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Autore: Angels Island    19/06/2005    19 recensioni
Gli hai detto che ti eri stufato di lui. Bravo. Gli hai detto che non ne avevi più voglia, di lui, che volevi stare solo. Ottimo. E invece non era vero. Non era affatto vero. Stupido.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siete tutti a QUEL disco-pub

 

 

 

Siete tutti a QUEL disco-pub. Tutti. O quasi. Akagi, Kogure, Hisashi

Ryota e Ayako, Sendoh, Youhei,  Hanagata,  Kyota,  Jin,  Haruko, le sue amiche…  E tu, Rukawa.

 

 

E all’inizio siete tutti al tavolo, a ingozzarvi di riso, di patatine e gamberetti fritti e di alcolici senza il benché minimo senso  della misura.

Vi rimpinzate come piranha che non mangiano da un mese e mezzo. O meglio,  loro lavorano di ganasce.  Tu ti limiti a sbocconcellare dal piatto che avete in comune qualche gamberetto, ogni tanto.

 

 

E poi… poi è il momento di sgombrare i tavoli di ogni cosa. Perché è il momento di ballare, hanno detto.

Perché la vera baldoria arriva solo adesso. E durerà finché vorrete. Anche tutta la notte.

 

 

I camerieri se ne vanno, e i tavoli a cui siete seduti si mostrano lucidi come se vi avessero appena passato la cera.

Le luci si spengono.  E la musica cambia. È potente, ora. E  Molto ballabile. Tra rap e hip hop. E anche altri generi, ma prevalentemente quello.

 

 

Ti accorgi che la gente abbassa il tono di voce e senti i tuoi compagni dire che   è il suo momento.

Sai a chi si riferiscono.  Ma cerchi di non pensarci.  

Lavora qui da un po’, ha detto.  Ma non è per quello che sei venuto.  Lo hai fatto solo perchè   qui    Kogure e Miyagi avrebbero festeggiato il loro compleanno.   Per questo.     Solo per questo.

Anche se sai benissimo che non è così. Non è affatto vero che hai messo piede in questo posto solo per un motivo del genere. 

 

 

In verità sei venuto solo per lui.  Unicamente per lui.  Che cazzo te ne frega del loro compleanno. Auguri, punto.  

Ma qui ci lavora, lui.  E tu avevi voglia di rivederlo.  Fuori da un campo da basket.  Che era tanto  che non lo vedevi.  Così, di sera.  Insieme agli amici.

 

 

E siccome Kiminobu e Ryota non sapevano come festeggiare,  lui  ha ben pensato di nominare il locale in cui lavora da quasi tre settimane.

Lui, che era stato tutta la tua vita fino a quattro mesi e mezzo prima.

Lui, che tu hai mollato in un momento di pura follia.  E che non hai il coraggio di riconquistare. 

Perché ti sembra così a suo agio, ora.   Perché lo vedi così felice, quando scherza insieme a tutti gli altri.   E tu non lo sei. Né felice, né a tuo agio, ne in pace con te stesso…

 

 

 

 

E finalmente comincia  IL  pezzo.   E i riflettori si concentrano in un unico punto. 

Su quel palco rialzato in cui non si trova nessuno, illuminato da luci psichedeliche e stroboscopiche.

E poi.    Poi Lui è lì.    Davanti a tutti.     Davanti a voi.            Davanti a te.

Mille volte più splendido di come te lo ricordavi il pomeriggio. Trascorso da appena poche ore.

 

 

È un Hip Hop aggressivo, la musica che esplode dalle casse e che serpeggia nel locale rimbombandoti nel petto. 

E lui è lì, che danza per tutti voi. Deciso e sicuro.   Come se ballare in quel modo così sfrontato e perfetto fosse semplice come palleggiare.

 

E vi ammalia, lui.  Vi attrae e vi affascina come un incantatore conquista i suoi serpenti.  Un movimento, e voi siete concentrati sulla sua figura, legati a lui in modo indissolubile fino a quando non terminerà la musica.  È a dir poco straordinario.

