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Autore: Blackmoody    18/06/2005    5 recensioni
C'è ben poco da dire: quella che vi apprestate a leggere è la parodia di Moulin Rouge!, riveduto e corretto in chiave saiyukesca.
Genere: Commedia, Parodia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Kanzeon Bosatsu, Kogaiji, Sha Gojio, Son Goku
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
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The Black Moody’s FanFics Corporation presents

 

 

The Black Moody’s FanFics Corporation presents

 

MOULIN ROUGE!

 

PERSONAGGI ED INTERPRETI

Gokine, regina del Moulin ~ Son Goku

Christian Sanzo, scrittore squattrinato ~ Genjo Sanzo Hoshi

Il Duca ~ Homura

Kanzeon Ziedler, padrona del Moulin ~ Kanzeon Bosatsu

Nataku Toulouse, il ragazzino ~ Nataku

Gojyo, l’argentino narcolettico ~ Sha Gojyo

Hakkai, il musicista ~ Cho Hakkai

Kou, il fornitore d’assenzio ~ Kogaiji

Shi e Zen, tirapiedi del Duca ~ Shien e Zenon

Nini, la rompiscatole ~ Lirin

L’anziana “balia” di Gokine ~ Yaone

Il medico ~ Jiroushin

Il defunto padre di Sanzo ~ Komyo Sanzo Hoshi

… e un sacco di altra gente …

 

 

 

 

ACT. 1

 

 

 

Voce fuori campo: … c’era una volta un ragazzo, un ragazzo tutto particolare

                                    Si dice che vagabondò a lungo e lontano, molto lontano, per terra e per mare

                                    E così un giorno, un giorno di tempesta, le nostre strade s’incrociarono

                                    E mentre mi narrava molte cose, di pazzi amori, demoni e dei, questo infine mi disse…

                                    La cosa più grande che tu possa imparare è… è…

                                   

[silenzio assoluto, il pubblico è in attesa]

Voce fuori campo (leggermente alterata): Ehi, qui manca roba! Si può sapere chi è l’imbecille che ha usato l’ultima pagina del copione per rollarsi una canna?? Volevo farlo io… Comunque, quello che quel ragazzo mi disse… lo scoprirete solo seguendoci!

Buona visione… (si ritira in punta di piedi per poi precipitarsi a cercare il trafugatore/trice di pagine)

 

[Gare de Lion, stazione di Parigi, ultimo anno del XIX secolo]

Il treno proveniente da Londra si era appena arrestato alla fine del binario 9 e ¾ , e già i suoi passeggeri si apprestavano a scendere a terra: tra questi, spiccava un giovanotto abbigliato di nero, con una piccola valigia in mano e l’espressione scocciata. Aveva capelli dorati al pari del grano maturo, un paio di penetranti occhi violetti e una sigaretta incollata alle labbra, ed emanava un tale fascino che rischiò di provocare una fibrillazione generale tra le svariate persone che gli passavano accanto.

Il suo nome era Christian Sanzo, ed era giunto a Parigi con l’intento di scrivere quel dannatissimo romanzo che gli frullava in testa da una mezza dozzina di mesi e che ancora non gli riusciva di cominciare; quello di scrivere poi era uno dei pochi talenti che aveva, quindi perché non sfruttarlo? E come se non bastasse, ne aveva pieni i coglioni di stare a Londra, da quando… da quando era successa quella cosa lì. Rimugina che ti rimugina, giunse infine alla sua meta: il famigerato quartiere di Montmartre, dove abbondavano sigarette, erba, assenzio a metà prezzo e dove potevi fare quello che ti pareva! Un vero paradiso! Magari avrebbe anche trovato un lavoro interessante… Fatto sta che si ritrovò in men che non si dica ad aver affittato un appartamentuccio squallido, le cui finestre davano giusto giusto sul celeberrimo… Moulin Rouge! Sanzo conosceva di fama il suddetto locale, anche se non gli interessava granchè metterci piede: un po’ perché non voleva beghe di genere femminile, e un po’ perché rischiava di venir preso lui stesso per una primadonna del Moulin, vista la sua bellezza delicata (al contrario del suo carattere).

