"Non
mi sembra che tu abbia sparato nemmeno una parola a casaccio". Beh,
infondo la Yuuwa ha ragione. Questa one shot ero molto indecisa se
postarla oppure no. Ma alla fine ho pensato di non tenerla tutta per
me.
Ciò che ho scritto mi riguarda in ogni singola frase
(escluso il momento in cui mi butto sotto la macchina! XD Non avrei le
palle per fare una cosa del genere neanche se mi pagassero!).
Il "ragazzo" che appare di fronte i miei occhi penso si capisca chi
sia. Le parole che dice sono prese dal testo di Miseinen, canzone che
sto amando da quando vedendo il live del Repeated Countless Error ho
pianto per 2 ore e mezza se non di più. Significa molto per
me. Non sto passando un periodo stupendo.
Ah, non ho 17 anni, per mia sfortuna. Sono un tantino più
piccola. ^^"
"I Don't Want Forget To Myself..."
Correva la "piccola"
Miharu. Correva per le strade di un paesino del Giappone. Correva sotto
la pioggia. Correva non badando al cielo grigio. Correva per sentire
solo una leggera brezza sul suo volto al posto delle lacrime amare. Quattro anni. Quattro
duri anni da quando aveva deciso di staccarsi dalla "massa". Quattro
duri anni di lacrime, rimproveri e anche di discriminazione, sottile o
evidente che essa fosse. Aveva litigato, per
l'ennesima volta, con sua madre. Sua madre che ormai a quanto pare
insieme a suo padre (ormai lontano dalla famiglia da anni), era
convinta che sua figlia stesse prendendo una strada sbagliata. Ma
quanto sbagliato poteva essere seguire a 17 anni la propria band del
cuore? Quanto a 17 anni poteva sembrare strano poter avere un taglio di
capelli bizzarro? Eppure... "Hai il demonio in
corpo! Il demonio in Terra! Questo sei diventata!". Correva verso il parco
per una strada piena di buche e tombini aperti. Stava attraversando il
quartiere malfamato di quel paese sotto una pioggia battente. Non c'era
nessuno quel giorno per le strade. Non che di solito fosse diverso ma,
quella giornata, non prometteva nulla di buono sotto ogni punto di
vista. Non guardava dove
andava, lei. Non sapeva neanche dove stesse andando. Scappare di casa..
perchè? "Per risolvere un problema", pensò.
"Risolviamo i problemi alla radice!"... Ma non avrebbe fatto un torto a
chi pensava di amare alla follia? Correva. Stava
attraversando il marciapiede. Il momento sbagliato? No. "È
quello giusto". Una frenata. Una
preghiera. La liberazione. "Il suicidio
è un gesto irrazionale", aveva detto qualcuno. Ma lei, era
perfettamente lucida. Forse sognava. Forse
non aveva proprio discusso con sua madre. Fatto sta che vedeva qualcuno
davanti a lei. Qualcuno che la guardava deluso, molto deluso. "Che ho
fatto?", si chiese Miharu che guardava il ragazzo biondo che in qualche
modo era di fronte a lei. Vestito di nero, le immancabili righe di
matita sul collo. Non sentiva Miharu, ma l'altro stava dicendo
qualcosa. Parlava. "Il suicidio
è un gesto irrazionale, no?". --- "Volevo solo dirti
grazie prima di sparire. Prima di fare un favore a chi mi è
stato intorno e soprattutto a me stessa. Volevano togliermi l'unico
sogno per non pensare a tutti i problemi che mi hanno sempre oppressa,
angosciata." "Ma so che volevi
cantare quelle parole". "Sono stata debole". "Perchè?". Miharu non rispose. "È stata
una buona soluzione?", chiese l'altro. "Non volevi dirmi grazie in un
altro modo? Ho conosciuto i tuoi sogni. Ho saputo di quando piangevi.