 

 

E si esprime come se stesse parlando. Le sue movenze traducono i significati di quelle parole. E si scatena, esprimendosi liberamente, a volte improvvisando.  E vi riesce da dio. Per Kami, se vi riesce.

Sai che balla insieme ad altri due tizi. Che lavorano lì da un anno, se non di più. Eppure.

Eppure lui è al centro. Lui è la calamita del pubblico. Gli altri, al confronto, sono una nullità.  Polvere.

 

 

E lo vedi mentre arricchisce la loro  scenografia con performances di break dance, svolte in modo impeccabile.

E ti dai mentalmente dello stupido, per aver lasciato un tipo come lui. Anzi. Non “un tipo”. Né “come lui”. 

Perché come lui non c’è nessuno. Nessuno al mondo. E lo avevi già capito, purtroppo.   Ma ti eri sempre rifiutato di prendere la cosa davvero in considerazione.  Ora sei costretto a farlo.   È sbalorditivo. Lui.

 

 

E lo osservi mentre si scioglie scatenandosi, il petto che ti esplode per la realtà che ti si sta parando  di fronte.

 

 

L’atmosfera si elettrizza, accentuata dal tifo acceso e sfegatato dei tuoi amici che cominciano a muoversi sul posto, lo sguardo di tutti ancora puntato su di lui.

 

 

Tutti concentrati su colui che si muove come un professionista, con quella sua aria da ribelle stampata sul volto. Su colui che esprime col corpo le parole di quel pezzo. Che dà forma alle note di quel brano,  che con le sue movenze da felino indomabile trasmette a tutti voi la sua personalità. 

Grinta.    Decisione.   Fermezza       Trasporto.       Vita.     Passione.     Forza.    Sangue.   Caldo.    Potenza.   

 

 

In poche parole… avanti. Ammettilo.  Dillo.  Accettalo.

Scuoti il capo e sospiri, arricciando un angolo della bocca.     Sei l’unico serpente che è riuscito a distogliere  l’attenzione da un incantatore formidabile.  Ma di questo neanche te ne rendi conto. Vero?  No, giusto.

E ti guardi alle spalle, alla ricerca di un posto da sedere.  Opti per il divanetto bianco su cui sei stato fino a due minuti fa, e ti accoccoli in un angolo,  appoggiandoti ad un cuscino.

 

 

L’hai lasciato per dimenticarlo.  Stava diventando troppo importante, per te.  Giorno dopo giorno.

E tu avevi paura.  Per dio, se ne avevi! Ed è inutile che scuoti il capo.  Ormai lo sai. Smettila di nascondere a tutti i costi ciò che è evidente.

Avevi cominciato a capire.    Avresti dovuto non farlo.          Anzi. Meglio.           Avresti dovuto accettarlo.

 

 

Avresti dovuto ammettere che senza di lui non ce l’avresti mai fatta.  Che la tua vita, lontano da lui, sarebbe stata soltanto un cammino buio e vuoto. Più invivibile del deserto.

Avresti dovuto ammetterlo fin da subito. Ma non l’hai fatto.  Sei contento?   Sei contento, ora?

 

 

Ti senti realizzato, ora che l’hai mollato e che ti senti una merda?    Perché è così, vero?  Stupido….

Sei solamente uno stupido.        Te lo diceva sempre, lui.                     E tutte le volte aveva  avuto ragione.

 

 

E ti senti da schifo. Uno straccio.   Perché ti sei illuso.   L’hai mollato per dimenticarlo, per non soffrire, giusto?   

Eppure, nonostante tutto, è comunque rimasto dentro di te.   Nella tua mente.   Nel tuo cuore.   E ti sta provocando un dolore indefinibile.

Perché se prima avevi paura di perderlo…

                                               e tu l’hai lasciato perché detesti avere paura…

                                                                ora che è rimasto dentro di te,  ti sei accorto che dimenticarlo sarà impossibile.   Complimenti.

E adesso restatene in quel tuo cazzo di limbo… a roderti il fegato per le tue stupide azioni.

