Videogiochi > Ratchet & Clank
Segui la storia  |       
Autore: Iryael    17/11/2009    0 recensioni
“Hayen” è un nome musicale, suadente, che invita i più ingenui a chiedere cosa sia.
Ebbene, hayen è una droga. Una delle più raffinate. Uno zucchero rosa e amaranto dal quale non c'è scampo. Alastor Gazelle lo sa perfettamente, per questo sta bene attento a spacciarla senza farne uso.
Ma Gazelle non è solo il maggior produttore di hayen di tutta Rilgar, è anche il finanziatore di Zenas Dehyper, una stella nascente dell'hoverboard.
E chi meglio di Skid McMarxx, il Signore degli Hoverboard, può destreggiarsi nel mondo di Gazelle?
Giugno 5405.
Per avvicinarsi a Gazelle Skid dovrà rimettere piede in un mondo cui credeva di aver voltato le spalle. E, per portare a termine la missione, avrà a disposizione solo due armi: Nirmun, giovane soldata dalla lingua sciolta, e la sua esperienza.
============
[Galassie Unite | Arco I | Schieramento] Rieditata nel gennaio 2014
[Personaggi: Clank, Nuovo Personaggio (Huramun Tetraciel, Nirmun Tetraciel), Skid McMarxx, Ratchet]
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ratchet & Clank - Avventure nelle Galassie Unite'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
[ 02 ]
Nirmun
7 giugno 5405-PF
USS Phoenix, Arena Hoverboard
 
Dopo due giorni passati ad osservare e brontolare, quel pomeriggio Skid adocchiò una xarthar.
Ad attirare la sua attenzione fu l’hoverboard che portava sottobraccio: arancione con fiamme bianche e oro. La diceva lunga sulla cura che la giovane vi prestava, e lui – da professionista qual era – lo prese per un ottimo segno.
Decise di abbandonare il mediocre cazar che seguiva da una giornata ed osservare la nuova arrivata.
Alta ad occhio e croce poco meno di Skid, era una coniglia dal vello marrone scuro. Aveva grandi occhi fucsia, che spiccavano sul nero della divisa da soldato. Le lunghe orecchie cadevano compostamente fino in fondo alla schiena e terminavano con un pelo rossiccio, lo stesso colore del codino, del pelo intorno agli occhi e dei capelli.
Raggiunse un gruppo di corridori che Skid aveva visto gareggiare il giorno precedente. Caso volle che fra essi ci fosse il cazar che seguiva. Meglio di così non poteva andargli per confrontare le loro abilità, si disse.
 
Intanto, ignari di essere osservati, i quattro si spostarono vicino alla linea di partenza.
«Al solito, ragazzi: dieci bolt a testa e poi via alla gara.» disse il kerwaniano dalla strana capigliatura violetta, gonfia come un pallone. Tutti misero mano alle tasche e tirarono fuori la somma, consegnandogliela. Il kerwaniano contò rapidamente l’esattezza degli accrediti e sancì che potevano raggiungere i blocchi.
«Sicura di voler gareggiare, tata?» chiese lo slademan, poggiando una mano sulla spalla della coniglia.
«Dai, Xavier! Certo che gioco! Sono due settimane che aspetto questo momento!» rispose lei, gioviale, prima di raggiungere la postazione numero quattro.
Il cazar si dispose sulla linea di partenza, in silenzio.
Le barriere si alzarono, chiudendo i contendenti in un circuito simile ad un grande tubo. Tre luci, e poi la sirena di partenza. I quattro hoverboarder schizzarono via lungo il circuito. Skid li osservò attentamente: il kerwaniano aveva tenuto la schiena troppo indietro, ed ora arrancava dietro al cazar, veloce come una scheggia. Dietro, la xarthar era impegnata in un testa a testa con quello Xavier, che cercava di superarla.
Alla prima curva la xarthar si allargò, facendosi superare dallo slademan. In realtà, con quella mossa, lei lo avrebbe recuperato e superato nuovamente presto.
Come previsto, passò su un turbo istantaneo e schizzò lontano da Xavier, piazzandosi dritta dritta al fianco del kerwaniano.
