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Autore: Youko    26/11/2009    3 recensioni
Come sarebbe l'ordine oscuro ai giorni nostri se fosse una rinomata scuola? Ma soprattutto, come sarebbero generali ed esorcisti se fossero studenti e professori?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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a causa del mio migliore amico 2

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Katsura Hoshino; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

RINGRAZIAMENTI :  Grazie a Ermellino, NemuChan e Name per le recensioni e i complimenti che mi avete fatto.
Grazie anche a ChibiSuzachu per aver messo la storia nei seguiti e anche a NemuChan e a Name per averla inserita nei preferiti ^^
Ringrazio inoltre Ermellino e NemuChan per le recensioni di Baka usagi e tutti coloro che l'hanno messa nei preferiti e quanti hanno letto entrambi i lavori.
Vi auguro buona lettura. 



02

I fratelli vennero a chiamarlo per recarsi tutti insieme in mensa, si trovava al piano terra perciò ripercorsero la strada fatta un’ora prima
– non abbiamo incontrato ancora nessuno – notò Daisya con le mani infilate nelle tasche dei jeans
- mancano due giorni all’inizio dei corsi, forse arriveranno domani -  rifletté Marie, Kanda rimase in silenzio quei discorsi lo annoiavano e poi non aveva alcun interesse a incontrare altri studenti, allentò un po’ la sciarpa che aveva avvolto intorno al collo, aveva preferito indossarla dato che quel posto era talmente vasto da dare l’idea di essere difficilmente riscaldato e invece si stava ricredendo.
Trovarono facilmente la sala, grazie anche al grande cartello posto sul montante della porta, dall’interno proveniva un discreto vociare, la stanza era immensa e due file di lunghe tavolate ne riempivano tutta la superficie.
Marie fece segno ai fratelli di guardare sulla parete di fondo, dove sembrava esserci piu gente. Raggiungendo il punto lanciarono occhiate ai vassoi colmi di cibo degli studenti che stavano già mangiando tra una chiacchiera e l’altra riconoscendo molti piatti che avevano degustato nei loro viaggi con il tutore
– oh ma cosa abbiamo qui tre nuovi studenti – trillò un uomo che indossava il camice da cuoco da una finestrella che divideva la sala dalla cucina. Aveva la capigliatura tra un viola e un rosa non ben definito e tutta trecce, occhialini da sole neri, carnagione scura, rossetto sulle labbra e al centro della fronte spiccava il Tilaka degli induisti.
Marie si avvicinò – mi scusi signore io e i miei fratelli siamo appena arrivati e non sappiamo come funzioni la mensa – l’uomo sorrise poggiando il gomito e indicando l’universitario
– nuovi iscritti ma che bello, io sono Jerry il miglior chef che potrete mai trovare al mondo – poggiò il mento sul palmo della mano – allora voi mi dite cosa volete e io ve lo cucino mi sembra semplice – i tre si guardarono un attimo
– anche la kake soba?- domandò Kanda che avrebbe mangiato solo quella
- ovviamente anche la zaru soba, questo è un istituto internazionale è logico che anche la sua cucina lo sia – si portò le mani al petto con un sorriso smagliante – e qui di fronte a voi avete il miglior cuoco a disposizione, perciò sbizzarritevi e datemi un motivo di esistere – finì  riappoggiandosi sui gomiti
– kake soba – esclamò convinto Yu, il cuoco annuì e prese anche le ordinazioni degli altri due poi si eclissò in cucina, udirono la sua voce squillante chiedere ingredienti e dopo un po’ lo sentirono canticchiare.

