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Autore: Yuna Shinoda    29/11/2009    2 recensioni
SPOILERS TERZA STAGIONE
Non metto una descrizione perchè contiene spoilers riguardanti un episodio non ancora andato in onda.
Il protagonista di questa one shot è Chuck, e parla in prima persona.
Spero sia di vostro gradimento!
Genere: Malinconico, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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bho

Ho scritto questa one shot pensando a degli spoilers che ho letto. Se non avete visto almeno fino all'episodio 10 della 3 stagione non ci capirete moltissimo XD

SPOILER GRANDISSIMI

 

 

Din don, din don.

Questo fu l'unico suono che sentii in quel momento.

Avevo la strana sensazione di trovarmi accanto ad una chiesa o una cattedrale. Non ci volle molto per scoprirlo, ero davanti ad una chiesa imponente che ricordavo di aver visto una volta per sbaglio mentre ero in limousine e andavo a scuola. Ah, cari bei vecchi tempi del liceo...

Li ricordo come se fosse ieri, anche se credo sia meglio adesso.


Ora ho un lavoro, ho una nuova casa, e una relazione... Tutte cose che il Chuck di due anni fa non avrebbe mai potuto pensare di ottenere. Il vecchio Chuck era diffidente e talvolta scorbutico, una persona da cui stare alla larga, inaffidabile e incapace di tenere una relazione stabile.

Il nuovo me invece mi sembrava migliore, ma non tuttavia discreto come pensavo.


Mi trovai qui davanti senza sapere come mai. Sapevo che se ero lì è per qualche motivo ben preciso, ma pareva che la mia memoria non voleva aiutarmi a ricordare di più.

Iniziai a camminare e mi avvicinai sempre di più notando le varie auto scure parcheggiate davanti alla chiesa. C'era tanta gente vestita di nero con lo sguardo basso e il passo lento...

Ero sicuro di essere ad un funerale e, stranamente, mi sembrava di ricordare di chi fosse.


Sentii delle voci dietro di me, e nemmeno il tempo di potermi voltare che vedo Blair, la mia Blair, che mi tiene il braccio. Dall'altra parte c'è Nate. Guardandomi in faccia mi vedo devastato, ho lo sguardo e le occhiaie di uno che non aveva dormito quella notte, ma aveva bevuto a volontà.

Mi accorsi ironicamente di essermi descritto da solo. Come potevo, se io mi stavo osservando, essere come sdoppiato? Non riuscivo ancora a ricordare precisamente dov'ero.


Seguii i tre, e notai Dan Humprey accanto a Lily Van Der Woodsen e sua madre.

Anche l'altro Chuck li vide subito, e non poté controllarsi. Si avvicino a Dan e gli prese la giacca tra le mani. Riuscii ad avvicinarmi in fretta per sentire che lo accusava della morte di suo padre... Di mio padre. Era il funerale di Bart. Non capii perchè ci avevo messo tutto questo tempo a capirlo.

Rivedendomi sembravo quasi isterico, ma ero mosso dalla rabbia.


Se mio padre era morto, forse era anche perchè Lily si stava di nuovo legando a Rufus Humprey.

A quel tempo non potevo tollerarlo, ma dopo aver appurato il loro amore non mi misi più tra le gambe. Vidi Humprey andare via e il mio me dare della puttana a Lily e dirigersi ancora più psicopatico di prima, all'interno della chiesa.

Per la prima volta guardai con attenzione le loro espressioni. Blair sembrava sofferente.

Nate sembrava preoccupato, e così Serena. Lily e sua madre mi sembravano interdette.


Mi incamminai verso le scale per rivivere quel momento doloroso senza sapere perchè, ma la scena cambiò. Prima ero a casa mia, al rinfresco dopo il funerale. Mi vidi dire ad Eric che non eravamo parenti, e mi sentii molto sciocco. Poi le cose si velocizzarono come se qualcuno avesse messo il tasto forward e mi ritrovai accanto alla mia limo con Blair. Non c'era bisogno di rivedere quel momento, sapevo già cosa succedeva, quasi come un film che avevo già visto in precedenza.


