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Autore: ellephedre    30/11/2009    7 recensioni
Storia dedicata alla coppia Rei/Yuichiro e alla loro complessa, divertente e romantica interazione. Il loro incontro, la gita in montagna con tutte le ragazze, l'antefatto di quella frase finale di Rei ('Hai ragione, Usagi. Avrei dovuto dare un bacio a Yuichiro'). Poi la rinascita di lei, accorgersi di avere una seconda occasione ma non volerla cogliere, perché lui non è assolutamente adatto. O sì?
Questa raccolta coprirà tutte le cinque serie, raccontando di momenti legati a episodi che già conosciamo o di altri completamente inventati.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rei/Rea, Yuichiro/Yuri | Coppie: Rei/Yuichiro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima serie, Seconda serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga'
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Ovviamente ... impossibile?
"Ovviamente... impossibile?"

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. Essi sono esclusiva proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation Co. Ltd


Episodio 1 - INCONTRARSI - Seconda parte


«Eh? Tuo nonno si comporta in modo strano?»
Rei si ritrovò a evitare uno sbuffo gigante. Era proprio tipico di Usagi ripetere le cose più ovvie. «Sì, l'ho appena detto. Fa così da un paio di giorni, non so cosa gli sia preso.»
Makoto spostò il piede da un peso all'altro, coprendo parte del sole con la coda alta. «Per 'strano' cosa intendi?»
A metà tra un primate in via di evoluzione e un ragazzino che desiderava veder esaudito il più piccolo capriccio.
Aggrottò la fronte. «Se si comporta così anche oggi, potrete vederlo voi stesse.» Alzò di malavoglia lo sguardo verso il tempio. «Comunque non badategli troppo, è meglio se andiamo direttamente in camera mia.»
Le ragazze e Luna erano venute da lei per discutere tutte insieme della situazione coi nemici e non potevano stare a perdere tempo dietro a suo nonno.
Si staccò dalla barra metallica su cui si era appoggiata, lanciando un'ultima occhiata alla strada tranquilla dietro di lei. «Su, andiamo.»
Usagi fu la prima a mettere un piede sulla scalinata di pietra, saltellando al termine di una piroetta. Forse un giorno avrebbe smesso di muoversi come una bambina delle elementari, ma quel futuro pareva ancora lontano.
«Ci offrirai dei dolcetti come l'altra volta, vero, Rei?»
Possibile che quella ragazza pensasse sempre e solo a mangiare? «Non dovresti chiedere tu, devi aspettare che ti vengano offerti.»
«E perché? Tanto alla fine me li darai lo stesso e se chiedo io mi tolgo la curiosità.»
Ma chi le aveva insegnato l'educazione? Eppure sua madre era sembrata una persona a posto.
Bah, era evidente che c'erano persone con la testa troppo dura per imparare le più basilari regole del vivere sociale.
«E quello cos'era?»
Rei lanciò un'occhiata a Makoto. «Di che parli?»
«Mi sembra di aver sentito un urlo provenire da sopra.»
Co-? Il nonno!
Si precipitò su per le scale. Usagi, Makoto ed Ami le furono subito dietro.
Sul piazzale non scorse alcun pericolo, ma qualcosa che era quasi peggio: Yuichiro era steso a terra, a faccia in giù; suo nonno gli stava buttando addosso una secchiata d'acqua.
Rei corse loro incontro. «Nonno! Che sta succedendo?»
«Nonnino!» La mano di Usagi balzò da dietro di lei, un dito puntato. «Quella mantelletta ti sta benissimo!»
Ma che aveva fatto per meritarsi una piaga come lei? Suo nonno però aveva davvero una ridicola mantelletta verde scuro annodata al collo: non aveva il coraggio di chiedergli a cosa potesse servire.
Un'altra secchiata d'acqua si abbatté su Yuichiro.
«Nonno, ora smettila!» Aveva costretto anche Yuichiro a mettersi un mantello come lui! Chissà a quale razza di assurdi allenamenti lo aveva sottoposto. Possibile che quel ragazzo non sapesse farsi valere neanche un po'?
Ancora a terra, lui cominciò ad emettere strani versi.
Suo nonno gli inveì contro. «Sei uno stupido, un inetto! Una disgrazia per questo tempio!»
Sua nonno aveva avuto una ricaduta, ma quell'atteggiamento folle doveva finire, non poteva continuare così per semp-
«Chi è questo ragazzo?»
Non si stupì che le prime parole intelligenti fossero state pronunciate proprio da Ami.
«Si chiama Yuichiro Kumada
» rispose lei.  «È diventato un apprendista qui al tempio.»
«Wow!»
Già, quello invece era un commento tipico di Usagi.
Yuichiro cominciò con fatica a sollevarsi da terra.
Gli andò vicino, inginocchiandosi accanto a lui. «Yuichiro, stai bene?» Pareva che avesse preso una brutta botta.
Lui le rivolse uno sguardo sfocato e indebolito. «Oh, Rei-san... stai bene anche in uniforme.»
Eh? «Mi sa proprio che hai preso un colpo alla testa.» Fulminò suo nonno con lo sguardo. «Si può sapere cosa gli hai fatto?»
«Silenzio!» sbraitò lui, sbattendo le braccia in aria. «L'apprendistato per diventare preti shintoisti è durissimo! Non è possibile andarci leggeri! L'allenamento è tutta una questione mentale!»
Era impazzito, era-... scoppiato a piangere?!
Il nonno le si avventò contro, nascondendole il volto nel petto. «Povero me, che devo fareee? L'unica persona che può succedermi nel tempio sei tu, nipote! Sono così solooooo!»
Non le restò altro che abbandonare la testa in avanti, sospirando sconsolata. Lanciò un'occhiata depressa alle ragazze. «Visto? È emotivamente instabile in questi giorni. È impazzito.»
«No, non è pazzo!» Yuichiro balzò
in piedi all'improvviso, i pugni stretti in due morse determinate. «Ha ragione invece, è naturale che l'allenamento sia faticoso!»
... dubitava che la pazzia di suo nonno fosse contagiosa, per cui Yuichiro era ovviamente stupido di suo.
Lui corse verso l'altare, suonò la corda della campana e cominciò a pregare. «Ce la farò, ce la farò, reggerò ogni tipo di prova!»
Le palle gialle in cima alla corda si aprirono, rovesciandogli addosso una nuova valanga d'acqua.
Ma che-?
Suo nonno si allontanò con uno scatto da lei. «Hohohoho!» ridacchiò, ballando. «Ci sei cascato!»
Cascato?!? «Nonno!» Era nera di rabbia! Ma che figura le stava facendo fare davanti alle sue amic-
Usagi scoppiò a ridere.
No, una così tonta non era amica sua!
«Usagi!» la rimproverò Ami.
«Vero che era divertente?» incalzò suo nonno, avvicinandosi ad Usagi per continuare quella follia.
«Sì, amo questo tipo di scherzi!»
«Tu sei l'unica che capisce il mio umorismo!»
Proruppero insieme in nuove risate, dando vita ad un quadretto ridicolo che Rei non ci tenne affatto a veder continuare. «Nonno!» Si frappose tra loro. «Quando è troppo è troppo!»
Come se non l'avesse neanche sentita, lui continuò a ridacchiare.
«Scusami...» mormorò Yuichiro, da qualche metro di distanza. «Se sei preoccupata per me...»
Ma lui che c'entrava? «Fa' silenzio.»
«È che-»
«Zitto, ho detto!»
Yuichiro divenne rigido come una tavola. «Sì!»
Rei tornò a voltarsi. «Nonno!»
Lui guardava da un'altra parte, indispettito. Peccato, ora doveva starla ad ascoltare! «Se continui con questi atteggiamenti, distruggerai la buona reputazione del nostro tempio!»
«Oh, andiamo!» Usagi si sporse verso di lei, muovendo una mano in aria con fare noncurante. «Non dovresti essere così severa tutto il tempo! Devi avere un po' di senso dell'umorismo.»
Ecco un'altra che non sapeva farsi i fatti suoi. Come se non bastasse, aveva persino fatto ringalluzzire suo nonno.
Rei sbuffò e si portò a un passo da lei. «Senti, questo è un problema del nostro tempio. Per cui...» Le puntò un dito alla giugulare. «Tieni il naso fuori dalle nostre faccende!» Spinse in avanti.
Quella sciocca di Usagi cadde all'indietro come se le avesse dato chissà che spinta. Vederla a terra non le dispiacque per niente.
«Uahhh! Come sei cattiva Rei!»
E lei era una bambina piagnucolona indegna di essere una guerriera Sailor! 
Dietro di loro, Makoto scosse piano la testa. «Usagi, non mi pare il caso di piangere per così poco.»
Perfetto, almeno non era l'unica con un po' di buon senso in quel gruppo di guerriere.
Lo sguardo accusatore di Ami però non cadde su Usagi. «Rei, anche tu! Non dovevi spingerla in quel modo.»
Eh, no! Praticamente Usagi era caduta da sola e stava piangendo solo per tentare di racimolare pietà. Come faceva Ami a non accorgersene e a darle tutta la colpa?
Adirata, Rei incrociò le braccia e alzò il mento in aria.
Lo sguardo di Ami si fece severo. «Rei! Se hai intenzione di comportarti in questo modo è meglio che me ne vada a studiare alla scuola preparatoria.» Non le lasciò il tempo di replicare e corse via con Luna. «A dopo!»
Makoto scrollò le spalle. «E io penso che andrò all'allenamento di kung-fu.» Si dileguò anche lei.
«Ma che-? Non avete nemmeno cercato di discutere seriamente del problema!» E il problema era Usagi, una ragazzina incapace di comandare se stessa, figurarsi il loro intero gruppo. Stava ancora lì inginocchiata a terra, neanche le fosse capitata chissà quale tragedia. Bah, se le altre non volevano discuterne, era un problema loro. «Facciano come vogliono!»
Da dietro le spalle sentì Yuichiro bofonchiare, «Rei-san...»
Ma insomma, era ancora lì? «Ti ho detto di fare silenzio!»
Non poteva sopportare di stare assieme a lui e a quella sciocca di Usagi per un secondo di più!
Marciò spedita verso casa.



