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Autore: Leslie and Lalla    27/11/2009    2 recensioni
[Ispirata a L'Amore non va in Vacanza]
Loredana è vivace, affettuosa e disordinata, adora cantare, è circondata da amici e famiglia, vive sulla costa, ma sogna la montagna.
Cleo è un'artista riservata, timida e ancora un po' bambina, che vive tra i monti ma preferisce il mare cupo e gelido in inverno, alla neve fangosa delle sue parti.
Si incontrano per caso su facebook e decidono di scambiarsi le case per un periodo.
Fin qui, insomma, tutto bene, sempre se non calcoliamo Michele, l'affascinante fratello di Cleo, e Davide, il fotografo che somiglia terribilmente a Leo DiCaprio...
[Scritta a quattro mani, con due punti di vista diversi: quello di Lori e quello di Cleo]
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'All of Drawing a Song and Sequels'
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capitolo nuovo

9. Only coincidences?




Giovedì 3 dicembre

Loredana's Pov.

Apro un occhio, poi anche l'altro. Mi guardo intorno: dev'essere ancora mattina presto, perché c'è poca luce. Scruto ogni più piccolo dettaglio, corrugando le sopracciglia. Ma io questa stanza non la conosco...
Oh! Adesso ricordo. Mi viene in mente la giornata di ieri, il viaggio, l'attesa, la valigia smarrita e, con una morsa allo stomaco, Michele.
Guardo l'orologio, curiosa: sono solo le sette e mezza di mattina. Sbuffo: che scatole, sono ancora abituata a svegliarmi presto.
Cerco di riaddormentarmi, ma purtroppo non ci riesco, così decido di alzarmi. Scendo le scale silenziosamente, poi, ricordandomi che la mattina sono a dire poco spaventosa, mi avvio verso il bagno per darmi una sistemata. Non voglio che Michele mi veda in queste condizioni.
Quando sono davanti alla porta, prima di aprirla, appoggio l'orecchio per controllare che non ci sia dentro nessuno. Non sento nessun rumore.
Senza pensarci un'altra volta, afferro la maniglia con sicurezza e spingo.
Appena alzo lo sguardo, mi si gela il sangue nelle vene e richiudo la porta di scatto. Coprendomi il viso con le mani, mi appoggio con la schiena al muro, mentre rivedo nella mia mente la scena. Michele appena uscito dalla doccia che si stava mettendo l'asciugamano alla vita. Il suo corpo era... uguale a quello di un Dio greco. No, meglio. Molto meglio. Due spalle enormi e muscolose, la vita stretta, le gambe lunghe e ben delineate, la pancia piatta con la tartaruga quasi incisa.
Oh, mio Dio.
«Scusa» sussurro poi, timidamente.
Non ho la forza di muovere un muscolo. Resto ferma in questa posizione, con il cuore che batte ancora a mille. L'immagine di Michele sembra impressa nella mia mente.
Mi sento come una ragazza alle sue prime armi. Okay, non dico che sono un'esperta in queste cose, ma di sicuro di uomini nudi ne ho visti più io di quelli che potrebbe avere visto un'adolescente in piena crisi ormonale.
Scuoto la testa, ma che pensieri faccio? Colpa di Michele e del suo fisico maledettamente perfetto...
Quando sento che sta aprendo la porta, cerco di assumere una posizione dignitosa. Mi ripeto nella testa “non è successo niente, hai solo visto un uomo che ha un fisico come quello di un fotomodello, stai calma, ne rivedrai altri mille... come ne hai già visti miliardi, no?”.