Il nuovo me cercava di dire al vecchio Chuck di non rispondere in quel modo, di dirle “anche io ti amo” o qualsiasi altra cosa e non fuggire, ma non poteva sentirmi, e così lo vidi allontanarsi mentre guardavo per la prima volta lo sguardo di Blair in quell'istante accorgendomi di quanto ero stato impulsivo quella volta, e anche dopo, quando decisi di tornare da lei per poi scappare di nuovo.


Ci furono vari flash... Mi rividi sedicenne all'apertura del Victrola che guardavo Blair ballare sul palco come non avevo mai visto prima e dopo quando facemmo l'amore nella mia limousine, mi vidi sbandato e ubriaco dopo la morte di mio padre quando ricomprai il locale, mi rividi quando Blair una volta e per tutte mi rifiutò dopo che Jack mi aveva preso in giro.

E, mi rividi stranamente affascinato, quando finalmente riuscii a dire ti amo a Blair, quasi due anni dopo quella prima volta quando non sapevo nemmeno cosa fosse l'amore.

Ma lo sentivo, sentivo una strana sensazione di angoscia addosso come se qualcosa fosse cambiato.


Cercai di ricordarmi cosa era successo la sera prima, senza successo.

Ci volle qualche secondo per essere riportato in quella che mi sembrava essere la mia realtà.

Ero seduto sul divano a leggere il solito giornale del mattino. Vidi Blair entrare nella stanza e sorridermi prima di sedersi accanto a me e baciarmi. Ricordai quel momento, era questa mattina.


“Ho una sorpresa per te!” annunciò con la sua voce cristallina.

“Allora perchè sei ancora vestita?” le chiesi con un sorriso compiaciuto.

“Tra due settimane sarà Natale e...”

“E...?” chiesi, sentendo la mia voce strana.

Perchè dovevo rivedere cosa era accaduto per ricordarmi?


“E sono riuscita grazie ad una delle mie minions a farci mettere in lista al Club Germain... pranzeremo lì! Non è fantastico passare il giorno di Natale in quel luogo meraviglioso?”

Vidi il mio sorriso indebolirsi. “Non ne avevamo già parlato di questo?”

“Chuck, andiamo. Tutti festeggiano Natale”

“Io non sono tutti” risposi con tono freddo cercando di convincerla.


Blair sospirò. “Quale sarebbe la tua scusa per questo rifiuto?”

“Sai che non credo nelle feste. Sono solo... Un'opportunità per fare soldi e basta. Perchè invece non restiamo qui, ci facciamo portare il pranzo in camera e rimaniamo nel letto a fare quello che vuoi...”

Blair incrociò le braccia e mise il broncio. “Proprio non ti capisco, Bass... Non riesco a capire come mai non ti piaccia Natale... Non c'è nessuno a cui non piaccia” disse arricciando le labbra.


Sbuffai decisamente annoiato. Ricordai di non voler aggiungere altro e cercai di trovare delle giustificazioni al mio odio per quella festa, ma Blair non era per niente convinta.

“Esistono le eccezioni” risposi abbozzando un sorriso.

“Beh, mi dispiace che l'eccezione sia proprio il mio fidanzato! Parlando di eccezioni, non puoi farne una per me?” mi chiese facendo gli occhi dolci.


Dentro di me sentii di volerle dire di sì come avevo sempre fatto, ma mi trovai a lottare contro me stesso e i miei sentimenti. Sapevo dentro di me il vero motivo per cui avrei voluto cancellare il giorno di Natale dalla mia agenda, ma non avevo la forza di dirlo a Blair.

In quel momento mi sentii debole e di nuovo codardo, ma stavolta fuggivo dalle mie paure piuttosto che dai miei sentimenti. “Blair...” non mi uscii altro dalla bocca.

Blair si alzò dal divano e si sistemò la gonna. “Se questa è la tua risposta, allora... Goditi il Natale da solo, Chuck” disse con tono basso uscendo in fretta dalla suite senza aggiungere altro.



La scena si catapultò di nuovo e tristemente ricordai quello che accadde dopo...

Una frenata improvvisa mentre ero in una strada poco trafficata con la mia limousine mentre mi stavo dirigendo al Palace per delle commissioni anche se non dovevo... e poi basta.

Fu quando guardai da lontano me da lontano venir tristemente portato da un ambulanza all'ospedale dove come per magia mi ritrovai pochi istanti dopo.

