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Autore: wari    24/11/2009    18 recensioni
Sasuke trotterellò fuori dalla sua stanza e gli corse incontro.
«Nii-san!» esclamo felice, abbracciandogli le gambe.
Itachi pregò che almeno il fratellino fosse stato risparmiato da quella che - iniziava a pensare - fosse un'ondata di follia dilagante.
[In revisione, all'incirca]
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
Capitoli:
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Prima pubblicazione: 24/11/2009
Revisione: 01/10/2011



1. Pomodori e giuramenti



«Etchù!»
«Salute. Il moccioso ti ha di nuovo attaccato qualche simpatica malattia infantile?»
Itachi decise di ignorare il ghigno di suo cugino.
D'altro canto, aveva già provveduto a picchiare Shisui meno di due settimane prima, quando aveva avuto l'ardire di scompisciarsi dalle risate dopo che lui si era ritrovato a letto col morbillo insieme a Sasuke. Quel bambino sembrava un amplificatore di germi: li assimilava, si beccava la forma più intensa che la malattia poteva procurare e poi, non contento, emanava bacilli contagiosi che attecchivano su chiunque gli si avvicinasse.
In conclusione, Itachi optò per un più diplomatico «ci vediamo, Shisui» e superò la casa degli zii, senza fermarsi.
«Ci si vede, vecchio mio!» rispose Shisui, imitando l'espressione seria del cugino, prima di voltarsi per raggiungere la porta di casa.
Fortunatamente per lui, Itachi si era già allontanato.


«Sono tornat... tou san, che stai facendo?»
Lo spettacolo di Fugaku Uchiha, piegato a gattoni nell'ingresso, non era cosa di tutti i giorni.
«Ah! Alla buon ora, anche tu! Che stavi facendo in giro, invece di essere qui nel momento del bisogno?»
Dal pulsare sinistro di una vena sulla tempia di suo padre, Itachi dedusse che non era il caso di ribattere.
«In realtà ero in missione, ma non importa. Serve aiuto?» tentò, conciliante.
«Cerca la fede».
Itachi tacque. Forse era incappato nel bel mezzo di una crisi mistica. Non pensava che suo padre fosse tanto religioso.
«Ehm, quindi tu stai cercando la tua fede... sul pavimento dell'ingresso» ripeté, cauto, tentando di dare un senso alla situazione.
Fugaku strabuzzò gli occhi.
«Non la mia fede, sciocco di un primogenito! Quella di tuo zio, dannazione!»
Ora Itachi stava seriamente iniziando a pensare che, più che mistica, quella di suo padre fosse una crisi epilettica con allucinazioni associate.
Annuì lentamente e, mantenendosi impassibile, aggirò Fugaku, dirigendosi con cautela verso la cucina.
«Kaa san, credo ci sia un problema con tou san, di là. Dice che sta cercando...»
«Dannazione, ma dove può essere finita quella fede? Eppure era qui!»
Mikoto Uchiha emerse da sotto il tavolo con espressione corrucciata.
«Oh, Itachi, bentornato! Che dicevi? »
A mali estremi, estremi rimedi.
Itachi uscì alla svelta dalla cucina e si fiondò in corridoio.
«Sasuke!
»
Sasuke trotterellò fuori dalla sua stanza e gli corse incontro.
«Nii san!» esclamò felice, abbracciandogli le gambe.
Itachi pregò che almeno il fratellino fosse stato risparmiato da quella che - iniziava a pensare - fosse un'ondata di follia dilagante.
«Si può sapere che sta succedendo qui, Sasuke?» chiese in tono un po' allarmato. La vista di suo padre che gattonava nell'ingresso come un indemoniato lo aveva un tantino sconvolto.
Il bambino assunse un'espressione mortalmente seria.
«Oh... tou san ha combinato un pasticcio, nii san. » disse, con fare da cospiratore.
Itachi sollevò un sopracciglio. No. Decisamente c'era qualcosa che non andava.
«E sentiamo, che avrebbe combinato tou san?»
«Ha perso una fede. E non doveva perderla. No no. Perché kaa san ha detto che lui le deve dare allo zio e alla zia, domani. E invece ne ha persa una, e allora...»
Itachi si batté una mano sulla fronte.
Ma certo! Il matrimonio degli zii! L'aveva dimenticato. Probabilmente perché non aveva neanche ben presente di quale zio si trattasse. Scoppio in una breve risata: si era immaginato chissà quale catastrofe e invece stavano solo cercando uno stupido anello.
Sollevato, scompigliò i capelli di Sasuke, che lo guardava un po' confuso.
«Ho detto una cosa buffa, nii-san?»
«No, no, lascia perdere».
Fu interrotto da Mikoto, che annunciava la cena.
«E chiamate vostro padre! La cercheremo dopo, quella dannata fede».


