La fioritura dell’amore
parte terza
“Ragazzi!!”, Mimi scattò immediatamente nel riconoscere le
figure familiari di Taichi e Yamato.
I due la videro tra le altre persone e subito la raggiunsero.
“Siete gli ultimi! Stavamo aspettando tutti voi due! Si può sapere
che stavate facendo?”, li accolse arrabbiata la giovane Tachikawa, sbattendo un
piedino a terra con stizza.
“E dai, Mimi! L’importante adesso è che siamo qui, no?”, Taichi
le volteggiò attorno, circondandole la vita con un braccio.
“Come mai sei così preoccupata?”, le domandò invece Yamato,
ammiccando nella sua direzione.
Mimi arrossì furiosamente. “Siete due stupidi!”, esclamò
sbuffando, prima di far loro largo e permettere finalmente di entrare in casa
Tachikawa.
Era una delle solite riunioni dei digiprescelti. Fortunatamente
i genitori della ragazza si erano dovuti assentare per andare a portar visita a
una loro parente e così adesso avevano tutta la casa a loro completa
disposizione. E visto che i signori Tachikawa sarebbero rimasti via almeno fino
all’indomani, per quella sera i digiprescelti, con la loro approvazione
ovviamente, avevano deciso di organizzare una piccola festa per loro.
“Gli altri sono di là?”, si informò il giovane Kamiya mentre si
avviavano verso il soggiorno.
Mimi annuì. “Loro non sono ritardatari come due persone di mia
conoscenza!”, li punzecchiò.
“Su, Mimi! Dopotutto conosci anche tu Taichi e quanto sia
ritardatario!”, Yamato le poggiò una mano su una spalla e le rivolse un
meraviglioso sorriso, che le fece crollare all’istante tutte le sue barriere.
“Ehi!”, al contrario, Taichi sembrava offeso.
Ammetteva che forse ci aveva impiegato un po’ di tempo a
scendere di casa e per questo Yamato era stato costretto ad aspettarlo sulla
sua moto per una decina buona di minuti, ma…era colpa sua se si era fatto tardi
agli allenamenti?!
“Beh, in ogni caso adesso siete arrivati!”, Tachikawa, stanca di
starli a sentire, decise di porre fine alla discussione, giusto l’attimo prima
di entrare nell’enorme soggiorno dove li stavano attendendo tutti gli altri.
“Era ora!”, un coro di disappunto li accolse non appena vennero
notati.
“Ehm…scusate!”, mormorò dispiaciuto Taichi, fregandosi i capelli
castani.
“Hikari, sei sicura che sia tuo fratello?”, domandò sconsolato
Koushiro.
“Purtroppo credo proprio di sì…”, rispose desolata la fanciulla,
facendo per questo scoppiare a ridere l’intera comitiva.
Nel frattempo Taichi prese posto sull’unica poltroncina ancora
libera, sbuffando come un mantice a quelle provocazioni.
“Ehi, Yamato! Non mi avevi detto di essere interessato a Mimi!”,
esclamò d’un tratto Daisuke, notando la mano dell’amico ancora poggiata sulla
spalla della fanciulla.
A quelle parole Tachikawa arrossì di botto, mentre Yamato scostò
lo sguardo da un’altra parte per cercare di dissimulare il suo imbarazzo. Per
questo motivo non si accorse dell’espressione costernata sul volto di Sora,
cosa che invece non passò inosservata agli occhi di Taichi. Ma Sora non fu
l’unica a rimanere male della cosa. Anche qualcun altro, sebbene cercasse
disperatamente di non darlo a vedere, era rimasto piuttosto di sasso di fronte
alla scena.
“Sei il solito stupido, Daisuke!”, la sgridata di Miyako, che
aveva notato l’aria farsi stranamente tesa alla battuta del ragazzo, gli mollò
un poderoso ceffone sul capo.
“Ahia!! Ma dico: sei impazzita?!”, scattò come una molla
Motomiya, inalberandosi immediatamente.
“E tu allora? Ce l’hai o no un po’ di zucca in quel cervello??”,
ribatté a tono Inoue, offesa.
“Io perlomeno non ho la testa solo per portare i capelli!!”,
Daisuke la guardò con espressione di sfida.
Miyako a quelle parole stava per dirgliene quattro, sentendosi
arrabbiata come non mai, ma il tempestivo intervento di Ken fu efficace a
placare i loro turbolenti animi.
“Andiamo, ragazzi. Non è il caso di litigare per delle
sciocchezze!”, sorrise, sperando di essere convincente.
“Tsk!”, fecero in contemporanea i due contendenti, voltandosi di
scatto dall’altro lato e dandosi così le spalle.
Ken sospirò, desolato. ‘Non cambieranno mai!’, si disse, prima
di lasciarsi sfuggire un sorriso divertito.
“Ragazzi, sapete ieri chi ho sentito?”, cambiò discorso a un
certo punto Izumi, con un sorriso che andò ad illuminargli il volto.
“Chi, la regina Elisabetta?”, domandò senza troppo entusiasmo
Taichi, ancora infastidito per la scena a cui era stato obbligato ad assistere.
“Molto spiritoso, Taichi…davvero molto spiritoso”, Koushiro gli
lanciò un’occhiataccia, prima di sorridere nuovamente. “Comunque, se lo volete
proprio sapere, ieri ho sentito Gennai!”, rivelò tutto soddisfatto.
“Davvero??”, si interessarono immediatamente gli amici.
Koushiro sorrise. Sapeva che quella notizia li avrebbe fatti
felici.
Mentre il digiprescelto della conoscenza si divulgava a
raccontare i dettagli, stando ben attento ad aggiungere i particolari su ogni
digimon, una persona nella stanza non sembrava minimamente ascoltarlo. Era
Mimi, ancora presa dai propri pensieri.
Sentiva un grosso vuoto al cuore al sentirlo così felice.
Eppure…per un istante aveva sperato che alla battuta di Daisuke su lei e
Yamato, Koushiro si ingelosisse un po’…almeno un pochino… Ma invece…a quanto
pareva… Il ragazzo era troppo occupato a descrivere i dettagli della sua
conversazione con Gennai per accorgersi di lei. Non che a lei non facesse
piacere sapere che i digimon stavano tutti bene, anzi! Non vedeva l’ora di
riabbracciare Palmon! Però…almeno un minimo di interesse per lei…era chiedere
troppo?
“Mimi, tutto bene?”, la voce profonda di Yamato la riscosse dai
suoi pensieri.
Tachikawa annuì e, cercando di cacciare indietro le lacrime, si
sforzò di sorridergli. “Sì”, mentì, nascondendo il malessere che invece l’aveva
presa.
Come prevedibile, però, il digiprescelto dell’amicizia non
sembrò cascarci.
“Se non si accorge di te…allora Koushiro è uno stupido”,
mormorò, facendosi sentire solo da lei.
Mimi arrossì violentemente a quelle parole e lo guardò sorpresa.
‘Come fa a saperlo?’, si domandò esterrefatta.
Quasi avesse intuito i suoi pensieri, il biondino le sorrise.
“L’avevo capito da un pezzo, cosa credi? Non è facile tenermi
nascoste le cose!”, esclamò tutto serio, facendola per questo sorridere.
Quando però riuscì a calmarsi, Mimi lo guardò riconoscente.
“Grazie Yamato”, dimostrò di aver apprezzato il suo gesto.
Ishida le sorrise, senza però aggiungere nulla. Quindi
l’attenzione di entrambe si spostò nuovamente sulla conversazione che si stava
tenendo tra gli altri.
“Takero, vieni!”, senza mezzi termini Daisuke piombò alle spalle
del biondino e lo trascinò via.
“Ehi!”, si lamentò il giovane Takaishi, seccato per essere stato
portato via a quel modo dalla sua dolce Hikari.
“Su, su, Hikari è sempre lì! Puoi sempre stare con lei!”, lo
rincuorò Motomiya, facendolo arrossire impercettibilmente. “Adesso io e te
abbiamo qualcos’altro da fare!!”, aggiunse poi, con sguardo di sfida.
“Allora?”, giunsi vicino al tavolo, li accolse la voce di
Taichi. “Si comincia?”, domandò, mentre mescolava energicamente le carte.
“Noi siamo pronti!”, Daisuke parlò a nome suo e di Takero, che
non ci aveva capito ancora niente.
“Si può sapere che sta succedendo?”, sbottò a quel punto
Takaishi, piuttosto irritato.
“Taichi e Yamato ci hanno sfidato a carte! Dobbiamo
assolutamente fargli vedere chi siamo, amico mio!!”, lo prese sotto braccio e
sorrise trionfo verso la coppia di amici che già sedeva al tavolo.
“E perché hai chiamato me, scusa? Con tante persone che c’erano
in giro!”, protestò Takero, sbuffando scocciato.
“Tante persone?! Scherzi?? Ken e Miyako li abbiamo dati per
dispersi già da un’ora! Iori, invece, sta parlando con Joe. Sei rimasto solo tu
mio caro!”, gli fece notare Daisuke.
“E Koushiro? E le ragazze?”, gli ricordò il biondino esitante.
“Umpf! Quante storie!! Koushiro è sparito già da un’ora, mentre
le ragazze…andiamo! Questi due molliccioni quando perderanno, perché perderanno, non accetteranno mai di essere
stati sconfitti da loro! E finiranno col dire che ho barato!”, spiegò Motomiya.
“Ma siccome io non ho paura di loro,
allora gli farò vedere che saprò batterli giocando alla pari. Con te, amico
bello!!”, gli arruffò i capelli, aumentando così ancor di più la sua
irritazione.
“Oh, e va bene! Gioco!”, ricapitò infine Takero, stanco di
starlo a sentire.
“E vai!!!”, urlò immediatamente Daisuke, facendo il cenno di
vittoria. “Non avete scampo, miei cari nonnetti!!”, si rivolse poi agli altri
due ragazzi.
“Staremo a vedere, poppanti!”, ribatté prontamente Taichi,
mentre Yamato sorrideva divertito.
Quelle parole riuscirono ad infervorare l’animo di Takero, che
si sedette con aria di sfida.
“Siete pronti?”, domandò poco dopo Taichi, mentre distribuiva le
carte.
Mimi Tachikawa sorrise divertita nell’osservare la scena che si
parava ai suoi occhi. Taichi e Yamato avevano appena sfidato Daisuke e Takero a
carte, e, almeno a giudicare dalle loro facce, sembravano averla presa molto
seriamente.
‘Non cresceranno mai!’, si ritrovò a pensare, mentre osservava
Taichi e Daisuke blaterare per un futile motivo, frenati solo dall’intervento
dei due fratelli Yamato e Takero.
Ciò nonostante Mimi doveva ammettere che l’idea di organizzare
quella piccola festicciola a casa sua era stata proprio una bella idea. Anche
Sora, che l’aveva appena lasciata con Hikari, sembrava più serena quella sera,
in contrasto con i pensieri che le mettevano in disordine la testa.
L’unica che non sembrava divertirsi poi tanto, quella sera, era
proprio lei. Infatti sebbene si sforzasse di apparire allegra come sempre, un
grosso peso le gravava sul cuore. ‘Koushiro…possibile che io per te non sia
altro che un’amica?!’, si domandò avvilita, mentre usciva fuori in terrazzo per
respirare un po’ d’aria e per pensare un poco in solitudine. All’idea, però, le
venne involontariamente da sorridere. Era strano per lei pensare di voler stare
un po’ da sola. Un tempo…odiava la solitudine. Mentre ora…era diventata una
ragazza più coraggiosa, più fiduciosa. E questo in un certo qual modo lo doveva
proprio a Koushiro.
