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Autore: Mizar19    24/11/2009    11 recensioni
Un paese perbenista. Alcune famiglie. Due ragazze molto diverse, ma al contempo troppo simili. No, non è un "incontro-corteggiamento-passiamoaifatti-lietofine". Loro sono già felicemente assieme.
Inseriamo ora alcuni elementi di turbolenza: un trasloco repentino, sexy compagne di scuola, austere o lunatiche, incomprensioni e incomunicabilità.
Si verrebbe così a creare un mosaico di individui, ognuno con le sue ossessioni, i suoi desideri e le sue paure; un eterogeneo gruppo di ragazzi (e non solo) le cui vicende si legano e intrecciano attorno a quella di Maria Cristina, appassionata giocatrice di pallavolo, e Federica, poliedrica artista.
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La decima Musa'
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t.s.e.CAP14 Ed eccovi un aggiornamento XL (dove L sta per long) dove regna indiscussa la digressione!
Buona lettura :)

Rinnovo i miei ringraziamenti a tutte le ragazze che continuano a recensire, i vostri commenti mi rendono davvero felice!!!  :)

******

Capitolo XIV
DOPPIA MANDATA

Sedeva su una poltrona blu scuro, le gambe rannicchiate.
Si aggiustò gli occhiali sul naso. E pensava.
Ludovica le stava raccontando concitatamente di un fantastico spettacolo di cui era stata protagonista poco tempo prima, ma il cervello di Federica era scollegato e la sua mente vagava decisamente più a nord.
Chissà cosa sta facendo la mia Mari...