A quanto pare stavano cercando di chiamare qualche mio parente però a quanto pare nessuno gli aveva ancora risposto... Mi sentii un po' male all'idea che magari stavo anche per morire senza aver fatto tutto quello che dovevo, che avevo litigato anche con Blair per una cosa stupida dopotutto.


Non riuscivo a capire completamente il motivo del mio blocco, sperai di riuscirla a capire prima che, lo sapevo e lo sentivo, sarebbe stato troppo tardi e non sarei stato più lì.

Mentre mi guardavo con sofferenza dato che non potevo fare nulla per aiutarmi, entrò un dottore.

“Qual'è la diagnosi?” chiese al paramedico accanto a lui.

“Trauma cranico, nessuna frattura”

Stavo combinato benissimo, insomma. Strinsi i denti e mi salii il nervoso ad un livello altissimo.


Ero arrabbiato con me stesso. Ero arrabbiato perchè non riuscivo a buttarmi indietro il passato che mi faceva ancora soffrire a distanza di un anno. Le avevo cercato di dare tutto ciò di cui avesse bisogno, ma questo... Questo era ancora un forte blocco per me.

“Battito?”

“Regolare”

“Mmmh” disse poi avvicinandosi per controllare da vicino egli stesso “Direi che a quanto pare la situazione è stabile, anche se abbiamo un caso di coma. Avete chiamato i parenti?”

“Abbiamo provato a chiamare la sua matrigna, Lily Bass, ma non risponde. Non conosciamo altri recapiti di parenti stretti”

Il dottore annuì. “Bene. Tornerò dopo per vedere la situazione” disse facendo per andarsene quando entrò un'infermiera giovane “Non c'è nulla da fare, qui... Cerca di chiamare i suoi parenti”

“Certo, dottore” concordò lei accennando un sorriso e lasciando la stanza con il paramedico.


Mi lasciarono solo, e nessuno venne per le successive tre ore.

Eppure mi sentivo di non aver fatto nulla di male! Avevo solo litigato con Blair per una sciocchezza e mi sarei fatto perdonare nel migliore dei modi, ma ora... Sospirai pensando che se questo era davvero quello che stava accadendo magari delle scuse non sarebbero servite abbastanza.


Ero accanto alla finestra a guardare fuori quando sentii dei passi e dei singhiozzi.

Mi voltai appena capii chi era la persona che era appena entrata... Blair.

“Chuck, oh no!” disse avvicinandosi in fretta e prendendomi la mano. Se la portò alla bocca continuando a piangere a dirotto dicendo cose che non capii all'inizio perchè erano troppo confuse.

“Non puoi morire, Chuck! Non puoi! Mi dispiace per tutto quello che ho detto... Per averti obbligato a festeggiare Natale contro la tua volontà... Avrei dovuto capirlo il motivo per cui...” continuò adagiandosi accanto al me sul letto e appoggiando la testa sul mio petto.


Mi avvicinai a lei e la toccai, ma a quanto pare non sentiva nulla. “Dispiace anche a me, Blair...” sussurrai nel suo orecchio quasi con disperazione. Era come se non fossi lì.

Dannazione, tu! Svegliati! Dille che ti dispiace e che la ami!”

Feci al mio me in coma cercando di scuoterlo invano sul lettino. Ero come un fantasma.

“Perchè, perchè è successo a te, Chuck? Perchè?!” disse Blair con un tono di voce più alto.

Abbassai lo sguardo e chiusi gli occhi. Avevo quasi voglia di piangere da dolore.

Stavo morendo e non potevo farci nulla.


Mi scese una lacrima che cercai di trattenere invano chiudendo gli occhi.

Peggio di così non poteva proprio andarmi. Forse era il destino...

“Non è ancora finita” disse una voce alle mie spalle che mi fece pietrificare seduta stante.

Mi voltai a rilento incredulo. “Pa- pà?” chiesi con la voce tremolante “Cosa ci fai qui?”

Mio padre mi sorrise e mi mi se una mano sulla spalla. “Chuck, figliolo. Mi dispiace piombare qui in questo momento delicato ma era necessario. Tu... Dovevi capire alcune cose...”


“Cosa devo capire? Che sono stato uno stupido a litigare con Blair e che sto morendo miseramente per un errore misero che avrei potuto evitare? E' finita” dissi scoraggiato.