A quel punto la gara rimase pressoché in una fase di stallo fino all’ultima curva, ad “S”. A quel punto il cazar infilò il primo turbo istantaneo e sfrecciò via, mancando di un soffio quello successivo. Il kerwaniano e la xarthar infilarono il turbo praticamente insieme, ma – mentre il primo non riuscì ad infilare il secondo – l’altra si sbilanciò di più e lo centrò perfettamente, schizzando alle spalle del cazar, che stava passando sull’ultimo turbo prima del traguardo. La xarthar, ancora carica dal turbo precedente, lo infilò senza riuscire a controllare la carica. Dovette lasciare che il suo hoverboard scivolasse sulle pareti della protezione, compiendo un giro completo della barriera che circondava la pista. La velocità accumulata la fece arrivare nuova­men­te in pista a fianco al cazar, un attimo prima di tagliare il traguardo.
Skid sorrise tra sé, prima di lasciare l’Arena Virtuale. Il cazar era indubbiamente molto tecnico nei movimenti, ma non rischiava. La xarthar non aveva una tecnica eccellente, ma osava senza paura.
Aveva giusto due ore prima di cena, poteva riordinare per bene le idee.
* * * * * *
Ore 19:30
Secondo ponte servizi, mensa
 
La sala era gremita anche più del solito, quasi fosse un dispetto.
Il rilgarien aveva deciso di essere diretto, ma senza convocazioni ufficiali. Del resto, nemmeno la missione era ufficiale, quindi aveva deciso di agire all’ora di cena, mentre la mensa era piena di persone.
Skid aveva intravisto il suo hoverboarder entrare al primo richiamo e l’aveva seguito, perso di vista e ritrovato due o tre volte. Notò con piacere come il caso giocasse a suo favore, facendo sì che sedesse ad un tavolino vuoto.
Il primo che si siede lì lo incenerisco, pensò attendendo con noncuranza sulla porta. Aveva calcolato i tempi al secondo, e sarebbe entrato di lì a poco, quando il suo hoverboarder avesse cominciato a mangiare. Doveva apparire come un incontro assolutamente casuale.
Quindi, non appena vide il vassoio materializzarsi, si avvicinò con finta calma. Dribblò una serie di tavolini e raggiunse casualmente la meta.
«È libero qui?» chiese a quel punto.
La xarthar non alzò nemmeno gli occhi dal tomo che stava leggendo.
«Sì, fai pure.» rispose, ma era evidente che la sua mente era persa altrove. Skid non disse nulla. Si limitò ad accomodarsi di fronte alla xarthar, ordinò il suo pasto dalla consolle sul tavolino ed attese che gli fosse teletrasportato.
«Cosa leggi?» chiese per rompere il ghiaccio. Di nuovo, la risposta giunse distaccata.
«Studio per diventare un Adalco. Il libro si chiama “Teoria delle Onde Semi-Omicron e compendio di...”» a quel punto, non ricordando la fine, alzò la copertina per leggere il titolo.
«“...Compendio di Comunicazione Pre-Sixhan”.» completò Skid per lei «In bocca al lupo, quel libro è più tosto di quel che sembra, soprattutto il compendio.»
A quel punto la coniglia alzò lo sguardo per vedere con chi aveva a che fare. Quando si trovò faccia a faccia con uno Skid sorridente, il suo volto divenne di tutti i colori ed un attimo dopo cominciò a boccheggiare.
«Cielo! Mi perdoni, signore, non l’avevo riconosciuta! La prego di...» Skid alzò una mano e la interruppe.
«Riposo, riposo.» disse. Notò con piacere che – almeno lei – non era scattata in piedi come una molla a presentare il saluto. «Sono qui per parlare con te, non per farti il terzo grado.»
La xarthar si zittì, ma era chiaro che fosse imbarazzata e allo stesso tempo curiosa.
«Allora, prima di tutto potresti dirmi il tuo nome?»
«Nirmun, signore. Nirmun Tetraciel.»
«Bene, Nirmun. Vorrei parlare con te di ciò che è successo oggi nell’Arena hoverboard.» disse l’ufficiale. La xarthar lo fissò, disorientata.
«Che è successo, signore?» chiese, abbassando di colpo la voce, come se si aspettasse qualche brutta notizia.
«Niente di grave, tranquilla. Volevo parlare della tua prestazione sulla tavola. Ti ho osservata dall’inizio alla fine della gara, e vorrei sapere un tuo parere.»
Nirmun rise leggermente.