*

Quando il campanello suonò, Simone si precipitò ad aprire.
Era giorno di grandi rimpatriate, il 14 aprile 2008.
E ovviamente si sarebbero tenute nella nostra enorme sala da pranzo.
In mattinata, ci sarebbero state solamente la famiglia di Federica, quella di Walter e i miei nonni paterni, nel pomeriggio ci avrebbero raggiunto alcuni amici storici dei nostri genitori con prole al seguito.
Ludovico e Lilith furono i primi ad arrivare.
Lui sfoggiava un completo jeans e camicia bianca, sotto ad una giacca nera, lei un paio di leggins neri e un vestitino viola.
Appena oltrepassata a soglia, Walter sparì nella stanza di Simone assieme a mio fratello, presi dai loro affari.
Io sbuffai.
Seduta sulla poltrona, attendevo, come un predatore in caccia, che Federica arrivasse, per saltarle addosso.
Appena qualche minuto dopo, il campanello suonò. Il leopardo era pronto a scattare.
Eccolo, il mo angelo.
- Ciao Erica! -, le nostre madri si abbracciarono.
I ragazzi entrarono, togliendosi le giacche.
Federica indossava un informale vestito blu, che avvolgeva ogni curva del suo corpo, fino a metà coscia.
Sentii un calore conosciuto impossessarsi del mio basso ventre. Lei mi lanciò un dolce sorriso, la sua esca. E io abboccai.
Mentre Mattia raggiungeva i moschettieri nella stanza di Simone, Federica ed io ci spostammo in camera nostra.
Mi affrettai a chiudere la porta e a dare due giri di chiave nella toppa.
- Sei stupenda - le dissi, prendendole una mano e facendole fare un giro su se stessa.
Le sue lunghe gambe sinuose si muovevano con grazia.
- Facciamo pendant... - mi sussurrò all'orecchio, poggiandomi le mani sulle spalle e sporgendosi verso di me.
Io indossavo un paio di jeans azzurro chiaro e una camicia dello stesso blu del suo vestito.
Posai le mani sui suoi fianchi, la stoffa del suo vestito scivolava agilmente sotto le mie dita.
- Mi piaci con il vestito - le dissi, stringendola a me.
- E tu mi fai impazzire con la camicia... - sussurrò, mordicchiandomi un orecchio.
Chiusi gli occhi, abbandonandomi al suo tocco.
Passai le dita della mano sinistra fra i suoi morbidi capelli, che aveva piastrato per l'occasione.
Mentre mi baciava e mordicchiava il collo, la sua mano destra iniziò a sfilare i bottoni della camicia dalle loro asole.
Uno. Due. Tre...
Poi la sua bocca si spostò sul mio seno.
Avevo bisogno di sedermi, mi tremavano le gambe.
Le sollevai il viso, aprendo gli occhi. Desideravo ardentemente baciarla, stringerla, fondere i nostri profumi.
- Mari... - mormorò lei, gli occhi frementi per il piacere.
Senza risponderle, la sollevai. Fede mi strinse le braccia attorno al collo, sorridendo.
Le depositai con attenzione sul letto, mentre lei si abbandonava al tepore della trapunta.
Non saprei dire esattamente per quanto tempo restammo ad amoreggiare, ricordo solo le sue candide mani sul mio corpo, i suoi mugugni e le risatine varie.
Poi la feci sedere sul bordo del letto, io mi inginocchiai davanti a lei.
- Che stai facendo? - mi chiese lei, arrossendo.
- Secondo te? -, alzai un sopracciglio con aria eloquente.
Posai un bacio sul suo ginocchio nudo, mentre con la mano le alzavo l'orlo del vestito.
Mentre risalivo lentamente lungo la sua coscia, baciandola con delicatezza, la sforai con la punta delle dita sotto al vestito. Lei gemette.
Federica si stava puntellando con una mano, era leggermente sbilanciata all'indietro, mentre con l'altra mi carezzava i capelli sciolti.
- Non sei scomoda... così... inginocchiata? - stava tentando di formulare una frase di senso compiuto.
- Shh... non preoccuparti -, le lanciai uno sguardo malizioso, prima di posare l'ultimo bacio sulla sua gamba, vicinissimo all'orlo dei suoi slip.
In quell'esatto momento, bussarono alla porta.
- Sì? - chiesi, alzandomi in piedi rapidamente.
- E' quasi pronto pranzo, venite giù -, era la mamma di Federica.
- Arriviamo - rispose Federica, con voce tremula.
Sentimmo i suoi passi che si allontanavano.