Dopo qualche secondo, ho il coraggio di alzare lo sguardo.
Michele, che è ormai vestito, mi sta fissando con un'aria divertita sul volto.
Io arrossisco vistosamente.
«Ora siamo pari, giusto?» scherza lui, ridendo un poco.
Scoppio a ridere, liberandomi dell'imbarazzo che sentivo addosso poco fa.
«Sì» rispondo poi, guardandolo negli occhi.
Anche lui ricambia il mio sguardo, e restiamo così per un minuto buono. Io sono letteralmente persa nei suoi bellissimi occhi, il respiro corto e il cuore che aumenta ad ogni battito. E mano a mano che i secondi passano, io mi alzo sulle punte, e lui si abbassa un po' con la testa, fino a ritrovarci a pochi centimetri di distanza, i nasi che quasi si sfiorano. Riesco a percepire il suo profumo: sa di menta peperita. Le sue labbra così carnose, poi, mi attirano da morire.
«Hai fame?» fa lui d'un tratto, allontanandosi.
Io rimetto le punte dei piedi a terra, rimproverandomi in tutte le lingue del mondo.
Non ti ha voluta baciare, non gli interessi, ovvio che non gli interessi! Smettila di illuderti.
«Un po'» rispondo poi, dopodiché ci avviamo in cucina.
«Vuoi un caffè?» chiede lui, con gentilezza.
Sorrido. «Sì, grazie.»
«Che lavoro fai?» chiedo, quando mi siedo al tavolo della cucina, mentre lui inizia a preparare il caffè.
«Insegno italiano a un liceo di Merano, un paese a dieci minuti da qui» mi risponde lui, mentre traffica con la polvere.
«Ah!» esclamo io, presa in contro piede. Non so perché, ma non me lo aspettavo da uno come lui. «Quindi oggi devi lavorare?»
Lui annuisce. «Ancora per qualche giorno, poi siamo in vacanza.»  
«Dove sono le tazzine?» domando poi, cercando di rendermi utile.
«Ma sì, non ti preoccupare, faccio io.»
Io sorrido, e torno a sedermi dove ero accomodata prima.
«Tu invece cosa fai nella vita?» mi chiede, dopo una piccola pausa.
«Lavoro in un negozio d'abbigliamento» rispondo, scrollando le spalle.
E insegno canto ad un'accademia musicale, finisce la mia mente. Inspiegabilmente, non lo dico. Lo penso e basta.
«Ecco» fa lui, dopo un po', porgendomi la tazza di caffè.
Io l'afferro, ringraziandolo.
Poi lui si siede davanti a me, mentre io lo sorseggio con calma.
«Non lo bevi tu?»
Michele scuote la testa. «L'ho già bevuto prima.»
Io faccio un vago gesto di assenso col capo. «Oggi ci sei a pranzo?» chiedo poi, cercando di assumere un tono di voce naturale, mentre dentro di me penso “dimmi di sì, dimmi di sì”.
«Se non ti disturbo...» fa lui.
«Ma figurati!» esclamo, facendo una leggera risata. «C'è qualcosa nella dispensa, o devo andare al supermercato?»
«Per il pranzo dovresti riuscire a fare una pasta... al massimo vai oggi pomeriggio.»
Io annuisco. «Okay, così vedo un po' com'è il posto.»
Lui mi sorride con dolcezza. «Ti piacerà, vedrai.»
Arrossisco un poco, senza aggiungere altro.
«Ora scusa ma devo proprio andare, altrimenti arrivo in ritardo» annuncia, alzandosi di scatto.
«Okay» mormoro io.
«Torno per le...» si fa un po' pensieroso, poi conclude: «Circa per le due.»
Annuisco. «Va bene, buon lavoro allora!»
«Grazie e tu divertiti!» esclama, salutandomi con la mano, dopodiché prende la giacca ed esce.
Quando sento sbattere la porta e poi il cancello, mi lascio andare con un sospiro.
Oddio, mi sembra di vivere in un sogno. Anzi, lui mi sembra un sogno.