 

 

 

 

Il pezzo è ormai giunto al termine, e si mixa ad un nuovo brano.  LO vedi prendere al volo un gelato e la sua voce si diffonde dai diffusori.  Invita tutti coloro che sono qui nel locale a scatenarsi come mai hanno fatto, a lasciarsi andare, a lasciarsi guidare dalla musica.   A seguire il suo esempio, a fiondarsi sui tavoli e sul palco, con lui.   A ballare, ballare, ballare. E nient’altro.

E la sua voce ansimante ti manda in corto circuito il cervello.   Tilt assoluto.   E come tuo solito ti ostini a non cedere.

 

 

E ti torturi ad osservarlo muoversi sensuale abbracciato ad un Sendoh o ad un Youhei decisi a conquistarlo.

Un trio che balla nel modo più lascivo e lussurioso che possa essere consentito in un locale simile.

Ed Hanamichi   –perché ora lo hai ammesso, ora lo hai detto–   scherza,  pogando con un Nobunaga alquanto alticcio,  in preda a risa incontrollabili  che libera nell’aria, conquistando l’attenzione di tutti.

 

 

La gente lo adora, urla il suo nome. E lui è felice.  E forse un po’ lo invidi, per questo.

Lo osservi mentre viene travolto da un Hisashi completamente sbronzo, che inizia a prenderlo scherzosamente a cazzotti, sfregandogli poi una mano stretta  a  pugno sulla testa. E Sakuragi, ride, ride e ride ancora. E poi si imbroncia. Perché ci tiene ai suoi capelli.

 

 

Sparati in tutte le direzioni lo rendono ancor più irresistibile.  Ammettilo.

E poi scoppia a ridere di nuovo, senza contegno, per una qualche battuta che Akira gli ha sussurrato con uno sguardo che a te non piace per niente.

 

 

E mentre balla sensuale stretto tra le braccia di un Sendoh che lo divora con gli occhi e di uno Youhei innamorato perso, pensi a tutte le parole che gli hai detto.  Bravo. 

Pensaci adesso, tu. 

Pensaci, Rukawa, pensaci sul serio.  L’hai ucciso, quel giorno.  Quindi meriti di stare male. Di soffrire stasera. E domani.  E il giorno dopo ancora.   Per sempre.

Perché sai che non tornerà più da te.  E l’hai allontanato proprio tu.

 

 

 

 

È inutile che ti disperi in quell’angolo, mettendoti le mani tra i capelli.  È inutile che lo fissi ballare ridendo lusingato, accerchiato da un gruppo di ragazze in pieno delirio che se lo contendono l’un l’altra.

E ci balla, con loro, ci balla provocante, senza tanti problemi. Un po’ una, un  po’ l’altra…   E loro si avvinghiano a lui, rendendo lampanti i loro pensieri con un semplice e significativo sguardo  tentatore che gli rivolgono prima di incollarsi al suo collo e alla sua bocca, prima di infilargli quelle loro mani,  bramose dei suoi muscoli,  sotto la maglia, sotto l’orlo dei pantaloni, tra i capelli color del fuoco.

 

 

 

 

Pensaci, Kaede. Pensaci, cazzo.  Ricorda ogni parola di quel milione di cose malvagie che gli hai detto.

Hai ferito il suo amore e il suo orgoglio di uomo in due, tre minuti.  

Gli hai detto che ti eri stufato di lui,. Bravo.        

Gli hai detto che non ne avevi più voglia, di lui, che volevi stare solo. Ottimo.      

E invece non era vero. Non era affatto vero.   Stupido.

 

 

E ti cercava con gli occhi, lui. Non voleva lasciarti solo.  Ma tu non lo ascoltavi. E nemmeno lo guardavi.   E dentro. Dentro sapevi di amarlo.  Idiota. Stupido, stupido idiota.

Stavi con la persona più adorabile del cosmo intero, e tu… tu non sapevi se meritartela o no.   Dio…

Guardati. Sei patetico, lì in quell’angolo.  E lo sai. Lo sai vero?  Tutto solo. Lì. Immobile.   Sei l’unico.

 

 

E Sakuragi balla. Youhei e Sendoh non lo mollano un secondo.  Guardali, Kaede, guardali.  E invidiali.