I tre si misero a fissare la sala scorgendo più di un tavolo vuoto e molti di quelli occupati avevano posti liberi, cosa che gli fece dedurre che la maggior parte degli studenti dovesse ancora arrivare, videro entrare il tutore che appena li scorse li raggiunse.
– Figlioli miei – esordì con un sorriso meritandosi uno sbuffò del giapponese che detestava, che l’uomo si riferisse a lui in quel modo ma non disse nulla dato che aveva usato il plurale
– vi siete già sistemati? Le stanza sono confortevoli? Avete avuto difficoltà a trovare la strada? Le divise e i libri? – domandò a raffica
– si padre è tutto a posto – lo rassicurò Marie vedendolo aumentare il sorriso
– e tu papà?- chiese Daisya incrociando le braccia al petto e appoggiandosi al muro
– ho sistemato le mie cosee il laboratorio è come me lo ricordavo, magnifico. Mi hanno assegnato un piccolo studiolo tutto mio ed ho fatto conoscenza con alcuni colleghi, ah non potrò sedermi con voi mi aspettano al tavolo dei docenti – esclamò guardandosi attorno, salutò un uomo dai lunghi capelli bianchi che era seduto a un tavolo vicino ad una donna con uno chignon biondo e occhiali da vista neri – quello è il professor  Yeegar insegna matematica al liceo quindi sarà un vostro professore ragazzi, l’altra è la dottoressa Lulubel  è il medico dell’istituto – spiegò loro
– ecco le vostre ordinazioni- esclamò il cuoco iniziando a passare i vassoi ai ragazzi – se desiderate mangiare qualcosa di più elaborato fatemelo sapere per tempo – facendo capire così che quelle erano bazzecole per lui.
– Oh ma abbiamo un nuovo venuto – esclamò sorridente poggiandosi sul divisorio un istante dopo
- Froi Tiedoll il nuovo insegnate d’arte – si presentò l’artista elargendo il suo solito sorriso cordiale
-allora noi andiamo padre, ti auguro un buon pranzo – fece Marie educato come sempre
– a dopo figlioli e fate amicizia mi raccomando – si raccomandò, più che altro per Kanda ma appunto quello decise di sedersi a un tavolo vuoto, i fratelli sospirando e scuotendo il capo gli si misero a fianco
– padre di tre figli così giovane – esordì lo chef riattivando la sua attenzione
– non sono così giovane – sorrise a sua volta l’altro
– Jerry capocuoco, mi dica ogni suo desiderio culinario e io lo esaudirò – fece abbassando un po’ le lenti scure
– oh non saprei – Froi si mise a riflettere.

