva che era
tardi… Chissà che ora si è fatta. Cerco con lo sguardo l’orologio sul muro, gli
occhi quasi completamente vinti dalla stanchezza, fino a che non lo trovo,
appeso sopra la porta che con le sue lancette attive e sprezzanti della
spossatezza che invece si sta facendo padrona di me, mi mostra fiero l’ora: le
tre di notte.
Dio, sono davvero stanca.
Sto personificando un orologio. E mentre penso questo, un lieve sorriso si
dipinge sulle mie labbra.
Poi i miei occhi si
spalancano un po’, alla vista del frigo davanti a me: potrei seguire l’idea di
Rufi… Che ladra che sono! Mi attacco anche alle idee altrui.
Mi alzo, pensando allo
yogurt che lo stesso pomeriggio ha graziato il mio palato, e mi dirigo
barcollante verso la portiera bianca del freezer. Si vede che non sono affatto
abituata a questo genere di veglie.
Il freddo e il refrigerio
mi investono in pieno, risvegliando un po’ i miei sensi sopiti; vedo l’enorme
barattolo di yogurt alle fragole che avevo lasciato in sospeso, e lo prendo un
po’ titubante.
-Ma dai!- mi dico dopo
essermi decisa a prenderlo in mano –Che vorrà mai farmi qualche cucchiaiata di
yogurt!!!
Ritorno a tavola e, dopo
essermi seduta, rigiro un po’ il cucchiaino che avevo lasciato dentro -tecnica
che uso sempre per evitare di farmi fregare il cibo dal frigo: con le belve
feroci che si aggirano sulla Going…!- per poi decidermi finalmente a portarlo
alla bocca e gustare ancora il dolce e delicato sapore del dolcificante alle
fragole fermentato nel latte. Per un po’ continuo così, con questo movimento
automatico, ringraziando mentalmente Sanji di averlo comprato.
Quando mi ritrovo a
raschiare il fondo per finirne definitivamente il contenuto, sorrido, pensando
che avrei dovuto mangiare solo qualche cucchiaiata…
-Maledetto Sanji…-mormoro
tra me e me mentre butto il vasetto vuoto nella pattumiera ma una voce calda e
profonda mi fa sobbalzare.
-Grazie mia dea, i tuoi
complimenti sono sempre i più graditi…
Mi volto, immaginando chi
potesse trovarsi dietro di me e infatti il sorriso del cuoco mi accoglie,
poggiato con una spalla sullo stipite della porta, le braccia conserte, lo
sguardo addormentato.
-Che ti sei svegliato a
fare!- lo rimprovero io, un po’ mammina.
-Ero preoccupato per te.
Quello zuccone di uno spadaccino è più testardo di un mulo, talvolta- e così
dicendo prende posto davanti a me.
-Non ho bisogno delle tue
premure…- gli rispondo scocciata.
Non so perché mi comporto
sempre così con Sanji, gli voglio bene in fondo. Ma il fatto che dimostri sempre
tanta accortezza nei miei confronti mi fa andare assolutamente fuori dai
gangheri… Mi fa sentire debole e incapace di badare a me stessa mentre invece è
tutta la vita che cerco di dimostrare il contrario.
Si rattrista un po’ per la
mia risposta acida, ma cerca di non farmelo notare, nascondendosi dietro uno
dei suoi tanti sorrisi falsi e economici che riserva ogni giorno a me e a Nico
Robin. Il mio sguardo si indurisce ancora di più a questo suo modo di
comportarsi: perché non cerca una buona volta di essere più sincero? Preferisco
molto di più la schiettezza fredda e antipatica di Zoro a questo suo modo
fifone e prevedibile di comportarsi, sempre così conforme ai suoi ideali…
Magari sarà un complesso di inferiorità il mio, chi lo sa? Altrimenti non si
spiega l’insofferenza che nutro verso la maggior parte delle sue azioni…
Comunque noto che,
nonostante tutto, questa notte non è molto interessato a farmi le feste, sarà
la stanchezza, sarà la mancanza di pubblico, ma è più tranquillo, è meno
artefatto.
