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Autore: Kei_Saiyu    26/11/2009    4 recensioni
Seconda Classificata al contest "Operazione conquista del fandom" indetto da Saeko no Danna e neji4ever.
Non ci volle poi molto; bastò una semplice frase detta con noncuranza da Sasuke a farlo desistere da ogni tipo di sentimentalismo.
«Questa volta ti uccido.»
Genere: Malinconico, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Shizune, Tsunade
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nick Autore:  Kei_saiyu
Pairing/Threesome scelta: SasuNaru
Altri Personaggi: Tsunade; Shizune; Sakura Haruno
Genere: Introspettivo; azione; malinconico
Rating: arancione
Avvertimenti: Yaoi; “lime”; what…if?
Note dell'Autore: Non so veramente che dire, lo ammetto. L’ho scritta con puro istinto masochistico ed è anche la mia prima descrizione dettagliata di un combattimento. Almeno ci ho provato a farla.

È collocata in un punto imprecisato della storia, ma pre scontro con Itachi e tutti i personaggi sono più grandi rispetto all’originale. Ho posticipato così la partenza di Sasuke per esigenze personali, per il resto, mantiene la timeline del manga, quasi.

I nomi delle tecniche sono tutte in maiuscolo per mio personale diletto e perché, a mio avviso, andrebbero sempre messe così, essendo nomi propri.

Che altro dire? Ci ho messo anima e corpo per fare questa fan fiction e spero sia venuta bene, almeno per quanto sangue ci ho sputato sopra.

È stata dura da scrivere e non voleva farsi continuare, senza contare che mi stava per degenerare, ma è poi tornata alla trama originale, più o meno.

Suppongo non ci sia altro da aggiungere.

I numeretti sopra alcune parole, rimandano ad un piccolo glossario a fine capitolo.
Introduzione alla Storia:

 Non ci volle poi molto; bastò una semplice frase detta con noncuranza da Sasuke a farlo desistere da ogni tipo di sentimentalismo.

«Questa volta ti uccido.»

Note  post-contest: Seconda… *ira ira ira* Ah, me misera! Quel teme ha vinto ancora… lo strozzerò ù_ù. Sono più o meno contenta del risultato, molto più o meno. Le giudici (ma si potrà dire?) sono state bravissime, motivo per cui non me la prendo con loro, ma che il teme abbia vinto con una cosa scritta in poco tempo, senza sputarci sangue come me e con un distacco di otto punti… mi fa incazzare come un’ape! XD Consiglio comunque di andarla a leggere che è bellissima. Viva i controsensi °-°. Il colore del buio. Almeno sul podio ci sono due sasuNaru e ciò mi risolleva immensamente il morale XD.

 

 

 

Chains of Memories

 

Capitiolo I

One thing I can treat myself to, and if it's to be had I mean to have it

 

Le piccole lanterne colorate, poste ad insegna dei negozi, illuminavano fiocamente la strada principale della città avvolta dalla notte.

Vi erano pochi rumori che violavano il giusto silenzio notturno: qualche animale in cerca di cibo, il vento che sospingeva lieve le fronde degli alberi, dei passi lenti che calpestavano il selciato, un sassolino che veniva scalciato di malavoglia…

Un sospiro forte e pesante echeggiò nell’aria, seguito da un altro sassolino che rotolava via.

Il cielo era privo di stelle e la luna veniva nascosta da pesanti nubi nere che si stagliavano all’orizzonte, rendendo più lugubre quel lungo cammino, di giorno così vivace e vivo, ora quasi morto e privo di quei movimenti che lo rendevano un posto piacevole.

Somigliava estremamente ad una di quelle città fantasma di cui gli anziani ogni tanto parlavano, ricordando, con gli occhi velati dal tempo, quando erano fiorenti e ricche; lasciando allo sventurato ascoltatore un senso di solitudine, misto a malinconia e tristezza, derivati probabilmente dalla voce cupa e lontana che parlava.

Una lieve nebbiolina offuscava leggermente la vista, rendendo opaca anche la fioca luce che accompagnava il trasgressore notturno per il suo cammino.