Insomma, stava per cercare di cominciare a buttare giù qualche riga, quando un tizio dai capelli rossi gli rovinò proprio sulla scrivania (che era già scassata di suo), precipitando dal soffito.

 

Sanzo (facendo un salto indietro): MA CHE CAVOLO…

Voce proveniente dal buco nel soffito: Oddio, tutto bene? Aaah, gli succede veramente troppo spesso!

Sanzo (alzando la testa e vedendo un ragazzino appollaiato sul bordo del buco): Prego?

Ragazzino (indica il tizio semisvenuto sulla scrivania): Quello è Gojyo, l’argentino, ed è narcolettico… di tanto in tanto si addormenta come un ghiro e casca giù a peso morto! Ora lo tiriamo su, non ti preoccupare…

 

Mentre il biondo non riusciva a capacitarsi di cosa diamine stesse succedendo, altre due teste si affacciarono alla voragine del soffitto: uno era un tizio moro con un assurdo monocolo e il volto gentile, il secondo un ragazzo dai lunghi capelli rossastri e l’aria vagamente allucinata. Entrambi si calarono nella stanza di Sanzo, seguiti a ruota dal ragazzino, e raccattarono l’argentino.

 

Tipo-con-il-monocolo: Oh, accidenti, e adesso come facciamo ad andare avanti con le prove?

Tipo-rosso-allucinato: Dici che gli ci vorrà un po’ a svegliarsi?

Tipo-con-il-monocolo: Non lo so, ma non possiamo perdere tempo!

Ragazzino (facendo segno verso Sanzo): Ehm…

Tipo-con-il-monocolo (guardando Sanzo): Oh, tu sei nuovo?

Sanzo (irritato): Certo che sì… quanto ci mettete a togliervi dai piedi?

Tipo-rosso-allucinato (squadrandolo): Potresti servirci…

Sanzo (sospettoso): Che vuoi dire?

Ragazzino (prendendolo per un braccio): Vieni su con noi! Sostituirai Gojyo finchè non si sarà ripreso!

Tipo-con-il-monocolo&Tipo-rosso-allucinato: Ottima idea, Nataku!

 

Così, il nostro protagonista venne trascinato su per le scale dallo strano terzetto (sarebbero in quattro, ma l’argentino era fuori gioco), per ritrovarsi in un appartamento completamente arrangiato in modo da assomigliare ad un palcoscenico, con pannelli che rappresentavano un presunto paesaggio alpestre e luci che si fulminavano ogni due minuti. Abbandonato l’argentino sul divano, i tre strani figuri si presentarono come Nataku Toulouse (il ragazzino), Hakkai (il tipo con il monocolo) e Kou (l’allucinato), e spiattellarono un cappello tirolese in testa a Sanzo, che rischiava seriamente di esplodere dalla rabbia.

 

Hakkai (sedendosi di fronte ad un piccolo pianoforte scassato): Forse sarà bene spiegarti un attimo…

Sanzo (tripudio di venuzze pulsanti sulle tempie): Sì, credo anch’io.

Nataku: Vedi, stiamo mettendo su uno spettacolo da presentare a Kanzeon Ziedler, la padrona del Moulin Rouge! Se l’idea le   piacesse avremmo l’opportunità di portarlo in scena con il suo aiuto e ci guadagneremmo un po’ di soldi.

Sanzo (sopracciglio inarcato in modo scettico): E io cosa dovrei entrarci?

Kou: Per ora nulla, devi solo sostituire Gojyo…

Sanzo: Non darmi ordini…

Kou: … però se poi tu volessi darci una mano sei libero di farlo. Qui siamo ad un punto morto.