«Vuole un parere sull’hoverboard? Da me? Signore, per favore, non mi prenda in giro!»
«Non ti sto prendendo in giro. Ti sto chiedendo di valutarti.» ribatté Skid, e la coniglia tornò seria.
«Va bene. Ho preso male un paio di curve e sono rimasta in coda a Xavier – lo slademan – per troppo tempo, all’inizio. Poi sono riuscita a sbloccarmi. Aaron – il kerwaniano – non mi ha permesso di passare per metà giro di pista, e mi sono dovuta arrangiare al momento della curva finale. Ho avuto parecchia fortuna che né Aaron né Atrèl siano riusciti a prendere il secondo turbo, così ne ho approfittato sbilanciandomi verso l’esterno per poterlo infilare. Il punto è che poi, al terzo, non ho saputo mantenere il controllo e sono finita a fare quel giro inutile che mi ha fatto perdere un sacco di tempo, e sono arrivata seconda per un soffio.» disse. «Posso fare di meglio.»
Skid rifletté per qualche secondo, fissando il vuoto ed annuendo, poi riportò lo sguardo negli occhi della sottoposta.
«Lo penso anch’io.» rispose. «Ma penso anche che tu sia brava, di sicuro ci puoi riuscire.»
La risposta spiazzò Nirmun, che non seppe cosa ribattere. C’era da capirla: il mito degli hoverboard arrivava, le chiedeva di giudicarsi e poi le diceva che era brava, e così facendo troncava il discorso a metà.
«Signore, mi perdoni, ma...il suo discorso non ha senso.» disse, tentennando un po’. Poteva essere ritenuta un’offesa, e se l’ufficiale davanti a lei l’avesse presa come tale, il minimo che le poteva capitare era lucidare i ponti di tutta la nave armata di spazzolino da denti. Il suo, ovviamente.
Ma non immaginava che Skid andasse cercando proprio una frase come quella, infatti quando lo vide sorridere, la sua espressione si fece stranita.
«Hai ragione. Il discorso, lasciato così, non ha molto senso. Beh, quello che voglio dirti è che ho intenzione di portarti con me.»
La frase dell’ufficiale la fece preoccupare.
«Portarmi dove?»
«Prima di tutto ad effettuare una serie di allenamenti che miglioreranno la tua tecnica. Poi, se accetti, in una missione non ufficiale che arriva direttamente dal Comando Centrale.» rispose Skid. Nirmun assunse un’espressione ancora più confusa.
«Può spiegarsi meglio?»
«Mi è stata affidata una missione dal Comando Centrale: devo andare a Blackwater City ed arrestare Gazelle...»
«Il Sindaco di Rilgar?»
Skid annuì.
«Sì, lui. L’unico modo per avvicinarlo sono le gare che si terranno tra un mese a Blackwater, e mi serve qualcuno da far gareggiare.»
Nirmun si fece pensierosa. Chiuse il tomo che stava studiando e si appoggiò coi gomiti sul tavolino.
«Perché arrestarlo? Che crimine ha commesso?»
«Produzione di hayen.» rispose l’altro, svelto. «Se lo tiriamo fuori dal giro, più di tre quarti dell’hayen prodotto su Rilgar verrebbero tolti dal mercato.»
«Accidenti, quanta roba! E lei vorrebbe che io venissi con lei?»
«Esattamente.»
Non appena Skid ebbe finito di pronunciare la parola, Nirmun si fece pensierosa, intenta nei suoi conti personali.
«Mmm...personalmente lo ritengo una canaglia della peggior specie e non mi dispiacerebbe se finisse in galera, però quello ha un potere smisurato...almeno saremo coperti dalla Flotta?»
Skid sospirò.
«No. Per ordine espresso, saremmo due civili a tutti gli effetti. Ogni azione di forza nei confronti di Gazelle sarà trattata come se fosse condotta da civili; quindi, se verremo arrestati, subiremo l’iter standard.»
Nirmun si prese qualche secondo per digerire l’informazione. Più si ripeteva le parole del rilgarien e meno le piaceva.
«Figli di puttana.» borbottò, contrariata. «Se la missione andrà in porto si prenderanno i meriti, e se fallirà saremo noi quelli nei guai. Gran bel ringraziamento per chi rischia il culo.»