- Che spavento... - mormorò, portandosi una mano sul cuore.
- A chi lo dici! -, le presi una mano per tirarla su.
- Proprio sul più bello - sbuffò Federica, richiudendo i bottoni della mia camicia.
- Ci sarà tempo dopo - le ricordai, carezzandole una gamba. La sua pelle fu percorsa da un brivido.
Scendemmo nella sala da pranzo.  
C'erano proprio tutti: a capotavola a destra sedeva mio padre, dalla parte opposta Mattia, io presi posto accanto a lui, con Federica alla mia sinistra, di fronte a noi sedevano Simone e Walter.
Margherita ed Edoardo sedevano accanto ai nostri genitori.
I nonni paterni, Mario e Cinzia, impettiti nei loro abiti formali, erano ultraconservatori e ad ogni pranzo famigliare vi era l'immancabile discussione politica: durante gli anni, mio padre, per una questione di interesse economico, aveva spostato il suo pensiero verso il centro destra, mentre mia madre era rimasta una fiera libertina di sinistra.
Mia madre eLilith erano in cucina che si organizzavano per servire gli antipasti.
- Dopo torniamo su, vero? - mi sussurrò Federica all'orecchio.
- Puoi giurarci... -
- Papà, ma chi viene dopo? - chiese Walter, tagliando il pane.
- Allora... ovviamente Maddalena e Luciano, con Andrea... -, Walter lo interruppe subito.
- Cosa? Quel mentecatto? Viene anche lui?! Ma... -, Ludovico lo zittì con un'occhiataccia, ma aveva pienamente ragione.
Andrea era uno di quei ragazzi sicuri di se' fino all'arroganza, tronfi ed egocentrici e tutto ciò, associato ad uno scarso livello cerebrale, non portava mai nulla di buono.
- Verranno anche Ofelia, Hans con Clara e la loro figlia Luisa - terminò Ludovico.
Lilith mi mise nel piatto una fetta di salame crudo e una di prosciutto cotto, la ringraziai.
- Walter! Shut up and give me your dish -, lui stava allegramente sparlando di Andrea con suo cugino e mio fratello. Sua madre, quando lo coglieva in fallo, lo rimproverava sempre in inglese: era decisamente più aggressiva nella sua lingua madre.
Durante il pranzo, ovviamente, si discusse di scuola e di amici, di voti e professori, persino di letteratura latina e chimica!
Appena i miei nonni tirarono fuori l'argomento "politica", mia madre saltò su dicendo che era ora del secondo. Arrosto di tacchino.
Fede mi posò la mano sulla gamba e poggiò il suo naso contro la mia spalla.
- Vuoi andare su? - ridacchiai, lei annuì.
- Con il naso così sembri un maialino - la presi in giro affettuosamente.
Lei fece il broncio e si voltò dall'altra parte.
- Dai! Sei proprio offendina! -, sorrisi solleticandola sui fianchi. Anche lei ridacchiò, presa alla sprovvista.
- Mi faccio perdonare dopo - le garantii sottovoce.
Sul suo volto si aprì un'enorme sorriso.
Mentre terminavamo il secondo, notai l'impazienza scritta negli occhi di Federica. Si era ingozzata ad una velocità supersonica.
- Dopo non digerisci - la redarguii, posandole una mano sul polso.
Lei rise.
Rimasi ad osservarla per un po', stregata dai suoi movimenti, dalla sua voce e dal suo profumo inebriante.
All'improvviso Federica mi portò una mano alla fronte e mi scompigliò il ciuffo, per poi risistemarmelo. Dovetti averla osservata con aria interrogativa.
- Era messo male -
- Che sciocca che sei... - sussurrai, eravamo spalla contro spalla.
- Ragazze... -, Simone diede un leggero colpo al mio bicchiere con un grissino. Mi voltai irritata.
- Calmatevi -, sillabò senza emettere un suono, io feci pollice a favore, Fede arrossì.
Dopo un'attesa interminabile quel pranzo finì e noi scappammo di sopra, prima che arrivassero gli altri ospiti.
Nuovamente chiusi la porta a doppia mandata.
- Finalmente... -, strinsi Federica fra le braccia e la baciai con trasporto. Le sue braccia magre erano strette attorno alla mia vita.
I nostri corpi aderivano perfettamente, il seno dell'una premuto contro quello dell'altra.
Non ci volle molto prima di raggiungere il mio letto.
Federica si lasciò cadere sulla trapunta, invitandomi con occhi famelici a seguirla.