Sanzo: Ve lo potete scordare.

Hakkai: No, pensaci su! Sei appena arrivato e hai bisogno di un lavoro, vero? Questa è una buona occasione!

Sanzo (riflettendo e considerando che è la verità): Beh… almeno ditemi di cosa parla questo dannato spettacolo.

 

Detto fatto. Nel giro di dieci minuti, Nataku e Hakkai, parlando un po’ a turno e facendo un gran casino, gli spiegarono che la storia del loro “spettacolo spettacolare” si svolgeva in Svizzera e parlava d’amore (al che il giovane biondo storse leggermente il naso)… solo che non avevano davvero idea di cosa scrivere, si erano impantanati. Quando il ragazzino, il moro e l’allucinato iniziarono a parlare tutti insieme, proponendo le frasi più assurde per il monologo cantato del protagonista, Sanzo non ne potè veramente più: non che ne avesse tutta ‘sta voglia, ma poteva davvero trovare una strada per guadagnare, assieme ai quattro svitati che aveva incontrato, e poteva mettere alla prova le sue abilità. Dimenticandosi in tal modo di quella cosa lì

 

Sanzo (cantando, appollaiato su uno scaleo): The hills are alive with the sound of music…

Tutti (spiazzati e incantati dalla sua voce): …

Gojyo (risvegliandosi di colpo): Le colline vivono del suono della musica! Mi piace!! (e ricasca giù come una pera)

Sanzo: Ma che idiota…

Tutti (occhio adorante): Ti prego, continua!

Sanzo (prima sbuffa e poi canta ancora): … with songs they have sung for a thousand years…

Nataku (quasi in trance): Oooh… ma è meraviglioso!

Hakkai (a mani giunte): Hai una voce strepitosa! E le parole… oh, divine!

Sanzo (preoccupandosi seriamente della sanità mentale degli astanti): …

Kou (scuotendosi): Bene, direi che sei assunto.

Sanzo (scettico): Perché, questo tu lo chiami lavoro?

Kou (laconico): Dettagli, dettagli… lo diventerà ben presto, grazie al tuo aiuto!

Sanzo (a voce bassa): Beata ingenuità…

Gojyo (risvegliandosi e appoggiando inavvertitamente una mano sui bassifondi del biondo): Il ragazzo ha talento! Mi piace!

[Sanzo gli tira un sonoro pugno in testa e l’altro ritira la mano]

Gojyo (massaggianosi il capo): Mi piace il tuo talento, razza di scrittore schizofrenico! Cos’hai capito?!

Sanzo: Tu tieni giù le mani e poi ne riparliamo, argentino pervertito!

Hakkai (interviene): Suvvia, non discutete, siamo tutti colleghi ormai!

Nataku: Esatto! (a Sanzo) Non sei forse anche tu un degno bohemien?

Sanzo: Veramente…

Gojyo: Tu credi nella bellezza?

Sanzo: Ovvio.

Kou: Nella libertà?

Sanzo: Ma certo che sì.

Hakkai: E nella verità?

Sanzo: Naturalmente.

Nataku (prendendolo per un braccio): E nell’amore?

Tutti: Già! L’amore!!

Sanzo (occhiataccia): Assolutamente NO.

[patatrack generale, ci manca poco che i quattro caschino a terra]

Nataku&Hakkai (sconvolti): Ma… ma… ma… ma com’è possibile??

Kou (sempre laconico): Il tuo è un nonsense, giovanotto…

Gojyo (scandalizzato): Come puoi non credere nell’amore, pazzo?!

Sanzo (alzando decisamente la voce): E PIANTATELA DI PARLARE TUTTI INSIEME!!!