Mimi ricordava ancora perfettamente quella volta a Digiworld
quando, sentendosi ignorata da lui, era scappata dentro a quel labirinto. Aveva
avuto una paura…! Ma poi Koushiro era riuscito a farla uscire di lì…le era
stato vicino…
“Se solo fosse così anche ora…”, si ritrovò a dire ad alta voce,
prima di sospirare desolata e appoggiarsi distrattamente alla balaustra.
“Di che stai parlando?”, una voce a lei ben familiare la fece
trasalire.
Mimi si voltò di scattò e arrossì paurosamente quando i suoi
occhi incrociarono la figura di Koushiro ritta di fronte a lei.
“Non…non ti avevo visto!”, mormorò ancora attonita lei.
Per tutta risposta il giovane Izumi le rivolse un meraviglioso
sorriso, che rischiò di farla sciogliere come neve al sole. Era sempre così
quando c’era lui. Sebbene Mimi cercasse di non darlo a vedere, non poteva fare
a meno di arrossire di fronte ai suoi sorrisi così teneri… E quando lo vedeva
con un’altra ragazza…! Un’improvvisa gelosia la attanagliava ogni volta, ma lei
doveva tacere ogni volta, non potendo reclamare alcun diritto su di lui.
Lei lo amava, come mai aveva amato nessuno.
Mentre lui…Koushiro la considerava solo un’amica, ormai ne era
sicura. Ne aveva avuto la piena certezza proprio qualche ora addietro, quando
non l’aveva visto fare una piega di fronte a lei e Yamato.
Mimi sospirò, voltandosi nuovamente verso la volta celeste.
Izumi, allora, le si poggiò accanto.
“Hai mai avuto paura di farti avanti con qualcuno, Mimi?”,
l’improvvisa domanda di Koushiro la colse alla sprovvista.
Tachikawa si voltò verso di lui e lo guardò interrogativa. Ma il
ragazzo rimase fermo a scrutare il cielo.
“Hai mai avuto paura di dire a una persona quanto sia speciale
per te perché temevi di perderla per sempre?”, le chiese ancora il giovane,
contrito. “Dimmi, Mimi: hai mai avuto paura di dire ti amo a qualcuno?”, finalmente si voltò verso di lei a guardarla
negli occhi.
La ragazza sentì il proprio cuore balzarle in petto a quelle
parole e sotto i magnetici occhi ebano dell’amico. Di certo non si sarebbe mai
aspettata una domanda simile proprio da lui. Però non si illudeva di essere lei
quel qualcuno. No di certo.
Sospirò.
“Sì”, ammise, abbassando il capo mestamente. “Ma ormai non credo
che glielo dirò mai. Lui…lui mi considera solo un’amica”, mormorò, sforzandosi
di non scoppiare in lacrime.
Anche quella confessione confermava il fatto che lui la vedesse
solo come amica. Altrimenti perché dirle quelle cose? No, Mimi aveva smesso di
illudersi. Non serviva a nulla sperare che un giorno Koushiro si sarebbe accorto
di lei. Sapeva bene che quel giorno non sarebbe mai arrivato.
Dal canto suo il ragazzo pareva piuttosto colpito da quelle
parole. Ma poi la sorpresa scomparve dai suoi occhi e al suo posto sopraggiunse
un’espressione profondamente seria.
“Stai parlando di Yamato, non è vero?”, le chiese, deciso ormai
a sapere tutto.
Mimi rimase piuttosto stupida da quella domanda e per questo non
poté fare a meno di gettargli un’occhiata frastornata. ‘Yamato?! Che c’entra
Yamato?’, si chiese perplessa.
“Eh?”, lo guardò interrogativamente.
“Non sono stupido, Mimi. Mi sono accorto di come lo guardi…tu lo
ami!”, la accusò, prima di voltarsi dall’altro lato per non essere costretto a
guardarla negli occhi.
In quei meravigliosi occhi marroncini che adesso lo fissavano
attoniti, confusi.
“Mi ero ripromesso di non dirti mai nulla, perché tanto…”,
Koushiro abbassò lo sguardo, senza però voltarsi.
Tachikawa fissava le sue spalle con un’evidente stupore. ‘Cosa
stai cercando di dirmi? Che sei innamorato di un’altra?’, il pensiero la
stravolse, ‘ti prego…non farlo…preferisco non sapere…’.
“Da quando sei andata via, a New York, io…io non faccio altro
che pensare a te, Mimi”, le parole di Izumi la colpirono profondamente. “Io…io
mi sono innamorato di te… Mimi, anche se per te non sono altro che un buon
amico, io…dovevo dirtelo. Ti amo”
Il cuore della fanciulla si arrestò di colpo a quelle parole,
incredulo. Quanto aveva atteso di sentirglielo dire? E adesso…sapere che lui
ricambiava ai suoi sentimenti da così tanto tempo…
“Oh, Koushiro!”, Mimi lo abbracciò da dietro, poggiando
dolcemente il capo sulla sua schiena.
Izumi abbassò il capo. Non avrebbe dovuto dirle nulla…avrebbe
dovuto continuare a tenerlo per sé, come faceva ormai da tempo, però…vederla
con Yamato… Sapeva che non c’era nulla di male nel loro gesto, ma le parole di
Daisuke l’avevano colpito. Più di quanto si fosse mai aspettato. Per questo
aveva capito di non poter più tacere. Quando l’aveva vista lì fuori, così bella
con la luce della luna riflessa nei suoi lunghi capelli che un tempo erano
stati tinti di rosa ma che adesso apparivano sotto il loro naturale colore…
Koushiro non aveva più saputo trattenersi. Aveva sentito dentro il desiderio
impellente di dirglielo, finalmente. Di confessarle quell’amore che custodiva
da troppo tempo ormai.
“Siamo stati due stupidi…”, la voce di Mimi lo riportò alla
realtà e solo allora il ragazzo si accorse che lei stava piangendo. “Avevamo
paura entrambe di risultare solo un buon amico all’altro…mi dispiace… Avrei
dovuto dirtelo subito, anziché piangere sulle mie fissazioni…invece…”
“Mimi!”, Koushiro sembrava sconvolto.
‘Che vuole dirmi?’, fu l’unica cosa che riuscì a pensare, mentre
si voltava verso di lei. La vide piangere e subito il suo cuore si strinse in
una dolorosa morsa d’acciaio.
“Io ti amo, Koushiro!”, rivelò finalmente la fanciulla, in un
tono che appariva quasi disperato.
Vederlo così preoccupato per lei…sapere quanto si era sbagliata
fino a quel momento… Forse se avrebbe seguito sin da subito la voce del suo
cuore, non avrebbe sofferto tanto per lui. Invece…
Il sorriso meraviglioso che il ragazzo le rivolse, però, bastò a
farle capire che l’importante in quel momento era che, nonostante tutti i loro
dubbi, si erano incontrati. Lo stesso.
“Io ti amo…da tanto, troppo tempo…”, continuò Mimi.
Piangeva. Ma le sue lacrime, adesso, erano di gioia.
“Quando ero a New York io…io non facevo altro che pensare a te…
Per questo ho fatto di tutto pur di ritornare. Io non posso stare senza di te,
Koushiro! Io…ti amo!”, ripeté, felice di poterlo fare.
Il cuore del ragazzo su sciolse nuovamente a quelle parole.
Adorava sentirglielo dire. Non si sarebbe mai stancato di dirglielo a sua
volta.
“Ti amo, Mimi…ti amo!”, avrebbe voluto gridare, ma la sua timidezza
glielo impedì.
Tuttavia non lasciò che essa gli impedisse di vivere quel
momento. Così, trovando un’audacia che non credeva di possedere, Koushiro le
portò una mano su una gota e la accarezzò. Mimi, a quel gesto così tanto
bramato, si lasciò sfuggire un meraviglioso sorriso che andò ad illuminarle il
volto.
Trasportato, anche Koushiro sorrise, prima di avvicinare il suo
volto a quello della fanciulla. La guardò ancora per un ultimo istante,
perdendosi in quei meravigliosi occhi che tanto amava. Poi chiusero entrambe
gli occhi e finalmente le loro labbra si unirono in un dolce e tenero bacio,
che andò a suggellare la loro nuova unione.
“Sora!”, la fanciulla sobbalzò, spaventata.
Si voltò incuriosita e sorrise non appena riconobbe l’amico
Kamiya.
“Taichi! Come mai sei ancora qui? Credevo te ne fossi andato con
gli altri!”, Sora sembrava veramente molto stupita di vedere il ragazzo ancora
lì a casa Tachikawa.
Aveva visto gli amici andare via e aveva pensato che ormai non
ci fosse più nessuno in casa, a parte ovviamente Mimi e lei, che si era
gentilmente offerta di rimanere con l’amica visto che era sola quella notte.
Invece…
“Dovevo parlarti, prima”, il tono di voce di Taichi era
stranamente serio e il suo sguardo non lasciava trasparire alcuna emozione.
Dal canto suo la giovane Takenouchi pareva piuttosto sorpresa di
ciò, ma anche piuttosto in trepidazione. ‘Perché mi sento così nervosa?’, si
domandò spossata.
“Di che si tratta?”, lo guardò, incuriosita, cercando di far
tacere la voce del suo cuore impazzito.
“Prima, quando siamo arrivati, ho visto come hai guardato
Yamato”, andò dritto al nocciolo della questione Taichi, come era suo solito.
Aveva già dovuto trattenere quel discorso per tutta la serata,
per questo ora che era con lei non vedeva l’ora di dirle tutto. Di farsi dare
una spiegazione.
Intanto Sora sentì il proprio cuore volteggiarle nel petto a
quelle parole, mentre un senso di frastornazione le si affacciava lungo lo
sguardo. Aveva capito a quale evento il ragazzo si riferisse, anche se aveva sperato
che non si notasse. ‘A quanto pare non sono stata molto brava a nascondere ciò
che provavo quando ho visto Yamato e Mimi…’, sospirò, amareggiata.
“Io…ero solo un po’ frastornata…”, si difese, dicendosi lei per
prima che le cose stavano realmente così.
Dopotutto…che senso aveva avuto quella strana sensazione che
l’aveva colta? Nessuno! Lei…lei non poteva essere…no, era assurdo! Eppure…
“Sora”, d’improvviso il corpo di Taichi si fece vicinissimo a
quello della fanciulla che, colta alla sprovvista, sobbalzò imbarazzata.
“Tai…Taichi!”, arrossì violentemente, senza tuttavia distogliere
lo sguardo dai suoi occhi marroni.
“Sora, lo so che ti avevo detto di prenderti il tempo che ti
serviva, però…io non ce la faccio più ad aspettare!”, alzò le braccia e le poggiò
lungo il muro alle spalle della fanciulla, creando così una sottile barriera
che la fece sentire in trappola. “Non ce la faccio più a continuare così…io
devo sapere! Tu…tu devi decidere definitivamente se è me che vuoi o è Yamato,
Sora!”
Lo sguardo del giovane era profondamente serio, tanto da far
mettere in agitazione il cuore già spossato della ragazza. Taichi la fissò per
un lungo istante, sperando che la fanciulla riuscisse a leggere nei suoi occhi
tutta la determinazione che lo animava. Non avrebbe mai voluto metterla alle
strette e porle quella fatidica domanda, però…non aveva potuto fare altrimenti.
Quella situazione di stallo che si era creata tra loro tre stava divenendo
insostenibile per il suo cuore. Taichi non poteva più aspettare in pazienza una
sua decisione. Doveva saperla al più presto. Sora…lei, doveva decidere.
