NELLA MIA STANZA- NEGRAMARO.
NELLA MIA STANZA-NEGRAMARO.
Nella mia stanza
per altre vie
da te ritornerei
nella mia stanza
da parte a parte
il cielo legherei
alle mie dita
e crolli il mondo
su di me
nella mia stanza
altro che mie
le ore in cui non sei (nella mia stanza)
nella mia stanza
di carta e inchiostro
il tempo vestirei
con le mie dita
e crolli il mondo
su di me
se stringi
tra le mani
la mia voce
ti accorgi che
tu non sentirai distanza
è tanto...
troppo tempo
che vorrei
poterti dire che
io... io non sento la distanza
io non sento la distanza
nella mia stanza
io non sento la distanza
nella mia stanza...
(se stringi
tra le mani
la mia voce
ti accorgi che
tu non sentirai distanza
è tanto...
troppo tempo
che vorrei
poterti dire che
io... io non sento la distanza)
7
NELLA MIA STANZA
Si lasciò cadere pesantemente sul letto, era
stanco e confuso, non sapeva che ore fossero: in cielo la luna piena era già
alta, segno che era notte inoltrata.
Sopirò
tornando a guardare il soffitto della sua camera, neanche potesse trovarci le
risposte ai suoi perché.
Cercava
di scovare dentro se stesso, analizzare con occhio il più possibile esterno e
obbiettivo ciò che gli stava accadendo, ma non poteva- non riusciva- a
rispondersi: perché si sentiva attratto dalla compagnia della giovane
terrestre?
Una
tale bellezza poteva giustificare il suo comportamento? No, non ne era del
tutto convinto.
Fino
a quel momento gli unici sentimenti che era stato in grado di provare erano
stati la rabbia, il piacere nel constatare di essere più forte dell’avversario,
la gloria della vittoria.
Come
poteva, invece, nell’ultimo periodo aver trovato conforto in simili braccia
morbide e fragili,come poteva aver perso la testa per quel profumo che solo una
donna poteva emanare?
Se
ne vergognava, se ne stupiva, eppure era ciò che aveva fatto.
Ed
in quel momento nascosto dal buio, al sicuro tra le pareti della sua camera da
letto, sentiva un’emozione nuova, un sentimento sconosciuto, che mai gli aveva
attraversato l’animo e stretto la bocca dello stomaco in una morsa, era quasi
un dolore fisico: era la mancanza che sentiva per lei.
Quel
calore umano, quelle leggere carezze capaci di essere fuoco vivo sulla pelle,
il sapore delle sue labbra…
Poteva
negare auto ingannandosi di non sentire la voglia dirompente, inarrestabile di
alzarsi da quel materasso, aprire quella porta e recarsi da lei.
Il
desiderio era forte, quasi insopportabile, gravava su di lui…credette di poter
impazzire, strinse tra le mani il cuscino e piegatolo in due se lo premette
sulle orecchie: un urlo gli morì in gola.
Desiderava
essere forte, dirsi di non essere dispiaciuta se quella sera lui aveva deciso
di non venire, si mordicchiò le labbra fino a farsele sanguinare, chiuse gli
occhi fino a farli bruciare…ma non poteva sopportare di mettersi a piangere.
La
paura che lui avesse cambiato idea, che il suo orgoglio fosse più potente di
ciò che avevano vissuto tra quei muri, era forte ma ancor di più lo era la
speranza.
La
speranza di poter credere che si trattasse solo di un caso isolato, che magari
lui aveva bisogno di un momento per se stesso, equilibrare la nuova situazione
a quella vecchia.
Riuscire
ad essere un duo senza perdere il proprio io, senza vergognarsi di quello che
inaspettatamente aveva cominciato a provare, perché Bulma lo sapeva che i suoi
sentimenti erano ricambiati.
Lo
percepiva nei baci rubati,negli sguardi intensi, negli abbracci focosi che si
erano scambiati.
I
ricordi sembravano essersi assemblati
con l’intonaco rosa delle pareti: i loro gesti d’amore erano imprigionati nel
cemento, facevano parte di lei.
Poteva
stringerli tra le mani, fare suo il passato? No, era impossibile.
Ma
se chiudeva gli occhi, rilassandosi quei momenti venivano a far visita al suo cuore.
<<
Puoi urlare, correre, ma non scappare da me Vegeta >>
Sono
l’uno di fronte all’altra, l’immenso è attorno a loro.
<<
Puoi forse intrappolarmi? >>
Lei
si avvicina, delicata preme una mano sulla sua guancia, nega con il capo
benevola.
<<
Sei tu che lo vuoi >>
Sposta
la sua mano sul suo cuore, con quella libera prende quella dell’altro e fa lo
stesso:
<<
Senti? >>
Vegeta
può sentirlo chiaramente, battono all’unisono.
<<
Vorrei…potrei dirti… >>
Lei
sorride incoraggiante:
<<
Che cosa? >>
Lui
si inumidisce le labbra, improvvisamente secche.
<<
Non sento la distanza…non c’è distanza >> la voce gli trema.
<<
Lo so >>
I
loro corpi sono vicini eppure lontani- lui è steso supino, lei rannicchiata con
le gambe al petto- ma il sogno è lo stesso, uniti in un’altra dimensione,
legati dallo stesso bisogno.
Si
cercano, si chiamano…ma la domanda giusta è: si troveranno, per sempre?
RINGRAZIAMENTI:
Sharon633:
Grazie per la tua recensione, sono contenta che i personaggi ti stiano piacendo
e che la storia non stia stravolgendo la tue aspettative!
Ka93:
Già era proprio contenta, cosa che non
si può dire in questo capitolo, ma spero ti sia piaciuto ugualmente!
Luna_07:
Esatto, prevedevi bene: Vegeta è quel che è…ma ci piace così, non è vero?!
Un
grazie ancora e un saluto grande,
Maryana.