 

Così, anche se gli costava fatica, il biondo scrittore spiegò al quartetto di invasati che credeva all’amore come idea astratta, ma che non voleva averci mai a che fare di persona: l’aveva capito quando, pochi mesi prima, suo padre era morto per salvarlo quando un manipolo di loschi individui li aveva assaliti per rapinarli… e lui, suo padre, gli aveva fatto scudo con il proprio corpo… come si poteva quindi legarsi a qualcuno, se poi c’era il rischio di perdersi? L’amore arrecava dolore, solo dolore… e troppe responsabilità.

 

Nataku (occhi lucidi alla fine del racconto): Oh… cielo, mi dispiace per tuo padre…

Sanzo (scuote le spalle): In casi normali non l’avrebbe mai fatto, credo, ma doveva aver fumato da poco…

Kou: Il risultato però non cambia…

Sanzo (occhiataccia): Appunto.

Hakkai: Beh, nell’amore credi comunque, no?

Sanzo (il mal di testa avanza): Ti ho detto che ci credo solo come idea…

Nataku: Fa lo stesso! L’importante è crederci! Perciò… ehi, dove sono le bottiglie nuove?

Kou (aprendo una scatola): Ci penso io, le ho portate stamattina.

Gojyo (occhi che brillano alla vista delle preziose bottiglie di assenzio): Ah, questo sì che si chiama parlare!

Sanzo (passo indietro): Cosa diamine vorreste fare?

Nataku (sbattendogli sotto il naso un bicchiere già pronto): Festeggiare il tuo primo lavoro a Parigi!

Hakkai (levando il proprio bicchiere in alto): E la tua entrata ufficiale nel mondo bohemien!

Gojyo: Sei dei nostri, scrittore schizofrenico!

Sanzo: Purtroppo sì, argentino pervertito!

Kou: Salute a tutti.

[tracannano tutti e cinque i rispettivi bicchieri di assenzio… e qui parte lo sclero]

 

Quella notte Christian Sanzo visse la sua prima, indimenticabile, allucinogena esperienza bohemienne, popolata di sensuali fatine verdi che cantavano e ballavano il can-can al ritmo di musiche semisconosciute (tra cui una canzone che doveva essere in giapponese perché diceva Tachidomatteru kimi no senaka wa, sabishige na mama boku wo toraeru… ), mentre i suoi quattro svitatissimi compagni ne combinavano di cotte e di crude e blateravano cose incomprensibili riguardanti lo spettacolo e certe ballerine, in particolare di una che doveva essere una primadonna… una tizia molto bella dagli occhi dorati…

Ma il biondo non si soffermò ad ascoltare (era di fuori come una tegola sbilenca): in fondo, la sera successiva sarebbero andati proprio nel regno della potente Kanzeon Ziedler e delle sue Tenkai Dogs… al Moulin Rouge!

 

 

To be continued…

 

 

 

 

 

Note dell’autrice: ehm… non chiedetemi come mi sia venuta fuori quest’idea perché sinceramente non lo so… Il fatto è che adoro Moulin Rouge, e mi è venuto quasi spontaneo abbinarci i nostri amati personaggi saiyukeschi… anche se ovviamente ne è nata una cosa del tutto schizzoide! Purtroppo non so se farà molto ridere come storia, visto che non ho mai scritto fics comiche prima d’ora, né tantomeno parodie, ma mi sto divertendo un sacco a scriverla e spero che lo stesso valga per voi nel leggerla. Perciò fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando, ci tengo. Detto questo vi saluto e vi do appuntamento al prossimo atto (sempre che questo vi sia piaciuto e che decidiate di proseguire la lettura ^^’’), in cui entrerà finalmente in scena la regina del Moulin Rouge… e in cui i casini, come ben sapete se avete visto il film, cominceranno.

See you soon and go to the West! Black Moody (che farebbe meglio a studiare per gli esami…)

 

* picola nota: non credo ci sia bisogno di dirlo, ma le parole in giapponese sono quelle d’inizio di “For real”, la prima sigla d’apertura dell’anime (insomma, sempre meglio chiarire).

 

 

  
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