Mentre il ragazzo si allontanava da lei, lasciandola lì fuori in
completa solitudine, il cuore della fanciulla aveva preso a battere più forte,
violentemente in petto. ‘Decidere…devo decidere tra loro due…’, si ripeté
costernata, mentre piccoli frammenti di sale iniziavano a rigarle il volto
niveo. Mimi le aveva detto che un giorno sarebbe successo, ma lei…lei non aveva
voluto pensarci. Eppure era successo. A chiederle di scegliere era stato
Taichi. Non disapprovava la sua decisione, sapeva che quella situazione non era
facile per nessuno, tuttavia…come faceva a decidere? Adesso che aveva un tempo
così limitato a disposizione…quale decisione avrebbe dovuto prendere? Chi, tra
Taichi e Yamato, avrebbe dovuto scegliere?
“Yamato!!!”, la voce esuberante di Miyako si espandé lungo tutto
il cortile della scuola, attirando così le attenzioni generali.
“Ecco anche quella pazza…!”, Daisuke sembrava esasperato, ma la
digiprescelta non lo degnò di uno sguardo e si piombò direttamente sul giovane
Ishida.
“Yamato è vero quello che ho sentito??”, domandò subito, senza
troppi giri di parole.
Non sarebbe stato da lei una cosa contraria.
Per tutta risposta il biondino le rivolse un’occhiata interrogativa,
non riuscendo ad intendere cosa di preciso la fanciulla stava chiedendogli.
“Si può sapere di che stai parlando?”, intervenne il giovane
Motomiya, spossato da tanta eccentricità.
“Alcune mie compagne di classe mi hanno detto che stasera ti
esibisci con il gruppo. È vero?”, Miyako ignorò quasi completamente Daisuke,
per fissare il giovane davanti a lei.
“Cosa?!”, si interessò anche Mimi, balzando in piedi di scatto.
Adorava le canzoni dell’amico! E questo Koushiro lo sapeva per
questo non poté fare a meno di sorridere quando la vide così interessata.
“Beh…sì, ci esibiamo”, confessò allora Yamato, non riuscendo
però ancora a capire il motivo di tanto scalpore.
Accanto a lui Sora gli gettò un’occhiata stupita, prima di
abbassare lo sguardo quando incrociò gli occhi marroni di Taichi, seduto
proprio di fronte a lei.
“Umpf! Ma perché non ci hai detto niente?!”, si lamentò Miyako.
“Lo sai che adoro le tue canzoni!”, diede man forte anche Mimi.
“Su, ragazze, non è il caso di fare così”, intervenne a quel
punto Koushiro.
“Probabilmente Yamato se ne sarà dimenticato”, azzardò Iori.
“Sì, però…”, Mimi cedette solo di fronte allo sguardo del suo
ragazzo, che la fece sciogliere quasi fosse fatta di gelatina.
“Beh, potremo andare lo stesso a vederli!”, irruppe a quel punto
Taichi, che doveva ammettere di trovare molto piacevoli le canzoni di Yamato.
“Davvero verreste?”, il giovane Ishida pareva incredulo.
“Puoi scommetterci!”, ribatté Taichi. “Vero, Sora?”, aggiunse
poi, volgendosi verso la fanciulla.
Quella arrossì di botto sentendosi presa in fallo, ma non poté
fare a meno di annuire.
“S…sì”, mormorò, distogliendo immediatamente lo sguardo.
Yamato le gettò un’occhiata fugace, prima di essere attirato
dalla voce del fratello.
“Dove suonate?”, gli domandò Takaishi interessato.
“Al Jin”, rispose l’altro, suscitando l’immediato scalpore di
tutti.
“AL JIN?!?”, ripeterono in contemporanea sia Miyako che Mimi,
rischiando di farsi sentire anche da Ken all’altro capo della città.
“Ehm…sì”, Yamato abbassò il capo, leggermente imbarazzato.
“Ma è fantastico!”, gli saltarono addosso le due fanciulle,
emozionate.
Il Jin era un locale piuttosto alla moda e abbastanza
frequentato. Suonare lì era davvero un’esperienza straordinaria!
“Verremo sicuramente a vederti, Yamato!!”, affermò immediatamente
Mimi, contenta all’idea di andarlo a vedere in un locale come il Jin.
“Certo, puoi giurarci!!”, intervenne anche Miyako, altrettanto
entusiasta.
Vedendole così prese, Hikari non poté fare a meno di sorridere.
“Sarà una serata indimenticabile!”, stabilì, sicura.
Ishida a quelle parole le sorrise, riconoscente. Suo fratello
era stato proprio fortunato, non c’era che dire. Hikari era davvero una ragazza
in gamba e lui ormai la considerava quasi una sorellina. In fondo, sorrise
divertito, era la sorella del suo miglior amico! E la ragazza di suo fratello!!
Quindi…in pratica…
Il Jin era un locale dall’atmosfera rilassante, che sapeva
accogliere serate di blues e serate un po’ più scatenate senza mai perdere un
certo fascino. Forse era per questo motivo che riscuoteva tanto successo tra il
pubblico. E poi quella sera il gruppo musicale dei Teen-age Wolves faceva scintille!
Seduta al tavolino assieme al gruppo di amici, Sora tuttavia non
sembrava completamente rilassata mentre osservava l’amico Ishida esibirsi sul
palcoscenico. Sembrava quasi una divinità irraggiungibile mentre la sua voce
melodiosa spiccava le parole della loro canzone più nota, conosciuta con il
nome di Tobira –door–. Sora lo aveva
visto esibirsi più volte, eppure…quella volta c’era qualcosa di diverso. Forse
era l’atmosfera del Jin, così accogliente, oppure erano le note della canzone…
Non capiva, però si sentiva diversa in quel momento. Completamente.
Il fluire dei suoi pensieri venne bruscamente interrotto da un
plaudire di mani, segno tangibile che la canzone era appena terminata. Sora
alzò lo sguardo e vide Yamato sorridere mentre osservava la folla che era
venuta sin lì appositamente per ascoltare loro.
“Adesso voglio cantarvi una canzone del tutto nuova”, iniziò
d’un tratto a parlare, richiamando su di sé lo sguardo di tutti. “Si intitola Whole e, a dire la verità, si tratta di
un pezzo a cui tengo molto, non solo perché l’ho composta assieme al mio
fratellino”
Lo sguardo di tutti i digiprescelti, compreso quello di Yamato,
si voltò verso Takero, che era arrossito all’istante, imbarazzato.
“Si può sapere perché non ci hai detto nulla?!”, domandò
incuriosito, e con tono vagamente ammonitore, Daisuke.
“Io…non credevo fosse importante…”, si difese il biondino,
mentre accanto a lui la sua ragazza sorrideva divertita.
Hikari, infatti, a differenza degli altri sapeva di ciò, anche
se non aveva nemmeno lei mai udito la canzone, né tanto meno Takero aveva
voluto dirle di cosa parlava.
“E qual è il motivo più importante?”, si sentì d’un tratto nella
sala da una voce chiaramente femminile.
Yamato arrossì impercettibilmente a quella domanda, imbarazzato.
“Beh…lo scoprirete sentendo le parole!”, riuscì a manovrare
ugualmente la situazione, prima di sorridere raggiante, inconscio degli effetti
devastanti che questo poteva avere sulle ragazze presenti nella sala.
“Comunque, essendo la prima volta che la canto, mi piacerebbe
che a suonare il basso al mio fianco ci fosse proprio lui, il mio
fratellino…Takero”, il giovane Ishida si voltò nuovamente verso il biondino
seduto al tavolo, cercandolo con lo sguardo.
Dal canto suo Takaishi si sentiva piuttosto imbarazzato, ma era
felice di sapere che il fratello lo voleva a suonare assieme a lui, in quella
prima della loro canzone. Sorrise e, senza farselo ripetere due volte, si alzò.
Takero raggiunse il palco sotto gli incoraggiamenti degli amici e una volta che
vi fu su, si ritrovò accanto a Kenichi, che gli offrì il suo basso. Takero,
infatti, era bravo a suonare quello strumento musicale. Un paio di volte i
ragazzi del gruppo gli avevano anche chiesto di entrare nella loro band, ma
Takaishi aveva sempre rifiutato asserendo che aveva già il basket a cui
dedicarsi.
Takero raggiunse il fratello al centro del palco e subito i due
si sorrisero, contenti. Quindi stavano per attaccare a suonare, quando
intervenne la voce allegra di Yosuke.
“Ragazzi, ecco a voi i due fratellini più carini del Giappone:
Yamato e Takero!!”, sorrise, ammiccando agli spettatori che scoppiarono subito
in un boato.
Il gruppo dei digiprescelti non poté fare a meno di sorridere
nel vedere i due fratelli arrossire lievemente ma inequivocabilmente a quelle
parole. Erano contenti tutti per loro, perché sapevano quanto avevano sofferto
per la separazione dei genitori. Eppure il loro legame non si era mai spezzato,
anzi! Andava a fortificarsi ogni giorno di più.
D’un tratto la sala calò nel silenzio, mentre le note del basso percosso
da Takero iniziavano a diffondersi attraverso gli amplificatori.
Sora rimase piuttosto colpita di scoprire che si trattava di una
canzone con un sottofondo piuttosto malinconico, quasi nostalgico, ma allo
stesso tempo addolcito dalla presenza di una nota in particolare che
trasformava l’intero brano in un pezzo unico. Fu tuttavia quando Yamato iniziò
a cantare, accompagnando la sua voce con la chitarra elettrica che aveva tra le
mani, che l’atmosfera raggiunse un punto culminante, mentre il cuore della
fanciulla seguiva fremendo ogni parola, senza volerne perdere una.
We
have departed on a small mountain
Arrived
from different roads
With
the past still on our shoulders
Il cuore dei digiprescelti ebbe un fremito a quegli unici pochi
versi, consapevoli di essere loro i destinatari di quella canzone a tratti
melanconica ma continuamente animata da un senso di dolcezza.
Subito a Ken venne alla mente il pensiero di suo fratello e di
quando era stato l’Imperatore…delle cattiverie che aveva compiuto…
Il suo sguardo si rabbuiò, ma il tocco gentile di Miyako sulla
sua mano lo fece sorridere.
Ora non era più l’Imperatore…l’anello oscuro non legava più la
sua volontà…
Gettò un’occhiata a Daisuke, che gli sorrise.
Ora aveva degli amici e una ragazza fantastica al uso fianco.
But
the dream was the same
I
have dreamt your dream for you
And
the dream is now become reality
A Taichi non ci volle molto per capire di quale sogno Yamato
stava parlando. Il sogno di riportare la pace su Digiworld, di rimanere uniti
per sempre. E adesso, proprio come diceva la canzone, il sogno era divenuto
realtà. Loro…erano amici. E lo sarebbero stati per sempre.
I cannot make a song
In
the way according to which it should be
I
cannot do everything
But I
would make anything for you
Il cuore di Hikari si strinse in una morsa, che però era di mera
commozione. Sentiva il sangue scorrere nelle sue vene come impazzito e il suo
cuore le faceva le capriole nel petto. Quella canzone…era di quanto più bello
avesse mai udito. E Takero era bravissimo con quel basso. Bellissimo, lì
accanto al fratello. Finalmente…potevano
essere felici…insieme…
All
of this that I do is to thank you
Through
this song of mine
All
of this that I can do is to hope
What
these verses reach you the heart
Mimi sorrise, incrociando le sue dita con quelle di Koushiro. Yamato
e Takero ci erano riusciti…quella canzone era arrivata dritta ai loro cuori, anche
se…
Gettò un’occhiata alla sua destra e sorrise, prima di voltarsi
verso il suo ragazzo.
