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Autore: DarkRose86    28/11/2009    3 recensioni
Un essere ibrido è esposto nella vetrina di un negozio, in una città corrotta dall'avvento delle nuove tecnologie.
Un giorno, mentre fissa immobile il mondo fuori, nota qualcuno completamente diverso da lui.
Una persona pura... o forse è solo apparenza?
[AU.Fantasy/Futuristico.ZetDei]
Prima classificata al "Baci Perugina Contest" indetto da Rei Murai e Iaia, e vincitrice del Premio per l'Originalità
Dedicata, con affetto, a Shurei
Genere: Triste, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Deidara, Zetsu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La seguente fanfiction si è inaspettatamente classificata Prima al "Baci Perugina Contest" , indetto da Rei Murai e Iaia sul Forum di EFP, ed ha vinto il Premio per l'originalità. 
Sinceramente parlando sono ancora sconvolta. °.° 
Ho scritto questa cosa in mezz'ora circa, e non l'ho neanche riletta prima d'inviarla. Eppure...
Beh, non so proprio che cosa dire, solo che sono felicissima! 
Spero che questa storia insolita vi piaccia almeno un pochino, sarà una cosina da niente ma l'anima ce l'ho messa. Perché la ZetsuDei rulla. Mai quanto la SasoDei, ma rulla. <3

La dedico con tutto il cuore a Shurei, che mi ha sopportata durante gli scleri mentre scrivevo e che continua a farlo, con infinita pazienza.
Grazie, tesoro. So che non è molto, ma... ti voglio bene. <3

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The Last Masterpiece
[ on this Little Planet ]