Povera Rei-san.
Aveva litigato con le sue amiche e in più sentiva di portare sulle spalle non solo la responsabilità di suo nonno, ma persino di tutto quel tempio. Quattordici anni erano troppo pochi per avere preoccupazioni di quella portata.
Prima lui aveva cercato di darle un buon consiglio, ma era chiaro che aveva scelto il momento sbagliato per intervenire.
Forse si sarebbe beccato una seconda sgridata, ma ci teneva veramente a parlarle un po' di suo nonno, per rassicurarla.
Era normale che gli anziani fossero un po' volubili: il loro corpo invecchiava e tutte le loro sensazioni venivano ingigantite oltre il normale.
Lui aveva perso un nonno - più precisamente il padre di suo padre - quando aveva avuto solo cinque anni, tuttavia aveva ancora altri tre nonni, di cui due in età piuttosto avanzata, perciò aveva un'esperienza abbastanza ampia in materia. Nonno Kojiro, il padre di sua madre, aveva ormai quasi ottant'anni e spesso si comportava in maniera anomala: bastava un nulla per renderlo felice o incredibilmente triste. Nonna Ichigo una volta gli aveva sussurrato che si trattava solo del cambio di stagione: gli acciacchi del nonno si facevano sentire parecchio con l'umidità autunnale e, appena stava un po' meglio, la cosa lo rendeva oltremodo felice, senza che apparentemente vi fosse un motivo. In realtà, gli aveva detto sua nonna, era quella la spiegazione.
Lui voleva provare a parlarne a Rei-san, magari in termini un po' più scientifici; forse, sarebbe riuscito a tranquillizzarla.
... o forse lei non avrebbe dato tanto credito alla sua teoria; in fondo, non doveva aver migliorato di molto la sua opinione su di lui dopo l'episodio di quel primo pomeriggio.
Era una fortuna che non l'avesse visto saltare da un albero all'altro, tra le mani una corda che aveva stretto come se fosse la sua stessa vita.
Aveva avuto una paura incredibile prima di balzare giù, ma il maestro era rimbalzato da un albero all'altro con tanta semplicità, pure con gambe e braccia notevolmente più corte delle sue. Seguendo il suo esempio, lui si era fatto coraggio e si era buttato; era caduto come aveva temuto, ma almeno non si era rotto niente e la sensazione di aver vinto la paura era stata magnifica.
I metodi del maestro erano senza dubbio strani, oltre che molto severi, ma ormai lui era disposto a fare di tutto. Aveva deciso di impegnarsi, perciò l'avrebbe fatto senza riserve.
Dondolò la testa da un lato all'altro e stiracchiò i muscoli indolenziti. Si appoggiò contro la trave che stava esattamente davanti alla porta della camera che gli avevano offerto per quei giorni.
... inutile perdere altro tempo, no?
Si era ripromesso di parlare a Rei-san quel pomeriggio, perciò doveva farlo adesso.
Balzò in piedi e cominciò a fare il giro della casa. Si fermò davanti al salotto.
Giusto, lei gli aveva detto di non disturbarla in camera sua.
Quindi come poteva fare? Poteva restare ad aspettarla lì, oppure semplicemente attendere l'ora di cena, però-
«Ehi, come mai qui?» Rei-san gli passò davanti e si infilò nell'ingresso. Alzò da lì la voce. «Il nonno oggi ti ha lasciato in pace?»
Lui la raggiunse con uno scatto. «Sìsì. Ah, ecco... mi chiedevo se...» Ma perché le frasi si spezzavano quando parlava con lei? O quello o diceva idiozie, perciò doveva fare attenzione e riflettere sulle proprie parole. «Se potevo parlarti di...»
Lei terminò di infilare le scarpe e si concentrò su di lui, in attesa di sentirlo terminare.
Lentamente, la bocca gli si seccò. Rei-san indossava ancora l'uniforme scolastica, ma doveva essersi messa un po' di trucco, perché prima non aveva avuto le ciglia tanto lunghe e nere. O le labbra così luminose. E rosa. E invitan- No. Quattordici anni.
Inoltre, a qualunque età, Rei-san era fuori dalla sua portata: le qualità che più ammirava in lei a lui mancavano quasi del tutto.
Lei inarcò un sopracciglio annoiato. «Io sto uscendo a fare la spesa, se devi dirmi qualcosa fallo adesso o dovrai aspettare che torni.»
La spesa! «Vengo con te.» Prima di poter sentire una protesta, indossò i sandali. «Così ti aiuto almeno a portare le borse, visto che sto mangiando da voi gratis.»
Lei puntò gli occhi sul soffitto, quindi gli diede la schiena e aprì la porta di casa. «Non c'è nulla di gratis, stai lavorando.» Uscì e lui le andò dietro.

