Chapter 06: Rabbia.
Altra cosa che si era perpetuata, nel corso di queste due
settimane, era la continua assenza di Aliam e Lisa dagli allenamenti,
che, senza
dare spiegazioni, sgattaiolavano via poco prima dell`inizio degli
allenamenti e
che come per miracolo ricomparivano giusto due minuti prima che i
ragazzi
uscissero dagli spogliatoi.
E anche quel giorno, come i precedenti, Lisa e Aliam,
appena iniziati gli allenamenti, presero le loro borse, uscirono dalla
palestra, attraversarono l`intero spiazzo della scuola e corsero dal
custode
Strenfild, che, in cambio di qualche prodotto gratis per la nipote,
conservava
nel proprio gabbiotto tutto il necessario per la bancarella della
giovane
Trustand.
Una volta preso il tutto i due andarono dietro allo
stabile della palestra di basket, e dopo aver montato il tavolino e
aver messo
in esposizione la merce, iniziarono a servire le ragazze e i ragazzi,
che nel
frattempo avevano formato una bella fila.
- Mi dispiace, ma di questo modello sono finite, dovrete
aspettare domani per averle.- ripeteva ormai da dieci minuti, ma le
ragazze
continuavano a chiedere sempre la stessa cosa, creando così
un tale fracasso
che alla fine se ne resero conto anche i ragazzi della squadra di
basket, che,
credendo si trattasse di una rissa, erano andati a calmare gli animi,
rimanendo
invece basiti nel trovare una folla di ragazzine che si
accalcavano
intorno ad un tavolino pieghevole.
Grazie al capitano, che infuriato per l`interruzione
dell`allenamento, aveva cominciato subito a sbraitare a tutti di
andarsene e di
non disturbarli mai più, i ragazzi della squadra poterono
dopo pochi secondi
avvicinarsi alla bancarella, per guardarne il contenuto, curiosi di
capire cosa
avesse acceso il putiferio di poco prima, ma, arrivati davanti al
tavolino,
scoppiarono tutti a ridere fragorosamente.
- Amico, io non lo sapevo mica che tu vendessi le tue
foto a scuola. A saperlo prima ne avrei comprate un paio per mia madre.
Quando
si arrabbia è tremenda, ma scommetto che con una di queste
si calmerebbe
subito. - esclamò Michael, sventolando una delle foto
presenti sul tavolino, la
quale ritraeva Damien in costume, mentre gli altri continuavano a
ridere
divertiti.
- Idiota. - rispose solamente il ragazzo prima di girare
su se stesso e tornarsene agli allenamenti.
- Ehi tu, non sfottere mio fratello. - s’intromise Lisa,
indispettita che quel ragazzone enorme dagli occhi castani prendesse in
giro il
fratello.
- Fratello? Ma chi? Damien? - chiese sbalordito Michael,
non riuscendo a credere alle proprie orecchie.
- Già. - rispose concisamente la rossa. - E tanto
perché
tu lo sappia bestione,
Damien non ne sapeva nulla delle foto. -
concluse mentre richiudeva il tavolino e, con Aliam, lo riportava nel
gabbiotto
del custode, ripromettendosi mentalmente di stampare più
foto per il giorno
dopo.
Erano
passati diversi giorni dall`incidente della bancarella, ma Damien, ogni
volta
che ci pensava, non riusciva a trattenere un sorriso,
quell’uragano della
sorella se ne inventava sempre una nuova e, dopo che gli aveva chiesto
scusa
con quel faccino dispiaciuto, come poteva lui fingere di essere ancora
arrabbiato?
Gli
mancavano pochi metri per raggiungere l'ingresso della scuola, quando,
superando uno dei tanti vicoli, che caratterizzavano quella stradina di
periferia, ne vide all'interno tre ragazzi che si accanivano su
qualcuno steso
a terra. In un primo momento, Damien, stava per andarsene,
poiché il cancello
della scuola stava ormai per chiudersi, ma, sentendo un gemito
provenire dalla
vittima di quel pestaggio, decise di intervenire.
Solo
una volta che fu abbastanza vicino ai tre bulli si rese conto che la
vittima
dell'aggressione non era altro che il ragazzino che in quel periodo non
aveva
abbandonato per un attimo i suoi pensieri e, non riuscendo a
controllare la
rabbia, iniziò a colpire i tre bulli con pugni e calci e,
solo quando li vide
tutti e tre a terra, si riscosse dallo stato violento in cui era
caduto,
ricordandosi del suo piccolo pulcino dolorante sdraiato a terra, che
cercava,
con scarsi risultati, di rialzarsi.