Trasgressore, forse, era una parola un po’ forte, d’altronde, stava solo passeggiando per la sua città,  non stava certamente per uscire dalle porte della stessa per dirigersi in qualche posto sperduto ad affrontare la vita o la morte, no?

Esatto, stava solo passeggiando. Poco importava che quel suo camminare lo stesse portando verso il confine – limite che, ovviamente, non si potrebbe oltrepassare senza il permesso dell’Hokage.

Il vento smosse delicatamente i capelli del non-trasgressore, mentre una lanterna, quasi a monito, illuminava il suo viso di un quarto, creando un effetto chiaro-scuro attorno ai suoi capelli biondi, mentre l’occhio destro sembrava assumere un colore più limpido rispetto al gemello, di un azzurro che poteva ricordare il cielo estivo.

Mordendosi lentamente il labbro inferiore, il giovane sospirò, conscio che era giunto il momento di compiere la sua prima scelta: proseguire o tornare indietro?

Le alte porte di Konoha, rigorosamente chiuse e sigillate dalla barriera di chakra, si stagliavano inflessibili ed austere dinanzi alla sua figura, al confronto piccola ed insulsa.

Si fermò a riflettere, decidendo il da farsi con nervosismo crescente. Era pur sempre un tipo istintivo, ma sapeva anche delle conseguenze delle sue gesta, qualunque esse sarebbero state.

Se saltava, superando miracolosamente la sorveglianza al di fuori delle porte, sarebbe comunque stato avvertito dal chakra protettore e, di conseguenza, immediatamente inseguito. Con molta probabilità, catturato.

Se restava fermo, nessuno poteva dirgli nulla, ma non avrebbe concluso un bel niente.

Rimaneva da cercare un’altra via.

Vagliò con lo sguardo la zona circostante, cercando un qualche tipo di escamotage per trarsi d’impaccio, ma l’unica soluzione, anche se per nulla plausibile, era proprio lo scavalcare incurante delle porte.

Sospirando lievemente afflitto, decise che doveva almeno provare.

Guardò le alte porte con circospezione, cercando di mantenere alta la concentrazione per percepire ogni minimo rumore o intromissione, che potesse rovinare il momento propizio.

Scosse la testa, mentre un sorrisino sarcastico affiorava sulle sue labbra.

«Non sarebbe comunque la prima volta che mi metto nei casini, no?»

Lasciò perdere la concentrazione ed i pensieri logici, preparandosi a compiere il passo più lungo della gamba. Si fermò solo un attimo prima del balzo, notando con la coda dell’occhio ciò che prima, nella ricerca, gli era sfuggito: una piccola porta seminascosta nell’ombra.

Si avvicinò incuriosito, sicuro di non averla mai vista prima e la scoprì, fortunatamente, aperta.

Non gli passò nemmeno per un istante il dubbio che fosse una trappola, o che dei nemici si potessero intrufolare in tutta tranquillità nella città.

Esultando fin troppo rumorosamente per uno che doveva agire nell’ombra, la oltrepassò con tranquillità, non trovando nessuna sgradevole sorpresa ad attenderlo.

Aveva così scelto e con lui anche qualcun altro che, con un triste sospiro, lo guardava dall’alto del suo palazzo.

Se fosse tornato sano e salvo, pensò nel fissare la tuta arancione e nera che spariva inghiottita dalla foresta, lo avrebbe certamente pestato a morte.

Si voltò, lasciandosi alle spalle la vista della città, guardando invece la sua allieva che teneva lo sguardo basso.

Sorrise comprensiva, accarezzando i corti capelli rosa della ragazza che aveva di fronte.

«Non preoccuparti Sakura, tornerà sano e salvo.»

La giovane kunoichi1 annuì con poca convinzione, preoccupata per la sorte che il proprio migliore amico si era scelto.

«Grazie, Tsunade-sama2

Tsunade la guardò, leggendo in quelle poche parole mormorate i pensieri di Sakura, ma non parlò.