«Lo so, ho valutato il rischio.» replicò lui. «Per questo non ti sto convocando ufficialmente.»
«Comunque accetto. La missione ispira un casino.»
Skid tirò silenzioso un sospiro di sollievo.
«Perfetto, passa domattina in plancia. Il capitano potrà darti tutte le informazioni sulla missione, basta che tu le dica la parola “hovermission”.»
Nirmun annuì, e la cena andò avanti con il suo ritmo tran­quillo. Nessuno, nel brusio generale, fece caso a quella convo­ca­zione ufficiosa.
Nessuno tranne un certo lombax dal pelo grigio, seduto pochi tavoli alle spalle della xarthar.
* * * * * *
8 giugno 5405-PF, Ore 9:30
Ponte di comando
 
«Soldato Tetraciel a rapporto.» si annunciò la xarthar, non appena fu entrata. Sasha fece ruotare la sedia e le puntò addosso lo sguardo.
«Mi dica.»
«Sono qui per le informazioni relative all’hovermission, Capitano.»
L’altra non poté trattenersi dallo squadrarla.
Quindi Skid ha scelto lei?
«Sei stata convocata dall’Adalco McMarxx?» chiese, passando istintivamente dal lei al tu.
«Sì signore. Ieri sera a cena; può trovare conferma parlando con l’Ufficiale.» rispose prontamente Nirmun.
«Molto bene, se Skid dice che sei all’altezza, non vedo per­ché no. Suppongo che ti abbia detto i punti salienti della missione, ma comunque...» a quel punto estrasse un dischetto dalla sua consolle e glielo porse «...qui trovi tutte le informazioni che ti servono.»
«La ringrazio, Capitano.»
«E per favore, quando lo vedi di’ a Skid che avrete un supporto non convenzionale. Non vi lascerò andare allo sbaraglio.»
«Certo, Capitano, non me ne dimenticherò.»
Detto questo uscì dalla plancia e, spinta dalla curiosità, si diresse ai ponti alloggi.
Raggiunse la sua cabina e fece volare la mano sul tastierino numerico posto vicino all’ingresso.
Non appena entrò, trovò il lombax dal pelo grigio ad aspettarla.
«Lys! Che ci fai qui?»
Ulysses Yale, suo compagno di squadra e di vita. L’aspettava disteso sulla branda, intento a borbottare contro una copia di Metrofashion.
Non appena si sentì chiamare, chiuse la rivista e si rimise a sedere.
«Beh, considerato che dovevamo vederci più di mezz’ora fa e che non ti sei presentata...» rispose, facendo spallucce. «Ti sono venuto a cercare.»
Nirmun si schiaffò una mano in faccia.
«Oddio, scusami! È che con quello che mi ha detto Skid mi sono completamente dimenticata che dovevamo vederci al poligono!» esclamò. «Però potevi contattarmi telepaticamente...»
Il pilota lasciò cadere la discussione con un gesto della serie “non fa nulla”.
«Avrei sfruttato lo stesso il turno per parlare.» ammise. «Cos’è questa storia della missione?»
Nirmun si accorse subito della totale assenza di ironia. Per riflesso, il suo entusiasmo si smorzò.
«Oh, beh, te lo avrei detto...» asserì, impacciata. «Skid mi ha offerto una missione e io l’ho accettata. Sono andata a ufficializzare giusto prima.»
«Hai...ufficializzato?» Ulysses sgranò gli occhi. «Per una missione in solitaria?»
L’entusiasmo tornò a colorare le guance della xarthar, che gli si sedette vicino con aria confidenziale.
«Sì! Non è un’occasione magnifica?»
No che non lo è! – avrebbe voluto gridare lui. Ma non ci riuscì. Davanti all’entusiasmo che sprizzava lei, tutte le obiezioni gli morirono in gola. Tutto ciò che riuscì a fare fu raddrizzare le spalle e lisciarsi un orecchio con fare teatrale.
«Senza di me? Non credo proprio...»
Nirmun rise, e per un istante nella stanza echeggiò solo la sua risata argentina. Poi gli afferrò una mano e la strinse dolcemente fra le sue. «Lo so che è un rischio, ma andiamo... sono un soldato. Questa roba è il mio lavoro. E poi non mi capiterà più che Skid McMarxx mi chieda di collaborare con lui.»