La cena non fu esattamente uno spasso.
Fugaku, con la vena pulsante sempre più sporgente, attaccò il riso impugnando le bacchette come se gli avessero fatto un torto personale e a nulla valsero le parole di Mikoto, che cercava di placarlo.
«La troveremo caro. Dopotutto era lì. Le fedi non hanno le gambe».
Itachi ebbe la prontezza di sollevare la sua ciotola e quella del fratellino, un secondo prima che il pugno di Fugaku si abbattesse sul tavolo, schizzando riso sulle facce dei presenti.
«Tu non capisci, Mikoto. Sono il testimone! Non posso presentarmi al matrimonio di mio cugino dicendogli che ho perso...» sottolineò la parola con un rantolo addolorato, «la sua fede nuziale. Sono un Uchiha! Gli Uchiha non perdono quello che gli viene affidato!»
Questa gli giungeva nuova, pensò Itachi tra sé.
Ogni giorno suo padre inventava almeno un paio di nuovi super poteri Uchiha, di cui, a suo dire, tutti gli appartenenti al clan dovevano essere dotati fin dalla nascita.
«Ma io» sussurrò Sasuke, preoccupato, «ho perso due pastelli, ieri».
Itachi sospirò. Se continuava così, suo fratello sarebbe venuto su complessato.
«Non preoccuparti, otouto. Tou san scherza» rispose, piano.
«Quindi devo trovarla! » concluse Fugaku, alzandosi in piedi. «È una questione di onore!»
Mikoto osservò suo marito varcare la porta della cucina a passo marziale e scosse la testa.
«Beh, peccato, c'era anche il secondo» commentò, prendendo un'insalatiera. «Allora, chi vuole i pomodori?»
«Mh... no, grazie».
Itachi rivide la sua stessa espressione sconvolta dipinta sul volto di sua madre che, come lui, si era voltata a guardare Sasuke come se stesse seriamente delirando.
«Ma... ma a te piacciono tanto i pomodori, Sasuke chan. Hai insistito tu perché li comprassi...» balbettò Mikoto, esterrefatta.
«Hai battuto la testa?» chiese Itachi, preoccupato.
Insomma. Sasuke adorava i pomodori. L'aveva beccato a fare merenda con i pomodori. Colazione con i pomodori. Spuntini notturni a base di pomodori. Se gli chiedevi di scegliere tra pomodori e gelato, sceglieva i pomodori.
Era un pomodoromane in stadio avanzato, per citare testualmente Shisui.
«Ho mal di pancia...» mugolò Sasuke in risposta. E quasi a conferma di quelle parole, il suo stomaco scelse proprio quel momento per protestare con un gorgoglio sinistro che strappò al bambino una smorfia di dolore.
«Oh, povero gnagno della mamma!»
Itachi inorridì al ricordo di quando anche lui, a suo tempo, si era ritrovato appiccicati addosso graziosi nomignoli quali “bimbino”e “patatino”, spesso sostituiti dai più originali “ninnoso”, “pacchio” e “gnagno” (nelle varianti “gnagnuccio” e “gnagnino”).
«Ha quasi cinque anni, Kaa san. Potresti anche smetterla di chiamarlo in quel modo» tentò.
«Sei geloso, Itachi chan? Non ti preoccupare» cinguettò lei, dandogli un pizzicotto sulla guancia. «Tu sarai sempre il mio puccio pacchioso!»
Ah, ecco. Sapeva di averne dimenticato uno.
Sospirò, massaggiandosi la guancia, mentre Mikoto prendeva in braccio il suo “gnagno che ha la bua al pancino” e lo portava di là.
Era appena uscita quando Fugaku spalancò nuovamente la porta scorrevole, rischiando seriamente di far sgretolare la carta di riso.
«Itachi. Ti ricordi quello che ti ho detto l'altro giorno?» esordì, autorevole.
«“tagliati i capelli, sembri un fricchettone”?»
«No, non quello. Anche se sono sempre della stessa opinione».
«A me piacciono così, tou san. E poi, se permetti, i capelli sono miei».
«Di questo parleremo un'altra volta. Intendo... ricordi quello che ti ho detto due giorni fa?»
Itachi tentò di fare mente locale.
«Qualcosa sul clan?» In realtà non rammentava nulla in proposito ma sapeva che, quando suo padre assumeva quell'espressione grave, novantanove volte su cento la faccenda riguardava il clan.
«Proprio così, figliolo» Fugaku annuì, soddisfatto.
«E ricorderai anche cosa ti ho detto» affermò, come se l'ipotesi contraria non fosse neanche contemplata.
C'è da dire che Itachi era ancora molto concentrato sulla cena.
Infatti, sebbene fosse da poco rientrato da una missione e stesse morendo di fame, i suoi gentili familiari si stavano prodigando tutti per impedirgli di finire il pasto.
«Veramente no, tou san» rispose, un po' più stizzito di quanto volesse apparire, «ma immagino che tu provvederai a ricordarmelo. Sappi che pendo dalle tue labbra».
Fugaku ignorò il sarcasmo di fondo.
«Itachi. Un Uchiha si riconosce nel momento del bisogno».
Ah. E lui che aveva sempre pensato si riconoscessero dallo sharingan e dal ventaglio sulla schiena.
Itachi si riscosse e balzò all'indietro quando il volto di Fugaku, con gli occhi quasi lucidi, si parò davanti al suo.
Non poté allontanarsi quanto avrebbe voluto, però. Perché suo padre gli mise entrambe le mani sulle spalle e lo costrinse a fissarlo negli occhi.
«Dovrò essere più diretto» disse. «Aiutami a cercare quella dannata fede, o io non potrò più guardare in faccia almeno due terzi del nostro clan! »
Itachi deglutì.
«Basta chiedere, non c'è bisogno di...»
«Lo farai, Itachi? Per preservare l'onore e la dignità di tuo padre? Giuri di ritrovare quella dannata fede?»
Itachi avrebbe volentieri rettificato che, per quanto lo riguardava, si perdeva più dignità a supplicare un figlio a quel modo, piuttosto che a perdere un anello. Ma ebbe il buon senso di restare in silenzio. E giurò.