Uffa. Aveva pensato di fare una camminata tranquilla, invece ora doveva fare conversazione con Yuichiro.
Aveva avuto la tentazione di dirgli di rimanere a casa e non seguirla, ma quando le ricapitava un'occasione del genere? Avrebbe potuto comprare più roba del normale e far portare a lui la maggior parte della spesa; forse non sarebbe neanche stata costretta a tornare il fine settimana. Certo, sempre che riuscisse a calcolare per bene esattamente quante cose comprare.
Di solito era molto brava e le provviste bastavano esattamente fino a martedì o sabato, i giorni in cui andava a fare visita al supermercato locale; il compito se lo era affidato personalmente, le piaceva sapere cosa ci sarebbe stato da mangiare e, occasionalmente, anche comprarsi qualche snack o leccornia per lei sola. Suo nonno aveva regolarmente dimenticato quella parte della spesa e dover uscire per riparare a quelle mancanze l'aveva regolarmente scocciata: quando aveva voglia di qualcosa di dolce o salato, le piaceva averlo subito a portata di mano.
Yuichiro sedeva alla loro tavola giusto da un paio di giorni, ma le sue abitudini alimentari le erano già chiare: mangiava di tutto, ma, soprattutto, mangiava in abbondnza. Era appena lunedì pomeriggio e non c'era già più niente con cui preparare una cena decente; nella cena che lui aveva preparato la sera prima e nel pranzo di quel giorno era finito tutto. Va bene, pure lei aveva mangiato a sazietà, ma il fatto restava: era solo a causa di lui se c'era di nuovo da fare la spesa tanto presto, perciò era giusto che fosse Yuichiro a sopportare il peso delle provviste.
«La prossima volta potrei venire a fare la spesa da solo.»
Rei terminò di attraversare la strada e voltò la testa verso di lui.
«So che è a causa mia se devi farla già adesso, ho visto il frigo e la dispensa vuoti. Pensavo di chiedere a tuo nonno se potevo comprare qualcosa più tardi; non sapevo che te ne occupassi tu.»
Beh, almeno non poteva accusarlo di non essere previdente. «Sì, la faccio da sola normalmente. Ti ringrazio, ma preferisco occuparmene di persona. Compro spesso cose di cui potresti non ricordarti.»
Yuichiro parve confuso.
«Voglio dire che potrei anche farti una lista, ma su alcuni prodotti cambio spesso idea.» Tornò a camminare, entrando nel parco per accorciare la strada.
«Ah! Ti riferisci alle caramelle.»
Per un attimo Rei si vergognò nel sapere che lui aveva visto le infantili caramelle gommose a forma di orsetto, ma quelle non erano state che il peccato di una volta. «Sì, a cose così.» Forse era meglio cambiare discorso. «Da quant'è che vivi da solo?»
Yuichiro sembrò momentaneamente interdetto. «Ah ... da sei mesi circa. Dal diploma.»
Si era diplomato? Aveva creduto che stesse lavorando da più tempo, magari perché non aveva qualcuno a sostenerlo. «E... hai una famiglia?»
«Sì.» Sul volto di lui si formò un sorriso enorme. «Ci sono mio padre, mia madre e le mie due sorelle, Aiko e Meiko.» Scrollò le spalle. «Me ne sono andato di casa perché non avevamo idee... simili sul mio futuro.»
Avrebbe voluto chiedergli qualcosa di più, ma si era già impicciata abbastanza. Rallentò il passo a catturò tra le dita una foglia secca che le era volata accanto. «Prima volevi dirmi qualcosa. Di cosa si trattava?»
Lui si fermò ed annuì. «Volevo parlarti del maestro.»
«Oh, per favore. Ti ho già detto che mio nonno non è un 'maestro'.» Come faceva ancora a crederlo dopo quello era stato costretto a fare?
Yuichiro piegò le labbra unite, ma non replicò. «Il... il tempo cambia rapidamente in autunno.»
«Eh?»
«Il bioritmo della mente e del corpo tendono a venire disturbati più facilmente...»
Bioritmo? Cosa c'entrava? «Cosa stai cercando di dire?»
«Dico solo che una volta che il tempo si sarà stabilizzato, anche il maestro potrebbe calmarsi.» Si portò una mano dietro la testa, lisciandosi o scompigliandosi i capelli, non si capì. «Forse sarebbe meglio dargli un po' più di tempo e osservare come vanno le cose.»
... stava cercando di aiutarla.
Rei si ritrovò a sorridere. «Ti ringrazio.»
«Eh?»
Su di lui aveva avuto alcuni pregiudizi, ma forse era meglio cominciare a rivederli. «Pare che sarai più affidabile di quel che sembri.»
Yuichiro era entrato da appena qualche giorno nella loro vita, eppure aveva già aiutato parecchio sia lei che suo nonno. Al contrario c'erano persone - con cui si erano condivise battaglie e segreti importantissimi - che non si fidavano di lei e la criticavano alla prima difficoltà. «Sai, alcune ragazze non lo sono affatto invece.» Si sedette su una panchina vicina e sollevò lo sguardo al cielo. «Possono dirti che sono tue amiche, ma quando hai davvero bisogno di loro, sono così... distanti.»
Era corretto descrivere la situazione in quel modo? Ami non si era mai arrabbiata con lei prima dell'altro giorno e, anche se Usagi era una casinista di prima categoria, lei non aveva avuto intenzione di farle del male. Makoto la conosceva meno, ma le era sembrata una ragazza socievole e a posto.
Comunque, non le era piaciuto per niente venire piantata in asso da sola senza un minimo di discussione.
«Ah-ehm.»
Girò la testa e identificò la voce estranea.
Accanto a lei e Yuichiro era apparso un tipo assurdo vestito da indovino, con un paio di baffetti posticci e occhiali dalle lenti rotonde e scure.
«Rimanete seduti tranquilli ragazzi e lasciatemi fare il mio lavoro. Vi predirò accuratamente il vostro futuro! Sono un indovino errante che parla d'amore.»
Ma che voce aveva quello? Sembrava una donna che tentava di parlare come un uomo. Anzi, non una donna, ma una ragazz-
«Ora vi dirò tutto su ciò che vi aspetta!» Il tipo buttò in aria un incredibile numero di bastoncini. Era biondo e basso e stava iniziando a venirle un certo sospetto...
Lo vide gironzolare teatralmente su se stesso mentre ripigliava solo due dei bastoncini che aveva lanciato, incrociandoli tra loro neanche fossero armi. O scettri.
«Se voi due vi baciate adesso, il vostro amore eterno si rivelerà!»
Ma che razza di- «È una cosa ridicola! Andiamo!» Balzò in piedi e spinse lontano Yuichiro, che era arrossito come un peperone.
Insomma! Ogni volta che si faceva una buona opinione su di lui veniva puntualmente smentita: possibile che lui avesse davvero creduto alle scemenze di quella stupida?
Tornò indietro da sola, andandole incontro. «Si può che sapere che stai cercando di fare, Usagi
«Oops. Te n'eri resa conto?»
Che aveva usato la penna lunare per quel penoso travestimento? Sì. «Forse non ti ricordi che io sto già con Mamoru-san.» Aveva già trovato il ragazzo perfetto per lei, perché diavolo Usagi stava cercando di piazzarla con un altro? «Sarà meglio che non tenti più stupidaggini del genere o non ti parlerò mai più!»
«Ehhh?!? Ma-» Usagi si accasciò a terra e iniziò a piagnucolare.
Peggio per lei!
Le diede le spalle e tornò da Yuichiro, tirandolo per un braccio e portandolo fuori dal parco. «Su, muoviamoci e prendiamo un'altra strada.»
Lui si lasciò trascinare senza opporre resistenza.
Rei gli lanciò un'occhiata e lo trovò ancora con le guance in fiamme. Si fermò e incrociò le braccia. «Come fai a credere alle idiozie di un indovino qualunque?» Poteva capire che fosse arrossito perché inesperto di faccende come quella, ma non poteva essere tanto ingenuo da dare credito al primo estraneo che passava.
«No, io...» Lui deglutì e scosse rapidamente la testa. «Non ci credo, mi ha solo colto di sorpresa...» Aprì la bocca e la chiuse di colpo, tornando finalmente normale. «Prometto che non ci penserò più.» Scattò con un passo all'indietro. «No, non voglio dire che non ci penso, voglio dire che non ci credo. Cioè, non è come sembra, non è che-» Abbandonò la testa in avanti.
Rei rilasciò uno sbuffo. «Sì, ho capito.» Era stupido anche lui, ovvio e assodato. «Andiamo a fare la spesa e basta.»