Nemmeno lei credeva alle sue stesse parole, ma era giusto così. Il momento, prima o poi, sarebbe dovuto arrivare.

 

Naruto correva, incurante di ciò che gli accadeva intorno, non badando nemmeno al percorso che stava facendo, nonostante la notte scura non consentisse di vedere bene dove poggiava i piedi, tanto da rischiare più volte di cadere a causa della sua disattenzione.

Non poteva farci nulla, in ogni caso.

Cercava disperatamente di sgombrare la mente da inutili rimorsi, preparandosi solo per la battaglia imminente, eppure, non vi riusciva.

C’era qualcosa che lo distraeva sempre, fosse il pensiero di che cosa avrebbe provato una volta giunto sul luogo prefissato, o di cosa avrebbe detto prima di combattere, o ancora il ripetersi mentalmente le parole scritte su quel piccolo pezzo di carta, trovato una settimana prima in casa sua.

Non sapeva come lui, proprio lui, ricercato da tutti i Paesi, fosse riuscito ad eludere la sorveglianza e a non farsi vedere da nessuno, intrufolandosi tranquillamente in casa sua per lasciargli, come regalino, un kunai piantato nel coprifronte che anni prima aveva graffiato con le sue stesse mani, unito ad un pezzo di carta con su scritta una sola frase:

“Tra una settimana alla Valle della Fine.

Uchiha Sasuke”

Come se ci fosse stato poi il bisogno di firmarla, quella missiva. Era stato abbastanza eloquente il messaggio che gli aveva lasciato. Non lasciava spazio a nessun dubbio, eppure, chissà perché, leggere il suo nome gli aveva fatto battere forte il cuore.

Forse perché non se lo aspettava, o forse perché era da tempo che non vedeva la sua calligrafia perfetta ed elegante o forse ancora, perché sperava in qualcos’altro, magari in delle scuse.

Si mise a ridere di gusto al pensiero di lui che chiedeva scusa.

Sarebbe stato certamente più gradito, ma era un sogno che non si sarebbe mai avverato, nemmeno se fosse crollato il mondo… nemmeno se fosse stato in punto di morte.

Alla risata si sostituì un sorrisino amareggiato.

Ciò che gli aveva fatto più male, in tutta quella storia, risiedeva nell’aver trovato il kunai piantato in quel coprifronte, sua reliquia personale.

Un pensiero lo colse inaspettato, facendolo arrossire di colpo ed inciampare su di un ramo che non aveva visto.

Cadendo sonoramente a terra, si chiese come lui avesse trovato l’oggetto, visto che lo teneva gelosamente nascosto sotto il cuscino quando era fuori casa e non poteva portarselo dietro.

Significava forse che aveva frugato in casa? O che si era steso sul suo letto per chissà quale motivo?

Scosse insistentemente la testa, dandosi dello stupido anche solo per aver pensato una cosa del genere.

«Probabilmente sarà entrato dalla finestra e, scendendo dal letto, avrà scansato il cuscino e quindi lo avrà visto. Sì, sarà sicuramente per questo.»

Pensò nel rialzarsi. Si tolse la terra dai pantaloni e ripartì, archiviando il caso in un angolino della sua mente.

Era quasi arrivato, non poteva permettere che un pensiero stupido come quello lo distraesse dal suo obiettivo.

Sorridendo sfrontato, ritrovando ad ogni passo in più che faceva verso la meta quel suo modo di essere che, in quella settimana d’attesa, pareva aver perso. Preso dall’eccitazione, si sentì invadere da un rinnovato vigore.

«Questa volta ti riporterò a casa, lo giuro!»

 

 

La Valle della Fine. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che l’aveva vista? Due, tre, quattro anni?

Non aveva tenuto il conto, non era sua abitudine farlo per qualcosa che non rientrasse nel suo obiettivo primario.

Si concesse stranamente qualche secondo per osservare il luogo, forse per cercare inconsciamente una qualche sensazione che avrebbe potuto, dopo tanto tempo, fargli sentire che in qualche strano modo era ancora vivo.