Questa mattina la passo facendo un po' di tutto. Prima sistemo quelle poche cose che avevo nello zaino, poi mi vado a lavare e a cambiare. Decido di farmi anche io una doccia, dopo il viaggio di ieri, poi...
Dopodiché inizio a girovagare per la casa, curiosando ogni stanza.
Mentre sto ispezionando il salotto, trovo una chitarra classica. Troppo presa dalla curiosità di provarla (so suonarla, però non ne ho una mia), la prendo.
Inizio a suonare qualche nota a caso, per vedere se è accordata.
, penso con un sorriso.
Nella mia mente cerco di ricordare cosa so suonare e cosa mi esce bene.
La canzone del sole è molto semplice e bella.
«Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi» inizio a intonarla, alzandola di un tono rispetto all'originale, mentre accompagno la mia voce con il dolce suono della chitarra «Le tue calzette rosse, e l'innocenza sulle gote tue, due arance ancora più rosse... e la cantina buia dove noi respiravamo piano, e le tue corse, l'eco dei tuoi no... oh no, mi stai facendo paura.»
Dopodiché mi interrompo, perché guardo l'orologio e scopro che è già l'una e mezza. Rimetto la chitarra al suo posto e mi precipito in cucina.
Apparecchio, poi metto l'acqua della pasta sul fornello e aspetto che arrivi Michele per buttarla.
Sono decisamente in anticipo. Così ritorno in salotto, riprendo la chitarra, mi siedo sul divano e continuo a suonarla da dove ero arrivata prima.
«Dove sei stata? Cos'hai fatto mai?» riprendo a cantare, con delicatezza «Una donna, donna, dimmi: cosa vuol dir sono una donna ormai? Ma quante braccia ti hanno stretto, tu lo sai per diventar quel che sei. Che importa? Tanto tu non me lo dirai, purtroppo...» faccio una pausa, poi riprendo con voce più alta: «Ma ti ricordi l'acqua verde e noi? Le rocce, bianco il fondo? Di che colore sono gli occhi tuoi, se me lo chiedi non rispondo...» Abbasso un poco l'intensità.
«Hai una voce stupenda.»
Mi giro di scatto. Trovo Michele dietro di me, appoggiato con i gomiti allo schienale del divano, che mi guarda con un sorriso.
Il suo viso è a pochi centimetri dal mio, e questo basta per fare  perdere al mio cuore un battito, e poi riprende a palpitare con velocità.
«Grazie» mormoro, avvampando.
Restiamo così per qualche secondo, poi lui dice: «Ma fai qualcosa?»
«In che senso?» chiedo, quasi pendendo dalle sue labbra.
«Tipo insegni da qualche parte?»
Sorrido, con imbarazzo. «Sì, in un'accademia...»
«Ah! Ecco perché sei così brava!» sbotta lui, sorridendo.
«Comunque scusa se ho usato questa chitarra, ma avevo troppo voglia di provarla...» balbetto poi.
«Non fa niente, usala pure, quando vuoi» mi rassicura lui, allargando il sorriso.
Anche io sorrido. «E' tua?» domando, dopo una pausa.
Lui annuisce soltanto.
«Avresti voglia di suonare qualcosa?» propongo.
«Okay» acconsente lui, sempre col sorriso sulle labbra. Dopodiché si siede accanto a me.
Io gli porgo la chitarra, e poi mi alzo.
«Cosa vuoi che suoni?» mi chiede, guardandomi negli occhi.
«Non so» dico, stringendomi nelle spalle «Quello che preferisci.»
«La sai “Come se non fosse stato mai amore” di Laura Pausini?» mi domanda, dopo averci pensato un po'.
Annuisco, raggiante. «Tutte quelle di Laura so!» esclamo.
«Okay» fa, dopodiché inizia a suonare. Quelle note che conosco da una vita, che ho suonato ripetutamente e che so ormai a memoria.
Michele mentre suona tiene il ritmo col corpo e guarda la chitarra.
«Ieri ho» inizio, quando arriva il momento opportuno «Capito che è da oggi che comincio senza te» a questo punto, Michele alza lo sguardo e mi guarda con un sorriso stupendo «E tu, l'aria assente, quasi come se io fossi trasparente» quando canto l'ultima parola, chiudo automaticamente gli occhi e poi continuo, alzando il tono della voce: «E vorrei fuggire via e nascondermi da tutto questo, ma resto immobile qui: senza parlare, non ci riesco a staccarmi da te, e cancellare tutte le pagine con la tua immagine. E vivere come se non fosse stato mai amore!»
Alla fine della canzone, lui mi guarda ammirato. «Hai una voce...» afferma, poi fa una pausa, per riempirsi i polmoni di aria e svuotarli dicendo: «...davvero spettacolare.»
Io arrossisco, sentendomi lusingata. «Grazie.»
Restiamo in silenzio per qualche istante, non sapendo cosa dire.
«Comunque ho messo su l'acqua della pasta» dico, all'improvviso.
«Ah» fa lui, appoggiando la chitarra sul divano, poi si alza. «Bene.»
Io sorrido, e poi insieme ci avviamo verso la cucina.
Mentre stiamo mangiando, c'è un silenzio quasi di tomba. Quasi perché qualche rumore c'è: un colpo di tosse, un bicchiere appoggiato troppo fortemente, la forchetta che sbatte contro il piatto...
«Mi lasceresti il tuo numero di telefono?» chiede lui, improvvisamente.
Alzo il capo, non credendo alle mie orecchie.
Scuuusa?!, vorrei urlare.
Annuisco lentamente.
Lui tira fuori il cellulare e poi io gli detto cifra per cifra il mio numero.
«Si sa mai» afferma lui, guardandomi con un'aria innocente sul volto.
Io sorrido soltanto.
Appunto, magari ha bisogno di aiuto...
Un momento. Ma perché mai lui dovrebbe avere bisogno di aiuto da me?
«Cosa fai oggi pomeriggio?» chiede lui, interrompendo il corso dei miei pensieri.
«Non so...» rispondo io, riflettendo.
Cosa potrei fare?
«Andrò al supermercato e a prendermi qualche vestito, dato che non ne ho nemmeno uno di ricambio» faccio poi, con un sorriso.
Lui ride un poco. «Buon'idea» commenta, guardandomi «Vuoi che ti accompagni?»
«Va bene» rispondo, forse con troppo entusiasmo.