“Un giorno mi dedicherai anche tu una canzone, Koushiro?”, gli
domandò ingenuamente, facendolo arrossire lievemente.
Il ragazzo, tuttavia, non poté nascondere un sorriso bonario,
prima di baciarle affettuosamente le labbra rubino.
At
times the past is painful
But
together we have succeeded
With
you the obscurity of my heart has disappeared
The
gold chains have gone to splinters
Iori rimase assorto ad udire il testo della canzone.
D’improvviso gli era ritornato in mente il giorno in cui si era rivolto a
Yamato per sapere circa la repulsione di Takero delle tenebre. Ma adesso, con
Hikari al suo fianco, le tenebre erano scomparse…la luce le aveva scacciate…
Così come era riuscita a scacciare la freddezza nel cuore di
Yamato. Joe sapeva quanto l’amico avesse sofferto…ma ora il suo cuore era
riuscito a scaldarsi…
I
make a footstep out of the shade
Now
my heart is more calm
I
cannot do all, I now know it
But I
would try everything for you
Sora sentì le lacrime rigarle il viso a quelle parole, ma non se
ne curò. Il suo cuore si era congiunto con i versi di quella canzone. Quella
canzone che sapeva rispecchiare Yamato in pieno, che era capace di giungere ai
loro cuori di ragazzi, proprio come aveva saputo fare lui stesso.
‘Yamato…’, la giovane Takenouchi fissava le mani del ragazzo
percuotere con delicatezza la chitarra elettrica, producendo così un suono che
andava sempre più addolcendosi. La vista, però, le apparve d’un tratto sfocata,
offuscata da quelle piccole lacrime che non volevano saperne di smetterla.
Avrebbe voluto gridare parole che nemmeno lei sapeva bene quali fossero, tanto
il cuore le batteva fino quasi a scoppiarle nel petto!
Sora lo aveva sempre saputo, eppure nel vederlo così bello
lassù, su quel palco, mentre intonava quella meravigliosa canzone, non poté
fare a meno di pensare a quanto fosse stata fortunata ad averlo conosciuto…
“Vado a cercare Yamato!”, prima che qualcuno potesse replicare,
Sora si era separata dal gruppo di digiprescelti che, illuminati dalla luce
lunare, aspettavano l’amico all’uscita del Jin.
Mentre voltava a sinistra, per poter così raggiungere la porta
secondaria che dava direttamente sul camerino, la fanciulla non poté fare a
meno di ripensare a quanto le avesse appena sussurrato Mimi in un orecchio. La
fanciulla, infatti, le si era avvicinata e, facendosi udire solo da lei, le
aveva detto di essere molto fortunata per il fatto di avere due ragazzi
fantastici accanto. Ma la cosa che più l’aveva sconvolta era stato quando Mimi
aveva aggiunto che a lei mai nessuno aveva dedicato una canzone!
‘Che voleva dire?’, si domandò per l’ennesima volta Sora,
spossata.
Talmente presa dai suoi pensieri, la fanciulla non si accorse di
essere in rotta di collisione con qualcuno. Lo scontro fu inevitabile, ma
fortunatamente, poco prima che stava per cadere, sentì due forti braccia che la
sorreggevano. Sora alzò lo sguardo per vedere il suo salvatore e il cuore le
balzò forte nel petto quando incrociò due familiari occhi blu.
“Ya…Yamato!”, balbettò impacciata, mentre le guance le si
coloravano di un delizioso rosa.
“Dove stavi andando?”, le domandò con quel suo tono di voce
profonda lui, senza smettere di fissarla.
“A…a cercarti”, mormorò in risposta Sora, arrossendo ancor di
più quando si accorse di essere ancora tra le sue braccia.
Il ragazzo, però, non sembrava intenzionato a lasciarla e questo
le causò un forte aumento del battito cardiaco. Tuttavia quando Yamato si
decise a lasciarla andare, Sora dovette ammettere di provare uno strano senso
di vuoto, ma poi si diede mentalmente della stupida.
“Ti è piaciuta la nuova canzone?”, la domanda di Yamato la fece
sussultare, cogliendola alla sprovvista.
Tuttavia la digiprescelta dell’amore non poté non annuire.
“È…è bellissima!”, un guizzo le attraversò gli occhi nocciola,
illuminandole il viso niveo.
Contagiato, anche il ragazzo si lasciò sfuggire un sorriso.
“Speravo che ti piacesse”, ammise, sorprendendola.
Sora gli gettò un’occhiata interrogativa, mentre inspiegabilmente
il cuore ritornava a battere più forte.
“Quella canzona non era per i digiprescelti. Non solo, almeno.
Non per me”, la voce di Yamato si era fatta più grave e il suo sguardo ancor
più profondo del solito. “Era per te, Sora”
La fanciulla sentì un brivido percorrerle la schiena a quelle
parole, mentre un rosso cremisi le si affacciava sulle gote. I suoi occhi,
tuttavia, rimasero fermi sulla figura mascolina di fronte a lei, in cerca forse
di una risposta che potesse spiegare quel fremito che l’aveva assalita.
‘Era…per me…’, più ci pensava, più il cuore batteva forte, come impazzito.
Adesso capiva cosa avesse voluto venire a dire Mimi, poco prima. Solo che…lei
non si era aspettata una cosa del genere. Sentendo il testo aveva pensato fosse
rivolta a tutti quanti loro digiprescelti, tuttavia…quel you in inglese non voleva dire solo voi. Il you che aveva
utilizzato Yamato aveva il significato di tu.
E quel tu era lei, Sora Takenouchi.
D’improvviso tutte le sensazioni che aveva sentito fino a poco
prima, si intensificarono ancor di più, mentre il suo cervello riformulava i
versi di quella magnifica canzone. Subito il senso delle parole la avvolse,
stravolgendola.
“Yamato, tu…”, non riuscì a terminare la frase, forse perché lei
per prima ignorava ciò che voleva dire.
“Io non posso fare tutto,
Sora”, nella frase di Yamato la fanciulla riconobbe i versi della canzone che
aveva intonato appena poco prima. “Ma farei
qualsiasi cosa per te”
“Oh…Yamato…”, Sora si portò ambo le mani sul viso, per
nascondere quelle piccole lacrime che avevano preso a rigarle il volto.
Non poteva credere che lui…che quella canzone così meravigliosa
potesse essere davvero dedicata a lei…da Yamato… Le sembrava tutto così
assurdo! Ogni cosa appariva confusa in lei. In poco tempo era cambiato tutto.
Completamente. E lei non poteva fare a meno di sentirsi stravolta per tutte
quelle enormi novità. Sapere che Yamato era innamorato di lei…il suo bacio…e
adesso anche quella canzone…
“Non piangere Sora”, il cuore della ragazza sobbalzò nel petto
quando si accorse della breve distanza che separava i loro corpi.
Non l’aveva sentito avvicinarsi.
“Tutto ciò che faccio è
ringraziarti…attraverso questa mia canzone…tutto ciò che posso fare è sperare
che questi versi ti raggiungano il cuore”, il giovane Ishida le sfiorò una
delle mani che aveva sul viso con la propria, mentre canticchiava nuovamente il
testo della canzone solo per lei, abbandonando però l’inglese.
“Yamato, ti prego…”, sussurrò lei, spossata per tutto quello.
‘Non continuare…non sarei più in grado di controllarmi…ti
supplico, io non posso…’, ma i pensieri svanirono come sabbia al vento alle
continue parole canticchiate di lui, che pareva non averla udita.
“Il passato a volte è
doloroso, ma insieme ce l’abbiamo fatta…con te l’oscurità del mio cuore è
scomparsa…le catene d’oro sono andare in frantumi…”, poi d’un tratto, il
ragazzo smise di canticchiare e la guardò per un lungo istante, prima di
parlare con voce profondamente seria. “Sora, non mi importa quanto ci vorrà…so
che per te non è semplice, per questo non ti farò pressione. Prenditi tutto il
tempo che vuoi per decidere…io ti aspetterò, ragazzina!”, le sorrise, prima di
voltarsi dall’altro lato e camminare via.
Sora lo fissò mentre si allontanava da lei, con il cuore in
tumulto e le parole di lui ben scolpite nella sua mente.
Taichi arretrò di qualche passo, in preda a uno strano senso di
panico.
“Yamato, ti prego…”, udì perfettamente la voce di Sora
nonostante risultasse come soffocata.
D’altronde non era lontano dai due amici.
Aveva visto Sora andare via alla ricerca di Yamato e aveva
pensato bene di seguirla. L’aveva vista voltare l’angolo e allora aveva fatto
per chiamarla, ma le parole gli erano morte in gola quando aveva visto Yamato
afferrare la fanciulla giusto l’attimo prima che lei cadesse rovinosamente a
terra. Era stato allora che il suo cuore si era come fermato, per stringersi in
una morsa d’acciaio quando aveva sentito l’amico canticchiare la nuova canzone.
Ma stavolta non era in inglese.
‘Le cose…le cose stanno cambiando troppo in fretta…’, Taichi si
voltò e iniziò a correre di scatto, lontano da lì. Non passò davanti al gruppo
di digiprescelti, perché non voleva rischiare di affrontarli. Non voleva farsi
vedere in quello stato. Ma soprattutto perché aveva bisogno di stare un po’ da
solo per riflettere.
Sentimenti confusi si alternavano nel suo cuore in subbuglio,
incapace per una volta di capire cosa davvero provasse. Da quando era iniziata
tutta quella storia, Taichi aveva sempre avuto i sentimenti ben definiti. Aveva
sempre saputo quale fosse il suo obiettivo, ma ora…adesso appariva confuso come
non lo era mai stato. Tanto, da non riuscire a capire lui per primo cosa si
agitasse nel suo cuore. E questo non faceva altro che mandarlo in uno stato di
rabbia incomprensibile, ma talmente radicata da accecarlo completamente,
facendogli risultare tutto ancor più confuso di quanto già non fosse.
Taichi sentiva, ora più che mai, l’impellente bisogno di
sfogarsi con qualcuno. E lui sapeva bene da chi andare.
Senza pensarci due volte, iniziò a correre come un forsennato
fino a quando non ebbe raggiunto la palazzina bianca che glie era ormai
familiare. Salì le scale a gruppi di due scalini, fino a raggiungere un piccolo
terrazzino. Lo percorse e finalmente trovò la porta che stava cercando.
Accecato da una furia improvvisa, Taichi prese a battere l’uscio
con calci e pugni, quasi ne andasse della sua stessa vita. Adesso quello strano
sentimento che più di tutti gli attanagliava il cuore, era aumentato a
dismisura, portandolo fino alla cieca rabbia.
“Ma che cosa…”, Yamato si zittì di colpo quando, aprendo la
porta, si ritrovò un infuriato Taichi davanti.
Non era nemmeno arrivato a casa, che aveva sentito qualcuno
battere con insistenza sulla sua porta, rischiando così di far svegliare il
padre. Però di certo non si sarebbe aspettato di trovarsi proprio l’amico
davanti. Né tanto meno di scorgere quella rabbia accecante nei suoi occhi
marroni.
“Taichi?!”, il biondino lo guardò interrogativamente, ma l’altro
ormai era completamente accecato dalla rabbia.
Senza pensarci due volte, il giovane Kamiya direzionò un
poderoso destro contro il bel volto dell’amico, colpendolo in pieno. Yamato
sentì un forte dolore attraversargli la guancia sinistra, provocandogli più di
tutto un senso di rivalsa. Sapeva cosa era venuto a chiedergli Taichi. L’aveva
capito sin nell’istante in cui aveva incrociato i suoi occhi.
Taichi voleva sfogarsi.