Ho saputo di quando le parole scritte e cantate da me ti facevano
disperare. Ti chiedevi se non le avessi scritte pensando alla TUA vita". "Ti ho deluso...",
sussurrò flebilmente lei. Il ragazzo non rispose. "Hai ceduto. Non
volevi essere come me? Non volevi andare avanti e vivere? Vivere dopo
essere diventata forte?", intervenne poi. "Non importa ora. Non
ne avrò la possibilità. Ma sono contenta. Le mie
preghiere sono state esaudite. Mi hai dato forza in altri innumerevoli
momenti. Mi sono trattenuta più volte dal piangere per
urlare il mio disprezzo verso tutto e tutti. Non va bene
così?". "Andava bene..", il
ragazzo abbassò la testa. Calò il
silenzio in quel luogo che non aveva una definizione. Era un luogo che
non esisteva circondato da strani fasci di luce colorata. Un posto che
nessuno avrebbe mai potuto raccontare sulla Terra. "Non dovevi correre
senza rimpianti, piccola Miharu? E sostenere con dignità la
solitudine di cui ti sei vantata?". La ragazza
iniziò a piangere. Il biondo continuava a parlare con voce
dolce, nonostante quelle parole, a lei, facessero davvero male. "Non avevi bisogno di
amici..". "Non ce ne sono mai
stati.. e quei pochi.. si son dimostrati davvero cattivi..",
ribattè a bassa voce Miharu. "Hai dovuto mostrare
gli artigli contro di tutto e di più". "L'ho fatto... ho
voluto essere forte... quando ero... debole.. inutile...". "Le ali
dell'adolescenza sono fragili e volubili, no? Ti portano a pensare e
fare cose spropositate. Non volevi essere forte e riuscire a vivere per
conto tuo?". La ragazza
annuì inginocchiata per terra, il capo chino e le lacrime
che scendevano. "Ma sono stata tradita
da tutto e da tutti", si giustificò. "Anche da te stessa,
quando appunto potevi solo fidarti della tua testa", ribattè
il ragazzo. L'altra non rispose. "Non troverai la
libertà dopo questa luce, lo sai?", le domandò
poi. Miharu
annuì. "Sei annegata in
questi giorni tempestosi, o sbaglio? Non avevi nulla per cui sperare,
giusto?". L'altra non rispose. "Dovevi tirar fuori il
tuo coraggio Miharu e continuare a contare solo su te stessa... ti sei
fatta male, no?". "Non parlare
ancora..", lo interruppe poi la ragazza quasi supplicandolo. "TI sei fatta male...
ma nei momenti in cui hai pianto hai guardato verso il cielo e gridato:
"Non voglio dimenticarmi di me stessa, voglio essere come sono"? L'hai
fatto, Miharu? Sì, lo so. Ci hai provato. Ma
perchè non hai sopportato ancora un po'? Perchè?". Le lacrime della
ragazza aumntarono. Stava morendo? Si. Ma se la morte era quella
perchè non aveva deciso di passare a miglior vita prima? "Ti ho chiesto di non
parlare..", continuò lei. "potrei voler tornare indietro..",
aggiunse bisbigliando. Sul volto del biondo
apparve un sorriso. Le si avvicinò inginocchiandosi cercando
di guardarla negli occhi. "Non ci sono riuscita!
Capisci? Non va bene essere diversi? Non va bene pensare con la propria
testa ed amare chi ti pare? Non va bene? Allora che mondo è?
È un mondo ingiusto!", urlò quasi Miharu. Aveva
bisogno di sfogarsi e, per una volta, non lo stava facendo in silenzio,
parlando con sè stessa. "Niente è
giusto. Ci sarebbe sempre stato qualcuno che ti avrebbe incoraggiato..
i tuoi genitori.. i tuoi amici..", continuò l'altro calmo. "Non ci sarebbe mai
stato niente di tutto ciò che dici! Finora solo voi mi avete
incoraggiato! Vivevo in funzione di tutto quello che siete. Ma poi mi
son resa conto che stavo solo sognando. Siete.. sei diventato qualcosa
di astratto..". "Va bene sognare,
Miharu. Va bene sognare finchè puoi farlo. Allora eravamo un
sogno senza valore? Ti abbiamo aiutata a fuggire per un po'?". "Si..", rispose a
bassa voce l'altra. "Potrei voler tornare indietro solo per voi.. lo
giuro.. su tutto quello che non ho mai avuto..". "Continueremo a darti
forza se ce ne dai la possibilità. Vuoi trovare la
libertà? Vuoi piangere per il tuo sogno senza valore? Vuoi
finalmente ricordarti di chi sei e non sentirti più sola?". Miharu
annuì. Si era scordata come le parole cantate da lui la
facevano star meglio, le davano davvero la certezza che tutto si
potesse risolvere sempre. Ma tutto ha un limite e, quel limite, l'aveva
superato quel giorno. Lui la seguiva, come un angelo custode, in ogni
movimento delle sue giornate, in ogni pensiero folle... Il biondo si
alzò e piano si allontanò da lei fino a sparire. "Allora corri.. e
punta verso il cielo, senza pensarci...", e così lei fece.
Si alzò un passo, poi un altro. Ancora più
veloce. Correva in quel luogo senza definizione. Guardava in alto dove
tutto era bianco senza macchie nere, senza problemi. "...apri le ali...
inizia a volare ed atterra su un luogo chiamato libertà..". Ora tutto era bianco.
Ora c'era il niente. Ora sarebbe ricominciato tutto da capo. "Avrai tutto
ciò che di più meraviglioso possa esistere,
piccola Miharu. Vivrai i giorni più belli della tua vita,
tanto che vorrai ripercorrerli tutti un giorno. Non dimenticarti di te
stessa, corri senza rimpianti e troverai un luogo che si chiama
libertà. Non dovrai avere più i pesi di una vita
per te sbagliata, di mille problemi più grandi di te che sei
ancora piccola e debole. Continua a vivere per noi, se è
questo che vuoi. È giusto vivere per un sogno senza valore.
È giusto amare qualcuno di "astratto". È giusto
vivere cercando disperatamente qualcosa che può come non
può arrivare. Continua a chiederti se ho scritto per te
tutto questo. Continua a pensare che incontrarmi qui è stata
tutta opera della tua immaginazione per tornare lì e sognare
anche di più...".