Mi “grazia” solo di un
sorrisone, poi come se niente fosse si alza e mi raggiunge. Lo vedo proprio
strano sta sera il biondino, non riesco a leggere, come faccio sempre, le sue
intenzioni negli occhi che sembrano sempre la sua parte più sincera… Almeno credo…
Si fa vicinissimo a me, mi
guarda fisso negli occhi, ma poi all’ultimo si scansa, capperi mi ha fatto
venire un colpo!!
Prende un bicchiere dalla
credenza e lo riempie d’acqua dal lavandino. Non c’è che dire, è proprio strano
sta notte… Chissà che gli è preso.
-Perché non prendi l’acqua
dal frigo? C’è fresca!- gli chiedo in tono indisponente io. E’ un modo per
farlo reagire; spero per lui che uno di questi mi chiederà che gli ho fatto di
tanto male e poi mi manderà elegantemente, come ogni cosa che fa, affanc*lo.
-Mi sono svegliato adesso,
potrebbe farmi male- è la calma fatta a persona! Non fa una piega alle
sfrecciatine velenose che gli lancio, magari è felice di riceverle, che ne so
io? Un Sanji masochista? Non c’avevo mai pensato…
Con fare schizzinoso mi
rimetto a sedere, senza degnarlo di uno sguardo, credo che prima o poi se ne
andrà, e forse è la cosa migliore…
Devo però ammettere che
anche io sto strana sta sera… Sarà per la veglia forzata, ma proprio mi sento
più insofferente del solito. Basta vedere come ho trattato fino ad ora il
povero cuoco. Eppure non è mica venuto per offendere me e tutta la mia stirpe,
anche se credo che presto lo farà… No, sarebbe così poco Sanji…
E’ passato almeno un
quarto d’ora da quando è venuto qua: è seduto dall’altra parte del tavolino,
che sfoglia uno dei libri che la sorellona gli ha prestato, senza dire una
parola.
Io non faccio altro che
rigirarmi la testa sulle braccia conserte cercando una posizione comoda. Devo
dire che mi sento un po’ a disagio; non sono stata mai tanto a lungo sola con
lui. Gli lancio un’occhiata e, dallo sguardo rilassato che gli distende il viso
al contrario di me, noto la sensazione di tranquillità che lo padroneggia, come
se fosse solo nella stanza, come se non esistessi…
E’ ufficiale, qualcuno ha
rapito Sanji e ha preso il suo posto nella ciurma.
Speriamo solo che sappia
cucinare come lui…
Come sono cattiva…
-Ehi?
-Uhm…-mi risponde senza
destarsi dal libro.
-Ma sei il vero Sanji?-
gli domando ironica io.
-Che intendi?
-È un quarto d’ora che non
mi tormenti e te ne stai seduto a leggere come se fossi solo nella stanza.
Mi sorride semplicemente
per poi dirmi:
-Non ti pensavo così
egocentrica… Forse ti ho viziato troppo.
Che infame!!! Come si
permette!
Lo guardo quasi incenerendolo.
Do uno sguardo al logpose, magari distogliendo il pensiero, sbollisco.
La rotta è sempre giusta,
per fortuna.
Poi torno a concentrarmi
su di lui. 1 a 0, palla al centro, non c’è che dire! Ma io non sono il tipo da
farmi vincere così facilmente e torno di nuovo all’attacco.
-Non sono egocentrica…
Semplicemente non mi sembri tu… Insomma, sto arrivando alla seria convinzione
che qualcuno abbia rapito il Sanji vero e tu sia venuto a sostituirlo!!
-Ah Ah!! E se così
fosse??- mi guarda sornione, sfidandomi… Vuole vedere come reagirei a una
situazione simile. Non avrei problemi a rispondere a un’analoga domanda, sempre
pronta a ricorrere all’uso della schietta e cinica ironia; invece adesso il suo
sguardo mi penetra, mi mette in imbarazzo, mi fa sudare freddo non riuscendo a
concentrarmi bene su una risposta abbastanza sarcastica.
-Beh… Spero che cucini
altrettanto bene- gli dico con sufficienza, spostando lo sguardo dai suoi occhi
inquisitori.