Mi coricai accanto a lei, la schiena contro i cuscini.
Lei si strinse al mio petto.
- Cucciola... - le sussurrai, carezzandole i capelli. Lei chiusi gli occhi, sospirando.
- Ti amo tanto - disse improvvisamente, alzando lo sguardo per incontrare i miei occhi.
Le carezzai una guancia, poi mi sporsi per posare un bacio sul suo naso.
- Anche io, tantissimo... -
Strette in quell'abbraccio ci isolammo per parecchi minuti dal mondo esterno, finchè non ruppi quella sorta di immobilità amorosa baciandola.
Mi coricai sopra di lei, baciandole il collo e mordicchiandole la clavicola. Poi cercai ancora le sue labbra, più e più volte. Ci separavamo, poi ci riscontravamo, in un gioco di lingue e tocchi delicati.
Quando ritornai a baciare le sue gambe, inarcò la schiena. Si tirò più in su, mettendosi comoda fra i cuscini.
Posai un bacio sulla stoffa dei suoi slip, lei sussultò.
Poi bussarono alla porta.
Federica soffocò un ringhio.
- Sì? - domandai, con il cuore in gola. 
Avevo chiuso a chiave, vero? Sentii la maniglia girare a vuoto. Grazie al cielo.
- Sono arrivati gli altri -, era mio padre.
Ci ricomponemmo rapide, poi tornammo sotto.
Sentivo Fede imprecare a bassa voce e non riuscii a trattenere una risatina.
- Avremo tempo dopo - le ricordai.
Nel salone si era aggiunta una coppia dell'età circa dei miei: erano Maddalena e Luciano.
Ovviamente con loro c'era Andrea. Alto, molto alto, allampanato, i capelli castani a porcospino e piccoli occhi scuri.
Diciassettenne con il cervello carbonizzato dalla televisione, dal computer e dalle discoteche, incapace di formulare frasi di senso compiuto che contenessero più di una subordinata.
- Ehi - ci salutò con una sorte di grugnito accompagnato da un gesto della mano.
Mi limitai ad un cenno del capo. Mattia, Walter e Simone, nascosti agli sguardi dei miei e dei loro amici, fingevano di impiccarsi o morire in altri fantasiosi modi.
Fede trasformò la risata in un violento attacco di tosse.
- Fede, stai male? - le chiese sua madre, preoccupata.
- No... no... davvero - riuscì a dire fra un colpo di tosse e l'altro. Era rossa come un peperone.
Sapevamo che la nostra presenza era richiesta solo per una questione di formalità e di educazione, in ogni caso nel giro di venti minuti saremmo potute tornare al piano di sopra ad occuparci di cose assai più dilettevoli.
- Ehi... -, di nuovo il grugnito, - Sentiamo un po' di musica? - chiese a mio fratello.
- C'è uno stereo in camera mia... -
- Bene -, Andrea si alzò e i tre sventurati moschettieri furono costretti ad imitarlo, altrimenti avrebbero subito le ben peggiori angherie delle loro madri.
- Siamo libere? - mi sussurrò Fede.
- Suppongo... -
Avevo tutte le intenzioni di tornarmene nel mio giaciglio d'amore con Fede, quando Maddalena m'interpellò.
- Allora Maria, come va la scuola? Immagino brava come al solito -, sorrise mostrando denti bianchissimi fra le labbra rosso scuro.
- Ehm... sì, abbastanza bene... -, mi metteva a disagio parlare dei miei voti, anche se erano positivi.
- Tu, invece, Federica, la solita media del nove, suppongo? -
Lei annuì, arrossendo nuovamente. Anche lei si sentiva a disagio ad essere elogiata pubblicamente.
Lei sosteneva: i voti che prendo son cazzi miei. Era la sua filosofia di vita.
- I tuoi genitori mi hanno detto che hai suonato per il concerto di Pasqua in teatro! Volevo venire a vederti ma ho avuto un imprevisto, immagino che la tua performance sia stata ottimale -, Fede scrollò le spalle, sempre più in imbarazzo.
- Modesta come al solito -, rise Maddalena. Notai che la madre di Federica la osservava, sapeva che era a disagio, infatti intervenne.
- Ragazze, volete andare sopra? Vi chiamiamo per il dolce -, noi annuimmo.
Grazie, Erica, grazie! Scappammo al piano superiore.
- Se bussa qualcun'altro... -, impedii a Fede di finire la frase, poichè l'avvolsi in un abbraccio coronato da un bacio.
- Aspetta... la porta - mormorò.
Mi affrettai a chiuderla a chiave.