Damien
si avvicinò velocemente al ragazzo e, abbassandoglisi di
fronte, cercò di
spostargli dalla fronte un ciuffo di capelli incrostati di fango,
riabbassandola però velocemente, quando Aliam, spaventato,
si scansò, cercando
di allontanarsi il più possibile da lui.
-
Stai bene Aliam? Hai qualcosa di rotto? - chiese il brunetto infine,
non
sapendo bene come agire in quella situazione.
Damien
attese per alcuni secondi una risposta, ma non arrivandone alcuna, si
rialzò e,
avvicinandoglisi con fare sicuro, lo prese in braccio, non lasciandolo
neanche
quando il ragazzino iniziò a dibattersi per essere rimesso a
terra.
- Calmati, io non ti faccio niente. Ora ti porto a scuola e
facciamo chiamare tuo
fratello. - spiegò dolcemente Damien, cercando di calmare
quel pulcino
spaventato, che tremava tra le sue braccia.
Alle
parole del ragazzo, Aliam s’immobilizzò e, alzando
per la prima volta il suo
sguardo su di lui, iniziò a negare forsennatamente con la
testa. Damien, colpito
dallo sguardo verde e dorato del ragazzo tra le sue braccia, in un
primo
momento non rispose.
-
Vuoi che ti porti direttamente a casa? - chiese poi dolcemente,
recuperando il
controllo che lo sguardo del pulcino aveva facilmente distrutto.
Il
biondino, alla domanda del bruno, negò ancora con la testa,
cominciando a
fissare intensamente il ragazzo negli occhi.
-
Non voglio che la mamma mi veda così e se mi vedesse Kei, si
sentirebbe in
colpa. - spiegò il ragazzo con voce appena udibile,
abbassando subito dopo lo
sguardo.
L'ala
piccola dell'Antareas, non sapendo cos`altro fare, girò su
se stesso, uscì dal
vicolo e, ripercorrendo la strada che solo un attimo prima aveva
seguito, si
diresse verso la casa da cui pochi minuti prima era uscito.
- Si
può sapere dove cavolo si è cacciato quell'idiota
di tuo fratello? - chiese il
brunetto mentre camminava verso casa, non sopportando il pesante
silenzio che
si era creato tra lui e Aliam.
-
Kei va ad allenarsi ogni mattina al campetto e, da lì, va
direttamente a scuola.
- spiegò il biondino con la sua voce bassa e delicata.
Per
tutto il tragitto, Damien, continuò a porre, al ragazzino
tra le sue braccia,
le domande più disparate che gli venivano in mente, e pian
piano, il pulcino,
dimenticandosi della vergogna per il ragazzo più grande,
iniziò a parlargli
serenamente, non sentendosi più troppo a disagio vicino a
lui.
Una
volta arrivati a casa, Damien portò Aliam nella propria
stanza al piano
superiore e, dopo averlo adagiato sul proprio letto, iniziò
a cercare nell'armadio
dei vestiti che fossero adatti al pulcino, estraendone poi alcuni, che
pose sul
letto di fianco al ragazzo.
-
Riesci a lavarti da solo? - chiese Damien premuroso, che, vedendo il
pulcino
arrossire di una gradazione di rosso non ancora inventata e annuire
forsennatamente con la testa tenendo però lo sguardo basso,
gli sorrise
dolcemente e, dopo avergli dato i vestiti e l'asciugamano e averlo
accompagnato
alla porta del bagno, lo lasciò solo, scendendo al piano di
sotto, sperando che
in quel modo il ragazzino si sentisse più a sua agio a
lavarsi.
Dopo
circa una ventina di minuti, nella quale Damien, non sapendo bene come
comportarsi col ragazzino, aveva chiamato la sorella chiedendole di
raggiungere
lui e il pulcino a casa, Aliam, scese lentamente dal piano superiore,
cercando
il ragazzo che lo aveva aiutato e trovandolo infine sul divano che lo
aspettava.
Damien,
alla vista del pulcino, scoppiò a ridere e, solo quando si
rese conto dello
sguardo stupito del ragazzino che aveva davanti, cercò di
trattenersi.
-
Scusa, non volevo prenderti in giro, ma... ma con quei vestiti addosso
sei
ridicolo. - cercò di spiegare Damien, mentre guardava il
suo adorabile
pulcino che imbarazzato indossava i suoi vestiti.
