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TRA NUVOLE E LENZUOLA
Era
accaduto davvero? Bulma riscontrava difficoltà nel darsi quella risposta.
I
suoi ricordi erano solo di poche ore prima, ma aleggiava intorno ad essi un
senso di mistico: l’aveva sognato così tanto quel momento, che in quell’attimo
le sembrò così irreale la realtà, il passato.
Si
voltò sul lato sinistro, scrutò le lenzuola stropicciate, vi passò una mano con
un movimento circolare, si spinse sul cuscino con cui non era solita dormire e
catturò il suo odore: lui aveva davvero riposato in quel letto, accanto a lei.
I
ricordi cominciarono a delinearsi facendosi concreti, veri, le sembrò di
poterli afferrare.
Due
bocche che si incontrano, due lingue che si rincorrono, occhi dentro occhi e dita che si intrecciano:
tra loro, nei capelli dell’altro.
Gemiti
strozzati, respiri irregolari, movimenti repentini e sincroni, due corpi
avvinghiati che ballavano sulle note della stessa canzone, che venivano cullati
dallo stesso mare.
<< Vegeta… >>
Lo chiama lei con le palpebre chiuse, le guancie
colorite di rosso, le braccia intorno al suo collo: il piacere è quasi
insopportabile, crede in quell’attimo di estasi, di non poterlo contenere
tutto, spalanca la bocca ma dalla sua gola non esce un fiato.
Bulma,
si portò le gambe al petto, si rannicchiò su se stessa assumendo una posa
fetale; arrossì imbarazzata e non poté far a meno di sorridere, timida ed
incerta: come quando da bambina scartando un regalo trovava esattamente quello
che aveva chiesto, con i suoi grandi occhi azzurri guardava il padre, e senza
dire nulla lasciava a loro la parola, che esprimessero la gratitudine che non
era riuscita a esprimere attraverso la voce.
Bulma
era felice, senza riserve senza se...
Avrebbe
voluto restare a letto, sdraiata su quelle lenzuola, testimoni di ciò che aveva
vissuto la notte precedente; ma sapeva che non poteva, prima o poi si sarebbe
dovuta alzare perciò tanto valeva.
Indossò
la vestaglia rosa, e canticchiando scese le scale diretta in cucina:
<<
Buongiorno! >> salutò sua madre.
<<
Oh cara, sei di buon umore?! >> notò sua madre, girandosi verso di lei.
Bulma
annuì con un largo sorriso sulle labbra, si sedette e sorseggiò a piccoli sorsi
la tazza di latte che a tratti accompagnava con un biscotto.
<<
Povero Vegeta, sarà assetatissimo >> disse la signora Brief affacciandosi
alla finestra << Chissà, forse gradisce un po’ d’acqua >>
Bulma
vide sua madre aprire il frigorifero e prendere una bottiglietta d’acqua
gassata, fece due passi ma Bulma alzandosi di scatto la fermò:
<<
Gliela porto io >>
Bunny
restò sorpresa dall’esuberanza di Bulma, si arrestò sulla soglia della porta e
lasciò che sua figlia le prendesse dalle mani l’acqua.
Dal
canto sua Bulma, aveva una grandissima voglia di vedere l’uomo, di specchiarsi
ancora nei suoi occhi, anche se nutriva il timore che non l’avrebbe trattata
con gentilezza. Gli allenamenti per Vegeta restavano sacri.
Fuori
in giardino lo vide dare colpi al vuoto, i suoi movimenti erano così precisi e
veloci da non permetterle di vedere la gamba stendersi. Era serio in quei
momenti, il sudore grondava sulla sua fronte ma sembrava non importargli.
Era
completamente rapita da lui, non riusciva a staccargli gli occhi da dosso e si
scordò perfino il motivo per cui era voluta uscire, nonostante continuasse a
tenere saldamente tra le mani la bottiglietta.
Fu
solo quando Vegeta si fermò per riprendere fiato, ed incrociò il suo sguardo,
che Bulma si riscosse; senza fretta si avvicinò a lui.
<<
Tieni >> gli disse porgendogli l’acqua.
Vegeta
non ringraziò, ma l’accettò ben volentieri, Bulma lo capii dalla fretta con cui
svitò il tappo e con grosse sorsate mise finalmente a tacere la sete.
<<
Va meglio, vero?! >> osservò lei con un sorriso, quando Vegeta svuotò la
bottiglia.
Ancora
una volta il Sayan non rispose, la guardava confuso, non afferrava il motivo
per cui la ragazza si stava rivelando così gentile e di buon umore. Non
sospettava minimamente che il merito lo si poteva attribuire a lui.
<<
Ora và via… >> disse, brusco nel tentativo di nascondere il suo stupore.
Ma
Bulma non si offese per quel tono apparentemente aspro, aveva un nuovo
convincimento: lei era riuscita ad arrivare a lui, le difese dell’uomo erano
parzialmente crollate a picco.
Sperava
che bastasse solo aspettare che il sole tramontasse e che la notte giungesse
nuovamente perché lei riscoprisse la passione di cui lui era capace.
Aveva
lasciato la finestra leggermente aperta, la tenda si muoveva per il leggero
vento, quell’ebbrezza serale le solleticava le gambe scoperte senza darle
fastidio.
La
tv era accesa, ma non mostrava particolare attenzione per il programma su cui
era sintonizzata, impaziente vedeva scorrere lentamente i minuti sull’orologio
digitale…il tempo passava lento e monotono, e Vegeta non arrivava.
Un
irrazionale paura le premette il cuore, il suo stomaco brontolò per protesta: e
se non fosse venuto? E se si fosse trattato di un evento singolo?
La
giovane ignorava che l’uomo dei suoi sogni era dietro la porta, la mano incerta
impugnava la maniglia, il dubbio governava il suo animo: entrare o meno?
Ma
alla fine si arrese allo stesso bisogno che anche Bulma provava al di là di
quella porta.
Quando
lo vide entrare, Bulma aveva quasi perso la speranza di vederlo, lo accolse con
un sorriso raggiante dipinto sulle sue labbra.
Vegeta
in due grandi passi, si avvicinò al suo letto, le sedette di fronte e
stringendola per la nuca le imprigionò la bocca con la sua, subito i loro
respiri si fecero affannosi.
<<
Stringimi >> disse Bulma momentaneamente, libera dal desiderio di Vegeta.
Il
Sayan senza farsi pregare oltre esaudì
la sua richiesta, consumando nuovamente l’amore e la passione tra quelle
lenzuola.
Scusate
la lunghissima ma l’università continua a portami via molto tempo!
Passo
subito ai ringraziamenti:
Ka93:
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto come il precedente!
Stellina86:
Sì, finalmente si è rotto il ghiaccio!
Luna_07:
Sono molto contenta che tu abbia apprezzato Vegeta, mi auguro sia lo stesso per
questo capitolo.
Grazie
anche a chi ha aggiunto la mia storia tra le preferite o le seguite.
Un
saluto grandissimo,
Maryana.