E quando voleva sfogarsi, andava da lui per fare a botte.
Senza farsi pregare, Yamato si riscosse abilmente e gli tirò a
sua volta un gancio che andò a colpirlo sull’addome. Il moretto, tuttavia,
anziché accusare il dolore lasciò che un sorrisino gli arricciasse le labbra.
Yamato aveva capito.
Animato da ancor più fervore, Taichi gli afferrò la maglietta e
lo trascinò lungo il pianerottolo. Una volta qui, gli mollò un altro cazzotto
che si rivelò essere più potente di prima, ma che gli venne restituito da
Yamato con altrettanta vigoria. Continuarono a picchiarsi per un tempo che
parve loro infinito, fino a quando non crollarono sul pavimento del terrazzino,
distrutti.
Taichi cercava di prendere fiato e di riordinare quelle idee che
erano state avvolte dalla rabbia. Doveva ammettere che la scazzottata con
Yamato gli era stata utile. Come sempre, ora si sentiva più rilassato.
“Yamato?”, lo chiamò tra l’affanno.
“Uhm?”, anche l’altro appariva distrutto per lo sforzo
“Grazie”, disse Taichi in tutta franchezza, sentendosi ancora
più vicino al ragazzo di quanto già non lo fosse.
Yamato non poté fare a meno di sorridere a quelle parole. Era
contento perché sapeva che in quel modo era riuscito ad aiutare l’amico.
Il giovane Kamiya si buttò stancamente sul letto, cercando di
ignorare quel moto di dolore proveniente dal suo stomaco. ‘Accidenti, Yamato
picchia forte!’, non poté fare a meno di sorridere, mentre si girava
leggermente.
Era ormai sera e i suoi genitori erano andati a riposare da un
po’. Hikari, invece, l’aveva aspettata alzata. Era stata lei a inventare la
scusa con i loro genitori che era andato un attimo ad accompagnare Sora e che
per questo avrebbe ritardato. Era stata davvero molto carina a pensare a lui.
D’altronde, lei lo era sempre con lui. Era suo fratello. E lei sua sorella. Si
volevano bene.
Ma adesso ad occupare la mente di Taichi non erano questi
pensieri. Altri, ben più profondi, lo avvolgevano. Il ragazzo, infatti, dopo la
lucidità che gli aveva dato lo sfogo con Yamato, cercava di ricomporre i pezzi
di quel difficile mosaico di emozioni che si alternavano nel suo cuore.
Quando aveva visto Yamato e Sora abbracciati…lui…aveva sentito
qualcosa di strano. Eppure lui era consapevole di non poterla identificare come
gelosia. Non era quella, no, ne era sicuro. Era qualcosa di diverso…uno strano
sentimento che lo aveva accompagnato per tutta la sera e che lo aveva spinto a
cercare litigio con l’amico Ishida.
Taichi si voltò nuovamente, incapace di raggiungere una
posizione definitiva.
Adesso che ci pensava bene…adesso che si soffermava a
rifletterci, non poteva fare a meno di pensare che quello strano sentimento
fosse simile, se non del tutto identico, a quello che lo aveva colto quel
pomeriggio, di fronte alle parole di Isamu.
Sebbene fossero passate settimane da allora, infatti, Taichi non
era ancora riuscito a spiegarsi di che genere fosse quella sensazione che lo
aveva colto nell’udire le sue riflessioni su Yamato e Sora come coppia. Certo,
si era sentito stupito di pensare a loro in quel modo a lui del tutto
sconosciuto prima, però…c’era dell’altro, che tuttavia non aveva mai avuto un
motivo per lui prima di allora. Probabilmente era stato talmente tanto
catturato dagli eventi, da non pensarci più. Da non soffermarsi più a rifletterci
per cercare di capire. Ma ora…tutte quelle analogie…e quel sentimento sempre
costante.
Un sentimento che lo mandava quasi in panico ogni volta. Un
qualcosa che lo faceva sentire come escluso.
Il pensiero lo colpì immensamente. E d’un tratto gli parve di
capire cosa fosse quel sentimento a lui fino ad a quel momento ancora del tutto
ignoto.
“Abbiamo girato già mezza Tokyo”, si lamentò stancamente Sora,
ricevendo per questo un sorriso divertito da parte di Hikari.
“Guardale: sembrano due bambine!”, la giovane Kamiya accennò
alle altre due digiprescelte che, entusiaste, si soffermavano ad osservare
tutte le vetrine che incontravano lungo il loro cammino.
“Hai ragione!”, Takenouchi non poté fare a meno di sorridere,
sentendosi risollevata da quel pensiero.
“Beh, comunque devo ammettere che non è stata un’ottima idea
decidere di uscire a far compere con Mimi e Miyako!”, aggiunse tuttavia Hikari.
“Ci stanno massacrando!”, osservò con tono avvilito, prima di scoppiare a
ridere in una sonora risata assieme all’amica.
A placare l’ilarità delle due, sopraggiunse Miyako.
“Guarda, Hikari! Quel basso sembra perfetto per Takero!”, Inoue
indicò senza mezzi termini lo strumento musicale che faceva bella mostra di sé
attraverso la vetrina di un negozio di strumenti musicali.
“Sì, hai proprio ragione!”, convenne anche Kamiya, per poi
sbiancare quando lesse il prezzo.
“Ma questo coso costa tantissimo!!”, Miyako quasi non si accorse
di stare urlando, scatenando così l’imbarazzo della timida Hikari.
Nel frattempo anche Sora si era voltata e rimase piuttosto
attonita quando si accorse di trovarsi proprio davanti al negozio in cui era
venuta con Yamato, qualche settimana addietro, per ritirare la sua chitarra
elettrica.
Sora spostò spontaneamente lo sguardo e arrossì
impercettibilmente quando riconobbe il luogo in cui lei e Yamato avevano visto
Miyako e Ken. Allora, colta da un’improvvisa tristezza, gli aveva rivelato il
suo desiderio di poter vivere, un giorno, una storia d’amore intensa come
quella dei due amici. Eppure il ragazzo non le era scoppiato a ridere, anzi.
Lui…lui le aveva assicurato che un giorno anche lei avrebbe trovato il ragazzo
giusto…la persona perfetta per lei. Proprio come Hikari aveva trovato
Takero…proprio come Miyako con Ken…e adesso anche come Mimi e Koushiro…
Sora si ritrovò a provare un po’ d’invidia per le amiche. Loro
adesso potevano vivere la loro storia d’amore liberamente, mentre lei…lei non
era in grado nemmeno di decidere tra due persone…
La giovane Takenouchi sospirò. Ormai non poteva più rimandare
quella decisione…Taichi le aveva chiesto di prenderla il prima possibile. ‘Già,
Taichi…’, il pensiero le corse all’amico. Non lo biasimava per averle detto di
decidere, in fondo poteva benissimo capire quanto doveva essere difficile anche
per lui tutta quella situazione. Però…adesso che l’aveva messa alle strette,
lei…si sentiva ancor più confusa. Aveva bisogno di ancora un po’ di tempo, perché
era troppo indecisa sul da farsi. Quel tempo che, al contrario di Taichi,
Yamato le aveva concesso.
D’improvviso il ricordo del giovane Ishida le invase la mente.
Ricordava ancora perfettamente l’epoca in cui lei si era innamorata di lui.
Allora aveva solo quattordici anni, però l’aveva amato seriamente tanto. Ma poi
qualcosa era cambiato, i suoi sentimenti si erano andati tramutando nuovamente
in amicizia. E aveva davvero creduto di non essere più soggetta al suo
fascino…di non aver più la tachicardia in sua presenza, però…ora non ne era
tanto sicura.
“Sora?”, la voce di Mimi la riportò alla realtà.
“Sì, Mimi, arrivo, un momento”, mormorò la giovane Takenouchi,
senza tuttavia scostare lo sguardo da quel punto della strada.
Era strano, ma adesso che ci pensava quel giorno aveva sentito
qualcosa di strano mentre era lì con lui. Quando lui le aveva accarezzato una
guancia, lei…il suo cuore era andato in fibrillazione!
Accanto a lei Mimi, sebbene non glielo avesse udito dire,
sorrise ben conscia di quello che l’amica stava pensando.
“Mimi, secondo te davvero riuscirò a fare la scelta giusta?
Secondo te…riuscirò mai a decidere?”, le chiese d’un tratto la giovane
Takenouchi.
La digiprescelta della sincerità non poté fare a meno di
sorridere. Come aveva immaginato…Sora stava pensando a Taichi e Yamato.
“Sora, sei sicura di non sapere già quale sia la risposta?”, le
chiese di rimando Mimi.
Sora tacque per un lungo istante e il suo cuore fremette.
“S…sì, io…io credo di saperlo”, le immagine confuse dalla sua
mente se ne erano andate, lasciando il posto ad un’unica figura maschile.
La figura che aveva scelto.
La risposta del suo cuore.
Taichi camminava distrattamente lungo le strade di Tokyo, senza
nemmeno lui sapere di preciso dove andare. Un altro giorno era sorto…un altro
weekend era iniziato. Eppure quello era diverso da tutti gli altri fine
settimana e non solo perché si era svegliato insolitamente presto quella
mattina. Taichi continuava a pensare, a cercare di venire a capo di tutta la
spinosa situazione che stava vivendo. Ma soprattutto cercava di capire se quel
piccolo ma angosciante dubbio, che l’aveva già assalito la sera precedente
quando aveva sentito il bisogno di sfogarsi con Yamato, fosse davvero reale.
“Taichi?!”, d’un tratto una voce femminile che invocava
meravigliata il suo nome lo fece voltare.
“Yuko!”, il ragazzo si dimostrò altrettanto sorpresa di vederla
lì.
“Che ci fai in queste zone, Taichi?”, le domandò allora la
giovane Hitori, attonita.
Quella domanda, però, lo colpì. Taichi, infatti, non si era
accorto di aver camminato tanto. Non si era nemmeno reso conto di aver
oltrepassato il quartiere di Odaiba!
“Che ti è successo?”, cambiò d’un tratto espressione del viso la
ragazza, sconvolta di vedere quel grosso livido contrassegnare l’occhio dell’amico.
“Io e Yamato ci siamo presi a cazzotti”, rivelò in tutta
semplicità Taichi, sfoderando un meraviglioso sorriso che pareva quasi
rasserenato.
Yuko lo guardò apprensiva. “Ti va di venire con me?”, gli chiese
tuttavia, senza insistere oltre sull’accaduto.
Il giovane Kamiya la guardò leggermente stupito di quella
proposta, ma poi si ritrovò ad accettare. E ne fu molto felice perché quando
raggiunsero il parco del quartiere si rese conto di aver trovato finalmente una
persona che riuscisse in qualche modo a capirlo. Yuko, infatti, aveva capito
che l’amico aveva bisogno di un po’ di tranquillità, per questo l’aveva
condotto sin lì, in quel parco così placido.
Si sedettero sulla fresca erbetta e Taichi appoggiò il capo sul
tronco di una grossa quercia che stava lì da decenni ormai.
“Vengo spesso qui quando ho bisogno di riflettere”, la voce di
Yuko attirò le sue attenzioni.
Il ragazzo si voltò verso di lei e la fissò per un lungo
istante, rimanendo come incantato a fissare i suoi fulgidi capelli castani svolazzare
liberamente mossi da un leggero venticello.
“Sai una cosa Yuko? Credo di essermi comportato da stupido fino
ad ora”, la fanciulla si voltò a guardarlo interrogativamente, colpita da
quella confessione.
Ma poi l’espressione del suo viso si addolcì e lei si ritrovò a
fissarlo con espressione affettuosa.
