Il fatto di essersi fermati a lungo sul belvedere come due ragazzini innamorati forse giovò alla relazione di Massimo e Chiara,ma provocò un pauroso rallentamento nella loro tabella di marcia.
Fin quando furono sull’autostrada neanche ci pensarono perché l’auto correva veloce e loro erano occupatissimi a parlare. Infatti la donna si fece raccontare tutto nei minimi particolari. Il marito si mostrò dapprima un po’ riluttante perché gli toccò ammettere quella sorta di civetteria al maschile che lo aveva portato a ringalluzzirsi quando aveva capito di aver di nuovo suscitato interesse in una bella donna. Era stata una debolezza di cui si era vergognato molto e che lo aveva portato, suo malgrado, a ficcarsi in una situazione sgradevole che non era riuscito mai a confessarle. Ora però le rivelò tutto, persino lo sguardo ironico e sprezzante che gli aveva riservato Monica quando era andato a prendere Ilaria a casa sua dopo la festa.
- Che stronza! – fu il commento di Chiara che sentiva di detestare quella donna con tutte le sue forze.
- No, lo stupido sono stato io a non capire che tipo di persona era e soprattutto a non parlartene subito per paura che tu ti arrabbiassi. Pensa un po’quanti patemi d’animo ci saremmo evitati se l’avessi fatto.
- Sì, è vero. Comunque da oggi in poi cerchiamo di dirci tutto.
Ma lui non si lasciò scappare l’occasione di scherzare.
- Certo, ci diremo tutto. Però ti avviso, se vengo a sapere che hai fatto anche solo un poco la civetta con qualcuno, non sarò buono come te, non ti porterò a fare un week end romantico, io ti ammazzerò direttamente!
La donna lo guardò un momento perplessa poi scoppiò a ridere e gli diede uno scappellotto.
- Comunque non sei stato il solo a sbagliare – aggiunse – Anche io avrei dovuto parlartene subito senza tenermi dentro quel sospetto orribile.
- Davvero hai pensato che io potessi tradirti? – le domandò.
- A volte mi pareva impossibile a volte invece ne ero quasi certa.
Massimo sospirò e si volse a guardarla, visibilmente dispiaciuto.
- Ma che devo fare per farti capire che ti amo immensamente?
Chiara gli sorrise e sporgendosi verso di lui, gli posò una mano su di una guancia in una carezza tenerissima.
- Non è mancanza di fiducia nei tuoi confronti, piuttosto è mancanza di fiducia in me stessa e quel maledetto complesso di inferiorità da cui proprio non mi riesco a liberarmi. Quella donna è così raffinata, elegante, affascinante. Come potevo competere con lei?
Il marito allora le afferrò la mano con cui lo stava carezzando ancora e se la portò alle labbra per baciargliela mentre le diceva:
- Tu sei molto meglio di chiunque altra invece! Sei bella, spontanea, autentica, dolcissima. E poi, se devo dirtela tutta, quella tizia manco mi stava simpatica con le sue arie da snob e da femme fatale!
- Non è cattiva, è che la disegnano così – commento allora Chiara con un risolino.
- Come? – le chiese stupito.
- Niente. Mi è venuto in mente che tua figlia la chiama Jessica Rabbit.
L’uomo scoppiò in una risata divertita e commentò:
- Gesù, l’ha proprio dipinta, persino il tono di voce impostato è quello! Lo dico io che quella bambina è uguale a mia sorella: anche lei sin da piccola aveva la stessa arguzia e la medesima incisività. Tu invece ridi quando la paragono a Sandra!
- Non rido – specificò lei – dico solo: magari Ilaria avesse la stessa stoffa della zia! Lei sì che è una donna con gli attributi!
- Veramente anche lei sa essere una bella rompiscatole a volte – disse Massimo scuotendo la testa.
- E che ci vuoi fare, nessuno è perfetto! – gli rispose la moglie allargando le mani in un gesto di comica rassegnazione.
**
L’atmosfera cambiò un poco quando imboccarono la tangenziale, stracolma di auto che si recavano in città. Massimo era consapevole che quello che gli era accaduto non poteva averlo trasformato in un agnellino mansueto e presto o tardi il suo carattere irruento e la sua irascibilità sarebbero tornati fuori così come la tendenza di Chiara a tenere tutto e tutti sotto controllo, cosa che spesso la faceva diventare un po’ noiosa. Era la loro natura, non potevano farci niente e per quanto si sarebbero sforzati, forse in futuro sarebbe ancora capitato di litigare per i difetti dell’uno o dell’altra senza per questo arrivare a volersi meno bene.
