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Autore: Iryael    25/11/2009    0 recensioni
“Hayen” è un nome musicale, suadente, che invita i più ingenui a chiedere cosa sia.
Ebbene, hayen è una droga. Una delle più raffinate. Uno zucchero rosa e amaranto dal quale non c'è scampo. Alastor Gazelle lo sa perfettamente, per questo sta bene attento a spacciarla senza farne uso.
Ma Gazelle non è solo il maggior produttore di hayen di tutta Rilgar, è anche il finanziatore di Zenas Dehyper, una stella nascente dell'hoverboard.
E chi meglio di Skid McMarxx, il Signore degli Hoverboard, può destreggiarsi nel mondo di Gazelle?
Giugno 5405.
Per avvicinarsi a Gazelle Skid dovrà rimettere piede in un mondo cui credeva di aver voltato le spalle. E, per portare a termine la missione, avrà a disposizione solo due armi: Nirmun, giovane soldata dalla lingua sciolta, e la sua esperienza.
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[Galassie Unite | Arco I | Schieramento] Rieditata nel gennaio 2014
[Personaggi: Clank, Nuovo Personaggio (Huramun Tetraciel, Nirmun Tetraciel), Skid McMarxx, Ratchet]
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ratchet & Clank - Avventure nelle Galassie Unite'
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[ 03 ]
Blackwater City: ospiti di Gazelle
Nelle tre settimane che seguirono la convocazione, Skid e Nirmun si videro tutti i giorni. In quel periodo Nirmun accumulò ore su ore di allenamento intensivo, teoria, preparazione alla missione e studio – non poteva mollare il corso per diventare Adalco proprio a due mesi dall’esame.
Scoprì il piacere di dare del tu ad un ufficiale superiore, e parecchie cose sul conto del suo “maestro”. Ad esempio, sco­prì dell’incidente. Per tutti Skid McMarxx era scomparso mi­ste­riosamente dal mondo delle corse, ma adesso sapeva che, in realtà, aveva subito una brutta caduta durante una gara, a seguito della quale il ginocchio non si era mai riabilitato per bene. Poi aveva scoperto di come fosse stato convocato nella Flotta. E poi tante altre cose ancora, in uno scambio di informazioni continuo e diretto.
Infine, la mattina del 29 giugno, furono pronti a partire.
Non c’era nessuno nell’Hangar Due a salutarli, e la cosa un po’ dispiacque alla soldata.
D’altro canto, solo in tre erano a conoscenza della missione. E, di essi, Ulysses era stato mandato con altri a controllare la sicurezza di un passaggio attraverso la cintura di asteroidi che si stagliava davanti alla Phoenix, la sua compagna di alloggio era in missione e Reshan era scappato verso Metropolis il giorno prima.
 
C’erano solo lei e Skid, che chiacchieravano mentre caricavano i loro bagagli nella biposto che la Flotta aveva messo a disposizione. Entrambi avevano abbandonato le divise in favore di abiti civili: lui indossava dei pantaloni ed una T-shirt decisamente larghi, che assieme alla catena in oro che gli pendeva dal collo gli davano un’aria da guru. Lei aveva invece un abitino arancione con una sottile linea gialla che partiva dal collo e correva lateralmente per sottolineare le forme del corpo.
«Fatto!» esclamò Skid, soddisfatto, mentre finiva di mettere l’ultimo bagaglio nella navetta. «Allora, vediamo di ripassare la parte: tu sei?»
«Sono la tua allieva, e gareggerò in tua vece. Ci siamo co­no­sciuti un paio di anni fa, ad un incontro di hoverboarder tenutosi su Xartha, a cui tu hai gentilmente partecipato.»
Skid annuì.
«Ho capito subito che il tuo stile istintivo era un talento grezzo, così ho deciso di prenderti sotto la mia custodia. Ed oggi eccoci qui.»
«Cosa faremo dopo la gara, maestro?» chiese Nirmun.
«Torneremo su Xartha ad allenarci, o forse tenteremo con i circuiti di Aquatos: dipende da come ti comporterai in queste giornate.» rispose Skid. La xarthar annuì.
«Bene, maestro, allora io cercherò di raccogliere più informazioni e prove possibili, poi agiremo al momento opportuno.»
L’altro annuì.
 
Infine entrarono nell’abitacolo della navetta. Skid era al posto di guida: diede gas ai motori e portò la navetta al di fuori del grande incrociatore.
 