Vorresti essere al loro posto, non è così?   Beh, cavoli tuoi.   Arrangiati.   Tu ti sei cacciato nei pasticci, tu ne uscirai.  Da solo.    No, Rukawa, non serve a nulla affogarsi nell’alcol a tal punto.   Piantala di bere, una buona volta.

 

 

E ascoltati. Davvero.  E metti da parte quel cazzo di orgoglio.  Che ora proprio non te ne fai niente, di quello.

Youhei balla nascondendo il volto nell’incavo del collo di Sakuragi.    E Sendoh. Lui proprio non lo sopporti.

Specialmente non sopporti vederlo strusciare il suo bacino contro le natiche del TUO do’ aho.

E questi che si lascia trasportare dal ritmo e dai movimenti dei due che lo abbracciano. È sereno. Felice. Eppure. Eppure c’è qualcosa di diverso. I suoi occhi sono diversi. E lo sono da mesi, ormai.

 

 

 

Sono… Non lo sai. Sembrano più seri.  Maturi.   Sembrano essere completamente consapevoli di ciò che sta loro intorno.  Poi  comprendi. 

È cambiato.  Da QUEL giorno. È sempre lo stesso, a prima vista. E ci vuole un occhio attento, esperto,    -il tuo?-    per capire che, in fondo, non è più così.

È cresciuto, il do’aho.  È sempre un perfetto idiota, per carità.   Sempre il solito megalomane, strafottente ragazzaccio che ama buttarsi nella confusione urlando ai quattro venti la sua immensa e impareggiabile genialità.  Il solito che fa sempre le sue solite figuracce da perfetto imbecille. Però…

 

 

Però il suo sguardo è diverso, ora.  È lo sguardo di un uomo che è diventato totalmente cosciente delle sue azioni.   Lo sguardo di chi, se si butta in  qualcosa, lo fa perché davvero lo vuole.   Ora è un ragazzo che valuta la realtà che lo circonda.   E anche se si lascia andare completamente, come ora, una parte di lui resta sempre vigile.  

E adesso, seriamente, vedi di mettere giù quel cazzo di bicchiere.  Che,  se continui a tracannare alcol, di Akira e di Youhei ne comincerai a vedere otto.

 

 

 

 

Guardali, Ru. E ricordateli.   Sakuragi si sta sbellicando dalle risate,  cercando di convincere il numero sette del Ryonan a non prenderlo in braccio.   Ma quello non s’arrende e lo solleva da terra,  palpandogli i glutei a dovere. 

E smettila di stringere convulsamente quel bicchiere.  Rischierai di ritrovartelo in frantumi tra le mani. 

E Akira barcolla, sbronzo fino al midollo,  crollando a terra insieme ad Hanamichi, tra l’ilarità dei compagni. E del resto del pubblico.

 

 

Haruko si avvicina all’idolo della serata ora bagnato fradicio di acqua, ancora a terra a sganasciarsi dal ridere, incapace di darsi un contegno. E tu avverti l’impulso di strozzarla.  Li osservi sorridersi complici,  dirigendosi abbracciati verso l’uscita del locale. E tornare indietro imitando il tipico ingresso da divi del cinema,  dandosi un tono da strafottenti e da maledettamente sicuri.

 

 

Poi tornano in pista. Al centro della pista. E cominciano a ballare. Avvinghiati. 

E tu senti di non averla mai odiata così tanto come ora.  Vorresti incenerirla con lo sguardo mentre si appoggia a Sakuragi e ondeggia incollandosi ad ogni suo centimetro di pelle.  La fissi con espressione omicida mentre se la sfrega contro una sua gamba ancheggiando come una puttanella.     E tu. Tu, sul serio, senti l’incalzante impulso di alzarti, andare da lei e pugnalarla fino allo stremo con le bacchette che hai usato per mangiare fino a pochi minuti fa.