Stiamo camminando fianco a fianco, mentre parliamo di tutto e di più: lui mi racconta della sua scuola, dei suoi alunni che lui e Cleo hanno soprannominato “pulcini”, senza un vero motivo. Io lo ascolto interessata, esprimo il mio parere e rido quando uno dei due fa una battuta. Poi anche io gli dico un po' di me: di quanto mi diverto in accademia e al negozio, di come voglio bene ai miei famigliari e ai miei amici. Insomma, di praticamente tutto.
Poi scopro che la sua infanzia (e di conseguenza quella di sua sorella) non è stata esattamente felice: sua madre li ha abbandonati presto, e così suo padre e soprattutto lui si sono dovuti occupare della piccola Cleo.
Il mio passato, confronto al loro, è stato sicuramente più semplice.
«Sei laureato, giusto?» gli chiedo, mentre camminiamo sul marciapiede, con la neve che ci arriva alla caviglia.
«Sì, in lettere» risponde «E tu?»
Scuoto la testa. «Io no: dopo le superiori, ho deciso di dedicarmi al canto, non ho voluto proseguire con gli studi. E per guadagnarmi uno stipendio dignitoso mi sono fatta assumere in quel negozio di abbigliamento di cui ti parlavo oggi.»
Lui fa un vago gesto col capo.
«Uh, questo negozio mi ispira» faccio io, guardando gli abiti esposti in una vetrina che ha appena catturato la mia attenzione.
Lui sorride. «Qui ci viene quasi sempre Cleo, lo conosco come le mie tasche, ormai.»
Entriamo dopo pochi secondi. Ho adocchiato un maglioncino lilla favoloso e abbinati ad esso, un paio di jeans stupendi.
«Posso esservi utile?» chiede la commessa, avvicinandosi, con uno strano accento. E' senza alcun dubbio l'accento tedesco.
Io annuisco, convinta. «Vorrei provare il maglioncino lilla e i suoi rispettivi pantaloni che ci sono in vetrina.»
Lei si illumina. «Oh, sì, i nuovi arrivi! Che taglia ha?»
«Una quaranta.»
«Prego, gliela do subito.»
La seguo, con un sorriso enorme sul viso.
«Ecco» fa lei, una volta presi dai rispettivi scaffali. Dopodiché me li porge.
Io li afferro subito ringraziandola e poi mi rivolgo a Michele: «Scusa, dove sono i camerini?»
Lui li indica, e poi ci andiamo insieme.
Quando siamo davanti, entro in uno a caso, appoggio la borsa sullo sgabello e inizio a svestirmi. «Ti fa niente aspettare?» domando, mentre mi tolto i pantaloni.
«No, no, figurati» mi risponde lui, gentilmente «Fai con comodo.»
Appena ho finito, mi guardo velocemente allo specchio per vedere se sto bene, e poi, con un sorriso soddisfatto, apro la tenda.
Michele mi guarda con gli occhi che brillano... o sarà solo una mia impressione?
«Stai da Dio» dice, mostrandomi il suo tipico sorriso da “far piegare le ginocchia”.
Io arrossisco e mormoro un “grazie”.
Oh, mio Dio. Ha detto che sto da Dio! Mi ha fatto un complimento!, penso, esultante.
Dopodiché guardo il prezzo, socchiudendo gli occhi. In tutto verrebbero ottanta euro.
«Quanto costano?» mi chiede Michele.
Scrollo le spalle. «Ottanta, neanche tanto.»
Lui annuisce. «Dovresti prenderli.»
Io sorrido. Che bello avere un uomo che condivida con te i tuoi interessi...
Non ce ne sono tanti in giro come lui, finisco per pensare.
E allora? Che importa? Tanto non gli interesso... e poi non devo illudermi.
Quando usciamo dal negozio con in mano le borsine dei miei nuovi acquisti, decidiamo di fare un salto al supermercato. Devo fare un po' di scorta.