Dopo molte ore di viaggio, Rilgar li accolse con la sua atmosfera cupa: una pesante cortina di nuvole bluastre oscurava il suolo, alti palazzi scorrevano ai lati di strade strette e – a tratti – malamente illuminate da lampade gialle.
Dall’altura su cui erano atterrati si godeva una bella vista di Blackwater City, che si ergeva sulla terraferma ma si inoltrava per una buona metà tra le acque scure e fredde, popo­late per lo più da piranha grandi come hovermoto.
«Benvenuta a Blackwater City, Nirmun.» disse Skid. La xarthar si guardò attorno, spaesata.
«È...è inquietante. Voglio dire, inquietante ma splendida. Dà l’impressione di essere una città cattiva ma al contempo no...» disse dopo un po’. Skid ridacchiò tra sé: non era male come prima descrizione.
«Blackwater City è misteriosa, perché ha in sé il bianco ed il nero della società.» disse, pacato «E poi ha quest’atmosfera particolare che...» non finì la frase che una folla di giornalisti risalì l’altura sulla quale erano atterrati e li accerchiarono schiamazzando frasi come «Eccolo! È lui! È proprio lui!»
«...oh, porca miseria.»
In breve tempo si ritrovarono immersi in un bagno di flash delle macchine fotografiche, mentre più microfoni si facevano avanti.
«Signor McMarxx, è vero che parteciperà alla prossima corsa di hoverboard?»
«Come mai un ritorno sulla scena?»
«Crede che queste gare possano rappresentare una svolta nella sua carriera di hoverboarder?»
Skid agitò le mani come a voler placare le domande. Quasi immediatamente i giornalisti si zittirono per permettere al rilgarien di rispondere.
«Non sarò io a partecipare, ma la mia allieva qui presente. Credo di poter dire di aver ricevuto la svolta della mia vita nel momento in cui ho deciso di mettermi ad allenarla...»
«Signor McMarxx, sappiamo che vi siete incontrati due anni fa su Xartha e che da allora non vi siete mai divisi...non è che tra di voi c’è del tenero?»
A porre questa domanda fu una robot che sul completo portava ricamato il cartiglio di GossiBlog. Visto per chi lavorava, Skid cercò di ponderare bene le parole.
«Ci siamo conosciuti due anni fa, è vero, ma il nostro rapporto è quello che si trova tra un maestro e la sua allieva, tutt’al più buoni amici, e nient’altro.» rispose «Adesso, se poteste scusarci...»
Cercò di dividere in due i giornalisti e proseguire per la via con Nirmun al seguito, quando la calca si divise per lasciar passare una squadra di rilgarien. Quattro erano chiaramente guardie del corpo, ma il loro protetto era di un’altra categoria. Dalle spalle larghe (come minimo il doppio di quelle di Skid, notò Nirmun) scendeva un completo di sartoria privo di qualsiasi piega. I capelli erano raccolti in quattro codini e laccati all’indietro in modo impeccabile, il sorriso era luminoso, da tanto che i denti erano bianchi e lo sguardo era incredibilmente sveglio.
«Skid McMarxx! Amico mio, da quanto tempo!» disse, gioviale, affibbiando a Skid una pacca sulle spalle che avrebbe steso chiunque. Skid ciondolò in avanti, ma riprese in fretta l’equilibrio.
«Alastor! Anche per me è un piacere rivederti!» mentì. Nel frattempo fiumi scroscianti di flash venivano emessi dalle macchine dei giornalisti. Nirmun si fece piccola alle spalle del suo superiore.
«E questa meraviglia qua dietro chi è?» chiese il rilgarien, alludendo a Nirmun.
«Oh, lei è...» cominciò Skid, ma fu anticipato dalla xarthar.
«Nirmun, signor Gazelle, sono l’allieva di Skid. Piacere di conoscerla.» rispose educatamente, porgendogli la mano con l’intenzione di stringergliela. Invece lui la sorprese, afferrandogliela ed inchinandosi al contempo.
«Enchanté.» disse, facendole il baciamano. Nirmun cercò di dissimulare l’imbarazzo, ma non poté essere certa che l’indomani sui quotidiani non sarebbero uscite foto che la ritraevano con le gote arrossate. Di sicuro rispose con un sorriso aggraziato, sperando di dimenticarsi presto dell’inconveniente. Quando Gazelle distolse l’attenzione da lei per riportarla su Skid, la xarthar tirò un segreto sospiro di sollievo.
«Allora, Skid, se sei tornato con un’allieva significa che par­teciperai alle gare che si terranno tra una settimana, non è così?»
«Sì, è esatto. Ma non parteciperò io, sarà Nirmun a farlo. Sarà il suo banco di prova per le piste di Aquatos.»
Gazelle fece la faccia di chi la sapeva lunga.
«Mhh, Aquatos...beh, allora la tua coniglietta dev’essere davvero in gamba se la vuoi portare là!»
Nirmun dovette ricordarsi che non poteva ucciderlo solo perché l’aveva chiamata coniglietta, o l’equilibrio fragile in cui erano lei e Skid sarebbe crollato come un castello di carte: obiettivo raggiunto, sì, ma con annesso carcere a vita.
«Ma vabbé, lasciamo questi discorsi a dopo...sono fiero di avervi come miei ospiti per tutto il tempo che rimarrete sul pianeta!» annunciò il Sindaco, afferrandoli per le spalle ed attirandoli a sé in un abbraccio fin troppo premuroso. Una volta che l’ebbe sciolto, si fece largo tra i giornalisti fino alla sua limousine. Skid e Nirmun si guardarono un momento negli occhi prima di seguirlo, rifiutandosi categoricamente di rispondere alle domande.
 