Aliam,
alle parole dell'ala piccola dell'Antareas, arrossì,
restando impalato sotto
l'arco della porta che dava sul salotto.
- Ti
andrebbe di bere qualcosa? - chiese Damien, con quel tono dolce e
carezzevole cui
non era avvezzo, ma che con quel ragazzino gli veniva così
naturale.
-
Cosa ti andrebbe? - chiese ancora il brunetto, dopo aver ricevuto un
cenno
d'assenso dal biondino, che lentamente aveva iniziato ad avanzare nella
stanza.
Non
ricevendo alcuna risposta dal ragazzo, Damien, passò a
rassegna tutto ciò che
aveva in casa, chiedendogli poi se volesse una cosa piuttosto che
un'altra,
ricevendo però un cenno positivo solo quando
nominò la cioccolata calda.
- E
sia la cioccolata allora. - concluse sorridendo al pulcino, che ormai
non aveva
occhi che per la cioccolata. - Avanti, vieni a darmi una mano. Io verso
nel
pentolino e tu giri, ok? - gli chiese infine e, notando che Aliam si
avvicinava
ai fornelli su cui era poggiato il pentolino, iniziò a
versarvi il latte
all`interno, non riuscendo a capacitarsi che finalmente il pulcino
avesse
deciso di aprirsi con lui.
- E
ora il cacao. - pensò ad alta voce Damien, avvicinandosi
allo sportello
dell'armadietto in cui si trovava, non accorgendosi però,
che in quel modo si
era avvicinato di conseguenza anche al pulcino di fianco a
sé, che,
nell`avvertire il corpo del ragazzo avvicinarsi sempre più
al suo, si mosse
imbarazzato.
Damien,
sentendo il movimento del ragazzo, incuriosito abbassò lo
sguardo sul pulcino
e, non prestando più attenzione a ciò che toccava
nel mobile, finì per spingere
una busta di farina, che teatralmente cadde sulle loro teste, facendo
si che
entrambi si ritrovassero con i capelli completamente bianchi.
A
guardarsi l`un l`altro in quello stato, sia il biondino sia il
brunetto,
scoppiarono a ridere, dimenticandosi completamente del latte, del cacao
e di
tutto quello che li circondava.
- Ma
che state combinando? - chiese all'improvviso una voce alle spalle dei
due
ragazzi, che, smettendo subito di ridere, si voltarono di scatto verso
la
fonte.
-
Nulla. - scandì Damien, infastidito per l'interruzione,
guardando la sorella
che gli si poneva di fronte e che, senza volere, aveva rovinato
l'atmosfera che
si era creata tra lui e il suo dolce pulcino, che fino a un attimo
prima rideva
divertito, mettendo in mostra il suo dolce sorriso, e che ora, invece,
aveva
abbassato il capo, nascondendo a tutti i presenti il suo sguardo.
-
Nulla? Se la mamma vede questo casino è capace di farsi
scoppiare le coronarie
da sola. - sentenziò divertita la rossa, sollevata che
entrambi i ragazzi
stessero bene. E lei che aveva pure corso fino a casa, spaventata da
quello che
il fratello le aveva detto durante la sua fulminea chiamata,
pensò sconsolata
prima di cacciare fuori dalla cucina i due ragazzi, ordinando a
entrambi di
andarsi a lavare i capelli, e mettersi a ripulire lo scempio che il
fratello e
l`amico avevano appena realizzato.
cry_chan grazie
per la recensione e si, anche a me piace
un sacco il personaggio di Aliam, e Lisa e la madre sono uno spasso da
scrivere. Un bacio.
Shasha5 sono
contenta che ti sia piaciuto anche questo
chap, spero che sia uguale anche per questo. Alla prossima,ciao ciao.
RiflessoCondizionato
sono contenta che ti piaccia sia la
storia che il mio modo di scrivere, su quest’ultimo ho
qualche piccolo dubbio,
ma la storia era così ben delineata nella mia testa che non
ce l’ho fatta a non
scriverla. Per quanto riguarda la recensione sono stata felicissima di
riceverla come anche quelle di cry_chan e shasha5, che ormai adoro
poiché continuano
a recensirmi e a dirmi che la storia è bella, se non fosse
stato per loro, mi
sarei fermata ai primi chap probabilmente. Spero che continui a leggere
la mia
storia, ciao.