“Non è ancora finita... Se sono qui c'è un motivo”

“Continuare a tormentarmi anche dopo la tua morte?” chiesi acido “Non ne ho bisogno”

“Il contrario. Se farai tutto quello che ti dirò c'è una minima possibilità che tu possa continuare la tua vita... Devi solo fidarti di me”

Non ero sicuro di quello che mi stava dicendo. Come poteva lui aiutarmi a salvare me stesso se era morto? Perchè potevo vederlo, poi? Voleva dire che anche io ero più di là che di qua?

Mi venne da ridere. “Non sei di certo la persona più affidabile che abbia mai conosciuto, papà”


“Non hai alternative, Chuck. Questo penso che lo sappia anche tu” disse con freddezza.

Sospirai profondamente e chiusi di nuovo gli occhi. Mi voltai e vidi Blair al mio capezzale piangere come se fossi già morto... Non riuscii a guardarla, così infine decisi. “Bene, allora”

Bart mi sorrise appena e mi diede una pacca sulla spalla. “Scommetto che vorresti una spiegazione”

“Sarebbe necessaria” gli risposi.


Mio padre mio portò a sedere su una delle due poltrone nella mia camera di ospedale.

“Sono qui per mostrarti il tuo futuro, Chuck”

“Il mio futuro? Allora come mai prima...?” domandai perplesso riferendomi a qui flash dal mio passato che avevo vissuto fino a poche ore prima.

“Per cambiare il futuro bisogna prendere coscienza del passato e del presente...” disse serio.

In effetti il suo discorso non faceva una piega, ma il fatto che la mia vita mi sia passata davanti agli occhi potrebbe anche significare che per me non c'è più niente da fare...


Iniziai a fissare le mia mani e poi a terra. Non riuscivo a guardare Blair che era ancora lì a piangere per me lacrime che magari sarebbero anche state inutili. Ero sicuro che sarei morto.

Mi presi il viso tra le mani con disperazione e scossi la testa sperando che quello fosse un brutto sogno, ma non potevo continuare ad illudermi. Non potevo fare nulla.

Mi chiedevo come mai mio padre voleva che restassimo lì ad aspettare e guardare quella situazione triste. Non mi avrebbe aiutato per niente restarmene con le mani in mano, ma cos'altro potevo fare?


Improvvisamente arrivò qualcun altro.

“Blair” una valanga di capelli biondi entrò in questo modo nella stanza diretta verso Blair.

Lei e Serena si abbracciarono e Blair continuava a ripetere “Non avrei mai dovuto forzarlo, non avrei mai dovuto farlo, avrei dovuto capire il perchè del suo rifiuto, S!”

Serena le accarezzò i capelli “Non ti preoccupare, Blair... Sono sicura che Chuck si sveglierà e potrai dirglielo tu stessa quando sarà il momento... E ti capirà”


Vidi Serena cercare di trattenere le lacrime. Glielo leggevo in faccia che lo diceva solo per cercare di rassicurare la sua amica... Non aveva nessuna speranza, come me.

Ti ho già perdonata per la tua richiesta” dissi, tanto comunque non mi avrebbe potuto ascoltare.

“E se non dovesse svegliarsi?” chiese Blair improvvisamente tra i singhiozzi “Come farò senza di lui, Serena? Ora che finalmente potevamo stare insieme ed essere felici... E' tutta colpa mia se è andato all'Hotel senza doverlo fare per forza”


Quelle parole furono un colpo al cuore per me. Sospirai dolorosamente perchè ero lì e potevo solo guardarle. “Tu non hai nessuna colpa, Blair” continuai a vuoto “Sono io che dovrei...

Scossi la testa al pensiero. Avevo trovato.

“Dovrei liberarmi del tuo fantasma, giusto?” domandai a mio padre serio.

“Più o meno, quasi. Lo scoprirai più avanti in questo viaggio” concluse alzandosi “Forse ora è meglio andare... Ho molte cose da farti vedere”

Mi alzai assieme a lui e gettai un ultimo sguardo sul Blair e Serena sperando di rivederle in una cera migliore la volta successiva, anche se ne dubitavo.



Dall'ospedale ci ritrovammo per strada. Non ero sicuro di dov'eravamo.

Mio padre mi guidò per un vialetto alberato che mi era familiare. “No!” urlai riconoscendo il posto.