Rei-san lo credeva un'idiota.
E chi poteva darle torto? Si era comportato proprio come tale: solo un bambino dell'asilo arrossiva in quel modo quando qualcuno buttava lì che forse un bacetto alla ragazzina che gli piaceva ci poteva anche stare.
Se non avesse avuto le borse tra le mani, Yuichiro le avrebbe usate per prendersi la testa e spaccarsela da qualche parte.
Era un vero disastro con le ragazze: le uniche due relazioni che aveva al suo attivo non si potevano neanche definire tali. Per Asuka lui non era stato altro che un giocattolo da usare come strumento di vendetta pubblica, per Maemi invece aveva rappresentato poco più di un amico con cui divertirsi. Agli amici però le cose si dicevano chiare in faccia, non si lasciava loro credere che stesse nascendo qualcosa quando invece non c'era proprio niente.
... era stato uno stupido ingenuo entrambe le volte.
Altri avrebbero potuto dire che aveva ricavato qualcosa da quelle relazioni, ma c'erano momenti in cui lui desiderava tornare indietro e poter essere più intelligente. Il lato fisico dell'amore, in assenza di amore, non era che un vuoto ricordo, un atto che dava soddisfazione solo sul momento. Averne esperienza poi non lo aiutava nemmeno ora: con la mente era ancora ai livelli delle prime cotte, eppure, per quanto involontariamente, non riusciva proprio a evitare di volere più... più.
Per fortuna, avrebbe potuto passare ore anche solo a ricordare il modo in cui Rei-san gli aveva sorriso di nuovo nemmeno un'ora fa.
Alzò lo sguardo che aveva puntato sul marciapiede e lo fissò su di lei, che gli camminava davanti.
Probabilmente Rei-san l'avrebbe trovato ridicolo, ma voleva comunque darle una cosa. «Scusami...»
Lei gli mostrò un'espressione rassegnata. «Cosa c'è?»
Lui appoggiò i sacchetti sul marciapiede e tirò fuori dalla tasca dell'hakama azzurro quello che aveva comprato di nascosto. «Tieni, ho pensato di...» Farle una sorpresa? Guardò lo snack che teneva in mano e la trovò ridicola persino lui. «È per te. Ho pensato che ti sarebbe piaciuto, visto che le caramelle...» Allungò la mano, cercando di zittirsi.
Le sopracciglia alzate e poco convinte di lei lo spinsero a continuare.
«È solo per ringraziarti di come mi hai accolto in casa. Non è niente rispetto a quello che tu hai fatto per me, infatti poi te ne prenderò altri-» Ma che stava dicendo? «Ma non per assillarti. È solo per ringraziarti, non per altro. Per come mi hai accolto in casa...» Era meglio chiudere la bocca e basta. Le aveva preso quello snack per l'unico motivo che Rei-san non avrebbe mai voluto sentire: lei gli piaceva da morire, in un modo che gli stava mandando in poltiglia il cervello.
Rei-san si avvicinò di un passo e gli prese la barretta di cioccolato dalla mano. «Grazie.» Scrollò le spalle e sorrise un poco. «Non devi essere nervoso, l'importante è il pensiero.» Infilò il braccio nella presa del sacchetto leggero che portava, quindi aprì l'involucro dello snack e gli diede un piccolo morso. Finì di masticare e deglutì. «Non l'avevo mai provato. È buono.» Sospirò a bocca chiusa e scosse piano la testa. «Sai che sei strano?» Pur continuando a guardarlo, riprese a camminare. Addentò un altro pezzo della barretta.
Yuichiro sollevò di nuovo i sacchetti e le andò dietro. «Lo so, mi dispiace.»
«Intendevo dire che a volte sembri quasi...» rifletté sulle successive parole, «più sveglio.» Corrugò la fronte. «Non sto cercando di offenderti.»
«No, hai ragione.» Che altra impressione poteva averle dato, in fondo? Con lei si comportava quasi esclusivamente in quel modo.
«Ogni tanto sembra che tu sia troppo nervoso per parlare come si deve. Beh, non ce n'è motivo. E poi» mosse la testa da una parte all'altra, in volto un'espressione tanto condiscendente quanto divertita, «non dovresti fare gli esercizi che ti consiglia mio nonno. Se ti colpisci di nuovo la testa finirai davvero con lo straparlare di nuovo come hai fatto oggi.»
Eh? «... Quando?»
Lei fece spallucce. «Quando ti eri appena ripreso dopo la caduta. Naturalmente quello che hai detto era la pura verità» toccò con una mano la propria divisa, sorridendo in maniera sfacciatamente ironica, «ma una prossima volta finirai col decantare persino le rughe del nonno. E poi i bagni di acqua gelata in pieno autunno e all'aria aperta non sono salutari.»
Stai bene anche in uniforme.
E così Rei-san credeva che non fosse stato lucido quando l'aveva detto.
La testa gli aveva fatto un po' male e forse era solo per quello che la verità gli era uscita senza un solo pensiero.
Iniziarono a percorrere la scalinata che portava al tempio.
Forse lei non voleva sentirglielo dire, ma... lui aveva bisogno di dirlo, di tirare fuori in un qualche modo quanto- Deglutì. «Era la pura verità.»
«Hm?» Rei-san si fermò sui propri passi e lo guardò da un paio di gradini più in alto.
Lui si fece di nuovo coraggio. «È la pura verità.»
Gli occhi di Rei-san non mostrarono alcuna reazione. Poi si allargarono. E-
Lui arrossì e abbassò lo sguardo.
Corse su per le scale senza aspettarla.



L'acqua calda della vasca era favolosa, estremamente rilassante.
Rei finì di immergervisi e risistemò all'interno della cuffia rosa una ciocca di capelli che le era caduta sulle spalle nude.
Appoggiò la testa contro le piastrelle umide, chiudendo gli occhi.
Certo che a credersi sveglia era brava, ma alla fine le sfuggivano le cose più ovvie: Yuichiro si era preso una cotta per lei. Lui aveva praticamente dovuto dirlo ad alta voce per farglielo capire. Beh, per fortuna non si era fatto troppe speranze in merito, perché non aveva la minima possibilità con lei.
Qualcun'altra avrebbe potuto trovare persino adorabile il modo in cui lui si mangiava le parole ogni volta che si trovava in sua presenza, ma lei lo trovava penoso. Beh, così era un po' acido. Lo trovava ridicolo, piuttosto. Da ragazzini, ecco.
Per quanto Yuichiro fosse più grande di lei, erano a due livelli di maturità differenti: lei era praticamente alla pari con Mamoru Chiba e difatti stava uscendo con lui. Non che quella relazione avesse ancora preso il largo, ma la strada era quella giusta: uscivano insieme in fondo. Una volta alla settimana. Se chiamava lei.
Sospirò.
Se fosse andata in una normale scuola mista, forse ora sarebbe stata maggiormente capace di decifrare i ragazzi. Non temeva affatto di non riuscire a trovare un fidanzato in breve tempo, ora che finalmente aveva iniziato ad interessarsi ai maschi, però non si era accorta immediatamente della palese infatuazione di Yuichiro, come avrebbe dovuto, e Mamoru Chiba si stava rivelando piuttosto difficile da conquistare.
A causa della stupida fissazione di suo padre per l'eccellenza della sua educazione, il primo ragazzo che avesse mai mostrato interesse per lei aveva finito con l'essere uno che aspirava a diventare apprendista in un tempio.
... si stava dimostrando ingiusta nei confronti di Yuichiro, lo sapeva. Però, se sentirgli dire che la trovava bella era stato sorprendente, capire di essere arrossita era stato irritante.
Non poteva seriamente prendere in considerazione uno come lui. Yuichiro non aveva praticamente personalità, se non quando...
È per te. Ho pensato che ti sarebbe piaciuto.
Una semplice barretta al cioccolato? Le era piaciuta veramente, soprattutto perché lui le aveva regalato qualcosa anche se non poteva permettersi granché.
Comunque non era abbastanza bello. E va bene, non era nemmeno brutto. Il problema era che non si capiva cosa fosse: nascondeva persino gli occhi sotto una disordinatissima frangia, perciò non doveva esserci molto da vedere.
E poi non era molto intelligente. A lei non bastava una persona sveglia a sprazzi, voleva qualcuno con cui poter avere una conversazione decente. Anzi, brillante.
Dalla finestra udì il gracchiare dei suoi amati corvi.
La aprì e tirò fuori la testa. Alzò gli occhi, scorgendo le piccole unghie sulla sporgenza del tetto. «Ehi, come mai siete agitate?»
Phobos e Deimos continuarono ad emettere versi infastiditi. Tendendo le orecchie, Rei ne capì il motivo: fuori qualcuno stava urlando. Non erano urla di terrore, ma urla di... incitamento. Per se stesso.
... Yuichiro era uno scemo.
Suo nonno le aveva detto che quel pomeriggio si erano allenati a saltare da un albero all'altro e se lui stava ancora facendo Tarzan attaccato ad una corda, allora non era altro che un idiota.
Sollevò lo sguardo, concentrandosi sulla luna.
... quando era tornata a casa, suo nonno sembrava tornato di nuovo normale. Anzi, forse era parso persino... preoccupato.
Appoggiò i gomiti sulla finestra. Non faceva così freddo fuori e i vapori del bagno le tenevano caldo. «Che ne dite, Phobos, Deimos? Lo strano comportamento del nonno è dovuto solo al tempo?»
Sperò che fosse così. O che lui tornasse come prima nel minor tempo possibile.
Tornò a chiudere la finestra e si reimmerse nella vasca, cercando di rilassarsi come si era imposta di fare sin da principio.
Chiuse gli occhi e lasciò la mente vagare, libera e leggera...
La casa tremò, come colpita da un flusso di... energia! «È uno spirito maligno!»
Uscì dall'acqua e si asciugò con un paio di rapide passate, poi, con addosso solo lo yukata, corse in camera sua a mettersi qualcosa.