La presi nuovamente in braccio, lei mi schioccò un bacio sulla guancia, stringendosi al mio collo.
Ed eccoci nuovamente sul letto.
Questa volta non persi tempo, le scostai subito l'orlo del vestito. Mentre la baciavo, iniziai a carezzarla lentamente.
Poi il mio cellulare squillò.
- Porca... -, imprecai sottovoce e, dopo averlo sfilato dalla tasca, risposi.
Era Francesca.
- Ciao Nex -, entusiasmo pari a zero.
- Ehi Cris! Disturbo? -, ma certo che no! Cosa te lo fa pensare?
- No, figurati... -, Fede mi strinse una mano.
- Volevo solo chiederti se per il torneo a Torino ti fai accompagnare da qualcuno -
- Ehm... credo che verrò su con Edoardo e Simone, perchè? -
- Mia madre è via, quindi nonna deve guardare i gemellini e sono senza passaggio -, come al solito, avrei voluto aggiungere.
- Non ti preoccupare, ti porto io -, Federica mi stava fissando intensamente, ricambiai il suo sguardo.
- Okay, grazie mille! Non so cosa farei senza di te! -, risi.
- Ci sentiamo ancora, ciao Nex! -
- Ciao -
Alleluia.
- Scusami amore... - le sussurrai all'orecchio, riprendendo da dove avevo interrotto.
Ma nemmeno dieci secondi dopo squillò un altro cellulare. Quello di Federica.
Con un ringhio andò a rispondere.
- Che c'è? -, tono più che scontroso.
...
- Sì, certo che ci sarò! -
...
- Il solito... -
...
- Davide, possiamo parlarne in un altro momento? -, non l'avevo mai sentita così irritata.
...
- Scusa, ti chiamo io più tardi, ciao -
- Che cattiveria -, le sorrisi riportandola fra la mie braccia.
- E' frustrante questa situazione... -, borbottò, lasciandosi stringere.
- Chiudi gli occhi -, lei obbedì.
Posai un bacio sotto al suo ombelico, discendendo lentamente. La sentii sospirare.
Con una mano risalii a sfiorarle il seno.
- Ragazze! Il dolce! -, era mia madre.
Fede si tirò su di scatto e digrignò i denti. Sembrava un gatto arrabbiato.
- Arriviamo - risposi, sapendo che Federica era troppo arrabbiata per formulare una frase educata.
- Dai amore... -, le massaggiai le spalle, strofinando il naso fra i suoi corti capelli profumati.
- E' davvero il colmo... -
- Un giorno ci rideremo su, vedrai -, dopo averle schioccato un bacio sull'orecchio sinistro, aprimmo la porta e scendemmo in salone.
Anche Ofelia era arrivata, ora sedeva accanto a Lilith e discutevano di politica. Mancavano solamente Hans, Clara e Luisa.
Il dolce consisteva in una torta di mele e un budino alla vaniglia.
- Io odio la vaniglia -, scoppiai a ridere. Federica era davvero di umore nero. Peggio della pece.
Le carezzai lentamente la schiena, tentando di tranquillizzarla.
- Che hai? - le chiese Walter, sedendosi accanto a noi con una fetta di torta in mano.
- Nulla -, lo stesso entusiasmo di un condannato a morte.
- Bugiarda - la pungolò suo fratello.
- Toglimi le mani di dosso - ringhiò scandendo ogni sillaba.
- Lasciatela stare un attimo, davvero - dissi, tentando di proteggerla dalle loro attenzioni.
- Volete del budino? - ci chiese Margherita, che se ne stava appropriando.
- No grazie -, mi sarei accontentata della superba torta di mele di mia madre.
- Io sì! -, Simone glielo strappò dalle mani e si mise nel piatto una fetta decisamente abbondante, imitato prontamente da Edoardo. Quando c'era da mangiare, i miei fratelli non si tiravano mai indietro, erano due pozzi senza fondo.
Terminata la torta restammo quindici minuti circa a chiacchierare. O meglio, io chiacchieravo, Federica annuiva.
- Mamma, è un problema se andiamo sopra? Voglio confrontare i miei appunti di storia con quelli di Mari, prima di scordarmene -, Fede raccontò quella bugia con una discreta faccia tosta.
- Certo!  -, lei ringraziò e salimmo in camera mia.
Appena entrammo mi gettò le braccia al collo e mi baciò con foga, carezzandomi i capelli e il seno.
Senza una parola, sarebbe stato impossibile pronunciarne mezza!, ci spostammo verso il letto.
Dopo alcuni abbraccia, baci e carezze, riuscii a raggiungere il mio obiettivo, ingonocchiata di fronte a lei, nella posizione iniziale di parecchio tempo prima.