“Calma, Chuck. Aspetta prima di trarre conclusioni”

Cercai di calmarmi, ma non riuscivo a farlo quando notai la chiesa. Era la stessa in cui avevamo fatto il funerale a mio padre. Questo significava solo una cosa...


Qualche minuto dopo, all'interno, Bart mi fece sedere su una delle sedie vicino al pulpito.

Perchè mi faceva questo? Perchè voleva uccidermi anche nel profondo?

Partì una musica che conoscevo, era una delle canzoni che mi piacevano di più.

Non potevo crederci... Sospirai quando vidi la bara – la mia bara – a pochi centimetri da me.

E' finita... Pensai tra me e me non sapendo cosa fare.

At the end of the world
Or the last thing I see
You are never coming home
Never coming home
Could I?
Should I?
And all the things that you never ever told me
And all the smiles that are ever gonna hold me

Never coming home
Never coming home
Could I?
Should I?
And all the wounds that are ever gonna scar me
For all the ghosts that are never gonna catch me

If I fall

My Chemical Romance - The Ghost Of You


Durante tutta la canzone vidi seduti in prima fila tutti i mie amici...

Nate, Serena, Eric, Lily... Persino Dan Humprey c'era, con sua sorella e suo padre.

E poi c'era lei. Indossava un vestito scuro, e aveva in testa un cappellino con la retina di velo davanti, per cercare invano di non far vedere le sue lacrime che io anche da qui riuscivo a cogliere una ad una. Ero troppo impotente.

Restai a fissarla per un sacco di tempo, incapace di guardare la mia bara o altro attorno a me.

Cercai di pretendere che fossimo soli e che le la potessi toccare, che potessi asciugare le sue lacrime e che potessi baciarla dicendole che ero vivo ed ero lì con lei...


La parte più difficile fu quando fu chiesto ai presenti se volevano dire qualche parola di commemorazione. Nate fu il primo ad alzarsi con mia sorpresa, ma d'altronde per quanto Blair fosse un'oratrice stupenda non fui sicuro che in quell'occasione riuscisse a farcela.


“...Era un amico come non riesci a trovarne. Anche se litigavamo, lui era sempre disposto ad aiutarmi ad ogni costo. Non lo dimenticherò mai” concluse Nate con commozione.

Grazie” risposi sarcastico al discorso di Nate. Tanto non poteva sentirmi...

Poi, con mia sorpresa, sul pulpito salì Blair. Aveva un andatura sconnessa quel giorno, come se da un momento all'altro potesse cadere per terra tanto sembrava fragile.

Scossi la testa quando cominciò a parlare. Non poteva succedere sul serio. Non così presto.


“Chuck era un bastardo. Era un pervertito ed anche un maiale. Era diffidente, insicuro e orgoglioso. Era sempre sulla difensiva e non capivi mai cosa intendeva se non leggevi tra le righe i suoi comportamenti. Era un'idiota molte volte. Faceva le domande più perverse nei momenti meno opportuni. Era un maiale che pensava un po' troppo al sesso.

E' stato tutto questo, fino a quando non ha conosciuto nel profondo me.

Chuck era riuscito a cambiare, a migliorarsi.

Era diventato romantico, sentimentale. Era dolce e tenero ma allo stesso tempo ironico e perverso quanto bastava. Sapeva dimostrare l'amore di cui avevo bisogno e sapeva come consolarmi.

Chuck era... Era una persona speciale, di quelle che non se ne incontrano tutti i giorni.

Io... Io ho avuto la fortuna di poter vivere con lui, di poterlo amare... Di poterlo consolare e consigliare nei momenti bui che ha vissuto. Che abbiamo vissuto.

Non lo dimenticherò mai... Non potrò dimenticarlo mai. Lo amerò per sempre... E qualora potesse sentirmi in questo momento. Bass, resterai sempre il migliore. Ti amo...” concluse il discorso con un singhiozzo che si moltiplicò in tanti altri mentre tornava al suo posto.


Ti amo anch'io” dissi in un sospiro sentendomi pungere gli occhi. Non dovevo piangere.

Mio padre mi poggiò un'altra mano sulla spalla. “E' ora di andare” disse alzandosi.

Mi alzai poco dopo ed insieme seguimmo la mia bara che uscì dalla cattedrale seguita dalla folla.