-Mio Dio se puoi essere
stronza…
E così dicendo si alza e
se ne va, sbattendo il libro sul tavolo.
Credevo stesse scherzando,
non può essersela presa sul serio! Non è cosa degna del nostro cuoco, fare
l’offeso con me per una cosa simile. Non so perché ma senza
controllarmi, mi alzo anch’io dalla mia sedia e lo raggiungo, fuori: odio avere
le cose fuori controllo, fuori previsione e questo improvviso cambiamento di
Sanji mi fa andare in bestia, magari più di prima. Ma è veramente lui che mi fa
andare in bestia??
Lo cerco affannosamente
con lo sguardo finché non vedo un lumino rosso che nel buio pesto della Rotta
Maggiore, si fa timidamente strada.
Scendo velocemente le
scale e lo raggiungo alle spalle, senza avere il coraggio di chiamarlo.
Si sta accendendo una
sigaretta, come prevedibile.
Mi ricorda casa mia l’odore
acre e forte del fumo, che ti entra nei polmoni e prende strada dentro di
te.
-Che c’è ora?- mi rivolge
la parola scorbutico.
Non rispondo, troppo presa
dalla nostalgia di Coconut Village, racchiusa in un semplice profumo, o meglio
dire, puzzo.
Sono risvegliata
improvvisamente da un onda particolarmente violenta che da una botta al
veliero, come volendomi spronare.
-Che ti prende sta sera
Sanji?- l’accuso io.
-E a te che ti prende ogni
volta? Eh?
-Ma che stai dicendo?
-Si, certo! E’ super normale
per la cara Nami offendere lo stupido cuoco! Tanto, che gli fa!!?? Anche se può
non essere troppo corretto, questa è la normalità e l’importante è che alla
Nami calcolatrice che tutti noi siamo abituati a conoscere, non sfugga niente
da sotto il controllo, o sbaglio??
Le sue parole mi
feriscono. E’ vero, il problema non era lui, ero io… mi sentivo stupida,
bambina ma soprattutto umiliata perché qualcuno che io consideravo rasente al
disprezzo, aveva osato cinicamente affrontare la realtà che mi circondava senza
che gliel’avessi chiesto.
Poi, la sua risata….
-AHAHAH…
Come svegliata da una
secchiata d’acqua gelida. La sento risuonare nel silenzio del ponte,
amplificata, nonostante lui effettivamente stesse ridendo in modo normale.
-Dai, non te la prendere,
è tutto un gioco!!!- e mi da un buffetto amichevole sulla guancia che io
allontano sdegnosa.
-Cosa cazzo stai dicendo!
-Ma si, dai! Posso
prendermela per una stronzata simile? Intendo dentro alla cucina… Eppure mi sei
corsa dietro… Vuol dire che non ti sono così indifferente come continui a
dimostrare, no?
-Vuoi dire che…
-Si, ti ho preso in giro
tutto il tempo, deve capitare anche a te qualche volta, mica posso subire solo
io? Servile si, ma non fesso!
Sono ancora stupefatta e
basita di fronte alla faccia serena completamente diversa da quella che mi ha
accolto poco prima… Possibile che stesse davvero mentendomi quando mi ha detto
tutte quelle cose?
-Non stavi mentendo prima…
Lui mi fissa, dapprima un
po’ spiazzato, poi recupera la sua proverbiale calma e, aspirando un altro
lungo tiro dalla sua sigaretta, mi fa, enigmatico come al solito da sta sera.
-Chi lo sa?
-Comunque resta il fatto
che mi hai preso in giro!!! Sei un vero bastardo!
-Senti chi parla…
E avvicinandosi con uno
scatto felino, mi stringe tra se e l’albero maestro, quasi senza lasciarmi lo
spazio per respirare.
-Non sono una marionetta
Nami, da prendere e lasciare quando più si ha voglia, io a te ci tengo, mi
piaci da matti e per quanto ci provi finisco sempre per cascare ai tuoi piedi.
Ma non so per quanto a lungo questo può durare perché credo che dopo un po’ il
caro vecchio Stupi-Sanji si possa stufare.
