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Autore: TheBabyCrazy    30/11/2009    0 recensioni
Questa storia è fatta in modo che un capitolo sia narrato da Elisabeth, la protagonista e un altro capitolo da Alexander, il protagonista, in modo alterno.
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao genteee!^^ Questa storia scritta da me è assolutamente originale, perché un personaggio è stato frutto della immaginazione!

Questo qui sotto è il primo capitolo,che si chiama Visita ed è raccontato da Elisabeth, la protagonista.

Spero vi piaccia, e se leggete commentate pleaseee!Se mi date commenti positivi allora continuerò col secondo capitolo Grazie e saluti

 

 

Me lo ricordo, si, e molto bene, mi ricordo tutto quello che successe. Ero ancora una bambina piccola, ma capivo quello che mi stava accadendo attorno e avevo otto anni. I miei non andavano particolarmente d'accordo e facevano quelle litigate che dopo due secondi era già finita e facevano pace.

Mia sorella era una ragazzina chiusa, non parlava quasi mai e odiava giocare con me. Fu molto triste per me quel fatto.

La guardavo seduta su un gradino che mangiava una mela rossa e leggeva dei fumetti, ma non ebbi mai il coraggio di chiederle se potevo condividere con lei quel passatempo perchè l'unica volta che lo feci mi rivolse in tono scocciato:-Va a fare qualcos'altro!-

Non capivo il motivo per cui mi rispondeva sempre in quel modo:avevamo solo due anni di differenza,eppure mentre le altre sorelle giocavano, ridevano, piangevano, litigavano, noi non lo facevamo mai. Sempre nel silenzio...

Andai a parlare a mia madre di quel fatto con la speranza che migliorasse il nostro rapporto e lei le disse:-Kristen, fai leggere anche a Elisabeth! Perchè ti comporti cosi? E' tua sorellina lei!-

Kristen mi rivolse un'occhiataccia e rispose che voleva starsene in pace, da sola, la mamma le diede uno schiaffo e lei corse in camera sua con una faccia cupa, ma priva di lacrime. Ammetto che non ho mai capito il suo carattere scontroso e introverso.

Però, mi sentivo sempre più sola, come se nessuno al mondo mi volesse bene e quasi ogni sera,mi chiudevo nella mia stanza per piangere. Amici ne avevo,ma mi mancava l'affetto familiare: quello di mia sorella e dei miei genitori.

Mio babbo era sempre occupato perchè era un importante giornalista, andava qua e là, talvolta tornava dopo due o tre giorni, altra volte quando dormivamo già tutti.

Mia madre svolgeva il lavoro di scrittrice e si chiudeva sempre nello studio dicendo a me e a mia sorella di disturbarla solo in casi urgenti e se uscivamo, di lasciarle un biglietto sul tavolo della cucina.

 Poi, un giorno, i miei due genitori litigarono, no, non quelle litigate che duravano poco, ma era proprio un litigio vero. Papà sgridava mamma per il fatto che se ne stava sempre chiusa nello studio e lei gli diceva che era colpa sua che stava sempre fuori a scrivere quelle robetteper il giornale. Mi spaventai e andai in camera mia con gli occhi colmi di lacrime, Kristen li osservò per un pò, poi anche lei si ritirò nella sua stanza, ma senza piangere.

Mi buttai nel letto e iniziai a disperarmi. Litigavano,sempre, e non pensavano di amarci per bene. Abbracciai il mio orsacchiotto preferito e appoggiai la testa sul suo capo morbido e marroncino.

Passò molto tempo, quando la mia stanza si illuminò d'azzurro. Non avevo accesso la luce e c'era buio, quindi quel raggio azzurro lo notai alla perfezione anche se era chiaro.

Cinque secondi più tardi, un bellissimo ragazzo comparve davanti ai miei occhi. Era alto, muscoloso, capelli castano scuro, meravigliosi occhi verdi e vestito con una maglia di color verde chiaro, un paio di jeans e un paio di Converse.

Mi venne vicino e teneva tra le mani un sacchettino con delle cosette tonde e verdi. -Ciao-mi salutò con una voce angelica.- Lo fissai per un bel pò prima che potessi dargli una risposta: non credevo al suo viso perfetto con stampato sopra due occhi grandi e vivaci, al suo nasetto stupendo e alla sua bocca che mie fece rimanere senza parole.

-Ciao, chi sei?-la mia voce tremava d'emozione.

-Io...bè...mi chiamo Alexander, ma chiamami Alex. Tieni.-mi porse il sacchettino- mangiane una ogni volta che ti senti male,cioè triste,starai meglio. Fissavo quel pacchettino racchiuso con un fiocchetto verde. Allungai la mano e la presi.

-Non ti farà niente, non è nè veleno, nè droga-disse lui.

-Droga?Che è?-chiesi. Ero piccola e non sapevo cos'era la droga.

Alex sorrise e disse:-Niente,meglio che tu non lo sappia...ora devo andare, non posso intrattenermi troppo qui.-

-Aspetta, mi dici quanti anni hai?-

-Diciotto...Ogni volta che avrai finito queste caramellinenne compareranno altre e nei momenti di veri crisi, chiamami, verrò.-

Lo salutai con la mano senza smettere di guardarlo e quando sparì, mi pentii di non avergli chieto di più. Alexander. Il suo nome.

  
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