Quella limousine era il mezzo più comodo su cui Nirmun avesse mai viaggiato. La pelle dei sedili era morbidissima, e la radica gli dava quello stile un po’ retrò che tutto sommato non era sgradevole. Lei sedeva di fianco a Skid, e Gazelle era seduto di fronte a loro, vicino ad una guardia del corpo.
«Ehi, Alastor.» chiamò Skid non appena la limousine ebbe cominciato a muoversi.
«Sì?»
«Capisco che tu sia a caccia di voti, ma non c’è bisogno di ospitarci. Dopotutto, sono anch’io di Blackwater e qui ho una bella casa.» disse.
«Non credo proprio...» rispose l’altro, incolore. «Qualche tempo fa è stata saccheggiata e seriamente danneggiata.»
«Cosa???»
«Non sappiamo chi sia il colpevole o se siano più di uno, ma sta di fatto che la tua casa è inagibile. Pare addirittura che per qualche tempo sia stata utilizzata come magazzino per stivare merci di contrabbando o forse droga...la polizia non ti ha contattato?»
Skid scosse debolmente la testa. Gazelle sbuffò sonoramente.
«Quelle merde...stavolta pianterò un bel casino alla centrale! Ah, se mi sentiranno! Il miglior cittadino di Blackwater rimane assente per un po’, gli devastano la casa e lui manco lo viene a sapere!» brontolò. Sembrava inorridito dalle sue stesse parole.
Skid e Nirmun si scambiarono un’occhiata veloce e per­plessa. Senza poter utilizzare la casa di Skid come base ope­rativa, per di più alloggiando in casa del loro nemico, avrebbero dovuto fare molta più attenzione.
* * * * * *
29 giugno 5405-PF, Ore 18:30
Blackwater City, quinto settore
 