Poche parole in grado di
fulminarmi. Sono impietrita, non riesco a proferire parola; inebriata e
incantata dal sussurro che sento nel mio orecchio, dal suo corpo tanto esile
che ora mi sovrasta contro l’albero maestro e quell’odore di buono mischiato al
fumo, più forte per la sigaretta che aveva appena buttato in mare.
Appena finito di parlare
rimane qui, ancora un po’ a respirarmi e a farsi respirare e io, devo purtroppo
ammetterlo, non ho né la forza, né probabilmente la voglia, di scansarlo, come
invece non mi intimorivo a fare ogni volta che si faceva troppo vicino.
È un altro Sanji sta sera,
senza alcun dubbio.
E a me non dispiace
affatto.
Magari lo voglio.
Anzi, senza magari, lo
voglio!
Tanto che senza preavviso
lo avvicino a me, prendendolo con forza per il nodo della cravatta, facendogli
passare un’ultima prova del fuoco: accostandogli senza ritegno le mie labbra
alle sue, respirandogli sopra, senza fare niente.
Vedo i suoi occhi, scruto
i suoi occhi, fissi sulla mia bocca, pronti alla mia prossima inaspettata
azione. Non reagisce, asservito a me ma mantenendo a differenza di sempre la
fierezza e il carisma maschile che tanto adoro. Ed è così che decido di
baciarlo davvero.
Ci uniamo in una danza
focosa e infinita, tanto abbiamo voglia l’uno dell’altra. Lui preme il suo
bacino con più veemenza contro il mio, facendomi sentire quanto mi desidera. Io
sorrido nel nostro bacio, apprezzando questa sua spudorata dichiarazione.
Non capisco nemmeno io il
perché di tutto ciò: io disprezzavo quasi Sanji per il suo modo petulante e
decisamente troppo sottomesso, invece ora, rapita da un piccolo discorso, detto
nella maniera giusta, mi ritrovo quasi a farlo addosso all’albero maestro della
Going Marry con lui.
Non sono io. Anch’io sto
cambiando nel modo imprevisto che tanto odio??
Spero di no…
Mordo le sue labbra dolcemente
mentre lui decide di staccarsi da me per riprendere un po’ di fiato, non prima
di un dolcissimo bacio a fior di labbra, come per non dimenticare il mio
sapore, come per suggellare ulteriormente la nostra unione.
Lo fisso negli occhi e
entrambi scoppiamo a ridere. Per poi riprenderci con un altro bacio. Più breve
e meno passionale dell’altro. Semplicemente dolce e calmo, tranquillo, sicuri
che ritrovati non potremmo mai più perderci…
Ci sediamo a terra, con la
schiena appoggiata all’albero. Lui accende un’altra sigaretta e notandomi quasi
in disparte, mi abbraccia e mi attira a
se, permettendomi di poggiare la testa sul suo petto.
-Ehi, Sanji, stupido
cuoco, non credere che io ora sia tua proprietà!- lo stuzzico io.
Ride e dopo ciò mi scocca un
affettuoso bacio fra i capelli.
È un altro Sanji sta sera,
senza alcun dubbio… ma forse nemmeno troppo
E’ invece certo che questa
di sta sera è un’altra Nami…
#FINE#
Ciao a tutti!! Eccomi
tornata con la mia prima One-Shot! Ho voluto dedicarla alla mia coppia
preferita di questo fantastico manga che è One Piece, visto che ci sono poche
poche poche FF su Nami e Sanji, mentre strabordano le Zoro/Nami e le Rufi/Nami…
Non che sia niente di
eccezionale come FF, spero comunque vivamente che ci sia qualcuno a cui piaccia
e che confuti ciò che ho detto, d’altronde la speranza è l’ultima a morire!^^
Ringrazio tutti coloro
che hanno avuto il coraggio di leggerla fino alla fine, 1 mega-kisssssss a
tutti voi!!! E mi raccomando, tanto che ci state, COMMENTATE COMMENTATE
COMMENTATE!!!!!
P.S.= Riconosco i diritti di autore a Wolf per quanto riguarda la definizione “Stupi-Sanji”. ^_^ Le tue FF sono meravigliose!