Alle sette di sera torniamo finalmente a casa. Abbiamo camminato tanto, qui in montagna (quando c'è la neve, poi) si usa poco la macchina, dovrò abituarmici.
Michele appoggia i sacchetti della spesa che si era offerto di portare sul tavolo della cucina, e poi dice, avviandosi alla porta d'ingresso: «Bene, io vado. Sono stato qui fin troppo!»
«Non preoccuparti, mi ha fatto solo piacere» rispondo subito io.
Lui fa un sorriso sghembo. «Anche io mi sono divertito molto oggi.»
Il mio cuore inizia ad accelerare i battiti. Lui mi guarda negli occhi, sempre col suo bellissimo sorriso sulle labbra.
«Allora... ci... vediamo...» balbetto, ipnotizzata dal suo sguardo.
Lui annuisce lentamente, molto lentamente. Anche lui sembra incantato dal nostro gioco di sguardi. Come me, d'altronde.
Poi succede tutto in fretta. Troppo in fretta. Così in fretta che riesco a rendermi conto di quello che sta succedendo solo quando sento la sua bocca che ormai preme contro la mia.
Ci stiamo baciando, penso, sentendo il cuore martellarmi dentro il petto.
All'inizio restiamo immobili, poi lui decide di rendere quel bacio un vero bacio: dischiude le labbra e io lo seguo, in estasi.
Mentre le lingue giocano tra di loro e le salive si mischiano creando un nuovo sapore, i corpi si toccano. Le mie mani accarezzano prima la sua nuca e poi scendono fino ad arrivare alla schiena.
Lui invece mi sfiora con dolcezza i fianchi, e, al contrario di me che scendo, sale fino ad arrivare ai miei capelli. All'inizio ci gioca un po', poi si sposta con lentezza verso il mio viso. Percorre con i polpastrelli delle dita la mia guancia, poi passa al collo, provocandomi un brivido di piacere.
Anche io gli tocco delicatamente il viso, traccio una linea immaginaria che parte dal collo e arriva fino alla fronte, poi giù e su ancora un'altra volta.
Dopo un po', mi ritrovo le sue mani sulla schiena, e piano piano scendono, fino ad arrivare al mio fondo schiena, a questo punto una scossa del tutto involontaria mi fa inarcare un poco la schiena. Non mi sono mai sentita così bene. E pensare che è solo un bacio...
Dentro di me urlo di felicità. Vorrei emettere qualche suono con la bocca, ma non voglio assolutamente rovinare questo momento che è diventato magico.
Intanto dal collo, decido di scendere: percepisco un'infrenabile voglia di accarezzargli il petto.
Soprattutto voglio sentire, voglio godermi quella bellissima sensazione che non provo da tempo.
E infatti non mi sbagliavo, ha un petto da favola. Sembra un mattone, per non parlare dei pettorali e degli addominali... Mi correggo: questa sensazione non l'ho mai provata. Un petto così bello non l'ho mai toccato in vita mia.
Dopo qualche secondo, Michele si stacca improvvisamente, interrompendo la magia che si percepiva nell'aria.
Ecco. Lo sapevo: era troppo bello per essere vero.
Mi verrebbe voglia di gridare quello che provo. In realtà non so quello che provo con esattezza. Delusione, forse?
«Ci vediamo» sussurra, dopodiché esce di casa senza aggiungere altro.
Non rispondo: non voglio, e poi non ho neanche la forza.
Cosa gli è successo? Ha capito che era tutto un maledetto sbaglio?
Abbasso lo sguardo, incupendomi.
Non voglio che lo abbia pensato, nemmeno per un secondo. Perché per me non è stato affatto un errore: per me è stata la cosa più bella del mondo.