Lo era mai stato, d’altronde? Sì, una volta, ma erano passati troppi anni per ricordarselo.

Osservò indifferente il fiume che scorreva sotto le grandi statue. L’acqua scura si muoveva lenta per il suo percorso, trascinando con sé detriti e tronchi morti di quelli che un tempo erano degli alberi sani e robusti.

Fissò le sponde, dal suolo così simile a sabbia per il suo terriccio fine che veniva facilmente smosso dal vento, che per qualche strano mistero si alternava a tratti di semplice pietra, spaccata in più punti come la roccia su cui stava tranquillamente in piedi.

Ricordava bene il motivo per cui il terreno era friabile e con varie spaccature.

Quel luogo così desolato e silenzioso - se non fosse per il rumore dell’acqua - era stato testimone di tante cose: del suo primo vero scontro con Uzumaki Naruto, del suo definitivo tradimento, della recisione di un legame che non aveva voluto… e di qualcosa che non ricordava, ma che sentiva esserci.

Non perse tempo a cercare una risposta che non desiderava conoscere, lasciando vagare lo sguardo sul fiume, percorrendolo al contrario, fino a soffermarsi sulla cascata che scendeva tra le due statue.

Si lasciò cadere tranquillamente al suolo, fermandosi con grazia sopra l’acqua, distribuendo perfettamente il chakra sui piedi per rimanere in equilibrio.

Un bagno freddo sarebbe stato ideale per cancellare qualsiasi pensiero molesto.

Quel luogo li aveva visti combattersi, quasi uccidersi. Sarebbe stato testimone anche di una loro disfatta?

 

Finalmente, dopo aver superato gli ultimi alberi, Naruto si trovò davanti alla Valle della Fine, ai piedi delle grandi statue raffiguranti persone che aveva sentito nominare solo un paio di volte, ma di cui solo di uno serbava il ricordo: Shodaí Hokage3 Hashirama Senju.

Si fermò sulla riva del fiume per riprendere fiato, cercando con lo sguardo una qualsiasi traccia di Sasuke.

Notò come il luogo non fosse nient’affatto cambiato dall’ultima volta che lo aveva visto.

Un tempo, pensò malinconico, vi era giunto con il cuore colmo di rabbia, tristezza, dolore, ma anche di tanta sicurezza e speranza; speranza di poterlo vedere mentre ammetteva che andare da Orochimaru non sarebbe servito a nulla; sicurezza che sarebbe riuscito a far valere quel legame che lui, Sasuke, voleva spezzare ad ogni costo.

Guardandolo ora che cosa provava? Non riusciva a capirlo.

Si scostò la frangia dagli occhi, continuando a contemplare il luogo alla sua ricerca, fino a trovarlo.

Trattenne inconsciamente il fiato quando lo vide immobile a gustarsi l’acqua gelida che scorreva lungo il suo corpo semi nudo.

Sotto la cascata, con i capelli corvini che gli incorniciavano il bel volto niveo; le labbra fini leggermente tumide per il freddo; i muscoli ben formati del torace, con i piccoli capezzoli rosa turgidi; il ventre piatto dagli addominali non troppo marcati, ma dalla linea perfetta per un corpo che, comunque, risultava essere efebico; le anche esposte alla sua vista e se non fosse stato per l’akama4, avrebbe potuto vedere anche la linea che partiva dai fianchi per arrivare più giù, a sottolineare il pube.

Arrossì.

Sasuke era bellissimo, con un alone quasi divino che lo circondava, come l’acqua che sfiorava senza delicatezza il suo corpo.

Lo vide socchiudere gli occhi, rivelando due pozzi neri senza fondo, apparentemente privi di qualsiasi sentimento.

L’idillio durò poco e al nero si sostituì il rosso.

Nessun ghigno beffardo o sorrisino malizioso affiorò su quelle labbra, eppur si mossero lente, quasi impercettibili, mentre la voce bassa e lievemente rauca per il freddo, tagliava il silenzio irreale che si era venuto a creare. Perfino la luna era sparita di nuovo, nascondendosi dietro le nubi.

