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Autore: Sweetie616    24/11/2009    3 recensioni
La nascita del nuovo album, "Screamworks: Love in theory and practice"
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gennaio 2007, Los Angeles.  Chateau Marmont, chalet  82

 
Una stanza buia, illuminata solo da poche candele. Un uomo è solo, seduto sul pavimento, accanto a una chitarra, un posacenere pieno e troppe lattine di birra vuote.
E’ spettinato, la barba incolta, l’aria di chi non riesce a dormire da giorni, perché se lo fa precipita in incubi spaventosi.  Sospira, la testa tra le mani, si rannicchia sul pavimento come a non voler cadere in pezzi.

Sorrow rebuild me
As I step out of the light
Misery strenghten me
As I say my goodbyes
I heal my wounds with grief
Dream of you
And weep myself alive
 
La verità è che, quando si inizia a perdere ciò che si ama, forse è arrivato il momento di fare qualcosa.
 
Due anni dopo
Novembre 2009, Los Angeles, Chateau Marmont, chalet 82


Una ragazza dai capelli scuri cammina per la stanza, si guarda attorno, i suoi occhi non abbandonano nemmeno per un istante l’uomo alto con cui, solo pochi minuti prima, ha varcato la porta della stanza.
“Perché hai insistito tanto per avere proprio questo chalet?” chiede, guardandolo di sottecchi.
Lui sorride, sedendosi sul letto e facendole segno di sedersi accanto a lui.  E lei in un attimo è lì, seduta a gambe incrociate, attenta. Lo guarda negli occhi, sorride.
 
 
Nessuno dei due avrebbe pensato che sarebbe andata così, quando il destino, o chi per lui, li aveva fatti incontrare quasi un anno prima in una libreria di Helsinki, affollata di persone a caccia dell’ultimo acquisto natalizio.
Le loro mani si erano sfiorate del tutto involontariamente, sulla copertina dell’ultima copia di “The end of Mr. Y”.  
“No, scusa, ma l’ho visto prima io” Aveva detto lei, con il parlare un po’ impreciso di chi non è madrelingua finlandese.
“Veramente non mi sembra. Vedi? Hai la mano sopra la mia, il che significa che sei arrivata dopo” la corresse lui, con in faccia il sorriso più canzonatorio che riusciva a fare… e ci riusciva davvero bene.
Lei sbuffò, togliendo immediatamente la mano dalla sua. “Ok… mettiamola così. E’ la vigilia di Natale, sono sola come un cane in una città che non conosco, questo libro è l’unica cosa che potrebbe salvarmi la serata, evitandomi di ubriacarmi e dormire fino alla fine delle feste. Quindi, per favore…” lo guardò implorante.
Lui la guardò negli occhi, di nuovo il sorrisetto canzonatorio in faccia. “E se ti dicessi che sono nella tua stessa situazione?”
“Non  ci crederei” disse lei, seria “Sei finlandese, si sente. Di sicuro vivi qui, quindi avrai una famiglia, una moglie, una fidanzata… qualcuno con cui passare il Natale, insomma. Qualcuno che non sia un libro”
Aveva “qualcuno che non sia un libro”? No…sì… una famiglia, certo…dei genitori e un fratello che, come ogni anno, lo aspettavano per festeggiare insieme. Ma al ritorno a casa non avrebbe trovato nessuno ad attenderlo, se non la sua chitarra, i suoi libri, l’amata solitudine della sua torre. Sospirò.
“Mi interessa davvero, questo libro… e non credo di ritrovarlo, almeno fino a dopo le feste.”
“Ti prego…” implorò lei, poi fece una buffa espressione corrucciata “Ok… potrà sembrarti una cosa completamente folle, ma che ne pensi se lo compro io, lo leggo, tra qualche giorno ci incontriamo e lo prendi tu?”
Lui rise. Una risata tremendamente buffa, che la fece sorridere. “E chi mi dice che all’appuntamento ci sarai veramente?”
Lo guardò di nuovo “Io mantengo sempre le promesse. Dovresti avere più fiducia nelle persone. A volte possono anche essere sincere”
Lui la guardò attentamente “Ok, andata” sbuffò “posso sapere come ti chiami almeno? Sai, nel caso in cui dovessi mettere dei cartelli in giro per Helsinki per ritrovarti!”
Rise “Mi chiamo Katherine” disse, porgendogli la mano.
Lui la strinse “Io sono Ville”
 