*** Spazio Autrici ***

Ehiii! Ciao a tutti, carissimi lettori!! Parla LaLLa ^^ Come state? Io tutto okay, anche se sono un bel po' stressata dalla scuola... devo ancora abituarmi ai nuovi ritmi di studio che devono essere del tutto costanti e per me (penso per tutti >.<) è difficile. D'altronde la scuola che ho scelto è un liceo ed ovviamente non posso pretendere che ci diano pochi compiti... però secondo me sono esagerate minimo 2 interrogazioni possibili al giorno... per non parlare delle verifiche .-. (*annuisce con aria grave. ndLeslie)
Okay, sto delirando... scusate, oggi sono un po' una chiacchierona ^^''''

Comunque, torniamo alla fic. Com'è il capitolo? ^^ Spero vi piaccia e magari che me lo diciate tramite recensione ;D
Ricordo di essermi divertita da morire a scriverlo, specialmente la scena hot dell'inizio *mhuamhua. Ma questo è ancora nien... ooooopps, meglio stare zitta, altrimenti spoilero alla grande! XD

Per il secondo libro sia io che Linda stiamo scrivendo il primo capitolo, e per ora le pagine sono 6 su Word ;D Il "progetto" è abbastanza a buon punto, però diciamo che con la stesura siamo ancora indietro... >.< (Beh, non è che abbiamo cominciato da tanto, e comunque io ho cancellato e riscritto quasi una pagina, perciò non c'è da biasimarci >< ndLeslie)

Non ci sono altri personaggi in questo capitolo, quindi vi saluto con lo spazio pubblicità, i soliti ringraziamenti e le risposte alle recensioni ;P

> Spazio Pubblicità <
Secretly di fallsofarc


Grazie, come al solito, a quei angioletti che stanno leggendo questa fic, se non ci foste voi *^*
Grazie infinite a chi si è fatto notare in qualche modo, soprattutto recensendo, siete troppo gentili *W*
Grazie mille alle 9 persone che hanno messo la fic nelle seguite e le altre 16 che l'hanno messa nei preferiti.
Grazie anche a chi sta leggendo ^^

vero15star Sìsì, facci sapere com'è andato alla fine, il viaggio ^^ Miraccomando divertiti e salutami l'Irlanda, che non ci sono mai stata *^* Comunque, riguardo la storia, sì: Davide e Cleo sono così cariniii ** E' bello che tu ti sia immaginata la scena, anzi, è proprio questa la magia di leggere immaginandosi una speciale atmosfera... ed è questo l'obiettivo di scrivere! XD E poi... grazie di cosa? Grazie a te, carissima, che recensisci ogni volta! Sei gentilissima ç.ç (commossa XD) Al prossimo capitolo allora (spero >.<) ;D Ciaooo ^^ Un bacio <3

Envyina 95 Ehiii! Ho visto che ti sei aggiunta anche tu a seguirci e, soprattutto, a recensire ** Grazie mille per l'impegno e per i complimenti che ci hai fatto ^^ Sono contentissima che ti piaccia così tanto la coppia Lory&Michy... però aspetta ancora qualche capitolo: ti dico solo che ci sarà un nuovo personaggio e le cose si complicheranno XD Okay, ora sto zitta, ahah. Grazie ancora di tutto ** Ciao cara! A presto, ci conto ^^ Bacio <3


Al prossimo capitolo (speriamo di riuscirci per martedì ;D)!
Ciao a tutti ^^
LaLLa e Leslie.
   
 
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