«Allenamentooooooo!!»
Yuichiro saltò verso la corda, stringendola con tutta la forza che aveva. Iniziò a volare da un ramo all'altro, con la stessa leggerezza del suo maestro.
Doveva temprarsi per lei! «Rei-san, farò del mio meglio!»
Rei-san era arrossita, non le era dispiaciuto sapere del suo interesse per lei! E come uno stupido lui era corso via!
Era ancora indegno di lei, uno sciocco immaturo che doveva ancora capire cos'era il coraggio!
Si riequilibrò sul ramo su cui era atterrato e si voltò senza attendere un solo secondo. Con la corda stretta nel pugno, si lanciò in un nuovo volo.
Il sorriso di lei tornò a splendergli nella mente, così bello, così dolce... Rei-san era la ragazza perfetta, la migliore che potesse esistere e lui- Andò a sbattere contro il tronco dell'albero con la faccia.
Scivolò a terra con la stessa forza di un uccello tramortito.
«Ahii...» Si passò la mano sul naso, ma il rivolo di sangue che si era aspettato di sentire non si fece vivo.
Perfetto. Balzò in piedi. «Allenamentooo!!» Non poteva farsi vincere da ostacoli così ridicoli! Il suo cammino verso la maturazione doveva essere rapido, solo così avrebbe potuto sperare in un futuro con Rei-san!
Si librò in aria un urlo, seguito da forti rumori.
Lui si irrigidì: quello era il maestro!
Scattò a correre. Forse il maestro si trovava nel tempio, doveva fare il giro della casa!
Quando arrivò sul piazzale non vide quasi niente, ma presto la luce della luna illuminò una figura grossa e ricurva; quella si voltò verso di lui e gli occhi gialli ed enormi saettarono nella penombra.
«Un... mostro
Scappò a gambe levate, immediatamente inseguito. Doveva avvertire Rei-san, portarla via da lì!