Fede mormorò un "evviva", che fece ridere entrambe. Poi tornai a concentrarmi sul suo corpo. Contemporaneamente, le carezzavo le gambe e i fianchi.
Mi fermai un momento, ma solo per baciarla.
Sentivo che Federica stava tentando di trattenere i gemiti: da sotto non si sentiva nulla di ciò che accadeva sopra, ma non potevamo rischiare comunque.
Assorta com'ero, anzi, assorte com'eravamo, nessuna delle due avvertì i passi sulle scale spostarsi verso la mia camera.
Quando la porta si spalancò, quasi non ce ne accorgemmo.
Federica aprì gli occhi, io mi voltai di scatto.
Era Gianni. Immobile, sulla soglia, una mano ancora sulla maniglia, l'altra chiusa a stringere il vuoto.
Nel giro di alcuni, eterni secondi, il tempo di realizzare la situazione, la sua espressione da sbalordita e sconvolta, divenne furiosa.
Federica prese i suoi slip e si ricompose, rapida. Io non mi mossi.
- Federica... ragazze... scendete di sotto, ora -, il suo tono non ammetteva repliche.
- Papà... - tentò di spiegargli Fede, ma Gianni le afferrò un polso.
- Zitta! - la ammonì puntandole un dito contro il viso. Poi le diede uno schiaffo.
Trasalii.
Federica si morse il labbro inferiore, aveva gli occhi lucidi e sulla guancia sinistra spiccava il segno rosso lasciato dalla mano di suo padre.
Avrei voluto abbracciarla, proteggerla, impedire ciò che era appena accaduto. Ma non osavo muovermi.
- Andiamo -, lo seguimmo.
Il mio cuore batteva così violentemente, che ogni battito scuoteva tutto il mio corpo.
Come avevo fatto a scordarmi di chiudere a chiave?!
Era stata tutta colpa mia.
Cosa sarebbe accaduto ora? Non volevo scoprirlo, ma sarebbe stato inevitabile. A causa di una distrazione, ora rischiavamo di non poterci più vedere.
L'unica speranza era mia madre.
Quando entrammo in salone, suo padre ci costrinse a prendere posto sul divano e a rimanere con loro fino alle sei, ovvero finchè non se ne furono andati via tutti quanti.
Ovviamente, davanti ai suoi vecchi amici non avrebbe osato dire una parola. Bastava Veronica a farlo vergognare.
Quando anche Hans e Clara si chiusero la porta dietro le spalle, Gianni si alzò in piedi.
Tutta la sua rabbia sarebbe esplosa a momenti sui presenti.
Federica si strinse inconsciamente contro di me.
- Tutto bene, caro? -, era Erica, assolutamente ignara.
- Tutto bene un cazzo! - urlò alla moglie.
- Calmati! Si può sapere cosa ti prende? - gli chiese Ludovico.
- Cosa mi prende?! Voi non avete visto... voi non avete appena visto... -, era talmente furioso che non riusciva a mettere in fila le parole.
Ovviamente, Simone, Mattia e Walter avevano capito cos'era accaduto.
Mio fratello mi guardò, come per dire "sapevi che un giorno l'avrebbero scoperto".
Sì, ma sarei stata io a dirglielo e sarebbe stato molto meglio!
- Federica e Maria Cristina... di sopra... -, dallo sguardo che mi rivolse mia madre, appresi che aveva intuito qualcosa.
- Per favore, Gianni, potresti andare al sodo? -, Erica era spazientita.
- Anche Federica è lesbica - rispose con rabbia.
Il silenzio ora pareva opprimente. Mia madre mi guardava senza volermi dire nulla in particolare, mio padre stava assumendo un colorito fra il rosso e il viola, mia sorella storceva il naso, schifata.
Sentii Federica tirare su con il naso, sulla palpebra inferiore le scintillavano alcune lacrime.
- Tu non hai nulla da dire? - mi chiese mio padre.
- No - risposi a voce bassa.
- Da quanto tempo va avanti questa storia? -, Gianni stava interpellando sua figlia.
- Da un po'... - rispose lei, la voce ridotta ad un sussurro.
- Un po' a quanto corrisponde?! -, il suo tono acido e aggressivo faceva ritrarre sempre più Fede nel suo guscio.
- Corrisponde a più di due anni - risposi al posto suo.
- Cristo Santo! - esclamò Gianni, furioso.
- Non è il caso di bestemmiare - lo redarguì Erica.
- Ma hai sentito?! -
- Certo che l'ho fatto, ma, ripeto, non scomodare le alte sfere per questo! -
- Andiamo a casa, per favore - ringhiò Gianni.