Sembrava che fossero molti quelli che mi conoscevano.


Una volta fuori, mi fermai. Non riuscii a proseguire. Non riuscivo a sopportare l'idea di vederla in lacrime, di vedere tutti in lacrime. Non riuscivo ad sopportare di essere morto e niente più.

Sono morto alla fine, allora” mormorai con un filo di voce che non riuscii quasi a sentirmi.

“Ricorda che questo è solo un probabile futuro, Chuck...” mi ricordò mio padre.

“Ho perso tutto, ho perso Blair” continuai senza speranza con pessimismo.

“Allora lotta. E vinci. Sei un Bass dopotutto” mi disse sorridendo mio padre.

Sospirai e misi le mani in tasca guardando la folla dietro la mia bara che si allontanava.

“Andiamo avanti” dissi freddo “Se conta ancora vedere questo futuro”

“Lo scoprirai presto” aggiunse Bart mentre la scena cambiò nuovamente.



Ci ritrovammo a casa di qualcuno. Non l'avevo mai vista prima.

Da una stanza uscì Blair. Sembrava avere qualche anno in più rispetto ad ora.

“Dorota! Il mio cappotto per favore” ordinò.

La timida Dorota uscì da un'altra stanza. Aveva i capelli quasi bianchi.

Era di sicuro passato un bel po' di tempo dalla mia fantomatica morte.


Blair indossò il cappotto e urlò “Andiamo! Non voglio più aspettare... Me ne vado!”

“No! Sto venendo mamma!” rispose una piccola bambina di circa cinque anni che uscì dalla stessa stanza da dove era venuta Blair. Quest'ultima si accovacciò e le diede un bacio sulla guancia.

Mamma? Chiesi tra me e me. No, questo non potevo vederlo.

“Brava bambina” si complimentò Blair “E papà dov'è?”

“Ecco papà” rispose chi mi aspettavo di vedere – Nate – scendendo le scale e andando dritto da Blair per baciarla a stampo e poi per baciare la bambina “Adesso possiamo andare”

“Direi di sì, avviatevi... Ho dimenticato una cosa” disse Blair poco dopo. Nate e la bambina si allontanarono ed uscirono dalla porta principale.


Blair chiuse gli occhi e poggiò la borsetta sul tavolino accanto a lei.

Da dietro Dorota arrivò con una scatola di fazzolettini e gliela porse.

“Quanto tempo, Dorota?” chiese con la voce spezzata.

“Dieci anni, oggi Miss Blair”

“Ho bisogno di restare sola” disse poco dopo, e Dorota si allontanò.

Blair singhiozzò per un buon minuto, poi si guardò allo specchio probabilmente per vedere se aveva qualcosa fuori posto e si dileguò fuori dall'attico.


“Con Nate, eh? Dovevo aspettarmelo” commentai.

“Nate si è preso cura di lei dopo la tua dipartita. Si sono sposati cinque anni dopo e anno avuto una bambina che hanno chiamato Charlotte. Come vedi non ti ha mai dimenticato”

“Che pensiero carino” aggiunsi. Effettivamente Nate forse era l'unica persona con cui volevo che lei stesse qualora non ci fossi stato io al suo fianco. Almeno sapeva come proteggerla.




“Cosa ci facciamo qui?” domandai con interesse e curiosità dopo poco.

Mio padre si guardò prima intorno e poi fissò su di me. “Lo scoprirai a tempo debito”

Iniziammo a camminare nel viale. Aveva un non so che di familiare, ma non riuscivo a ricordarmi perchè. Era come se lì ci fossi già venuto qualche tempo prima.

Mio padre mi guidò fino a quando da un palazzo uscì Blair.


Restai a bocca aperta a guardarla vedendola con un debole sorriso sulle labbra, rattristandomi però qualche secondo dopo quando vidi a chi era rivolto.

“Nate, sei qui” disse entusiasta raggiungendo il mio vecchio amico.

“Te l'avevo detto che sarei riuscito a liberarmi da mio nonno e Tripp... Ormai sono opprimenti...

Hai fatto quello che dovevi fare?” chiese cambiando discorso.

Blair abbassò lo sguardo e cambiò subito espressione. “Sì, ho fatto tutto”

“Ha accettato di vendertelo?”