La porta della sua stanza sbatté di lato. «Rei-san, c'è un mostro nel tempio!»
Rei si coprì immediatamente con il tessuto sciolto della tunica. «Yuichiro! Chiudi subito la porta!» Era praticamente nuda, perché diavolo era entrato nella sua stanza-
Lui si era già girato. «Ah, l'ho vista.»
Che cosa?!?
Yuichiro tornò a voltarsi con uno scatto. «Non c'è tempo per preoccuparsi di queste cose!»
Eh? «A me preoccupano invece!»
Lui fece un passo all'indietro, alzando un braccio in direzione del corridoio. «Dobbiamo muoverci e scappare!» Si girò verso il corridoio e Rei sentì a sua volta lo strano rumore; no, il... verso. Yuichiro sembrava terrorizzato e Rei si allacciò la tunica e l'hakama a tempo di record.
Gli andò vicino. «Si può sapere che- Oh! Uno youma!» Nel corridoio!
Il mostro pronunciò una parola incomprensibile, muovendo da una parte all'altra le minuscole pupille degli occhi sbilenchi. Balzò verso di loro, ricurvo come una scimmia.
«Ahh!» Lei e Yuichiro corsero sparati nella direzione opposta.
«Si può sapere cosa ci fa uno youma quiii?!?» Cosa poteva fare adesso, cosa, cosa, cosaaa!?
Il tempio!
«Seguimi!» urlò, uscendo di casa e dirigendosi verso il santuario. Non aveva la penna di trasformazione con sé in quel momento e la sua unica possibilità era rappresentata dal sacro fuoco. In pochi secondi si infilò nel corridoio del retro e imboccò la porta giusta, curvando quasi per miracolo.
Il mostro continuava a stare dietro di loro e lanciò un potentissimo vento energetico che li sbatté entrambi contro la parete. Lei atterrò in ginocchio sul pavimento, ma Yuichiro fu colpito dal muro in pieno volto.
«Yuichiro!»
Si girò. Il mostro era a pochi passi da lei. Il sacro fuoco gli stava dietro, perciò per raggiungerlo doveva saltare di lato non appena quella bestia si fosse avvicinata abbastanza.
Dal nulla, Yuichiro le si parò davanti. «Presto, scappa!»
«Che dici?» Lui doveva togliersi di mezzo, altrimenti-
Yuichiro non si lasciò spostare. «Se è per salvare te, posso anche morire.»
Per salvare me può anche- Le guance le andarono in fiamme. Scema, come poteva arrossire proprio ora?!
Il mostro sbraitò nuovamente e si lanciò contro di loro.
«Eccomi!» Yuichiro lo caricò con un balzo e andarono a sbattere spalla contro spalla. Il colpo lo scaraventò contro la parete.
«Rei-san... scappa.» Lui svenne su quelle parole.
«Yuichiro!»
Si trattenne dal correre verso di lui: non poteva controllare ora se gli era successo qualcosa, invece doveva- Si voltò e trovò libera la strada per il sacro fuoco. Con una corsa, vi si piazzò dietro, mettendo la pira tra lei e il mostro. «Ryn, Pyo, Tou, Sha, Kai, Jin, Retsu, Zai» associò alle parole il movimento delle dita, «Zen!» Le fiamme zampillarono in avanti, accecando la bestia blu e rossa dalla strana criniera bianca.
Rei ne vide la forma riprodotta nelle fiamme. Le linee sparirono, per lasciare posto a-
"Reiiii!" La voce di suo nonno si sprigionò dal fuoco in un urlo disperato.
«Nonno?» Rei balzò in piedi. «Quel mostro è il nonno!» Cosa gli era successo? «Nonno, cosa ti hanno fatto!?!»
«Jijiiii...» bofonchiò lui, come in una cantilena.
Nonno... Suo nonno era uno dei sette malvagi. Zoisite doveva avergli rubato il cristallo dell'arcobaleno e per questo lui ora era diventato quella... cosa.
lui non cercò di attaccarla, rimanendo fermo a mormorare quella strana parola.
Per liberarlo ci volevano Usagi e lo scettro lunare. Come poteva fare ad avvertirla?
Suo nonno scattò in avanti.
«Aspetta!» Rei abbatté uno dei pannelli che facevano da muro alla stanza, ringraziando per la prima volta il cielo per quanto erano rovinati. «Nonno!» urlò, scappando di fuori. Lui le fu dietro, come una belva che inseguiva la sua preda.
Doveva correre da Usagi! pensò. Se non riusciva a seminarlo fino a poterla chiamare per lei era finita.
Non sentì più i passi di corsa dietro le sue spalle e, prima che si fosse girata, comprese il perché: il nonno le era balzato davanti, tagliandole la strada.
Le si avventò contro, un braccio teso. La afferrò per il collo e la sbatté contro una statua.
«Nonno...» La gola, non riusciva quasi a parlare! «Svegliati... sono Rei, la tua nipotina.» Lui la chiamava sempre così. Era suo nonno, non poteva farle del male.
«Jijii...» Lui non la lasciò andare, ma si ritrasse.
«Nonno...» mormorò lei.
La zampa libera venne alzata verso l'alto. Gli artigli raddoppiarono in lunghezza.
«Ahhhh!»
Rei scattò verso il basso proprio nel momento in cui lui la lasciò andare. La zampata distrusse la pietra dura dietro la sua schiena, riducendola in decine di frammenti.
Il nonno abbassò lo sguardo e si preparò ad attaccare una seconda volta.
Rei chiuse gli occhi.
«Fermo dove sei!»
Qualcosa aveva colpito il nonno! Rei aprì gli occhi e-... Usagi!
«Non ti perdonerò per essere stato cattivo con la mia amica Rei!» Usagi abbassò il dito che aveva puntato contro suo nonno solo per alzare in aria tutta la mano. «Moon Prism Power! Make Up!»
Il nonno fu distratto dalle luci della trasformazione e Rei riuscì a sgattaiolare via.
«Ioo sono Sailor Moon!» Usagi iniziò a far volteggiare le braccia nel suo solito numero. «E sono venuta fin qui per punirtiii... in nome della Luna!»
Rei le fu accanto. «Ti ringrazio, mi hai salvato.» Se non fosse arrivata in tempo...
«Oh, figurati. Non devi ringraziarmi.» Usagi le offrì un cestino. «A proposito, questi arancini di riso sono ottimi! Provane uno, su!»
Ehhh?!? Ma era impazzita?
Da sotto di loro spuntò la voce di Luna. «Sei una sciocca! Non è tempo di pensare a mangiare!»
«Oh, hai ragione!» Usagi scoppiò a ridere. «Allora...» Si portò le dita al diadema.
«Aspetta!» la fermò Rei. «Quello è mio nonno!»
«Ehhh?!? Quello è il nonnino?!?»
Usagi rimase a fissarlo incredula.
«Ho capito!» Luna drizzò la coda. «Era per questo che si comportava in modo strano!»
«Jijiii!» Il nonno balzò verso di loro.
«Ahhh!!!» Scapparono tutte via, Luna in groppa ad Usagi.
«Reiii!» L'urlo di Usagi le avrebbe spaccato i timpani se non ci fosse stato tanto fracasso. «Fa' qualcosa, non posso fare del male al nonnino!»
«Usa un talismano, Rei!» le ordinò Luna. «Fermalo con quello!»
È vero! Ne sfoderò uno da dentro l'hakama e saltò in aria. «Sparisci, spirito maligno!» Lo attaccò alla fronte di suo nonno, saltandogli sopra in avvitamento. Atterrò. «Sailor Moon, ora!»
Suo nonno si contorceva e il talismano fumava nel vano tentativo di scacciare il male da dentro di lui.
«Ma certo!» Usagi brandì lo scettro lunare. Cominciò a disegnare un cerchio col braccio. «Nonnino, è ora per te di tornare ad essere un bravo ragazzo!»
Ma da dove le tirava fuori quelle frasi?
«Moon Healing Escalation!»
Il potere della Luna si riversò su suo nonno, costringendolo ad urlare di sofferenza.
Il malvagio lottò per rimanere in vita, ma alla fine fu riportato dentro suo nonno, finalmente sopito.
Rei corse in mezzo al piazzale, attenuando la caduta del corpo inerme. «Nonno...» Lo abbracciò. Lo aveva quasi perso in tutti quei giorni e non si era accorta di niente.
«Sono felice.» Usagi le si fece vicina. «Ora è salvo!»
Rei versò una lacrima. «Sì. Grazie per essere venuta.» Si asciugò quelle che erano diventate due scie umide sulle guance. «Cosa...» Deglutì, cercando di mangiarsi il groppo alla gola. «Cosa ci facevi qui?»
«Oh, ero venuta a portarti questi arancini.» Usagi si guardò intorno e scattò in piedi. «Ahh! Saranno caduti!» Corse verso l'ingresso del tempio. «No, eccoli!»
Tornò da lei. «Sono intatti grazie a questo cesto in vimini della mamma che ha retto benissimo!» Rise di nuovo, con una serenità che a Rei sarebbe risultata impossibile da mostrare appena dopo una battaglia.
«Ero venuta a portarteli per fare pace
» continuò Usagi. «Per come si sono comportata oggi con te.» Unì le sopracciglia nell'espressione più dispiaciuta che le avesse mai visto in volto. «Mi dispiace tanto. Perdonami.»
Oh, in quel momento l'avrebbe soltanto abbracciata. «Perdonata.»
Usagi cominciò a saltellare. «Evviva! Grazie!» Le porse ancora una volta il cestino di cibo. «Su, prendine uno! Li ha fatti la mia mamma, sono deliziosi.»
«Ti ringrazio, ma ora devo pensare un attimo al nonno.»
Usagi annuì con fare deciso. «Giusto giusto! Quando si sarà ripreso potremo mangiarli assieme a lui, che ne dici? Oh, magari fa' venire anche Yuichiro. Ah, oggi cercavo di combinare qualcosa tra te e lui solo perché mi sembrava che steste bene insieme-»
Yuichiro! Doveva andare a vedere come stava! «Usagi, ascolta. Porta mio nonno in casa, io vado a recuperare Yuichiro al tempio. Il nonno lo ha attaccato e lui ha perso i sensi.»
«Ma certo, va' pure!» Usagi abbracciò suo nonno e se lo caricò sulle spalle.
Rei corse dritta verso la stanza del sacro fuoco. Si fermò solo appoggiando le mani sugli stipiti della porta: Yuichiro era ancora sdraiato a terra, esattamente dove lei lo aveva lasciato. Gli andò vicino e gli infilò una mano nei capelli, cercando possibili ferite. Quando non ne trovò nessuna, si calmò.
Lo spostò in modo da avere la testa di lui contro la sua spalla, quindi cercò una soluzione: non poteva trascinarlo in giro come col nonno, era troppo pesante. Doveva lasciarlo lì e prendere un panno imbevuto d'acqua per tentare di farlo riprendere. Yuichiro se la sarebbe cavata con un bernoccolo qualunque, sembrava fatto di una pasta durissima. In tutti i sensi.
Sorrise e non poté evitare di abbassare la testa verso la sua, strofinando appena la guancia contro i suoi capelli.
Oh, aveva tentato di sacrificare la sua vita per lei. Anzi, lo aveva proprio fatto; era qualcosa di...
«Devi inventare una scusa.»
Sobbalzò, riconoscendo la voce di Luna. Si voltò lentamente. «Come?»
Luna fece il giro, arrivandole davanti. «È stato ferito da tuo nonno, vero? Non può sapere che c'è stato un mostro in casa vostra, potrebbero venirgli dei dubbi anche su di te. Digli che ha sognato tutto.»
Sì, era la cosa giusta da fare. In più era certa che uno come Yuichiro avrebbe creduto senza problemi a quella versione. «Non ti preoccupare, farò così. Non scoprirà nulla. Ah... puoi portare un panno bagnato e pulito? Glielo metto sulla fronte, forse così si sveglia.»
«Ma certo.» Luna trotterellò fuori dalla stanza.
Yuichiro emise un primo lamento. «Hmm...»
«Ehi.» Rei lo appoggiò contro la parete, posandogli una mano su un braccio. «Tutto bene?»
Lui strinse gli occhi e li aprì solo dopo un paio di secondi, richiudendoli subito quando la luce del fuoco gli colpì le pupille.
Lei gli si parò davanti. «Ti fa male da qualche parte?»
Yuichiro annuì piano. «... la testa.» Aprì gli occhi. «Cos'è successo?»
Beh... «Ti ho trovato svenuto. Qui. Sei stato fortunato perché stavo venendo da queste parti. Devi essere inciampato per sbaglio sulla base sporgente della pira.»
Lui guardò in quella direzione e rimase in silenzio, confuso e pensieroso.
Lei cercò di distrarlo. «Ce la fai a metterti in piedi? Credo che tu abbia bisogno di riposare. Su, ti aiuto ad andare nella tua stanza.»
«No, penso...» Yuichiro si massaggiò la fronte. «Penso di non stare tanto male.» Si sporse in avanti e si sedette sui talloni, guardandosi intorno con aria spaesata. «Veramente mi hai trovato qui?»
«Sicuro.» Forse più tardi o domani lui avrebbe ricordato tutto, ma per allora sarebbe stato più propenso a credere di essersi immaginato ogni cosa se lei avesse fornito una spiegazione decente adesso. «Credo che mio nonno ti avesse chiesto di pulire questa stanza. Guarda, è un po' sporca.» Cavolo, forse non avrebbe dovuto farlo notare: sul pavimento in legno c'erano segni di fanchiglia e terra, le orme che aveva lasciato suo nonno. Ahh! Un lato del muro era distrutto e se Yuichiro lo vedeva, addio versione di copertura! «Su, vieni.» Si passò un braccio di lui sopra le spalle, iniziando a tirarsi su. «Ti aiuto a muoverti.»
«Ah...»
Eccolo lì che arrossiva di nuovo. Beh, se in quel momento pensava a lei solamente e a nient'altro, non era che un bene.
Come lui stesso aveva detto, Yuichiro fu in grado di reggersi in piedi da solo, ma lei lo lasciò andare solo quando si trovarono nel corridoio.
Dall'angolo che portava verso l'uscita spuntò Usagi, ormai priva di trasformazione. «Rei, sono venuta a portarti- Oh! Ma tu stai bene allora!» Ridacchiò, rivolta a Yuichiro. «Ero venuta a portare questo panno per tentare di risvegliarti.»
Lui annuì, assumendo nuovamente l'espressione di chi stava riflettendo.
Rei anticipò le domande. «È ancora un po' confuso, Usagi. Non ricorda di come entrambe lo abbiamo trovato steso nella stanza del fuoco.» Alzò le sopracciglia, indicandole di ratificare quella versione.
«Già, già.» Usagi sbatté una mano in aria. «Non ti tormentare se non ricordi, l'importante è che sei in piedi e che non ti è successo nulla.»
Per fortuna Usagi aveva colto il suggerimento, almeno in quell'occasione.
«Oh!» Usagi guardò lei. «Tuo nonno chiede di te.»
Eh? «È già-» Si morse la lingua. Sveglio?
Non poteva terminare la frase, sarebbe stato troppo sospetto per Yuichiro sapere che anche suo nonno era improvvisamente svenuto.
Usagi annuì. «Vuole solo sapere a che ora è pronta la cena. Che ne dici, gli dico di venire qui a mangiare un po' degli arancini che ho portato?» Allargò una mano verso l'alto. «Così guardiamo questa meravigliosa luna piena!» Le fece l'occhiolino.
Rei ridacchiò di gusto. «Va bene.»
Usagi saltellò via, non molto diversamente da come aveva fatto Luna.
Rei si voltò verso Yuichiro. «Prendi anche tu qualche arancino di Usagi. Intanto che preparo la cena.»
Lui mantenne l'espressione concentrata. «Oggi siamo andati a fare la spesa, vero?»
Stava ancora cercando di ricordare.
«Sì.»
«E dopo mi sono allenato nel boschetto e sono andato a sbattere contro un albero. Ma se ero lì non potevo essere qui. E poi-»
«E poi ti ho trovato nella stanza del fuoco. Non mi credi?»
«Non è questo, però...»
Però doveva renderle le cose più facili, insomma! Gli prese una mano. «Basta pensarci, vieni a mangiare o Usagi finirà tutto quanto lei da sola.»
Yuichiro si dipinse in faccia un sorriso ebete e non disse più nulla.