 
Una settimana dopo, come promesso, erano seduti ad un tavolino appartato del Bar Loose, davanti a due tazze di caffè bollente.
“E’ un bel libro, dovresti davvero leggerlo” ridacchiò lei, consegnandogli l’agognata copia di Mr.Y.
Lui scosse la testa, la ringraziò.
“Allora… decisamente non sei finlandese… come sei  finita quassù in mezzo ai ghiacci?” chiese, sorseggiando il caffè.
Lei sorrise. “E’ una lunga storia… mi sono laureata in filosofia, ho trovato lavoro qui e mi sono precipitata… diciamo che volevo anche fuggire da una storia d’amore andata male, ma… queste cose non funzionano mai, di solito. Non per me, almeno”
“Temo che non funzionino per nessuno. Non puoi fuggire da te stessa, con i tuoi demoni e i tuoi fantasmi devi riuscire a conviverci, a scenderci a patti in qualche modo…” sospirò lui. “Devi essere brava a cercare quel fondo di verità che si nasconde nelle bugie dell’amore, e inseguirlo…tutto qui”
Lei lo guardò, affascinata “Cinque anni di filosofia non mi hanno insegnato nulla… se non una cosa: tenere l’amore al di fuori della mia vita” ridacchiò “Sentiamo… come li tieni a bada i tuoi fantasmi? Cosa fai nella vita?”
“Sono un musicista, canto in una band, gli HIM… e i fantasmi li tengo a bada proprio scrivendo canzoni… la musica mi ha salvato tantissime volte…” abbassò lo sguardo.
Lei sorrise “Un musicista? Non sembra… avrei giurato che fossi tipo…un professore di letteratura, qualcosa del genere! E’ famosa la tua band?”
Lui sorrise. Non gli capitava spesso di trovare una persona con cui parlare liberamente, che non gli cadesse ai piedi all’istante solo per via del suo nome e di ciò che rappresentava.
Parlarono di qualsiasi cosa saltasse loro per la mente, e non smisero fino all’ora di chiusura, quando il proprietario del locale si avvicinò chiedendogli gentilmente di uscire.
E fu la cosa più naturale del mondo continuare la serata a casa di lui, scoprendo che le scintille delle loro menti erano nulla in confronto a quelle provocate dalla loro pelle.

Let’s fall apart together now…
 
“Visto che brava? Sono riuscita subito subito a rovinare l’amicizia con la prima persona conosciuta a Helsinki!” rise lei, quando si salutarono la mattina dopo.  
Niente di più sbagliato. Il loro rapporto prese forma giorno dopo giorno, resistendo ai frequenti viaggi di Ville e  ai momenti di solitudine. Lei si era sempre rifiutata di ascoltare le sue canzoni : voleva tenere separato il suo Ville dalla fama e dal carisma che accompagnavano il cantante degli HIM. Non aveva mai voluto sapere cosa si nascondeva in fondo al suo cuore, forse perché era consapevole che, a quel punto, non sarebbe più stata capace di non perdere la testa per lui.
 Non erano innamorati, non erano solo amici, non erano solo amanti. Era un qualcosa di non ben definito che ad entrambi, apparentemente, andava benissimo così.
Sarebbe stato tutto perfetto… ma non era abbastanza. Perché Ville aveva ricominciato a desiderare l’amore, la via più difficile, il modo migliore di complicare una vita.
Aveva iniziato a scrivere le canzoni per il nuovo album , rendendosi ben presto conto che ogni parola, ogni nota, la stava scrivendo per lei, affinchè lei potesse cogliere ogni singolo battito del suo cuore, potesse leggere ogni pezzetto della sua anima. Non era mai stato bravo ad esprimere i suoi sentimenti a parole, se non riversando ciò che provava in una canzone. Ed era quello che stava facendo. Nella solitudine della sua torre, versava pelle su un’anima morente, scrivendo un’ode a colei che, inconsapevolmente, gli stava rubando ciò che era rimasto del suo cuore. 
Catherine Wheel. Uno strumento di tortura medievale.
Katherine. These are the things you make me do.
 
 
“Allora? Perchè proprio qui?” chiede, acciambellandosi sensualmente ai piedi del letto.
“In questa stanza ho registrato una delle canzoni di Venus Doom. In questa stanza ho detto addio a tante cose, sperando di avere la forza di ricominciare. Ed è qui che vorrei che tu fossi la prima persona ad ascoltare il nuovo album…” sussurra, porgendole un Ipod nero.
Katherine prende l’ipod, se lo rigira tra le mani. Il suo sguardo indugia su una frase incisa sul retro:

For  Katherine. My torture, my hope, my redemption.

Alza  gli occhi, smarrita, incontrando quelli verdi di lui. “Ville…”
“E’ la stessa frase che ho fatto scrivere sul retro del booklet del cd” spiega, tenendo lo sguardo basso.
Per la prima volta, Katherine comincia a prendere in considerazione qualcosa che fino a quel momento era sembrato fuori  da ogni logica. In silenzio, ascolta ogni  parola, ogni nota, ogni sospiro. Alla fine, resta immobile a fissare il vuoto, per istanti che a Ville sembrano interminabili.
“E’ una dichiarazione d’amore….” Sussurra, alzando lo sguardo su di lui  “per me…”
Lui annuisce, leggermente imbarazzato. Odiava sentirsi così, come un ragazzino che teme di essere rifiutato. Avevano condiviso lo stesso letto tante volte, ma la situazione era diversa, da quando aveva capito di amarla, da quando aveva sperato che lei potesse ricambiare i suoi sentimenti.
“Perché non me l’hai mai detto?”
“Non sono tanto bravo, con le parole…” ridacchia lui. “E mi accorgo delle cose solo quando è troppo tardi…”
Lei scuote la testa. “Io non ho mai detto che sia troppo tardi”
Ville la strinse a sé. Il suo cuore forse poteva davvero riaccendersi di speranza. La vita poteva davvero ricominciare, nello stesso posto in cui, tempo prima, stava per  finire.

… and I’m not afraid to say I love you…
 
   
 
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