«Nir, tu hai un bersaglio grosso come una casa sulle spalle.» fece presente il lombax, preoccupato. «E stai per andare a stuzzicare le persone sbagliate.»
«Ma il Capitano non ha obiettato.» replicò. «Vedrai: Blackeye non sarà un problema.»
Ulysses la guardò dritta negli occhi, alla ricerca della fonte del suo ottimismo. Lui era agitato dalla sera precedente, da quando aveva origliato telepaticamente la loro conversazione.
Il Capitano non ha obiettato, si ripeté, significa che non ritiene che ci siano pericoli connessi ai Razziatori. Sì, è così. Avrà sicuramente ragione. Forse dovrei smettere di fare le chiacchiere della buonanotte con Re. Sto vedendo fantasmi ovunque.
Mise da parte la sua preoccupazione e si sforzò di sorridere.
«Hai ragione. Junior non ti rincorrerà e tu farai sicuramente scintille sulla tavola.»
«Certo! Sono l’hoverboarder più tosta della nave, e poi tutto il mese prossimo mi allenerà il grande Skid McMarxx!»
Fu il turno di Ulysses di ridacchiare. «Ehi, non è che poi mi scarichi per lui, vero?»
Nirmun gli cinse le spalle e lo baciò.
«Guarda che sono pazza, non stupida.»
 
Qualche minuto più tardi, i due si erano spostati davanti al terminale dell’alloggio per visionare i dati nel dischetto.
Ascoltarono due volte il messaggio del Ranger col giglio sulla spalla, e più andava avanti a parlare, più le loro espressioni s’incupivano.
«Brutta storia.» commentò Ulysses alla fine.
«Già.» rispose lei. «Quello che mi preoccupa di più è che non potremo avere supporto.»
«Ehi, se vi beccano e vi danno il tentato omicidio, come minimo sono quindici anni in gattabuia!» disse lui, allarmato. «E se poi la polizia fosse dalla parte di Gazelle...»
«Non dirlo, menagramo! La polizia non può essere tutta dalla sua parte, e se anche fosse dovremmo essere giudicati dal tribunale militare...»
«Ma conti sul serio di arrivarci? È una mafia: vi fanno fuo­ri lì sul posto e tante grazie.»
«Amore, per le predizioni di morte, sventura e disgrazie mi sarei rivolta a Reshan.» lo rimbeccò bonariamente lei. «Andrà bene, vedrai. E poi avremo del supporto non convenzionale, me lo ha detto il Capitano.»
«Hn, conoscendo te e i tuoi colpi di testa saresti capace di vanificare anche il supporto non convenzionale...»
Nirmun si fece rossa in viso. «Stammi a sentire, pilotucolo: piantala subito!» esclamò, scornata.
«Soldatina, non ti azzardare a darmi ordini così, eh!» replicò con finta aria autoritaria. «Dopotutto sono un tuo superiore, mi devi rispetto!»
«Ti devo un calcio nel culo, se non finisci di dire che sono buona da niente!»
Ulysses sghignazzò.
«Mai detto questo!» rispose. «Ho solo alluso al tuo essere squinternata, impulsiva e recalcitrante...»
«La tua compagna, insomma.» replicò la xarthar, cogliendo la palla al balzo per chiudere la discussione. «Che ne dici di andare avanti?»
 
La prima cosa che visionarono dopo il video fu la scheda relativa a Gazelle ed i suoi presunti traffici, dove presenziavano cifre a nove zeri, cosa che lasciò i due basiti.
Poi videro la scheda relativa a Zenas Dehyper, il corridore di Gazelle, che a dire il vero si limitava soltanto alle informazioni essenziali; tanto che i due si chiesero che accidenti di faccia potesse avere un tipo con quel nome, visto che mancava addirittura la foto. Per fortuna erano presenti il suo palmarès e la sua cronistoria come hoverboarder, così ebbero modo di farsi un’idea di chi fosse quell’individuo.
Subito dopo visionarono le informazioni sul circuito di Blackwater City e alla villa di Gazelle; infine videro le schede relative ai suoi uomini e per poco a Nirmun non venne un colpo.
Anche Ulysses guardò lo schermo con aria sorpresa.
 
Che ci faceva il fratello di lei, Huramun Tetraciel, su quella lista?

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Ratchet & Clank / Vai alla pagina dell'autore: Iryael