“Per fortuna, sì” rispose Blair con un filo di voce.


Di cosa stanno parlando?” chiesi a mio padre con curiosità.

Ascolta” mi ordinò mio padre.

“Se Chuck fosse stato qui avrebbe di sicuro apprezzato il gesto, Blair”

Blair sembrò pietrificarsi al mio nome. “Questa è l'unica cosa che mi resta di lui, Nate, se lui... Non potevo lasciarlo a qualcun altro. Dovevo... Dovevo averlo io. Per lui, prima che sia troppo tardi”


“Ti manca davvero tanto” disse Nate come fosse un'ovvietà.

A quel punto lei chiuse gli occhi e la sentii cercare di non emozionarsi troppo. Ero sicuro che volesse piangere, ma cercava di non farlo.

“Ogni giorno” ammise infine guardando l'asfalto e restando in silenzio per un minuto buono “La cosa più difficile è... Svegliarmi la mattina nella sua suite e.... Notare la sua assenza. Sembra vuoto tutto senza di lui... Se solo riuscisse a trovare la forza di svegliarsi da quel coma...”

Nate le mise una mano sulla spalla. “Ce la farà. Ne sono sicuro. E' sempre stato forte”

“E' quello che sto sperando da due settimane, Nate” rispose, e notai una lacrima rigarle il volto.


Non sono ancora morto, allora?” chiesi speranzoso a mio padre.

Dipende tutto da te, figliolo” decretò con voce calma e quasi indifferente “la nostra fine dipende solo dalle nostre scelte e dalla nostra forza di volontà. Vedo che tu tieni molto a quella ragazza, Blair. E che lei ricambia. Non posso aiutarti in questo sforzo, devi compierlo da solo. Voglio che tu sappia che io ti ho voluto bene, anche se non sembrava. Ti voglio ancora bene”

“Io voglio vivere!” urlai improvvisamente “Voglio essere io a metterle la fede al dito un giorno! Voglio essere io quel padre che bacia la figlia mia e di Blair la mattina prima di portarla a scuola! Vorrei dirle di sì, che possiamo passare il Natale insieme. Voglio dirle che la amo” continuai a dire a voce alta chiudendo gli occhi quasi sentendomi posseduto con quelle parole.



Quando li riaprii, il mondo non fu più lo stesso di prima.

Vidi un volto accanto a me, ma non lo riconobbi subito.

“Blair” dissi poi sentendo la mia voce un sussurro “Io...”

Blair mi sorrise e la vidi commossa “Grazie, grazie” mormorò.

“Blair...” dissi di nuovo incapace di quello che mi fosse successo.

“Chuck” disse lei accarezzandomi la guancia “Sono qui, Chuck” continuò baciandomi frettolosamente “Sono qui e ti amo... Ti chiedo scusa, Chuck”


“Natale, Blair... Voglio passare il Natale con te” ammisi infine sempre a voce bassa.

Blair parve illuminarsi nuovamente “Certo, Chuck... Sei fortunato... Oggi è Natale”

“Sono stato uno stupido, Blair... Ho sempre voluto passare il Natale con te”

“L'importante è che ora sei qui con me” disse baciandomi ancora “a Natale. Lo passeremo insieme”

“Io... Non sono riuscito a prenderti nessuno regalo... Mi dispiace”

“Mi basta che tu ti sia svegliato, Chuck... Non mi serve altro” disse con dolcezza.


Non so perchè ma mi sentivo tremendamente bene. Mi venne in mente mio padre, ma riuscii a festeggiare quella festa come mai avevo fatto prima cercando di ripetermi che mi aveva voluto bene anche se non l'aveva totalmente dimostrato, e che voleva che fossi felice.

Qualche ora dopo arrivarono anche gli altri e festeggiai il Natale migliore della mia intera vita.

Ero felice di essere vivo come non lo ero stato mai, ed avevo imparato che bisogna imparare dal passato. Bisogna saper curare le ferite e andare avanti, cercando di non farci confondere dai fantasmi del passato che sono onnipresenti nella nostra vita... Qualche volta è meglio cercare di lasciarli da parte e pensare che la vita sia bella senza lasciarci influenzare.

I minuti sono pochi, meglio non sprecarli per qualcosa di morto e sepolto del passato...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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