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Autore: Shatzy    28/11/2009    6 recensioni
[Seconda classificata nella classifica singola e prima classificata nella classifica a squadre al "Contest a Multisquadre" indetto da Rota23 e Happy_Pumpkin]
Questa è una raccolta incentrata su Riza, ambientata durante gli eventi del volume 15 del manga, prima di entrare nell’esercito, prima di condividere un sogno con Roy, prima della serie stessa.
“Non voglio essere il miglior alchimista” le disse, sorridendo. E quella luce strana nei suoi occhi Riza avrebbe imparato a conoscerla bene, un giorno. Una luce sicura e ferma che le avrebbe fatto da faro, che l’avrebbe guidata nel sentiero delle sue scelte, che l’avrebbe fatta vivere di ideali e amore.
“E cosa, allora?”

[Accenni RoyAi]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi citati non sono miei, ma dei legittimi proprietari, e non c’è alcuno scopo di lucro da parte mia nel fruire di essi.

 

Note autore: Non sappiamo nulla di preciso sull’apprendistato di Roy, né l’età in cui lo compie, né per quanto tempo, né il rapporto con Riza. Quello che si capisce dal manga è che l’apprendistato di un alchimista non ha un tempo fisso, quello degli Elric è durato sei mesi, immagino che quello di Roy sia almeno un anno e che l’abbia compiuto da adolescente. Dopo sappiamo che è entrato nell’esercito, forse frequentando un’accademia dato che non era ancora un alchimista di stato non possedendo il potere del fuoco, quindi niente privilegi. Probabilmente quindi, Roy ha lasciato una prima volta casa Hawkeye per entrare nell’esercito, e una volta diventato militare è tornato dal suo maestro ricollegandosi alla scena del manga volume 15. Dopo che il maestro è morto e Riza gli ha affidato il suo segreto, Roy lascia di nuovo la casa per diventare alchimista di stato.

Inoltre, Riza nel manga si rivolge a Roy con estrema formalità, chiamandolo “signor Mustang”, non per nome, al contrario di lui. Penso sia una forma di rispetto perché il ragazzo era più grande e perché era l’apprendista di suo padre, non credo che questa freddezza sia dovuta al padre troppo severo, anzi. Hawkeye-sensei alla fine affida sua figlia a Roy, questo mi fa pensare che non fosse un vecchio pazzo, ma che ci tenesse davvero a entrambi.

Ho lasciato delle note finali a ogni capitolo per indicare che tipo di perdita ho trattato. Le canzoni e le poesie citate sono creditate direttamente nel capitolo corrispondente.

 

Note aggiuntive: questa storia ha partecipato al “Contest a Multisquadre” indetto da Rota23 e Happy_Pumpkin, e si è classificata seconda nella classifica singola, e prima nella classifica a squadre.

Ci tengo quindi a ringraziare le mie altre due compagne di squadra, hotaru e RobyLupin, classificatesi rispettivamente prima e terza, e le giudici, di cui riporterò il giudizio alla fine di questa fanfic, nel quarto capitolo.

Il contest prevedeva di basare la storia su uno dei temi proposti, e la mia squadra ha scelto la perdita.

Vorrei solo aggiungere che era praticamente più di un anno che non scrivevo seriamente RoyAi, e che non credevo di riuscire a farcela. È stato difficile e volevo più volte lasciar perdere tutto, ma poi più andavo avanti nella stesura più ricordavo quanto il RoyAi è stato importante per me e quanto mi ha dato. Rimane il mio pair preferito in assoluto, sì. Tra l'altro, è la mia cinquantesima storia.

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo Uno

 

Odio l'estate
Il sole che ogni giorno ci scaldava
Che splendidi tramonti dipingeva
Adesso brucia solo con furor.

(“Estate” – Andrea Bocelli)

 

“Allora ha davvero intenzione di andarsene, signor Mustang?”

Quella mattina l’aria era particolarmente calda, segno che l’estate stava finalmente arrivando. Sotto il cielo terso, solo qualche sporadica folata di vento che piegava l’erba ravvivava la scena.

“Non posso più rimanere qui, Riza”.