-buongiorno – esordì una ragazza cinese dai lunghi codini avvicinandosi con il proprio vassoio e sedendosi al loro tavolo
– buongiorno- rispose Marie
–ciao – disse Daisya, Yu non smise di mangiare e le diede un occhiata poco rassicurante, non voleva fare amicizia ne tanto meno chiacchierare voleva solo mangiare in pace
-sono Lenalee Lee  – si presentò questa ascoltando poi Marie che fece altrettanto per se e i fratelli, prima che la ragazza o loro potessero dire altro, la videro chiamare un ragazzo dai capelli bianchi che trasportando un vassoio stracarico di cibo le si sedette accanto sorridente
– salve a tutti io sono Allen Walker e questo sarà il mio primo anno – esclamò
– anche loro sono appena arrivati Allen – lo informò la ragazza
– che sollievo allora non sono l’unico spaesato – ridacchiò prendendo ad affrontare la prima pietanza
- ah ecco tuo zio- fece ancora l’amica indicando l’entrata.
Osservarono tutti un uomo dai lunghi capelli rossi che gli ricadevano sulla schiena, sottili occhiali da vista che non celavano lo sguardo accattivante ma che anzi lo esaltavano. Gli abiti semplici, pantaloni neri e camicia di ugual colore alquanto sbottonata, che delineavano e fasciavano la sua figura alta e ben proporzionata. Rivolse al nipote un cenno di saluto distratto, prima di affiancarsi al tavolo dei docenti.
– Quello è un professore?- domandò Daisya perplesso, non aveva l’aspetto dell’insegnate ma del latin lover – ma ci sta provando con la dottoressa?- domandò ancora
– non me ne parlate per favore- esalò il ragazzo albino portandosi una mano alla fronte
– è il responsabile del laboratorio di meccanica e ingegneria nonché professore universitario – spiegò Lenalee – mio fratello, che si è laureato l’anno scorso, quest’anno è il suo assistente – terminò con un sorriso   - la mia sfortuna è di essere suo parente – sussurrò Allen
– non essere così cattivo, Marian Cross è un valente inventore – lo riprese la ragazza
-può darsi ma è anche un donnaiolo incallito, fuma come una ciminiera e beve solo vini costosi, praticamente è sempre indebitato, mi sfrutta e mi tortura – precisò attaccando con foga la nuova pietanza
-come?- domandò Daisya che era un grande curioso
- mi  ha già detto che dovrò sistemargli l’alloggio, occuparmi del suo bucato e fargli le commissioni e ti assicuro che saranno molte, anzi troppe, lo conosco – specificò fra un boccone e l’altro
– dobbiamo parlare con nostro padre della lavanderia – si ricordò Marie –non è bene che si avvicini a una lavatrice o rischia di andare a insegnare con gli abiti a macchie – alla evidente curiosità dei due ragazzi appena conosciuti spiegò la loro parentela con l’artista.
– Oh che coincidenza abbiamo tutti un parente nello staff scolastico- esordì lei allegra
–Lenaleeeeeeeeeeeee- chiamò a gran voce un giovane ragazzo cinese, chiaramente riconoscibile dai tratti del volto e dagli occhi allungati, portava capelli neri lunghi fino al collo, un berretto e un camice bianco che gli svolazzò intorno alle gambe mentre correva a raggiungere il loro tavolo.
– Sorellina ti sei sentita sola senza di me?- domandò sbattendo gli occhi
– emh … ecco vi presento mio fratello Komui  - fece lei alquanto imbarazzata
– questo è Allen Walker il nipote del professor Cross, siamo nella stessa classe in primo liceo – disse cercando di togliersi il fratello dal braccio al quale si era attaccato, sentendo il nome del mentore il ragazzo assunse di nuovo l’aria adulta e professionale
- il professore ci aveva detto che avresti iniziato a studiare all’istituto, benvenuto, mi sembra che tuo padre sia un pianista se non sbaglio- rifletté
– sei il figlio di Mana Walker?- domandò Marie che ora aveva collegato il cognome alla figura del musicista – si proprio lui – confermò questo finendo il quarto piatto, sotto lo sguardo stupefatto degli altri e quello schifato di Kanda, che stava iniziando a detestare l’affollamento di quel tavolo
–Komui dobbiamo raggiungere Cross- fece un ragazzo dai capelli biondi sparati in aria, occhi azzurri e le mani affondate nelle tasche del camice lasciato aperto
– ciao Lenalee- salutò con un sorriso cordiale la ragazza
-  Reever che bello rivederti- sorrise di rimando presentando il ragazzo come Reever Wenham ,ex compagno di studi del fratello e ora suo collega di laboratorio e assistente del docente universitario  
–Lenalee devo andare, cerca di farti coraggio sorellina penserò sempre a te, il tuo fratellone non ti vuole abbandonare ma –
- si andiamo Komui forza- lo trascinò per un braccio l’altro
– tuo fratello ha qualche problema – dichiarò Kanda  che non vedeva mai di buon occhio le dimostrazioni d’affetto figuriamoci quelle esagerate
– in effetti  è così, ha il complesso della sorella, ma in fondo non è colpa sua, la colpa è mia – sospirò la ragazza – i nostri genitori sono dei diplomatici cinesi, quando è entrato a studiare all’ordine siamo stati divisi per molto tempo, ero piccola e ogni volta che telefonava piangevo chiedendogli quando ci saremmo rivisti ma a causa del fatto che ero sempre in giro per il mondo con i nostri e le sue vacanze erano poche e brevi, ci siamo visti raramente – il suo sguardo divenne un secondo triste ma subito dopo si riprese – ma ora ci siamo riuniti quindi ben presto gli passerà – esclamò fiduciosa prima di salutare con una mano alzata
- Miranda siediti con noi-  invitò la ragazza dai capelli neri, vestita di nero e dall’aria spaesata
– con piacere – fece in un sussurro questa, rivolgendo uno sguardo timido alla tavolata – sono Miranda Lotto studentessa del terzo anno universitario – si presentò.

Marie le disse che anche lui era dello stesso anno e presero a discorrere dei corsi di studi, cercando di capire se avessero delle materie in comune, Daisya, Allen e Lenalee presero a chiacchierare delle impressioni che avevano avuto del campus, decidendo poi di fare un giro esplorativo dato che erano tutti appena giunti
– potresti farci da guida Miranda? – chiese la ragazza cinese, che l’aveva conosciuta poco prima dato che era la sua vicina di stanza nel dormitorio
– ben volentieri – accettò e nella foga versò il bicchiere di succo sul tavolo – oh mi dispiace, scusatemi sono così maldestra – esclamò mentre si alzava per prendere dei tovaglioli di carta, ma inciampò nell’orlo della lunga gonna e cadde a terra travolgendo con se un inserviente che trasportava un vassoio con dei piatti.