La prima cosa che gli venne in mente quando lo vide, solo e smarrito per le caotiche strade di quella città, fu una lecita domanda: che diavolo ci faceva una creatura così pura in quel mondo corrotto? Lo osservava dalla vetrina di un negozio, mentre lui curiosava fra le bancarelle e spesso e volentieri storceva il naso di fronte alla merce esposta.
In verità aveva fatto un po' di fatica a rendersi conto della sua identità maschile, a causa dei suoi lunghi capelli dorati; il suo modo di camminare e di porsi, però, l'avevano tradito. Lo incuriosiva, quella giovane anima errante: chissà cosa stava cercando.
Per le vie della grande metropoli passeggiavano persone di tutte le età, troppo frettolose o intente a discutere con gli auricolari che indossavano per accorgersi di lui; lui così diverso, e sicuramente in pericolo. Oramai non esistevano più normali esseri umani, e i “tradizionalisti” lo erano solo per metà; l'era dei robot e delle tecnologie un tempo proibite alla collettività era inevitabilmente giunta. Dunque lui da dove veniva?
Il giovane udì un rumore dietro di sé, come se qualcuno stesse bussando ad una porta; voltandosi vide un essere piuttosto insolito salutarlo da dietro la vetrina di un negozio di... botanica? Elettronica? Non riusciva a capire, e l'insegna scritta con caratteri a lui sconosciuti non lo aiutava di certo. Fatto sta che chi lo aveva chiamato era un qualcosa di strano: aveva un volto umano, però non possedeva una pelle rosea come la sua. Piuttosto essa era perfettamente bianca da un lato, e nera dall'altro. Inoltre, ad avvolgere la sua testa, v'erano due enormi foglie, simili alla bocca d'una pianta carnivora.
Probabilmente molti si sarebbero spaventati a tal visione, lui invece sorrise; da quando si era risvegliato, dopo un sonno durato circa dieci anni, non faceva che vedere cose assurde. Ciò lo divertiva, più che altro perché era fermamente convinto di una cosa: non sarebbe durato. La tecnologia non avrebbe salvato il mondo, come invece parecchi sostenevano. Si trattava di una rivoluzione destinata a vedere in fretta la propria fine; effimera, immediata, come l'arte che lui studiava e che ormai era considerata superata. Stupidi. La sua arte avrebbe continuato a splendere e ad ammaliare, e non aveva niente a che vedere con macchine volanti, robot o quant'altro.
Entrò nel negozio, la porta si aprì automaticamente una volta che vi fu di fronte; all'interno l'arredamento era ridotto al minimo e, ovviamente, tutto era computerizzato. Commesso compreso. Senza però farci troppo caso si avvicinò alla vetrina, toccando con mano quella strana cosa che si era mossa e che ora lo stava guardando con un'espressione indecifrabile: era come se da un lato stesse sorridendo mentre dall'altro lo stesse osservando come si fa con una succulenta preda. Ma non si ritrasse, anzi.
Cosa sei? ” gli domandò, innocenza mista a follia traspariva dai suoi occhi color del cielo d'un tempo; quel cielo azzurro che oramai non era più visibile a causa della nebbia che costantemente sovrastava la città.
Chi può dirlo ” rispose una voce gentile, alla quale s'alternò ben presto una più cupa, quasi spaventosa, “ Sono un predatore ” disse, e un ghigno si dipinse sul suo volto, “ O una decorazione natalizia, come molti mi considerano ” continuo con tono tranquillo, velato però di tristezza.
Non ci ho capito nulla ” asserì il ragazzo, sbuffando.
Sono un ibrido ” continuò la creatura, indicando con l'indice la targhetta che si trovava sul piedistallo su cui se ne stava immobile, costretto da un meccanismo che gli avrebbe provocato terribile scosse elettriche qualora si fosse mosso eccessivamente. Era così che facevano sì che gli esseri creati in laboratorio, rivenduti poi per enormi cifre ai migliori offerenti – per diversi usi quali caccia, omicidi accuratamente organizzati, lavori forzati e, nel peggiore dei casi, battaglie fra simili, atte a divertire e a far guadagnare più denaro possibile ai loro proprietari –, se ne stessero buoni in esposizione nei migliori negozi della città.
A quanto pare, il tizio era una fusione fra due esseri umani ed una pianta, carnivora appunto. Il ragazzo fece una smorfia di disappunto, tutto ciò per lui era totalmente assurdo. Già il fatto d'essersi ritrovato su un lettino d'ospedale già cresciuto – i suoi ultimi ricordi risalivano a quando aveva solo nove anni –, con braccia e gambe legate e tre bocche supplementari impiantate sul suo corpo – nelle mani e sul petto –, non lo aiutava ad apprezzare i cambiamenti che, mentre lui era in coma a causa di un brutto incidente avvenuto durante un suo artistico esperimento, erano stati apportati al mondo e ai suoi abitanti. Però gli erano servite dal momento che grazie a loro, seppur con fatica, si era liberato dalle costrizioni ed era riuscito a fuggire. Probabilmente ora lo stavano pure cercando e, proprio per questo, era importante trovare quello di cui necessitava.
E perché mi hai chiamato? ” chiese, mentre il commesso fatto d'acciaio e circuiti elettronici li osservava con occhio attento.
Perché sei diverso dagli altri ” affermò, “ La tua pelle è così... calda; non esistono più persone come te. La tua carne dev'essere appetitosa ” disse poi in un sussurro, passandosi la lingua sulle labbra.
Che ci fai qui? ” lo interrogò poi, cercando di sedare i propri istinti.
Sto cercando una cosa. Sai, io sono un artista ” rispose elogiandosi, “ E ne ho assoluto bisogno per dimostrare al mondo che le cose davvero belle sono quelle che durano un istante. Voglio farlo vedere a coloro che cercano la vita eterna, perché devono capire che in realtà non esiste nulla in grado di durare per sempre. Vivo solo per questo, e per questo mi sono risvegliato. Ne sono sicuro ” spiegò, nelle sue iridi una luce abbagliante, quella che guida chi crede fermamente nelle proprie convinzioni.
Ah... e cosa cerchi? ”
Dei fuochi d'artificio! ” esclamò, e l'altro scoppiò in una fragorosa risata.
Fuochi d'artificio? Ma non farmi ridere, ragazzino! Non esistono più da anni, ormai! ” lo schernì, e lui lo guardò torvo.
Ne sei sicuro? Non è possibile che sia scomparso tutto, in fondo dieci anni non sono molti... ”
Uhm... ricordo che quand'eravamo ancora dei normali esseri umani passavamo spesso di fronte ad un negozio di antiquariato, sulla sessantesima strada. Puoi provare lì, è giusto qui dietro l'angolo, ma dubito che potrai trovare qualcosa ”
Il suo voltò s'illuminò, finalmente una speranza, seppur flebile. Lo ringraziò e corse via, in cerca del negozio indicatogli.
Piccolo stupido, non sa a che cosa va incontro