“Non riuscivo a capire, per questo sono corso da Yamato e l’ho
preso a cazzotti. Avevo bisogno di sfogarmi e lui l’ha capito”, continuò
Kamiya, sorridendo al pensiero di quanto il ragazzo fosse un buon amico per
lui.
‘Un vero digiprescelto dell’amicizia!’, non poté fare a meno di
pensare, sorridendo.
“Si tratta di Sora, giusto?”, la voce della fanciulla lo fece
trasalire.
Taichi la guardò sorpreso, e allora lei si affrettò ad
aggiungere una spiegazione.
“Quando sono venuta a trovarvi, ho capito subito dai vostri
sguardi che c’era qualcosa di nuovo nell’aria. Probabilmente qualcosa che
nemmeno voi sapevate allora”, mormorò, abbassando il capo sulle sue ginocchia.
“Sì, è vero. Anche se l’ho capito un po’ più tardi”, confermò a
quel punto Taichi, fissando qualcosa di indefinito di fronte a sé. “O meglio,
credevo di averlo capito, ma invece… La verità è che sono stato un perfetto
idiota. Anche se…l’ho capito tardi”
“Ieri?”, avanzò Yuko, volgendo il capo nella sua direzione.
Taichi la fissò per la seconda volta sorpreso. Quella ragazza
sembrava riuscire a capirlo meglio di chiunque altro. Meglio quasi di se
stesso. Forse era per questo che sentiva il desiderio profondo di parlare con
lei. Di dirle tutto, persino quello che aveva da poco capito e quello che
invece faticava ancora a comprendere.
“Sì”, annuì, senza distogliere lo sguardo da lei. “Avevo appena
finito gli allenamenti e Isamu, un mio compagno di squadra, mi aveva fatto
notare che c’erano Yamato e Sora. Ma la cosa che più mi colpì furono le sue
parole. Isamu mi disse che secondo lui formavano un’ottima coppia”
Il leggero venticello che aveva ormai preso a tirare gli scosse
lievemente i capelli, portando un istante brevissimo di silenzio che venne
tuttavia velocemente fugato.
“Ovviamente Isamu non poteva sapere che Yamato e Sora erano solo
amici, per questo aveva detto quelle cose. Tuttavia…”, Taichi cercò le parole
migliori per esprimere i suoi sentimenti. “Il pensiero di loro due insieme mi
aveva colpito profondamente”
“Tanto da indurti a convincerti di essere innamorato di Sora”,
terminò la frase Yuko per lui, ricevendo subito un cenno d’assenso da parte del
ragazzo.
“Quando ho parlato con Yamato, lui mi ha detto che ne era
innamorato anche lui. Da un anno”, continuò lui.
“E questo ti ha sconvolto”, ne dedusse lei.
“Infatti”, asserì Taichi. “Io non immaginavo minimamente che
lui…beh, che Yamato potesse essere innamorato di Sora. Però…a quanto pare…”
“Avevi paura che le cose tra voi cambiassero, non è vero? È
questo ciò che hai provato parlando con Isamu: una strana paura, giusto?”,
intuì immediatamente Yuko, sorprendendo il ragazzo accanto a lei per la sua
comprensione.
“Infatti”, annuì tuttavia Taichi, rivelandole finalmente ciò che
l’aveva tenuto un’intera notte insonne.
Solo dopo la scazzottata con Yamato, Taichi si era accorto di
aver sempre provato quel sentimento di paura nel suo cuore. Di averlo covato
sin dal momento in cui Isamu gli aveva detto quelle cose.
“Per questo hai creduto di essere interessato a Sora…per non
sentirti escluso. Perché avevi paura che se tra lei e Yamato fosse nato
qualcosa, tutto tra voi sarebbe cambiato. E tu ne saresti rimasto tagliato
fuori”, continuò la giovane Hitori, che sembrava avergli letto nel pensiero.
“Sì”, Taichi annuì, ripensando a tutto quello che era successo a
causa sua.
Aveva costretto Sora a decidere tra lui e Yamato con la
convinzione di amarla, ma invece…scoprire quel sentimento di paura aveva fatto
vacillare questa sua convinzione. Anche se era riuscito ad ammetterlo per la
prima volta solo in quel momento, con Yuko. Eppure gli sembrava impossibile non
averlo capito prima. Avrebbe dovuto prestare più attenzione alla voce del suo
cuore. Anche quando aveva fatto promettere ai due amici che qualsiasi cosa succedesse
loro tre sarebbero rimasti amici per sempre…anche allora aveva agito per paura
di perderli.
Quando Isamu gli aveva detto quelle cose, un senso di angoscia
gli aveva attanagliato il cuore e la paura che tutto potesse cambiare se tra
Yamato e Sora fosse nato qualcosa che andava ben oltre l’amicizia lo aveva
invaso. E lo aveva portato a convincersi di essere innamorato di lei. Perché se
fosse stato lui a stare con Sora, allora avrebbe avuto l’assoluta certezza che
nulla sarebbe cambiato tra loro tre, che l’equilibrio non si sarebbe spezzato.
Perché sarebbe stato lui a impedirlo. Ma adesso che ci pensava…era stato uno
stupido.
Lui non poteva impedire nulla, perché non c’era nulla da
impedire. Loro tre sarebbero rimasti comunque amici, adesso lo sapeva. Nessuno
sarebbe rimasto escluso. Avrebbero continuato a essere gli inseparabili Taichi,
Yamato e Sora di sempre. Anzi, era stato lui a far vacillare questo dato di
fatto, con il suo comportamento insensato. Ma la paura lo aveva avvinto,
portandolo a vedere Sora sotto una luce diversa. Anche se in cuor suo aveva
sempre saputo tutto. Perfino quando aveva visto l’amica reagire a quel modo, a
casa Tachikawa, di fronte a Mimi e Yamato, si era sentito irritato per quella
ragione. Per quella paura del tutto illogica. Ma questa era esplosa solo quando
aveva visto i due amici abbracciati, la sera al Jin. Solo allora aveva capito.
Per questo era corso. Per questo aveva cercato uno sfogo in Yamato.
“Ho sbagliato tutto, Yuko”, Taichi si passò una mano tra i
capelli, spossato. “Credevo di essere innamorato di Sora, invece…tutto ciò che
provo per lei è un’amicizia profonda, che mai nulla potrà scalfire. Solo che…me
ne sono accorto troppo tardi e ho impedito così a lei e a Yamato di vivere il
loro amore…”, abbassò il capo, amareggiato.
“Sei sicuro che sia troppo tardi, Taichi?”, la domanda di Yuko
lo colpì.
Il giovane Kamiya alzò lo sguardo e lo fisso nelle pozze marroni
della ragazza. Per un istante il suo cuore dimenticò di battere, immerso come
era in quelle cavità dolcissime. Yuko aveva saputo ascoltarlo e capirlo come
nessun altro. Lei era riuscita a portargli a galla quella verità che lui per
primo aveva celato a sé. Lei era riuscita a fargli comprendere quanto stesse
sbagliando a comportarsi in quel modo. Lei…Yuko era davvero una ragazza in
gamba. Una ragazza perfetta per uno come
lui.
Il pensiero lo colpì in pieno, ma poi Taichi si riscosse. C’era
una cosa ora che doveva fare. Assolutamente.
Si alzò e le sorrise cordialmente, senza badare all’occhiata
interrogativa di quella. Poi, senza nulla aggiungere, le schioccò un tenero
bacio su una gota, che la fece arrossire violentemente.
“Grazie, Yuko…”, Taichi le sussurrò in un orecchio, provocandole
un involontario brivido lungo la schiena.
Poi, senza dire nulla, il giovane Kamiya si drizzò e fece per
andarsene, non senza averle prima rivolto un ultimo, meraviglioso sorriso.
Sora corse come una forsennata lungo le strade di Odaiba. Non
vedeva l’ora di correre da lui, dal ragazzo del suo cuore! Voleva sentirsi
protetta tra le sue braccia…cullata dal suo caldo abbraccio…rincuorata dai suoi
meravigliosi sorrisi… Voleva amarlo, finalmente. Voleva svelare a tutti quel
sentimento nascosto nel suo cuore, ma che aveva messo a tacere per cercare di
non soffrire nel caso lui le avesse detto di non ricambiarla. Adesso voleva
essere libera di gridargli il suo amore, senza curarsi di ciò che sarebbe
accaduto dopo. Ora che aveva capito, lei…
“Sora!”, la fanciulla si sentì tirare per un braccio e per
questo si fermò di scatto.
Si voltò, curiosa di scoprire chi era stato a fermarla. Il suo
cuore palpitò quando vide di fronte a sé Taichi Kamiya. Ma poi la sua
attenzione venne catturata dal grosso livido che aveva all’occhio.
“Ma cosa…?!”, lo fissò preoccupata.
“Dove stavi correndo?”, le domandò in risposta il ragazzo,
mentre le rivolgeva un sorriso affettuoso.
“Io…”, la ragazza arrossì, senza tuttavia continuare la frase.
“Vai da lui, non è vero?”, palesò allora Taichi, consapevole che
ormai l’amica avesse deciso.
“Come?”, Sora sobbalzò, sentendo un fremito percorrerla.
“Vai da Yamato, giusto?”, precisò il digiprescelto del coraggio,
stupefacendola.
Takenouchi era visibilmente spossata. Come aveva fatto a capire?
Possibile che solo lei non se ne era accorta prima? E poi…perché Taichi
sorrideva così dolcemente?!
“Io…”, tentò di dire, senza però sapere di preciso cosa.
Kamiya allora sospirò, alzando lo sguardo verso la volta
celeste.
“Non devi preoccuparti per me, Sora, io ho capito. Probabilmente
ho sempre saputo che un giorno avresti scelto lui. Tu lo ami, non è vero?”, si
voltò verso di lei e notò che era arrossita.
“S…sì”, rispose tuttavia lei, mettendo da parte la sua
proverbiale timidezza. “Pero, Taichi, io non voglio perderti. Tu sei troppo
importante per me per…”
“Lo so”, la interruppe lui, rivolgendole un’occhiata di mero
affetto. “Anche tu sei importante per me, Sora”, aggiunse poi, prendendole
teneramente una mano tra le sue.
“Ma…”, la ragazza era chiaramente confusa.
Perché quel tono di voce così sereno? Cosa c’era che lei ancora
non sapeva?!
“Io avevo paura di perderti…di perdere sia te che Yamato. Per
questo io…io mi sono illuso di essermi innamorato di te”, Taichi le baciò
affettuosamente una mano, senza tuttavia distogliere lo sguardo dalle iridi
nocciola di lei. “Io ti voglio bene, Sora, questo è vero. Ma come amica. Come
una cara amica. La migliore! Però…questo l’ho capito troppo tardi. Mi dispiace.
Ti ho costretta a decidere tra noi due e…non è giusto. Perché così ti ho messa
in difficoltà. Tu non avresti mai ammesso di essere ancora innamorata di Yamato
sapendo che questo poteva ferire me. Quindi io posso considerarmi un ostacolo
alla vostra storia d’amore”
“Taichi, ma io…”, tentò di parlare Sora, ma nuovamente lui la
prevenne.
“Scusami Sora. Sono stato uno stupido. Potrai mai perdonarmi?”,
gli occhi del ragazzo erano lucidi, segno che le lacrime lo stavano man mano
avvincendo.
“Taichi…”, la giovane Takenouchi lo guardò per un istante negli
occhi, prima di correre ad abbracciarlo.