«Sei venuto.»

Deglutì, cercando di cancellare dalla mente la visione che permaneva di fronte ai suoi occhi.

Erano vicini. Molto vicini. Solo a qualche metro di distanza.

Annuì, non fidandosi della propria voce e dandosi dell’idiota più volte per essere rimasto a guardarlo imbambolato per almeno cinque minuti.

Si riscosse, chiedendosi se Sasuke si fosse accorto in precedenza del suo arrivo, ma se così era stato, non gli stava dando modo di capirlo.

Gli sarebbe bastato qualunque cosa pur di non dover continuare a guardare quelle iridi così dannatamente vuote.

Non gli piacevano, non erano gli occhi di Sasuke, o almeno, non del Sasuke che si ostinava tanto a voler ricordare.

Si guardarono per qualche istante, mentre Sasuke usciva dall’acqua e si sistemava gli abiti, incurante che questi fossero bagnati.

Si passò lentamente una mano sui capelli, tentando di ridargli la loro solita forma, ma non distogliendo mai, nemmeno per errore, i suo occhi da quelli di Naruto.

Uzumaki rimase a fissare i movimenti dell’ex compagno di squadra, chiedendosi come fosse possibile trovarlo bello anche mentre si sistemava i capelli.

Si chiese anche perché pensasse che Sasuke fosse bello, non era certamente una cosa che rientrava nella norma, nonostante una volta, quando Sakura aveva paragonato Sai a Sasuke, avesse esordito con un:

«Sasuke è molto più bello e sexy di Sai!»

Arrossì, distogliendo lo sguardo e cercando di non pensarci.

Non ci volle poi molto; bastò una semplice frase detta con noncuranza da Sasuke a farlo desistere da ogni tipo di sentimentalismo.

«Questa volta ti uccido.»

Naruto riprese il contatto visivo.

Sasuke non mentiva, aveva veramente intenzione di ucciderlo, lo poteva capire da quello sguardo, dal chakra che il suo nemico stava iniziando ad accumulare.

Ancora una volta voleva ucciderlo.

Si morse il labbro inferiore, tentando di non chiudere gli occhi, conscio che i ricordi passati erano pronti a riaffiorare in tutta la loro distruttiva potenza.

Di nuovo avvertiva un senso di vuoto all’altezza dello stomaco e più su, verso il cuore che batteva veloce.

Prese un profondo respiro, arginando i troppi ricordi che contrapponevano l’immagine di un Sasuke quindicenne a quello diciottenne che aveva di fronte.

I suoi occhi, sempre azzurri e limpidi, si fecero più cupi, opachi quasi come quelli di un cieco e forse lo era davvero.

Doveva essere cieco per non vederlo, per non cercare quel Sasuke.

Strinse i pugni, mentre uno spiraglio si apriva tra le nubi scure illuminando le loro figure, lasciando che la sua ombra si allungasse fino a raggiungere quella di Sasuke.

Uchiha mosse lentamente una mano verso la schiena, afferrando saldamente l’elsa della spada Kusanagi.

Naruto afferrò rapido un kunai dal porta shuriken, avvicinandosi di qualche passo a Sasuke.

Faccia a faccia, si fronteggiavano ad armi spiegate.

I loro occhi si incontravano per non lasciarsi mai, eppure non vedevano. Non si vedevano.

In lontananza, una foglia cadeva lentamente a terra, decretando l’inizio della fine.

 

 

Glossario:

 

1Kunoichi: Donne ninja

2-Sama: Letteralmente sta per: venerabile. È un onorifico che si aggiunge alla fine del nome per marcarne l’importanza del ruolo che ha. Shizune, ad esempio, è solita chiamare Tsunade Tsunade-hime, dove “hime” sta per: principessa.

3 Shodaí Hokage: Primo Hokage

4Akama: pantaloni scuri e larghi da indossare sopra il judoji; generalmente conferita al raggiungimento del 6° Kyu o del 1° Dan in arti marziali.

 

   
 
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