Nel fracasso che seguì, l’attenzione di tutti fu catalizzata sulla ragazza che chiedeva scusa mortificata e imbarazzata – ti sei fatta male?- le domandò Marie aiutandola ad alzarsi subito affiancato dall’altra ragazza – sono così maldestra – ripeté sull’orlo del pianto mentre udiva le risatine dei compagni di università, la sua sbadataggine era assai nota e tutti se ne tenevano a distanza
– Miranda – esclamò la dottoressa avvicinandosi – ti sei ferita?- domandò osservandola mettendosi a posto gli occhiali
– no la ringrazio – la donna sospirò
– vedi di stare attenta quest’anno non posso passare tutta la giornata ad accorrere per i tuoi incidenti – disse prima di girarsi
-sono cose cha capitano – fece Marie facendola accomodare al tavolo
- è vero poteva capitare a chiunque di noi – diede man forte Lenalee, Kanda alzò gli occhi al cielo decisamente quella giornata stava prendendo una brutta piega. Finì di mangiare in fretta, voleva mettere più distanza possibile da se e quel gruppo di casinisti e chiacchieroni

– posso sedermi? è libero?- domandò dopo che la calma fu tornata un ragazzo che poteva avere suppergiù l’età di Kanda o Daisya, con un sorriso allegro e cordiale.
Non passava di certo inosservato, non solo per via dei capelli rossi tenuti a freno da una larga fascia sulla fronte, ma anche per la benda nera sull’occhio destro che esaltava l’altro di un verde intenso .
– Certo – esclamò Allen aggiudicandosi l’occhiataccia del giapponese, come osava invitare gente al suo tavolo? Non era già abbastanza affollato?
Finì di mangiare e si alzò prima che l’altro si fosse ancora seduto deciso a ritornarsene in camera, si bloccò quando si accorse che il nuovo venuto lo stava fissando intensamente, gli regalò un’occhiata minacciosa e gelida –cos’hai da guardare si può sapere?- gli domandò irritato dato che non la finiva, lo vide sgranare l’occhio
– sei un ragazzo?- domandò perplesso
–che vorresti dire idiota, certo che sono un ragazzo- reagì immediatamente maledicendo che non avesse Mugen con se o un coltello in alternativa
- calmati fratello – cercò d’intervenire Marie
 – non chiamarmi in quel modo non sono tuo fratello – lo attaccò immediatamente, la risata del ragazzo dai capelli rossi attrasse il suo sguardo omicida
– scusami è che con quei capelli lunghi, il viso così delicato, femminile e poi con quel maglione largo insomma credevo fossi una ragazza -  Kanda socchiuse gli occhi e si sarebbe scagliato sull’altro se i fratelli non lo avessero prontamente trattenuto conoscendone il carattere permaloso
– io sono Lavi Bookman – continuò il ragazzo non facendo caso al viso contratto dall’odio e dall’ira dell’altro – scusami ancora è che assomigli in modo impressionante a una bambina che conoscevo – continuò a sghignazzare
– baka usagi io ti faccio a fettine – esplose il giapponese in tutta la sua furia omicida, attirandosi le occhiate di più di un tavolo
–baka usagi- ripeté Lavi smettendo di ridere e fissando il ragazzo, i capelli neri e lunghi, la frangetta che gli ricadeva sugli occhi, allungati a mandorla che però erano furiosi, no impossibile si disse una coincidenza senz’altro
 –Yu, che succede figliolo – esclamò Tiedoll accorso alle sue urla osservando i due figli che cercavano di trattenerlo, il ragazzo alla fine si liberò e prese a incamminarsi all’uscita a passo di marcia
–Yu chan- urlò il ragazzo dai capelli rossi ottenendo che si fermasse e si voltasse  -allora sei proprio tu Yu chan- ripeté indicandolo, Kanda rimase un secondo perplesso prima di decidersi a procurarsi un arma e a farlo fuori ma non ne ebbe bisogno, perché il soggetto del suo odio venne atterrato dal calcio volante di un anziano signore
– Lavi che cavolo combini si può sapere?- domandò urlante questo
– razza di vecchio panda si può sapere perché l’hai fatto?- domandò a sua volta il ragazzo tenendosi il naso sanguinante dopo che aveva colpito il pavimento di marmo.
Kanda decise di non continuare a sentirli discutere e si avviò nella sua stanza, come osava quell’idiota chiamarlo per nome? Con il vezzeggiativo oltretutto, quello che si usa con i bambini o le ragazze, la rabbia e l’indignazione aumentò ancora, l’aveva scambiato per una ragazza lo avrebbe ucciso se lo avesse di nuovo incontrato sulla sua strada.  

  
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