In fondo l’amore è anche questo: accettarsi reciprocamente così come si è fatti, non cercare di cambiare l’altro, ma provare almeno a cambiare un po’ se stessi.
Quel giorno però lui voleva che tutto fosse perfetto. Niente doveva rovinare un momento tanto speciale. Per questo motivo non si mise ad imprecare come faceva di solito contro i suoi concittadini, automobilisti poco corretti, e cercò di non perdere il sorriso neanche quando si rese conto che solo un miracolo gli avrebbe consentito di arrivare in tempo all’aeroporto.
Non si incazzò nemmeno quando, arrivati sotto casa di Cristina, si avvide che non c’era neanche l’ombra di un parcheggio ed aspettò pure che la moglie fosse scesa dall’auto per andare a prendere i figli prima di abbandonarsi ad un solitario turpiloquio mentre faceva per ben tre volte il giro dell’isolato.
Ogni malumore però gli passò quando infine li vide venire verso l’auto. Chiara era assai bella con il viso sorridente ed i capelli un po’ scompigliati mentre guardava la strada prima di attraversare. Teneva per mano Ilaria che saltellava al suo fianco piena di gioia ed in braccio Matteo che se ne stava serio con un braccino abbandonato sulla spalla della mamma. Massimo si sentì travolgere da un’ondata di tenerezza nel guardarli. Erano meravigliosi, erano la sua ragione di vita, la cosa più preziosa che avesse mai posseduto.
A poco a poco quel senso di fastidio che lo aveva di nuovo colto fu sostituito da una sensazione insolita. Guardò la folla che lo circondava e ne vide l’allegra animazione, apprezzò i colori e le luci delle vetrine, il profumo di dolci natalizi che veniva da una vicina pasticceria, il suono delle cornamuse di due zampognari che facevano la questua. Ad un tratto si ricordò pure che tra meno di un’ora sarebbero arrivati anche i suoi genitori e si sentì felice proprio come un bambino.
Ilaria non lo salutò nemmeno, ma spalancando la portiera posteriore, si accomodò in auto strillando:
- Veniamo anche noi a prendere i nonni!
- No tesoro, adesso vi accompagno prima a casa perché mamma ha da fare.
- Si farebbe troppo tardi ed è meglio andare subito all’aeroporto senza passare per casa – gli disse invece la moglie mentre legava Matteo sul seggiolino accanto alla sorella.
- Ma non dovevi andare a preparare la stanza ai miei, a rassettare, a preparare il pranzo? – le chiese mentre lei gli si sedeva accanto ed allacciava la cintura di sicurezza.
- Per pranzo farò due spaghetti e la mozzarella alla caprese, non ci metterò niente a preparare. E poi ho pensato che tua madre non è il tipo da formalizzarsi se trova ancora i letti da fare e la casa in disordine.
- Oddio, ci sei arrivata finalmente! Miracolo! Miracolo! – proruppe lui, scherzando allegro.
- Smettila di fare lo spiritoso e sbrigati a partire, piuttosto. Vediamo di non fare tardi per colpa tua!
**
I bambini erano molto contenti quella mattina e parlavano in continuazione. Persino Matteo, anche se molto a modo suo, si sforzava di raccontare insieme alla sorella le cose che avevano fatto dagli zii mentre Ilaria immaginava già i giorni di festa che l’attendevano.
- Posso portare anche Leonardo domani sera da zia ? – chiese ad un tratto alla madre.
- No amore, Leonardo ama starsene a dormire piuttosto che andare alle feste. Lo ritroverai quando torniamo a casa.
- Posso farlo dormire con me allora? – chiese ancora la bambina.
- Sì, ma non sul tuo letto però – intervenne il padre facendole fare un musino deluso.
Chiara se ne accorse e perorò la causa della figlia.
- E dai, papà! Leonardo è un gatto molto pulito. Gli preparerò una bella copertina ai piedi di Ilaria e faranno buoni buoni la nanna insieme.