Lo trovò con facilità, e vi entrò tutto eccitato. Con piacere notò che il commesso era identico simile a lui, a parte degli arti meccanici impiantati forse per motivi medici. Sembrava piuttosto anziano, e sul suo volto v'era disegnata un'espressione amichevole.
Prego, ragazzo, che stai cercando? ”
Il biondo scrutò attentamente gli scaffali impolverati e poi, non trovando ciò che bramava, decise di domandare al proprietario: “ Le sono per caso rimasti dei fuochi d'artificio? ”
Lui sorrise, annuendo con un cenno del capo.
Me ne è rimasta una sola scatola, sei fortunato. Oh, e visto che anche tu sembri attaccato alle tradizioni come questo povero vecchio, voglio donarti una cosa ”
Assieme a ciò che aveva cercato per giorni e giorni, il giovane ebbe in regalo una confezione di cioccolatini, un tipo che quando lui era piccolo andava di moda fra gli innamorati, specie in occasione della festa di San Valentino: i Baci Perugina. Sì, proprio quei dolcetti corredati di messaggino d'amore. Probabilmente non erano più buoni, in fondo era passato un sacco di tempo, chissà da quanto erano scaduti; però li apprezzò, anche perché sapeva già a chi regalarne uno.
Velocemente tornò al negozio, voglioso di rivedere colui che lo aveva aiutato; e Zetsu, questo era il nome che la sua targhetta recitava, era ancora lì.
Ho trovato ciò che cercavo ” gli disse, “ Adesso posso attuare la rivoluzione ”
Che cos'hai in mente? Morirai
Non posso dirtelo adesso. Per ora tieni questo, ma aprilo solo quando potrai udire l'affascinante boato che metterà fine a quest'epoca ” disse ghignando. Quel ragazzo era folle, ormai ne era sicuro. Eppure c'era qualcosa che lo attraeva, in lui. Non era solo la voglia di quella carne tenera, no; era qualcosa di più. Ammirazione, forse? Chi può dirlo. Lo osservò allontanarsi di corsa, fino a sparire dietro un palazzo.
L'unica cosa che poteva fare, quindi, era aspettare.


Tutto si poteva dire del ragazzo tranne che fosse lento. Aveva impiegato pochi giorni a trovare il materiale necessario per costruire un ordigno che avrebbe avuto il potere di distruggere parte della città, per dimostrare a tutti che il nuovo mondo era come uno sbuffo di fumo, come la breve vita di una farfalla che muore con un battito d'ali. Così come tutto il resto. Perché tutto ha una fine.
Si era poi munito di fuochi d'artificio per ammaliare i sopravvissuti con la splendida e colorata luce dell'arte dell'esplosione. Perché lui era folle sul serio, ma in fondo tal caratteristica non è forse una delle prerogative del genere umano?

Non ci ha messo molto... ”
Zetsu scartò il cioccolatino che gli era stato donato, notando all'interno dell'involucro il famoso foglietto con su scritta la frase d'amore. Seppur riluttante, la lesse:

Ogni persona è di per sé una piccola opera d'arte. E l'opera d'arte più bella è chi ci sta accanto e ci offre il meglio di sé ”

Un pensiero che si addiceva ad uno come il biondo, che effettivamente non faceva che parlare di arte. Sorrise, alzando gli occhi al cielo: a squarciare l'enorme banco di nebbia, sibilando, erano stati i fuochi artificiali comprati dall'antiquario.
Chissà se le sue idee rivoluzionarie avevano funzionato. Nemmeno il giovane poteva dirlo con certezza, sebbene avesse visto il confine del mondo ove finivano le luci della città. L'unica cosa di cui era sicuro, era che sicuramente in quel momento, quand'egli tornò felice al fianco del suo strano “amico”, tante persone stavano guardando rapite il cielo che aveva contribuito a far risplendere come un tempo. Anche se solo per qualche misero – ma idilliaco – istante.

Adesso, Deidara poteva anche permettersi una pausa.
Il commesso non c'era più; d'altronde, non era difficile disattivare un robot privo di armi come quello. Mentre di cioccolatini ce n'erano ancora molti, magari da scartare assieme.

Fine ~


Note di fine fanfiction: vorrei spiegare una frase inserita nel finale, probabilmente di difficile comprensione ma lasciata volutamente tale.
Questa: “ Chissà se le sue idee rivoluzionarie avevano funzionato. Nemmeno il giovane poteva dirlo con certezza, sebbene avesse visto il confine del mondo ove finivano le luci della città. ”

Mi sono immaginata la città in cui i protagonisti vivono come ultima zona civilizzata del pianeta, che per il resto sarebbe stato distrutto da guerre e ordigni nucleari. Per questo Deidara sostiene d'aver visto i confini del mondo dove le luci della metropoli terminano.
Forse si capiva, ma ho preferito spiegarlo per sicurezza. ^^

Il titolo, che tradotto letteralmente significa: “ L'ultima Opera d'Arte [ su questo piccolo pianeta ] ” è volutamente ispirato al sottotitolo di uno dei miei manga preferiti in assoluto, vale a dire Saikano ( Lei, l'Arma Finale ). Il sottotitolo del suddetto manga, infatti, è: “ The Last LoveSong on this Little Planet ”.



  
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