Appena fuori il portone di casa Hawkeye, con un piede ancora su un gradino e l’altro sul sentiero sterrato, Roy Mustang esitava. Era più forte di lui, ma non riusciva a sopportare quegli occhi grandi e spaventati, era come se si appigliassero stretti ai suoi tentennamenti più piccoli, strappandoli dal fondo dei suoi pensieri e ingigantendoli proprio di fronte a lui, alla luce del sole tiepido del mattino. Se fosse rimasto un secondo di più, ci avrebbe ripensato.

 

Riza aveva imparato molte cose da quando Roy viveva con lei. Sapeva che la mattina gli piacevano le uova insieme a un caffè amaro. Sapeva che ancora non era in grado di rifarsi il letto decentemente. Sapeva che amava leggere fino a tardi, la notte, e che poi si addormentava con la luce accesa e la coperta spostata. E sapeva capire quegli occhi meglio di chiunque altro.

“Perché si ostina così? Un uomo del suo livello non può rimanersene chiuso in casa! E’ egoistico!”

Perciò Riza sapeva che quel giorno era diverso.

“Roy, abbassa la voce”.

 

 

“Sì che può! Parlerò io con mio padre…” ma la ragazza si bloccò, ben sapendo l’impossibilità dietro le sue parole.

Roy sorrise, posò la valigia a terra e salì di un gradino, avvicinandosi a lei, così piccola.

“Non posso più rimanere qui, Riza” ripeté piano, con voce più dolce. “Devo vivere la mia vita, devo diventare quello che voglio” spiegò.

“Non era solo con mio padre che poteva diventare il miglior alchimista?” chiese sincera.

“Non voglio essere il miglior alchimista” le disse, sorridendo. E quella luce strana nei suoi occhi Riza avrebbe imparato a conoscerla bene, un giorno. Una luce sicura e ferma che le avrebbe fatto da faro, che l’avrebbe guidata nel sentiero delle sue scelte, che l’avrebbe fatta vivere di ideali e amore.

“E cosa, allora?”

 

 

Sapeva che origliare era sbagliato, ma sapeva anche che non doveva interrompere quando suo padre parlava. Non con Roy.

 “Non pensa a tutte le persone che potrebbe aiutare se mettesse la sua conoscenza al loro servizio?”

“Non è così semplice”.

E così, nascosta dietro la porta della biblioteca, ascoltava. Una leggera inquietudine si agitava nel cuore.

“Siamo uomini e siamo deboli, ma abbiamo la conoscenza. Non le importa di aiutare le persone? Di salvare vite umane? Non è questo lo scopo dell’alchimia?”

Riza portò le mani sulle orecchie. Odiava sentirlo urlare.

“Ci sono cose più importanti, Roy”.

“Non c’è niente di più importante dei propri sogni!”

 

 

Il ragazzo si chinò a raccogliere di nuovo la sua valigia, un sorriso impertinente e sicuro adornava le sue labbra. “Un giorno lo vedrai con i tuoi occhi” promise.

Riza provò a controbattere qualcosa, ma lui salì un altro gradino, ritrovandosi appena sotto di lei. Si sporse leggermente e sfiorò con la bocca la guancia sinistra della ragazza, appena sotto lo zigomo.

Poi la salutò con un cenno, senza dire nulla.

Riza rimase immobile, con la bocca leggermente aperta e gli occhi stupiti, mentre il suo volto prendeva fuoco. Era la prima volta che lui la vedeva così esposta e vulnerabile nella sua riservatezza, e ampliò il sorriso, fiero.

 

 

Con il passare del tempo, lei si era affezionata. Ci aveva creduto davvero che quella potesse diventare una famiglia normale.

“Entrare nell’esercito è l’unica soluzione!”

Ma quello era un punto di rottura.

“Entrare nell’esercito è la tua condanna a morte, Roy. Se è questo che vuoi, io non la firmerò: sei libero di andare via anche ora”.

E la fiducia in lui, quando lo sentì aprire la porta dello studio, sbattersela dietro e correre per le scale verso la sua camera, si frantumò.

 

 

L’unica cosa importante di Roy Mustang che ricordò negli anni successivi fu il solletico del suo respiro sulle sue ciglia. 

L’ultima cosa che ricordò di lui fu la sua schiena.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note finali: nel flashback c’è la perdita della fiducia in Roy, mentre nella trama del presente c’è la perdita di Roy come persona, che va via dall’apprendistato.

E’ un Roy ancora molto giovane che crede fermamente nelle sue idee e nei suoi sogni, sappiamo bene che cambierà dopo Ishbar.

   
 
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