Rei si infilò in bocca uno degli arancini. «Ma è squisito. La marmellata che c'è dentro lo rende molto dolce.»
Usagi si sporse verso di lei. «Non è vero? Sono proprio buoni. Per questo ho pensato di offrirteli!»
Rei annuì e diede un altro morso. Assieme a loro mangiavano sia suo nonno che Yuichiro, seduto accanto a lei sugli scalini davanti all'altare del tempio.
Finalmente lui aveva smesso di rimuginare su quello che poteva essere accaduto poco fa. Se non aveva già ricordato cos'era accaduto, c'era la possibilità che avesse dimenticato tutto quanto. Aveva preso un colpo in testa in fondo e - se erano fortunati - il ricordo del mostro che li aveva inseguiti per casa gli era stato cancellato dalla memoria per sempre.
Di sfuggita, lo osservò mentre abbassava l'arancino che teneva tra le mani. «Ah... Ora ricordo. Non c'era uno strano mostro? Voi avete visto dov'è andato?»
Ahhh!
«Quale mostro?» indagò suo nonno.
Prima che lei potesse rispondergli, Usagi si stampò in faccia un'espressione incredula. «Non ci credo, nonnino. Non ricordi niente?»
Santo cielo! Rei le tappò la bocca. Possibile che Usagi facesse sempre uscite del genere? Cercò di contenere il danno con una risata. «Ma quali mostri? Da quando esistono mostri, Usagi?» Mollò la presa e si voltò di lato. «Yuichiro, andiamo! Te l'ho detto che sei svenuto, probabilmente hai avuto un incubo.»
«Ma certo!» squillò Usagi dietro di lei. «Dev'essere così.»
Usagi stava cercando di riscattarsi e, se Yuichiro ci credeva, forse lei l'avrebbe perdonata di nuovo.
Lui alzò lo sguardo al cielo. «... non so. Non sembrava un sogno.»
Ma perché non si rassegnava?!
Lui scoppiò all'improvviso a ridere. «Beh, non importa. Stiamo tutti bene.»
... già, stavano tutti bene. Lui aveva rischiato la sua vita pur di far stare bene lei. Era stato disposto a morire pur di salvarla. «Yuichiro.»
«Che c'è?»
«Tu... sembri un po' stupido e lento a volte, ma in realtà sei... gentile e... coraggioso.»
Se è per salvare te, posso anche morire.
Lui la... amava. La amava tantissimo, la amava veramente.
La consapevolezza improvvisa, meravigliosa, la portò a schioccargli un bacio sulla guancia.
«Ehhhhh?!?»
Le voci allibite la riportarono alla realtà. Ma che aveva fatto?
Yuichiro scattò in piedi, acceso di rosso. «Io, io... questa è la mia vita al suo massimo!!»
Rei tenne gli occhi incollati al terreno cercando mentalmente di sotterrarsi, ma le risatine e le gomitate di Usagi furono impossibili da ignorare.
«Oh, Rei-chan, confessa! Ti sei innamorata di Yuichiro!»
Eh, no! «Non essere ridicola, non c'entra niente!» Cercò invano di smaltire il rossore alle guance. «Il nonno lo sgrida sempre, perciò ho solo pensato di dargli un bacetto per consolarlo!»
«Come no!»
«Ti sei fatta l'idea sbagliata!»
Prima che potesse dire altro, suo nonno apparve dal nulla in mezzo a loro due. «Rei! Non ti lascerò mai e poi mai sposare uno come Yuichiro!»
Ma come aveva fatto a saltare fino al-
«Matrimonio, matrimonio!» canticchiò Usagi.
Adesso le torceva il collo. «Vuoi piantarla?!»
«M-matrimonio?» ripeté Yuichiro, letteralmente partito.
Lei protestò in coro assieme al nonno. «Non pensarci neppure!!»
«Io invece dico di sì, hihihi!» Usagi iniziò a saltellare in giro.
E va bene, se l'era cercata. «Perché non vieni qui a sentire cos'è vero invece?» Sfoderò in aria un pugno.
Usagi corse via ridendo. «Aiuto!»
Rei le fu subito dietro.
Suo nonno volò a prendere una scopa. «E tu non pensare di cavartela così!» Balzò su Yuichiro e lui non trovò altra soluzione che quella di correre dietro a lei che correva dietro a Usagi.
Fecero il giro dell'intero piazzale, in tondo e in tondo e in- Davanti alla scale, apparvero Ami e Makoto.
Rei tirò fuori la voce più imperiosa che le uscì. «Va bene, bastaaa!»
Usagi, suo nonno e Yuichiro si bloccarono in aria.
Rei puntò un dito su Usagi. «Tu piantala di straparlare! E voi due» si rivolse a Yuichiro e a suo nonno. «Avete frainteso tutto. Non ci sarà nessun matrimonio e nessuna relazione! Adesso devo parlare con le mie amiche, tornate in casa!»
Suo nonno corrugò la fronte, profondamente indispettito. «Cos'è successo lo deciderò io!» Si voltò e si dileguò nell'oscurità della sera.
Yuichiro rimase immobile per un attimo, quindi annuì e si ritirò anche lui.
Usagi si riprese dalla posizione paralizzata che aveva assunto. Si profuse in un applauso. «Bravissima, Rei! Come comandi tu non comanda nessuno!»
Non le restò che sospirare. Si voltò verso Ami e Makoto. «Ciao ragazze, come mai qui?»
Ami si avvicinò con un sorriso timido. «Volevo convincerti a fare pace con Usagi e... volevo chiarire che non ce l'avevo con te.»
Makoto annuì con fare convinto. «Sì, siamo venute ognuna per conto nostro. Abbiamo pensato entrambe che fosse importante riparare i problemi prima che si facessero troppo importanti.»
Oh. Allora non l'avevano abbandonata. Erano venute tutte lì per lei.
«Oh, siete delle grandi amiche!» Usagi le coinvolse in un abbraccio collettivo. Allargò una mano, rivolgendola a lei. «Su, vieni anche tu, Rei. E facciamo pace per sempre, per non litigare mai più!»
Usagi era una bambina. Adorabile e oltremodo sincera.
Rei andò loro incontro e si lasciò abbracciare, posando le mani sulle schiene di Usagi ed Ami, mentre Makoto trovava il modo di stringerle tutte.
Forse avrebbero litigato di nuovo in futuro, ma... erano amiche.
Lo sarebbero state per sempre.