Sentì le forti braccia dell’amico stringerla a sé e si sentì
incredibilmente serena. Rilassata perché sentiva di avere accanto una persona
amica, un ragazzo che le voleva bene così come gliene voleva lei. Una spalla su
cui avrebbe sempre potuto contare. Taichi era…era come un fratello per lei! Il
legame che li univa era particolare proprio per questo: non richiedeva cose
complesse, ma era semplice proprio come lo era lui.
“Taichi, io…io ti voglio bene! E te ne vorrò sempre!”, Sora lo
strinse a sé, appoggiando il capo sul suo petto muscoloso. “Non devi scusarti,
non devi chiedermi di perdonarti. Io non ho nulla da doverti perdonare. In
fondo ti capisco. Tu avevi paura, ma non devi averne, Taichi. Tu non mi
perderai mai…e non perderai mai nemmeno Yamato”
“Sì, lo so”, Taichi lasciò che piccole lacrime gli rigassero il
volto, senza vergognarsene. “L’ho sempre saputo, anche se una stupida paura mi
ha impedito di crederlo”
Sora sorrise. Adesso capiva il motivo di quel sorriso tanto
dolce…di quella voce così profondamente velata di tenerezza. Taichi aveva
capito di volerle bene come amica. Tutt’al più come una sorella. Ma non più di
quello. E lo stesso valeva per lei. Loro erano amici, si volevano bene e
sarebbero rimasti uniti per sempre. Sora non si pentiva neanche di aver dato a
lui il suo primo bacio. Sapeva che era giusto così. Taichi era stato il suo
primo amore e poi il suo miglior amico. Quel bacio…era il suo di diritto. Ma
adesso…il suo cuore apparteneva a un altro.
“Adesso però va da lui, Sora”, d’un tratto il giovane Kamiya si
sciolse dall’abbraccio, ma le sorrise bonario. “Lui…Yamato ti sta aspettando da
così tanto tempo…non farlo attendere di più”
Quelle parole la sconvolsero. Ora riusciva a capire cosa avesse
inteso Taichi quel giorno, alla Torre di Tokyo, quando aveva detto di essere
giunto secondo. Il primo…era Yamato.
“Ma…da quanto tempo lui…?!”, Sora sembrava confusa.
“Un anno. E forse ti ha amato anche da molto prima”, le rispose
prontamente il giovane Kamiya, senza smettere di sorriderle dolcemente.
“Un…anno…”, ripeté Takenouchi sconvolta.
Un anno…aveva perso un anno così, a convincersi di aver ormai
dimenticato il suo amore per lui. Ma non era così! Lei lo amava ancora e forse
più di prima!! Aveva solo ingannato se stessa per non soffrire…per paura di un
no come risposta…
“Taichi, io…io devo andare”, lo guardò con l’espressione di chi
deve fare una cosa impellente.
Il ragazzo annuì. “Sì, Sora. Non farlo aspettare oltre”,
convenne a sua volta, non riuscendo a non essere felice per loro.
Era stato uno stupido, se ne rendeva conto. Aveva avuto paura di
essere escluso dai suoi due migliori amici nel caso si fossero messi insieme,
mentre ora…il solo pensiero bastava a renderlo contento come non mai. Sora e
Yamato…loro due meritavano di stare insieme. Si erano rincorsi a lungo senza
mai incontrarsi, ma ora lo avrebbero fatto. Finalmente.
“Grazie, Taichi”, Sora, prima di andarsene, gli si avvicinò
nuovamente e lo abbracciò, contenta di come si stessero muovendo le cose.
“Va adesso. Corri!”, la incitò allora lui, spingendola
dolcemente.
Sora annuì e una volta per tutte si decise a correre via di lì.
Ad andare finalmente da Yamato.
Taichi la seguì allontanarsi con lo sguardo e non poté fare a
meno di sorridere.
“Sei sicuro di quello che hai fatto, Taichi?”, una voce lo
riportò alla realtà.
Il giovane Kamiya si voltò e rimase molto sorpreso di trovare
Yuko. Ma poi non poté fare a meno di sorridere, felice di saperla lì.
Evidentemente si era preoccupata per lui e aveva deciso di seguirlo per
accertarsi che stava bene veramente.
“Sì, ne sono convinto più che mai”, rispose deciso Taichi,
sorridendole dolcemente.
Yuko sentì il proprio cuore sciogliersi di fronte a quel
sorriso, mentre la propria anima si liberava di uno strano peso. Quindi sorrise
a sua volta, incapace di nascondere oltre la sua gioia.
“Andiamo?”, si riscosse poco dopo Taichi, porgendole la mano.
La fanciulla rimase piuttosto colpita del gesto, ma tuttavia non
poté fare a meno di prendergliela, nonostante il lieve rossore che le era
salito lungo le gote.
“Sì, Taichi. Andiamo”, annuì.
Il sole si andava man mano avviando al tramonto e i suoi
delicati raggi del colore del pesco si diffondevano lungo le vie. Nel frattempo
due ragazzi si avviavano silenziosamente, mano nella mano, verso casa,
finalmente felici.
“Grazie signor Ishida!”, Sora si inchinò molto educatamente di
fronte all’uomo, prima di correre via velocemente.
Non capiva…perché Yamato non era in casa? Eppure non aveva le
prove, visto che era domenica! E il signor Ishida le aveva assicurato che non
era nemmeno da Takero. A quanto pareva, però, aveva preso la moto.
Sora sospirò. ‘Dove sei, Yamato?’, si domandò, alla disperata
ricerca del ragazzo. Voleva vederlo. Ne aveva bisogno. Voleva correre da lui e
gridargli di amarlo, finalmente! Ma lui…Yamato non si trovava! E lei non sapeva
proprio dove cercare. O forse…
‘Ma certo!’, la fanciulla si ritrovò a sorridere, rianimata
dalla rassicurante speranza di trovarlo lì, in riva al fiumiciattolo dove
l’aveva baciata per la prima volta. Ripensando a quell’istante, Sora non poté
fare a meno di chiedersi come avesse fatto, anche allora, a nascondersi così i
suoi sentimenti. Ormai non aveva più dubbi sul fatto di averlo sempre amato.
Sin da quando aveva dodici anni. O forse anche prima. E nonostante lei avesse
cercato di reprimere quei sentimenti d’amore, non ci era riuscita minimamente.
Lei lo amava, forse ancor più di prima. Ed era questa l’unica cosa che le
premeva rivelargli, dopo tanto tempo che si erano cercati. Era stata una
sciocca a non capirlo prima. Aveva camminato con gli occhi offuscati anche
prima di tutta quella storia quando, scendendo in cortile, aveva trovato quella
misteriosa ragazza, che poi si era rivelata essere l’amica Yuko Hitori, parlare
amabilmente con loro. Anche allora era stata gelosa di lui, anche se non aveva
voluto ammetterlo nemmeno a se stessa. Aveva cercato di nascondere il tutto. Lo
aveva fatto anche quel giorno, quando erano andati a ritirare la chitarra
elettrica. E in seguito, quando lo aveva ringraziato per averle suggerito di
andare a chiarire con Taichi dopo la sua dichiarazione. Anche se…allora si era
chiesta cosa lui provasse per lei. Ma ora si rendeva conto che la domanda più
giusta sarebbe stata chiedersi cosa lei
provava per lui. Aveva cercato un suo appoggio sempre, perché con lui si
sentiva protetta. O meglio…amata. E perché lo amava.
Che sciocca era stata a non capirlo prima. Una vera sciocca. Ma
forse Taichi aveva ragione. Forse non lo aveva fatto per paura di farlo
soffrire. Però ora…
Sora sorrise raggiante quando finalmente scorse il meraviglioso
luogo in cui lui l’aveva portata quel giorno che le aveva confessato di amarla.
Dopo un anno di silenzio. Si avvicinò correndo, mentre il cuore iniziava già a
fremere al pensiero di vederlo. E quando finalmente lo scorse, seduto lungo
l’erbetta che costeggiava il corso d’acqua, le sembrò di sciogliersi. Yamato
era così…fantastico!
“Yamato!! Yamato!!”, iniziò ad urlare il suo nome, incapace di
trattenere oltre tutte quelle violente emozioni che l’avevano colta.
Il ragazzo si voltò versi di lei, sorpreso. Eppure quando la
vide lì, di fronte a lui, leggermente affaticata per la gran corsa, non lasciò
trapelare alcuna emozione. Anzi, al contrario il suo sguardo era una maschera
di freddezza, quasi non avesse piacere di vederla. Sora rimase piuttosto male
della cosa.
“Che ci fai qui? Credevo fossi con Taichi”, la accolse non
troppo calorosamente il biondino.
Sora lo guardò interrogativamente, palesemente frastornata.
Yamato allora sbuffò, mentre si alzava in piedi.
“Vi ho visti poco fa, mentre vi abbracciavate”, spiegò allora
lui, voltando il capo da un’altra parte per nasconderle tutta la sofferenza che
lo stava dilaniando. “Non c’è bisogno che me lo dica tu. Ho capito che alla
fine è lui che hai scelto”, aggiunse, cercando di reprimere le lacrime che
minacciavano i suoi occhi cerulei.
Yamato stava soffrendo terribilmente. Vederli così abbracciati,
appena poco prima…non aveva saputo reggere la scena e così era corso via, senza
preoccuparsi di ascoltare cosa si dicessero. Voleva solo andare via, cercare di
soffocare quel dolore che lo aveva attanagliato. Ma non ci era riuscito
minimanente. La sua anima straziata ancora soffriva. Il suo cuore dilaniato non
la smetteva più di sanguinare.
“No!”, esclamò d’un tratto Sora, bloccandolo così prima che lui
andasse via di nuovo da lei.
Il biondino si voltò verso di lei, stupito, e il suo cuore si
strinse in una morsa ancor più salda quando si accorse che la ragazza stava
piangendo.
“Yamato, tu…tu non hai capito niente!”, singhiozzò Sora, mentre
si buttava disperatamente tra le sue braccia.
Il ragazzo rimase ancor più frastornato da quella reazione, che
non si era di certo aspettato. Tuttavia non riuscì a reprimere il desiderio di
abbracciarla, di confortarla. Nonostante tutto. Per questo protese le braccia
verso di lei e circondò quell’esile corpo. Di nuovo un forte senso di sicurezza
l’avvolse. Una sensazione che solo lui riusciva ad infonderle, facendola
sentire bene. Immensamente bene.
“Io non riuscivo a capire, Yamato…non ci riuscivo!”, continuò
tra le lacrime lei, senza lasciarlo andare dal suo abbraccio. “Ma poi d’un
tratto tutto mi è parso più chiaro. Ma sono stata una stupida, perché infondo
ho sempre saputo chi avrei scelto. Il mio cuore ha sempre amato…”
“Smettila!”, l’interruppe all’improvviso il giovane Ishida,
divincolandosi dalla sua stretta.
Sora lo guardò interrogativamente, ma anche piuttosto afflitta
per quell’allontanamento. Yamato si pentì all’istante di essere stato così
brusco, però…non poteva permettersi di udire il nome di Taichi. Perché ormai
era convinta che alla fine la ragazza avesse preferito l’amico a lui.
“Ti prego, Sora…non dire quel nome…”, la supplicò Yamato, senza
più impedirsi di piangere.
La fanciulla rimase molto colpita nello scorgere in quello
stato. Yamato…lui stava piangendo…per lei…
“Ma tu devi sapere quel nome, Yamato!”, ribatté con tono
disperato Sora, alla quale si era stretto il cuore in una morsa vedendolo così
triste. “Tu…tu devi saperlo. Devi conoscerlo assolutamente, perché devi sapere che
la persona di cui io mi sono innamorata…il ragazzo che mi ha fatto perdere la
testa da tanto tempo non è Taichi, ma sei tu, Yamato Ishida”, lo guardò con
occhi ricolmi d’amore, sperando che riuscisse a leggervi dentro tutto l’amore
che la legava a lui.