 

 

E la cosa che più ti dà sui nervi è che ad Hanamichi la cosa sembra non dispiacere affatto.  Lo osservi con la gola secca   ondeggiare al ritmo di quel brano sparato ad alto volume dai diffusori ed adeguarsi ai movimenti dell’Akagi. E immagini quel suo culo da favola  di Sakuragi, non di quella gallinaccia che gli balla appiccicata come una sanguisuga– , nascosto da pantaloni  extralarge terribilmente sportivi,   spingere verso di lei,  e cedere alla tentazione di soddisfare le sue passioni carnali,  muovendosi al tempo delle percussioni.

 

 

Stai male, vero? Come mi dispiace…  Sono cavoli tuoi, Rukawa.   Cavolacci amari.   Hn, sembri un cane bastonato.

Contento? È tutto merito tuo, quello che ti circonda. Solo tuo. Tuo se Haruko se la gode con lui, tuo se Sendoh e Mito fanno altrettanto. Tuo se tutte quelle fan hanno il permesso di strusciarglisi addosso esattamente come sta facendo l’Akagi.

Tuo se in questo momento te ne stai tutto solo a rimpiangere quel fottuto giorno di merda e maledicendoti per quel tuo comportamento da idiota egoista.

 

 

E mentre balla… Mentre balla, solleva il capo. Muovendolo al tempo della musica che sta ballando insieme a tutti gli altri.   Insieme a lei.  

E i vostri sguardi si intrecciano. S’intrecciano per la prima volta in tutta la serata.  E ti manca un battito.  Ti si blocca il respiro. 

Come tutte le volte che lo guardi.  E che lui guarda te.

 

 

Lo osservi mentre sospinge piano Haruko tra le braccia di Kogure, l’unico che sembra non aver nulla di più interessante da fare, in quel momento.  E lo fissi, i sensi annebbiati, mentre si scosta dal gruppo e ti si avvicina, passo dopo passo, senza smettere di ballare in quel suo modo terribilmente sensuale. 

Non ti ci vuole molto per capire. È di nuovo LUI.  Così come non l’ha mai visto nessuno. Solo tu. Tu soltanto. 

 

 

Ci siete solamente voi due, adesso. Nessun altro.    Lui è il puma. Tu  il suo cervo. 

Ha piantato gli occhi nei tuoi.  E non ha la nessunissima intenzione di staccarteli di dosso.  È deciso.  Sa quello che sta facendo.  E tu tremi sotto quel suo sguardo.  Non l’hai mai visto così sicuro. 

È fiero. Una luce strana negli occhi.   Tanto che hai quasi paura.  Uno strano sorriso sulle labbra.  Un ghigno, forse?    No. Lo sai.   Sai cos’è.  

È un ringhio.   Il  ringhio  del  tuo Puma.  E  sai.  Sai ciò che sta pensando.  Scappa e sei morto.

 

 

Resti pietrificato, legato al suo sguardo dolce e selvaggio al contempo.    È stupendo.

Allunga una mano e ti invita tacitamente ad alzarti.  E tu lo fai, incantato.  Era ora  che ti scollassi da lì.

Stringi la sua mano. E un fremito violento ti serpeggia lungo la spina dorsale, saettando fino alle ginocchia.

Quanti mesi... Quattro. E mezzo. Tutti quei giorni senza le sue mani tra le tue. Tutti quei giorni lontano dalla sua pelle.

Tutti quei giorni lontano dal suo sorriso, da quello sguardo, da quei gesti. Come hai potuto?  Come hai potuto resistere?

 

 

Ti trascina senza fretta in mezzo alla pista, nella confusione più assoluta, che ti fa sentire smarrito.

Ma lui ti prende il volto con due dita, e ti esorta a guardare lui. Solo ed esclusivamente lui.  Ma tu non ce la fai. Ti senti una merda per il tuo comportamento del cazzo.  E poi capisci.  Torni a guardarlo.  Lui  sa.  E sembra essersi dimenticato di quel giorno.  O forse se ne è fatto una ragione.   Ed è diventato più forte.  Per non soffrire come invece hai fatto tu. 

 

 

E scrutando a fondo il suo sguardo, capisci  che le tue riflessioni sono esatte.   Hanamichi ti cinge un braccio intorno alla schiena iniziando a fare movimenti sensuali.