«Ascolta... »
Yuichiro drizzò le orecchie, focalizzando tutta l'attenzione su di lei. Ormai era ora di andare a dormire e Rei-san lo aveva chiamato fuori dalla sua camera per parlargli.
Doveva aver scelto quel momento perché finalmente suo nonno era andato a letto e non era più lì a controllare ogni loro movimento. Durante la cena non li aveva persi di vista neanche per un istante.
«Voglio che sia chiaro che quello, quel... insomma, quello che è successo prima non...» Rei-san si interruppe e inspirò. «Non è quello che sembra.»
Sì. Si era aspettato che lei gli dicesse qualcosa di simile. Le facilitò le cose. «Va bene. Volevi solo consolarmi per la fatica che mi fa fare tuo nonno.»
Rei-san sgranò gli occhi. «Esatto. Proprio così.»
«Ho capito.»
Lei parve ulteriormente interdetta, almeno fino a che non annuì. «Perfetto allora. Buonanotte.»
Yuichiro la salutò con un breve cenno della mano. «Buonanotte.» Tornò nella sua stanza.
Come le aveva detto, lui aveva veramente capito: Rei-san forse provava qualcosa nei suoi confronti, ma era ancora lontana dal ritenerlo degno di lei. Giustamente. Lei non avrebbe mai potuto desiderare di avere accanto un ragazzo senza carattere, senza futuro, senza la giusta determinazione a riuscire nella vita. Rei-san non avrebbe mai potuto innamorarsi di una persona del genere.
Certo, lui aveva un gran cuore e forse anche coraggio, ma aveva parecchia strada da fare.
Andava bene così.
Si sarebbe dato da fare e nel frattempo lei sarebbe cresciuta.
Per loro due poteva esserci un futuro, c'era solo da pazientare. Nel frattempo si sarebbe dato da fare per diventare l'uomo che lei avrebbe potuto amare.
Chiuse gli occhi e si sdraiò sul futon.
Si addormentò col sorriso sulle labbra.

Rei si infilò sotto le coperte del proprio letto.
Quella sera aveva temporaneamente spento il cervello, ecco tutto.
Yuichiro era innamorato di lei, ma questo non significava che lei dovesse ricambiarlo.
Lui non era adatto.
Il ragazzo giusto per lei non solo era molto più carino di lui, ma era sempre intelligente, non solo di tanto in tanto. Ed era maturo. E più... qualcos'altro; la lista era lunga.
Tra lei e Yuichiro non avrebbe mai funzionato, per essere felici non bastava volersi bene.
Non che lei gli volesse bene, il punto era che... che non era adatto, sì.
Si voltò su un fianco: domani le cose sarebbero tornate alla piena normalità. Suo nonno era finalmente tornato in sé, lei sarebbe andata a scuola e nel pomeriggio avrebbe provato a chiamare Mamoru-san per vedere se gli andava di uscire da qualche parte.
E Yuichiro... era solo Yuichiro. L'apprendista di suo nonno e...
Nient'altro.

INCONTRARSI - Fine



Note: è finito questo primo episodio, non la raccolta :) La lunghezza dei prossimi episodi sarà variabile. Alcuni saranno molto più corti di questo.
Qui in un qualche modo Rei ha capito che Yuichiro è innamorato di lei, tuttavia credo che un fatto del genere possa ugualmente essere coerente con ciò che ho scritto in "L'indole del fuoco" (lì lei era sorpresissima nel sentire la dichiarazione vera e propria). È col passare del tempo e degli anni che Rei ha iniziato a ridimensionare i sentimenti che lui provava per lei e, appunto, lui non le dirà mai chiaramente quello che prova, almeno non fino a quel momento.
Come avrete potuto vedere, diversi pezzi di questa seconda parte sono ripresi per filo e per segno dall'anime (i dialoghi sono quelli originali però). Mi sembrava meglio parlare dell'intera vicenda (per come la sapeva Rei), quindi anche del piccolo litigio con le amiche e delle stramberie di Usagi :)
Mi sono presa qualche piccola licenza poetica con alcuni particolari, ma niente di fondamentale. Ricordo ancora una volta che l'episodio di cui parlo è il 30, della prima serie.

Risposte alle recensioni

amayuccia - grazie dei complimenti, sono contenta che l'idea di riempire i buchi ti sia piaciuta. L'ispirazione per questo secondo capitolo è venuta prima dell'ispirazione per finire il capitolo 15 di Verso l'alba, ma sarà pronto anche quello tra poco.
So che per via dei miei tempi biblici sei già guarita da quando hai scritto le recensione, altrimenti ti avrei augurato buona guarigione :)
Nicoranus83 - sì, Yuichiro e Rei come personaggi sono un piacere per quanto riguarda i dialoghi, almeno per me :) Grazie per aver commentato.
maryusa - grazie per aver apprezzato :) Ci sono un sacco di cose che mi piacerebbe approfondire del rapporto tra Rei e Yu, vediamo se ci riesco a dovere :) Grazie mille del commento.
NEPTUNE 87 - sono felice che i miei scritti ti piacciano, grazie per farmelo sapere :) Le caratterizzazioni di questi due personaggi per me sono sempre un piacere, li trovo entrambi molto interessanti. In modo diverso poi sono tutti e due estremamente vivaci :)
chichilina - se avessi ideato Sailor Moon ora sarei milionaria :D:D:D Invece dobbiamo molto a Naoko Takeuchi; non dico tutto, perché secondo me nell'anime c'erano un sacco di buone idee che hanno arricchito l'opera. Se ci fosse stata una fusione migliore tra anime e manga però sono convinta che sarebbe venuto fuori qualcosa di ancora migliore. Come semplice fan, in un qualche modo, sto cercando di farlo. Grazie del sempre presente apprezzamento :)
ggsi - ciao! Per quanto riguarda Yuichiro, se non sbaglio le mie prime sensazioni erano più analoghe a quelle di Rei ... 'e chi è questo qui?' :D:D
Sì, il nonnino in quella puntata era esilarante. Ho cercato di trasmettere parte della sua pazzia, ma è semplicemente da vedere.
Come già ti dicevo via email, i nomi dei corvi sono stati inventati dalla Takeuchi e nel manga quei corvi hanno un significato più importante (specie nella quinta serie). Nell'anime li hanno nominati non più di un paio di volte e poi se ne sono dimenticati.
Già, Rei è dura fuori e tenera dentro. Con un po' di divertito imbarazzo, devo dire che i suoi ragionamenti acidi e antipatici mi vengono con una facilità disarmante; mi sono resa conto che non sono poi così diversa da lei :D:D O forse la sto adattando a me, chi lo sa (l'importante è rimanere IC e tutto va bene :) )
Oh, sì, per Yuichiro si è trattato decisamente di un colpo di fulmine a prima vista e in piena regola.
Povero ragazzo, qui l'ho reso fiducioso nel futuro. E verrà ripagato, ma prima dovrà patire e pazientare parecchio.
Ho cercato di incastonare le scene che mi sono venute in mente con quello che succedeva nell'anime, in modo da spiegare meglio il moto di tenerezza che ha spinto Rei a baciare Yuichiro. Spero di esserci riuscita :) Alla prossima!
Rox - La lista della spesa?
Eccola qui: yogurt Muller e Yomo, rigorosamente alla fragola, fusilli e penne rigate, latte parzialmente scremato, passata di pomodoro, pane bianco, cibo per gatti Kitekat ... :D:D:D:D:D:D Ho appena violato ogni regola di pubblicità occulta :D:D
Ma certo che Yuichiro era un po' stupidotto. Rei mica se n'è resa conto, ma se lui fosse stato meno scemo all'inizio, mi sa che si sarebbe arresa molto molto prima.
Come già ti dissi per via privata, Verso l'alba è solo la prima delle due o tre grandi storie multicapitolo che ho in mente per Sailor Moon (la seconda arriverebbe fino all'incoronazione, la terza si svolgerebbe nel futuro mille anni in avanti). In mezzo a queste storie ne metterei diverse altre, con protagonisti anche gli altri personaggi che ho creato, ma in genere le vicende che meritano di essere raccontate. Le Outers stanno bene, hanno un motivo per non essere ancora tornate, non preoccuparti. Ne saprai di più quanto prima :)

Alla prossima a tutti, grazie delle recensioni :)
ellephedre






   
 
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