Massimo fece una smorfia di rassegnazione e la piccola, molto incoraggiata dall’atteggiamento materno, le chiese pure:
- E posso fare anche il presepe con nonno Berto?
- Il presepe? Ma no, Ilaria, – cercò di convincerla il papà – quest’anno prendiamo solo la capannina dal ripostiglio, ci mettiamo dentro la Sacra Famiglia e i re Magi e la mettiamo accanto all’albero. Sarà molto carino lo stesso e non faremo confusione in casa con il rischio di far arrabbiare la mamma. Lo sai quanto diventa scocciante in questi casi … – aggiunse ammiccando alla figlia nello specchietto retrovisore per provocare la moglie.
Ma Chiara reagì prontamente.
- Beh, forse se il presepe lo fa tuo padre non mi riempirà la casa di polvere ed il parquet di colla e magari riuscirà pure a fare una cosa carina e non quella schifezza che hai fatto tu l’anno scorso!
- Sei una strega! L’ ho sempre detto, sei una strega! – scherzò lui fermandosi ad un semaforo.
- Non è vero, la mia mamma non è una strega, è tanto bella invece - disse Ilaria che approfittando della sosta si alzò in piedi e si sporse sul sedile anteriore per abbracciarla.
Chiara ricambiò le sue effusioni ridendo.
- Certo che sono bella. Bella e buona. Anzi, sai che facciamo? Appena dopo le feste andremo ad iscriverti alla scuola di karatè sotto casa così tu farai qualcosa che ti piace e papà non sarà più costretto ad accompagnarti tre volte a settimana.
- Urrà! – gridò la bambina e cominciò a ballare di gioia sul sedile posteriore.
Massimo però si era voltato di scatto a guardare la moglie non appena aveva udito quelle parole. Cosa volevano significare? Che non credeva a quanto le aveva detto? Che pensava ancora che potesse cedere alle lusinghe di quella tizia? C’era da preoccuparsi? Forse no. In fondo capiva le sue ragioni perché anche lui avrebbe fatto lo stesso.
Ad un tratto notò l’espressione comica di lei: con il mento e le sopracciglia alzate in un’espressione di sfida, lo guardava come a volergli dire: “embè!?”. Ne fu divertito. Seguendo un impulso irrefrenabile, l’afferrò per la nuca e l’avvicinò a sé poi, incurante delle persone nelle auto accanto che li guardavano curiosi, le diede un bacio, ma un bacio vero, di quelli di una volta.
Nel vederli, Ilaria si fermò stupita, smise di fare la ola con il fratellino e li redarguì indignata:
- Ehi, ma siete scemi!?
Ma più che lo sdegno della figlia poté il semaforo che scattò al verde. Uno strombazzare di clacson si levò immediatamente costringendo Massimo e Chiara a separarsi e l’auto, con tutto il suo carico di felicità, a ripartire verso l’aeroporto.
E
così siamo arrivate alle fine. Spero davvero che questo
seguito vi sia piaciuto. Ho cercato di realizzarlo con
semplicità,
narrando solo la normale quotidianità della vita
di una coppia qualsiasi e, nonostante
qualche inquietudine che mi è servita per renderlo
più interessante, credo
sia stato abbastanza sereno e divertente.
Ringrazio tanto tutte quelle che mi hanno seguito, chi mi ha recensito e, soprattutto, le mie
fedelissime Arte,
CriCri, Faith, Pirilla e Xsemprenoi che hanno avuto la grande costanza
di commentare
tutti i capitoli facendomi sempre tanti complimenti e dandomi
l’occasione di discutere
con loro su ciò che avevo scritto, cosa per me enormemente
gratificante. Mi
auguro che ci sia ancora qualcuna che leggerà questa fiction
nei prossimi
giorni e a cui verrà la voglia di lasciare anche un suo
commento. Io li
aspetterò sempre con tanta ansia perché
riempiranno le mie serate.
Però, ora che mi avete così rassicurata sulle mie
pur modeste capacità di
scrittrice e che mi avete fatto prendere gusto ai nostri appuntamenti,
vi
assicuro che mi rivedrete presto sulle pagine di questo meraviglioso
sito. In
fondo mamma Kellina ha ancora tante storie da
raccontare
alle sue splendide figliolette virtuali che le hanno fatto
il regalo di
starla ad ascoltare, un dono di cui sarà loro sempre grata.
Un bacio ed a presto