Le sue mani sui tuoi fianchi ti sembrano le più belle che tu abbia mai visto.  E nella tua mente scorrono i ricordi dei vostri mesi insieme. 

 

 

Ripensi a quel maledetto giorno e sospiri, nascondendo il tuo volto contro il suo collo bollente e sudato.  Beandoti della leggera vibrazione di quel suo sangue vivo che gli scorre appena sotto la pelle.

Ti sorprendi a muoverti come l’Akagi aveva fatto fino a pochi istanti prima.  E ti rendi conto che di lui non ti stancheresti mai.  Mai.

 

 

 

 

E finalmente realizzi.  In tutti questi mesi, lo stupido non sei stato altro che tu. Tu soltanto.

Gli circondi il collo con un braccio. L’altro lo appoggi al suo, mettendo la mano sulla sua spalla. E ti ci accoccoli contro.  Come facevi sempre.

E le tue lacrime vengono giù da sole. La sua mano ti accarezza dolcemente la nuca, posandosi su di te con la leggerezza di una farfalla. 

E tu capisci. Capisci che una vita lontano da Hanamichi  è come una notte senza stelle. Come un discorso senza parole. Come un sonno senza sogni. Come te senza lui.

 

 

Ti mancano i baci che gli davi. Profondi come la notte.      E vorresti perderti nei suoi. Ardenti come il sole.

Lo senti ansimare, stanco. Eppure continua a ballare.  Balla per te.  Balla  Con  te.  E vorresti dirgli che hai sbagliato.  Che ti dispiace. 

Che non avresti  mai voluto fargli del male.   Che vorresti il suo perdono.  Che ritornasse da te.  Ma sai  che è impossibile. 

E felicità  diventerà per te un termine incomprensibile.  Perché non potrai mai raggiungerla.   Non senza di lui.

 

 

Lo vorresti accanto.  Ma non solo fisicamente.  Lo  vorresti perché ormai è parte di te.  E non vuoi che si trasformi in un semplice ricordo. 

Perché i ricordi riguardano cose che hanno conosciuto una fine.   Lui, al contrario,  ci sarà per sempre.   Per te sarà sempre al di sopra di tutto.   Un gradino più in alto del mondo.

 

 

Kaede.  Kaede fermati, non farlo.   Non lasciarlo andare.   Ti stai già dimenticando di quanto siano freddi i tuoi giorni senza lui..?  

E così te ne vai di nuovo… Se sai di non amare niente e nessuno all’infuori di Hanamichi… Se sei consapevole che è tutto ciò che hai,  che il tuo cuore si sta sgretolando per lui…. Per quale motivo te ne stai andando così?

 

 

Dunque te ne vai davvero.  Peccato Rukawa.  Perché se tu non ti fossi voltato… Se tu l’avessi guardato… Guardato sul serio, intendo…

Se tu l’avessi fatto, avresti visto quanto ti ama. 

 

 

E così hai deciso di andartene… Però.   Però mi tocca sorridere, lo ammetto.  E tu fai la medesima cosa. 

Esci dal locale con la felpa sulle spalle.    E con una nuova luce negli occhi.  

Perché finalmente hai capito.  Che lo ami davvero e che non potrai mai negarlo.  

Lui non tornerà mai da te, è vero.  Ma ora sai perché.  Perché sarai tu a tornare da lui.

Perché puoi anche immaginare il fuoco senza l’acqua.  Gli oceani senza i pesci.  E la terra senza il sole... 

Ma non la tua vita senza un Hanamichi che irradi le tue giornate di luce e di amore.

E non posso che essere orgogliosa di te, io la tua parte più vera. 

 

 

 

 

 

                                                       Perché alla fine sei stato in grado di sentirmi.

                                        Finalmente hai saputo ascoltarti, Kaede…

 

 

 

 

 

 

 

OWARI?

 

 

 

P.S.:  Ragaaaaaaaa! Mi serve un consiglio… tralasciando il fatto che fa un po’ schifo e che l’ho scritta di fretta… La lascio così… o ci faccio un  sequel…? Datemi un vostro parere….  =Angels’ Island=

  
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