- Papà, piantala con questa sceneggiata - saltò su Mattia.
- Tu taci -
- Col cavolo! Guardala! E' pur sempre tua figlia! -
- Non è questo il punto - s'intromise mio padre.
- E quale sarebbe? -, anche Simone voleva prendere parte alla discussione.
Io preferivo tacere e osservare.
Non avevo voglia di piangere, di parlare, di gridare o di muovermi. Semplicemente speravo che tutto questo putiferio si placasse rapidamente.
Ero come un sasso impassibile alla corrente.
Accanto a me, invece, Fede piangeva silenziosamente. La cosa che mi feriva di più era vedere la sua tristezza.
Assorta nelle mie riflessioni, quasi non mi resi conto che si era scatenata una vera e propria lite fra Mattia, Simone, mio padre e Gianni, mentre i genitori di Walter assistevano imbarazzati.
- Mattia taci, prima che decida di rinchiuderti in casa a vita! -
- Rinchiudermi dove che sono maggiorenne?! Non hai alcun diritto su di me! Lo capisci che tua figlia non è cambiata? Ha solo una diversa visione della vita! -, non avevo mai sentito Mattia sbraitare con tanta foga.
- Diversa un cazzo!  Ma porca puttana, è una cosa perversa! -, Federica si lasciò scappare un singhiozzo più rumoroso a quelle parole.
Decisi che era tempo di far sentire le mie grida.
Mi alzai in piedi di scatto.
- Come ti permetti di definire "perversa" la nostra relazione?! Su che basi? Solo perchè siamo due donne? Credevo foste più aperti mentalmente, molto più aperti! -
- Sì, perchè siete due ragazze! E io sono aperto quanto basta! Ciò che è successo prima... erano solo stronzate da ragazzini con troppi ideali utopici per comprendere quel è la vera realtà! -
- Gianni, basta! -, ora era intervenuta anche mia madre.
- Paola, non è il caso -, mio padre aveva fatto un passo falso: mai contraddire così sua moglie.
- Invece è il caso eccome! - sbraitò - Punto primo: se sono state assieme per più di due anni e tu non l'hai mai saputo, perchè dovrebbe essere ora diverso il rapporto con tua figlia? Punto secondo: se hanno una relazione da così tanto tempo, dubito che sia una semplice scarica di ormoni, ti pare? Punto terzo: ... -, Gianni le impedì di proseguire con la sua lista.
- Punto terzo: mia figlia se la fa con una donna! Cazzo! Una donna! -
- Gianni, andiamo a casa, hai dato abbastanza spettacolo... -
- Ecco, andiamo, è meglio -
Federica non osava muoversi. La guardai nei grandi occhi acquosi, vi leggevo solo paura.
Poi, inaspettatamente, sua madre parlò.
- Amore, tu resta da Mari, sempre che per Paola non sia un problema... -, mia madre annuì, contenta della soluzione.
- Ma certo, resta pure! -
- Vieni Mati, andiamo a casa -
Quando tutta la famiglia Mantovani, tranne Federica, uscì, mio padre e mia madre andarono nella loro stanza.
Era in arrivo una bufera.
- Sai, l'ho sempre saputo -, era la prima volta che Margherita apriva bocca.
- Come? -
- Per mia sfortuna, siamo gemelle -
- Non so di chi sia la sfortuna più grande -
- Ragazze, piantatela -, era Simone.
- Me ne vado, non ho voglia di discutere con
una del genere -, Margherita si alzò e si diresse verso la sua stanza. Non la mandai a quel ben noto paese per intercessione divina.
Anche Edoardo, senza dire una parola, se ne andò.
- Cucciolina... -, mi sedetti accanto a Federica e l'abbracciai forte. Lei aveva smesso di piangere, ma non di tremare.
- Vi lascio sole... ragazze, mi dispiace -, mi diede una pacca sulla schiena e strinse la spalla di Fede, poi anche lui se ne andò.
- Vieni amore, andiamo di sopra -, la presi per mano.
Ciò che suo padre aveva detto era stato terribile, l'avevo umiliata e ferita nel profondo. Non l'avrebbe scordato facilmente.
Sapevo che mio padre pensava esattamente le stesse cose, ma non aveva avuto il coraggio di pronunciarle a voce alta, conoscendo mia madre.
Era davvero divertente scoprire che tuo padre ti consideravano uno scarto della natura e una pervertita.
Ma cosa mi importava? In fondo, io amavo Federica, volevo solo starle vicino, con o senza l'appoggio di mio padre.