La villa dove risiedeva Gazelle era a dir poco immensa. Situata nel quartiere ricco della città, aveva un giardino popolato da piante eliofobe e statue di pietra chiara. La costruzione era moderna, tutta vetro ed acciaio, e non superava i tre piani. L’ingresso era ampio, illuminato da grandi plafoniere di cristallo opaco ed era arredato con mobili bassi nei toni del bianco e del nero. Più che un ingresso era un salotto, a giudicare dall’arredamento.
Ed era un salotto abitato.
L’olovisione, simile ad uno schermo cine­matogra­fico, era accesa e dal divano antistante sbucava un paio di piedi.
«Zenas, abbiamo ospiti.» annunciò il Sindaco. Dal divano emerse una testa chiaramente cazar, dal corto pelo castano e gli occhi blu profondo. Poco dopo lo videro riemergere, in piedi, ed avvicinarsi all’ingresso. Indossava una camicia spiegazzata ed un paio di pantaloni scuri.
«È il tuo corridore?» chiese Skid, vedendolo avvicinarsi. Gazelle attese che fosse abbastanza vicino da poterlo afferrare per le spalle e scrollare con fare paterno, esibendosi in una delle sue risate profonde.
«No, lui è il futuro campione delle gare!»
Nirmun storse la bocca.
Modestia a profusione, vedo.
Intanto Gazelle proseguì: «Skid, lui è Zenas Dehyper; Zenas, ti presento Skid McMarxx.»
Udita la presentazione, Zenas strabuzzò gli occhi.
«Il grande Skid McMarxx? Il rilgarien dei dodici hoverboard d’oro?» chiese, stupito.
«In persona.» ribatté lui, orgoglioso.
«E allora, caro il mio Alastor, dubito di essere il futuro campione delle gare!» disse Zenas, facendo spallucce.
«A-ah, regola numero uno ragazzo: mai dare prospettive di sconfitta al proprio finanziatore, è un modo sicuro di rimanere al verde.» rispose Skid con aria complice. «E poi non sarò io a gareggiare. Ci penserà Nirmun a farti mangiare la polvere.» aggiunse con un sorriso orgoglioso. Copertura o no, l’animo di hoverboarder di Nirmun si gonfiò come un pal­loncino. Il cazar non le dedicò più di un’occhiata, ma quando incontrò gli occhi della xarthar, volarono letteral­mente scintille.
«Dubito che riuscirà a starmi dietro.» rispose semplicemente «Spero ti piaccia il mio lato B, bambola.» disse poi, rivolto a Nirmun.
«Dillo al terzo classificato.» rispose Nirmun, esibendo il suo migliore sorriso. «Io non avrò nessuno davanti.»
«O-ho! Partiamo bene!» disse Gazelle per interromperli. «Zenas, ti dispiace far vedere agli ospiti le loro camere? Io intanto andrò da Grace a dirle di preparare per più persone.»
Il cazar sbuffò.
«Sono un hoverboarder, non la tua serva. Mandaci Irina od un’altra delle tue robot cameriere.» rispose, secco.
Ma il Sindaco non era disposto a tollerare certe risposte.
Un’occhiataccia lo raggiunse all’istante: Zenas sapeva cosa significasse e sudò freddo.
«D’accordo.» disse infine «Seguitemi.»
Li condusse lungo i corridoi della casa fino al primo piano, dove assegnò una camera ciascuno. Quindi li lasciò da soli e se ne tornò al piano di sotto. Nirmun e Skid appoggiarono i loro bagagli nelle camere, poi la xarthar raggiunse Skid nella sua camera.
«Posso parlarti liberamente?» chiese, appena entrata.
«Certo.»
«Da quanto conosci il Sindaco?»
«Perché?»
«Siete molto in confidenza.» rispose lei, secca. Non le aveva detto che si conoscevano: potenzialmente, questo complicava le cose.
«Eravamo compagni di scuola, anni fa. Ne abbiamo combinata qualcuna insieme, ma mai niente di pericoloso. Poi le nostre strade si sono divise fino ad oggi.»
«Okay, hai altro da dire?» incalzò xarthar, svelta. Stavolta Skid le scoccò un’occhiataccia.
«Rilassati, Nirmun. Siamo appena arrivati, e ne avremo ancora per una settimana o forse dieci giorni. Non conviene farsi saltare i nervi per una sciocchezza simile.» ammonì. Nirmun si morse la lingua e si limitò ad annuire.
«Hai ragione, scusami. È che non riesco a fermarmi, se devo dire una cosa la dico.»
«Ti smusserai col tempo, vedrai.» le rispose Skid gentilmente, pensando a quanto quel lato del carattere fosse simile a quello di un certo lombax dal pelo biondo. «Dovevi dirmi solo quello?»
«Ehm...veramente no. Hai notato che occhiata ha lanciato a Zenas, quando si è rifiutato di accompagnarci?»
«No, non ci ho fatto caso.» rispose il rilgarien.
«No?» chiese stupita. «Te lo dico io: era un’occhiata assassina, e Zenas ha avuto paura. È sbiancato, e poi ci ha portato su più docile di un cagnolino.»
«Vero. Quindi?»
«Quindi Zenas sa qualcosa.»
Skid le lanciò un’occhiata eloquente.
«E tu hai capito tutto ciò da una semplice occhiata?» chiese con tono leggermente ironico. «Cosa vorresti fare, metterlo all’angolo e puntargli la tua pistola al petto per fargli sputare qualcosa? Nirmun, non farti prendere la mano. Procediamo per gradi: domani andremo a verificare a casa mia.»
La xarthar si limitò ad un lieve «Sì signore.» con aria scor­nata.

 

   
 
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