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Autore: Kaho    26/11/2009    4 recensioni
Sta arrivando, si dice osservando la pancia pasciuta della teiera cinese, sta arrivando.
Genere: Generale, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il salotto è pulito e ha l’aria di un locale di un 'altra epoca: le pareti di pietra, le poltrone di velluto e i tendaggi pesanti ne fanno uno strano ibrido fra castello e una sala da the antica.

Linda tentenna sull’uscio della porta: tutto questo è un po’ troppo per lei, si dice guardando con i grandi occhi timidi il tavolo intarsiato e le chicchere già posizionate sulla superficie lucida.

(Sotto le scarpe, la sabbia scricchiola.)

Alla fine, muove un passo e si avvicina; si prende qualche attimo per gustare la sensazione del velluto sotto la mano e poi, dopo un bel respiro, si siede rigidamente sul divanetto d’un acre rosso.

Le dita si appoggiano sul bracciolo dorato. I polpastrelli seguono le linee oblique e acute del legno intarsiato, le palpebre si chiudono, e la mente comincia a vagare verso disegni fatti nella sabbia di Messina.

Le manca la sua città, i profumi forti, le voci tonanti e la violenza di ogni gesto.

La villa è troppo ovattata, come se ci fosse un grosso cuscino che preme su ogni abitante della casa, soffocandolo. C’è, però, uno strano fascino in questo silenzio – Linda ha imparato a farselo piacere, ad apprezzare il valore della pazienza.

Perché si tratta solo di attendere, spegnendo le parole, qualcosa.

Sta arrivando, si dice osservando la pancia pasciuta della teiera cinese, sta arrivando.

E rimane immobile, stringendo la tazzina che pian piano si raffredda, in bilico sulla sua mano.

 

*

 

Il pianto della donna riecheggia per i corridoi e ogni famiglia del Dipartimento di Neurologia tace, riconoscendo la propria immagine in quel pianto.

Nel silenzio, rimbomba solo un nome – «Linda!»

I medici abbassano tristemente la cartellina, senza toccare quella madre distrutta, con i capelli incotonati, buttata addosso al corpo vivente della figlia.

 

Le infermiere, lontane da quella sezione, scuotono la testa e già parlano della triste vicenda.

«Virginia, hai sentito di quella nuova alla 67

«Oh, sì; che brutta storia, quella! Così giovane, così giovane

«Già, solo vent’anni, una ragazza splendida…»

«Il dottor Schifandro cosa dice su di lei?»

«Oh, quell’uomo è un vero santo, sapessi quante ore in sala operatoria per quella ragazza! Ma è arrivata in condizioni gravissime, l’hanno trovata dentro il canale in fin di vita, esangue…»

«Oddio!»

«Hanno dovuto operarla di urgenza, era piena di pezzi di vetro… è sbalzata fuori dalla macchina, poverina, ma è stato quasi meglio…»

«Ma cosa dici?»

«Gli altri ragazzi dentro la macchina sono rimasti schiacciati contro il camion. Si è salvata solo lei.»

«Oh Gesù. Ma vivrà?»

«Oh sì… l’operazione è andata benissimo, ma ora è in stato vegetativo…»

«Oh!»

«Eh…»

«Beh, non so cosa sia peggio, fra le due opzioni… Dio mio…»

«Già… ora devo andare alla 45… a che ora stacchi?»

«Tra dieci minuti.»

«Beata, io ho ancora due ore con questi disgraziati… morirò di crepacuore, prima o poi

«Sì, sì… ora ti lascio.»

«Buona serata, cara.»

 

*

 

Sta arrivando.

Prova a stringere una mano attorno al bracciolo; fallisce.

Sta arrivando.

La tazzina cade, ma non c’è nessun rumore nella stanza. Linda deglutisce.

Sta arrivando.

La sabbia di Messina… com’è? (scricchiola)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Volevo solo riprodurre la sensazione di un’attesa inutile, ma poi si è evoluto tutto.

Tragico, insipido; forse quello che volevo raggiungere. Ma non mi piace neppure tanto.

Dedicato comunque a Sara, sperando prima o poi di riprendere a scrivere regolarmente, in maniera più raffinata, per finire ciò che le devo. Spero arriverà. Per ora, beccati questo! <3

 

Kaho

  
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