*

- Decisamente non ti invidio... dev'essere stato orribile -, Giorgio scosse il capo.
- Puoi giurarci -
- Ma perchè ha reagito così male? -
- Oltre al fatto che non ci ha trovate in una situazione...ehm... casta, credo fosse anche causa di Veronica -, lui convenne.
- Ora però avete risolto, vero? -
- No, ma non importa. Cioè, tollerano la nostra relazione per serena convivenza, altrimenti Erica e mia madre li ammazzerebbero -
- Dev'essere terribile sentirsi dire certe cose da un genitore... -
- Lo è -

*

10 Novembre 2009
Montenotte
17.43

Cara Federica,

com'è stato il tuo pomeriggio con Ludovica?

Io sono appena tornata a casa e, prima di chiamarti, voglio buttar giù qualche riga.
Prima di tutto, Giorgio sa di noi. Non gliel'ho detto io, ma l'ha capito e ormai non aveva senso raccontargli una bugia.
L'ha presa decisamente bene, anzi, sapevi che lui e Davide avevano fatto una scommessa?
Giorgio sosteneva che noi tenessimo nascoste a loro le nostre relazioni (etero), mentre Davide pensava che stessimo assieme. Mi ha confidato che ne hanno parlato spesso, soprattutto da quando sei partita.
Li ha insospettiti maggiormente il mio comportamento eccessivamente depresso, in particolare se n'è accorto Giorgio. A proposito di Giorgio, dopo devo dirti una cosa...
Comunque Davide ancora non lo sa e voglio aspettare che tu sia presente!
Poi Giorgio ha voluto alcune informazioni riguardo all'inizio della nostra storia e a quando l'hanno scoperto i nostri genitori. Ovviamente gli ho raccontato tutto, glielo dobbiamo.
Oh amore, ho voglia di stringerti forte! Sono stata tanto male immaginandoti ridere e scherzare con quella tua amica...
Quasi quasi prendo, scappo e vengo da te! Non sarebbe una cattiva idea! Magari il ponte dell'Immacolata. Oppure potresti venire nuovamente tu...
Insomma, ci metteremo d'accordo in qualche modo!
Ho avuto proprio una bella idea!
Salutami tanto Mattia, ora corro a telefonarti!
Ti amo

Maria Cristina

****

Che ne dite? Mi sono ispirata per metà a esperienza personale, per l'altra metà al racconta di un'amica.

HinaNaru: lo so, Mari è davvero fortissima, ma anche Giorgio ha una testa tutta particolare!
piccola peste: concordo con te, comunque per la successiva rivelazione non dovrai attendere troppo!
hacky87: sono contenta che ora ti sia tutto chiaro! Sì, non bisogna mai perdere la speranza :)
the angelus: se ti consola, nemmeno a me è andata così... cioè, diciamo che era una situazione parecchio strana e che lei teneva il piede in due scarpe, ma non scendiamo i dettagli! Capisco che una parte di te tifi per Momo, anche una parte di me lo fa! E' così carina... però quando vuole diventa davvero una strega :P
reby94: grazie per i complimenti! Già, la loro storia è parecchio tenera...
Asterope: grazie mille! Spero tu abbia gradito anche questo flah-back ;)
harderbetterfasterstronger: già, dovrebbero farla Santa! Mi fa davvero piacere quello che hai scritto, sono lusingata!
Apia: figurati, don't worry ;) Sono contenta che la storia ti piaccia sempre più! Concordo con te, Monica è molto ambigua, tende a non fidarsi troppo degli altri e ad assumere atteggiamenti distaccati e "strani", tranne che con Antonella, la sua migliore amica, l'unica che la conosca davvero.

Grazie ancora a tutti quanti!
A presto

Mizar
   
 
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