Nda
Ciao, sono wari e questa è la mia prima fanfic *scivola sulla sua stupidità*
No, riproviamo.
Sono passati tre anni da quando un dì ho scoperto che le mie ridicole fantasie da teenager disadattata potevano venire condivise con altri esseri senzienti. Da allora, questo è diventato il mio principale hobby, e a suo tempo ha salvato il mio umore e la mia sanità mentale più d'una volta.

Questa storiella stupida in sei capitoli è stata scritta di getto in meno d'una settimana (sì, sono lenta. Questo non è cambiato) e ci sono molto affezionata, nonostante tutti i suoi madornali difetti. Comunque, visto che sta tra le scelte (Dark, wtf?! XD) e qualche essere meraviglioso si ferma persino a lasciare due righe di recensione nonostante sia così vecchia (grazie **), ho deciso di sprecare qualche mezz'ora della mia frivola esistenza per revisionarla.
Se dovessi riscriverla, certamente sarebbe diversa (ah, l'Omino dell'Ovvio!), ma mi dispiacerebbe modificare un ricordo dei miei quindici anni, indi, in pratica ho corretto principalmente html, punteggiatura sbarellata e qualche scemeria, giusto per renderla un po' meno mostruosa. Sono rimaste giappominkiosità, frasi grezze e IC tirato con le molle. Che poi, a conti fatti, non è che sia così lontana da quel che scrivo adesso XD
Cielo, c'è mica da esserne contenti *sviene*



  
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