“Sora, tu…ma come…io credevo che tu…insomma…”, il digiprescelto
dell’amicizia pareva stupito di udire quelle parole.
D’altronde era più che comprensibile visto che fino a quel
momento aveva creduto che lei avesse scelto Taichi. Mentre ora…Sora gli stava
dicendo di essere innamorata di lui, di lui!
Non gli sembrava vero…pareva tutto un sogno…
“Io…io ti amo, Yamato”, continuò intanto lei, lasciandosi andare
a un pianto liberatorio. “Ti amo perché mi hai amata per un anno senza dire
nulla e perché non mi hai chiesto di decidere, ma mi hai lasciato il tempo che
volevo…ti amo perché sai farmi sentire al sicuro, perché sai ascoltarmi e
capirmi come nessun altro…ti amo perché mi sei accanto sempre ogni volta che ho
bisogno di sostegno…ti amo perché sei il ragazzo perfetto per me…perché sei
semplicemente tu…perché sei Yamato Ishida… Io ti amo!”, ripeté, guardandola con
occhi pieni di emozione.
Al sentire quelle parole, il cuore del ragazzo perse qualche
battito, per poi fremere come impazzito. Gli sembrò di essere arrivato in
paradiso, tanta era la gioia di quell’attimo. Un istante prima aveva temuto di
averla persa per sempre, mentre ora…sapere che anche lei lo amava…sentirle dire
quelle due uniche parole che mai avrebbe sperato udire proprio da lei… Si
asciugò quei piccoli frammenti di sale che gli rigavano il volto, mentre al
loro posto già compariva un meraviglioso sorriso.
“Yamato, il nostro sogno
era lo stesso…ho sognato il tuo sogno per te…e il sogno è divenuto realtà”,
Sora si richiamò alle strofe di Whole,
la bellissima canzone che il ragazzo le aveva dedicato.
“Sora…”, Yamato distese istintivamente le braccia.
“Oh, Yamato!”, la fanciulla colse immediatamente l’invito e si
buttò subito nelle sue braccia.
Di nuovo sentì il suo caldo e rassicurante abbraccio, di nuovo
il cuore le balzò nel petto, di nuovo la felicità la colse. Sora sperò di non
doverlo lasciare mai più. Di trovare sempre quelle forti e accoglienti braccia
pronte per lei.
“Sora, io non posso fare
una canzone nel modo in cui dovrebbe essere…non posso fare tutto”, Yamato
iniziò a canticchiarle strofe della sua canzone nell’orecchio, causandole
brividi lungo tutto il corpo.
“Yamato…”, Takenouchi alzò lo sguardo per fissarlo in quelle
profonde iridi blu che tanto adorava.
“Ma farei qualsiasi cosa
per te”, terminò la canzone lui, prima di portarle una mano sul volto.
Glielo accarezzò dolcemente, piano, quasi temesse di farle del
male. La vide chiudere gli occhi, forse per perdersi in quel tocco, e non poté
fare a meno di sorridere. Poi lei riaprì le palpebre e di nuovo si fissarono,
intensamente.
“Non piangere, Sora”, la pregò quasi lui, asciugandole le
lacrime con il palmo delle mani. “Non devi più piangere…d’ora in avanti…”
La fanciulla lo guardò, lasciandosi sfuggire un dolce sorriso
che fece rianimare il cuore del ragazzo.
“Io ti amo, Sora”, le disse finalmente Yamato, incapace di
tenerlo oltre per sé.
Aveva atteso tanto a dirglielo, e adesso…ora finalmente poteva
farlo. Gli sembrava un miracolo, ma quello che aveva importanza era averla lì,
tra le sue braccia.
Da parte sua la fanciulla aveva sentito il proprio cuore palpitarle
nel petto a quelle parole. Non riusciva a credere alle sue orecchie…faticava a
pensare che lui le avesse davvero detto di amarla. Nemmeno quando lui si era
dichiarato a lei era stato così diretto. Allora si era solo limitato a
confermare alla sua domanda. Mentre ora…Yamato le stava davvero dicendo di
amarla, mettendo per una volta da parte quella sua usuale incapacità di
esprimersi.
“Anch’io…ti amo anch’io Yamato”, ripeté allora per l’ennesima
volta Sora, mai stanca di farlo.
Gli accarezzò una guancia, fissandolo negli occhi. Poi, mossi da
uno stesso desiderio, si avvicinarono ancor di più, cercandosi e trovandosi
finalmente in un bacio. Un bacio dolce, intenso, profondo, ma anche passionale
e desideroso. Adesso Sora capiva cos’era quella passione che l’aveva travolta
anche la prima volta. Era la passione che si sprigionava solo quando due anime
si incontrano dopo essersi a lungo cercate. Una passione spirituale, che
catturava tutto il suo essere. Proprio come Yamato.
Si separarono poco dopo, ma non smisero di fissarsi negli occhi.
Poi, però, l’attenzione di Sora venne catturata da qualcosa. Da un livido
violaceo lungo la guancia sinistra del ragazzo.
“Yamato, ma cosa…che ti è successo?”, domandò, mentre gli
sfiorava delicatamente la zona ferita.
Ishida fece una smorfia di dolore quando sentì il tocco di lei
sulla parte ancora traumatizzata, ma subito lasciò che un meraviglioso sorriso
gli illuminasse il volto intero.
“Hai fatto a botte con Taichi, non è vero?”, intuì d’un tratto
lei, ricordando che anche il ragazzo aveva un grosso livido che gli
contrassegnava l’occhio.
Yamato le sorrise, prima di depositarle un piccolo bacio sulle
labbra rubino.
“Yamato!”, lo sgridò allora Sora, preoccupata. “Perché vi siete
picchiati?”, gli domandò, cercando almeno in lui una risposta, visto che Taichi
non gliene aveva fornite.
“Taichi aveva bisogno di sfogarsi”, le spiegò finalmente lui,
prima di sorriderle.
Avvinta da quel meraviglioso e raggiante sorriso, Sora si lasciò
finalmente andare.
“Siete due matti!”, esclamò, alzandosi sulla punta dei piedi e
baciandolo nuovamente.
Poi, senza dirsi una parola, Yamato la prese per mano e la
condusse lì dove era posteggiata la sua moto. Salì e la aiutò a fare lo stesso,
prima di mettere finalmente in moto e partire.
Il sole era ormai entrato nel crepuscolo e i suoi raggi si
coloravano sempre più di incantevoli tinte pastello. L’acqua del torrente
scorreva piano nel suo alveo, illuminata dal pesco sole. Quel posto d’incanto
rappresentava per loro l’unico testimone di quella nuova unione. Di
quell’incontro tanto a lungo atteso. Lì, da dove era iniziata ogni cosa. Lì,
dove era nato il loro amore. Lì, dove era avvenuta la fioritura dell’amore.
Seduta dietro Yamato sulla sua moto nera, Sora non poté fare a
meno di sorridere, contenta. Si strinse dolcemente a lui, poggiando il capo
sulla sua spalla e sentendosi infinitamente bene.
‘Mimi aveva ragione. Ognuno di noi ama di più o l’aurora o il
tramonto. Beh…io amo di più il tramonto”
the end
Memi J
Ciao a tutti!
Mi sono riservata
questo piccolo spazio per parlare direttamente con voi lettori e chiarirvi
alcune cose riguardo la fanfiction. Anzitutto parto col dirvi che è la mia
prima one-shot (che poi ho dovuto dividere in più parti perché troppo lunga) su
Digimon, per questo vi chiedo ancor di più di farmi sapere cosa ne pensate. Per
quanto mi riguarda, mi ritengo molto soddisfatta del risultato! Il triangolo
Taichi, Yamato e Sora mi ha sempre colpita per questo ho deciso di fare una
storia dove avrei parlato di loro e dei sentimenti provati. Proprio per questo
ho scelto tale titolo: era mia intenzione far intendere che qui avrei parlato
di come possono “fiorire” i sentimenti, delle svolte che possono accadere e
delle emozioni che possono aver provato i tre protagonisti in tutta la vicenda.
Spero di esserci riuscita! Anche se tuttavia siete voi a dovermelo dire! ^__-
So che molti di voi
avrebbero preferito un finale Taiora, ma io credo che Sora sia più adatta a
stare con Yamato che non con Taichi. Questo, però, non deve far pensare che io
stimi poco Taichi, anzi! È uno dei miei personaggi preferiti! Lo sono tutti e
tre, anzi credo di avere un debole per tutti i personaggi di Digimon 01 e
Digimon 02!! Il motivo che mi ha spinto ad accogliere il Sorato è in realtà il
fatto che io ho sempre visto molto bene Sora e Yamato insieme. Sono fatti l’uno
per l’altra e spero di essere riuscita a farlo intendere in questa fanfiction!
E poi anch’io, come qualcuna di voi mi ha fatto notare nelle recensioni (a
proposito…GRAZIE MILLE per le vostre recensioni!! Sono contentissima di sapere
che la mia storia vi sia piaciuta e spero che quest’ultimo capitolo non vi
abbia deluso!! Fatemi sapere, mi raccomando!), credo che il rapporto tra Sora e
Taichi sia di una profonda amicizia. Un affetto quasi fraterno. E, sinceramente,
trovo questo fantastico, voi no?
Beh, ad ogni modo
ora vi devo proprio lasciare. Prima di congedarmi definitivamente, però, vi
scrivo la traduzione di “Whole”, la canzone più volte citata. In realtà si
tratta di un pezzo inventato da me
(anche se alcuni spezzoni si rifanno alla splendida “Romeo and Juliet” dei Dire
Straits!), per cui mi appartiene di diritto. Per quanto riguarda il nome
del gruppo e dell’altra canzone “Tobira –door–”, invece, sono reali, ossia sono
quelli scelti dall’autrice. Per cui le appartiene, così come le appartengono
tutti i personaggi di Digimon che ho utilizzato in questa fanfiction. L’unico
personaggio ad appartenere a me, invece, è Yuko Hitori.
Bene detto questo
non mi rimane che salutarvi, chiedervi di commentare, RINGRAZIARE tutte le
persone che hanno continuato a commentare la storia (GRAZIE davvero…quando l’ho
scritta non immaginavo che davvero potesse piacere…! ^___^ Sono felicissima!!),
scusarmi per il colore che ho deciso di usare (solo troppo tardi ho capito che
risultava un po’ faticoso da leggere, ma io lo trovavo adatto per questa
storia! Scusatemi ancora…) e rivederci alla prossima!
Un bacione
grandissimo a tutti!
Memi
WHOLE – INSIEME
Siamo
partiti su di un piccolo monte
Arrivati
da strade diverse
Con
il passato ancora sulle nostre spalle
Ma
il sogno era lo stesso
Ho
sognato il tuo sogno per te
E
ora il sogno è divenuto realtà
Non
posso fare una canzone
Nel
modo in cui dovrebbe essere
Non
posso fare tutto
Ma
farei qualsiasi cosa per te
Tutto
ciò che faccio è ringraziarti
Attraverso
questa mia canzone
Tutto
ciò che posso fare è sperare
Che
questi versi ti raggiungano il cuore
Il
passato a volte è doloroso
Ma
insieme ce l’abbiamo fatta
Con
te l’oscurità del mio cuore è scomparsa
Le
catene d’oro sono andate in frantumi
Faccio
un passo fuori dall’ombra
Il
mio cuore adesso è più sereno
Non
posso fare tutto, ora lo so
Ma
farei di tutto per te